mercoledì 31 luglio 2013

L'estate spalmabile, la verdura in un barattolo

L'idea di questa ricetta mi è venuta dopo aver sperimentato quanto fosse buona la crema di peperoni che mi aveva suggerito Valeria: perchè, mi sono detta, limitarsi solo ai peperoni? E così la mia voglia di catturare e conservare l'estate si è trasformata in questa crema di verdure che ha anche il pregio di essere molto versatile, infatti si può spalmare sul pane ma va benissimo anche come crema di accompagnamento a secondi piatti o persino come sugo per condire la pasta (in questo caso, io la uso in estate per condire la pasta fredda, come una pasta in insalata, mentre in inverno basta una scaldatina, una generosa spolverata di formaggio grattugiato e... sentirete che bontà!). Un altro lato positivo di questa ricetta è che consente di far pulizia in frigo, infatti ci si possono mettere un sacco di verdure diverse a seconda del proprio gusto personale e... di quello che offre il frigorifero!
Quella che vedete immortalata in queste foto è stata realizzata con:
  • 1 melanzana
  • 2 pomodori
  • 1 peperone verde
  • 1 cipolla
  • 1 spicchio d'aglio
  • olio extravergine d'oliva q.b.
  • sale grosso (molto poco!)
  • origano
  • rosmarino
  • peperoncino
Si lavano ben bene le verdure, si tagliano a tocchetti di circa due centimetri di lato e si mettono in una pirofila; si condiscono i cubetti di melanzana, pomodoro, peperone e cipolla con olio extravergine d'oliva e sale, si aggiungono lo spicchio d'aglio tagliato sottilissimo ed il peperoncino, il rosmarino e l'origano, dopo di che si mescola bene il tutto e si inforna a 180° gradi (sapete che sono "abbonata" ai 180°! Ha! Ha! Ha!) per circa tre quarti d'ora o comunque fino a quando le verdure si saranno ben ammorbidite e avranno fatto un bel "puccino" sul fondo.
A questo punto levate tutto e... frullate! Dovreste ottenere una crema morbida ma ben consistente, qualora non fosse così, basterà aggiungere un po' di pan grattato per dare maggior solidità al composto senza alterarne il gusto. A proposito: non dimenticate di assaggiare la cremina prima di preparare i barattoli, aggiustandola di sale o erbe aromatiche secondo il vostro gusto (io, ovviamente, punto più su peperoncino e soci che non sul banalissimo cloruro di sodio!). Quando siete certi che quello che avete ottenuto è esattamente ciò che desiderate, potete procedere in tutta tranquillità riempiendo i barattoli e preparando il sottovuoto. Nota importante: questa crema si può anche congelare! Così potrete tornare a gustare l'estate anche in pieno inverno.

domenica 28 luglio 2013

Calasetta, la tv e l'atroce dubbio

Sabato 27 luglio, all'ora di pranzo, Rai Due ha trasmesso la consueta puntata di "Sereno Variabile"; Davide ed io eravamo fuori a pranzo e, quando abbiamo sentito quella parola, siamo letteralmente sobbalzati sulla sedia. Quale parola? Calasetta
Calasetta è un bellissimo comune in provincia di Carbonia Iglesias, nel quale trascorriamo le nostre vacanze estive da oltre un decennio e del quale siamo letteralmente innamorati. Tornata a casa, ho subito controllato i post scritti nel corso degli anni, colta da un atroce dubbio, e mi sono accorta con un filo di sgomento che, in effetti, avevo sempre parlato molto genericamente di "Sardegna", senza mai citare nello specifico Calasetta. Per cercare di rimediare al torto arrecato a questo delizioso paese marino dalla lunga storia e dalle affascinanti tradizioni, ecco questo primo "post riparatore", corredato da alcune foto scattate nel corso degli anni. Altri post giungeranno in seguito, perchè c'è veramente molto da dire su questo incantevole luogo.

Non si può parlare di Calasetta senza citare la celebre Torre: è ciò che per prima si scorge arrivando dal mare, è il punto di riferimento cui punta chi giunge al porto ed è l'antica signora che domina l'intero abitato. 
Costruita nel 1756, la torre sabauda era presidiata da una guarnigione di quattro soldati e consentiva la sorveglianza del mare e delle coste tra le isole di Sant'Antico (dove sorge Calasetta) e San Pietro, con una visuale di una ventina di chilometri. La torre venne edificata con chiare intenzioni difensive, dopo che sull'isola era giunta e si era insediata una comunità di Tabarchini - genti di origine ligure che già dal Sedicesimo secolo si era trasferita a Tabarka, in prossimità di Tunisi, per praticare la pesca del corallo e che successivamente si spostò sulle isole di San Pietro e Sant'Antioco - e che al luogotenente d'artiglieria Belly venne affidato il compito di sviluppare un centro abitato. Il progetto della torre spettò invece all'ingegnere militare Vallin, che ne previde la costruzione in conci di pietra vulcanica su un basamento di roccia alla sommità del promontorio che si protende verso la prospiciente Carloforte.
E' talmente importante da aver dato il nome anche ad una delle spiagge più note del luogo che non a caso si chiama "Sottotorre" ed il motivo è facile da intuire... 
E' proprio su questa spiaggia che sono stata fotografata, prima del sorgere del sole, mentre mi allenavo durante le vacanze degli anni passati. 
Ma, tornando alla storia della Torre, questa, dopo essere stata una fortezza militare, divenne in tempi molto più recenti un ristorante e, negli ultimi anni, tornata di proprietà pubblica, è divenuta sede culturale per l'allestimento di mostre di pittura o anche, come avvenne nel 2009, di archeologia locale

La Sardegna, infatti, è ricchissima di storia ed ha conosciuto, nel corso dei millenni, l'avvento di popolazioni diversissime tra loro, delle quali i Tabarchini sono soltanto il più recente esempio. 
Sull'isola di Sant'Antioco gli esseri umani sono arrivati in tempi remoti, tanto che tracce della loro presenza si riscontrano già a partire dall'Eneolitico con appartenenti alla cultura di Ozieri - che si colloca nel III millennio avanti Cristo - ma è a partire dall'VIII secolo, con l'arrivo dei primi Fenici, che venne fondata l'antica città di Solki o Sulki (da cui deriva il nome "Sulcis", ndr) di cui ancora oggi resta testimonianza grazie al Tophet, uno dei luoghi sacri fenici nel quale venivano deposti i resti di animali sacrificati o di bambini. Proprio il rinvenimento di resti di bambini aveva fatto pensare ad una società sanguinaria, che non esitava a sacrificare i propri figli alle divinità più importanti - Astarte, la dea della fertilità, e Baal, il dio padre di tutte le cose - ma recenti analisi approfondite hanno acclarato che si trattava di bambini nati morti o deceduti poco dopo la nascita; i loro corpi, così come quelli di piccoli animali sacrificali, venivano bruciati ed i resti erano collocati in un'urna di terracotta, coperta con un piattino, che veniva poi posta nell'area sacra del Tophet, oggi visitabile grazie al recupero archeologico operato a Sant'Antioco. 

venerdì 26 luglio 2013

Arti marziali d'estate? Certo, con gli "allenamenti clandestini"!

Le lezioni dell'Estate Marziale sono terminate, come previsto, il 22 luglio, ma per chi rimane a Saronno e non ce la fa proprio a rinunciare agli allenamenti di arti marziali il Maestro ha concesso degli eccezionali "allenamenti clandestini", replicando l'esperienza dello scorso anno. 

Il primo incontro si è tenuto mercoledì 24 luglio al Parco Lura, dove i "reduci" dell'Accademia Marziale Saronno si sono cimentati con un bell'allenamento di Jeet Kune Do sotto la guida del Maestro Davide Carpanese. Che dire? Mi sono divertita un sacco e devo confessare che per me è stato persino meglio questo allenamento di quelli fatti in palestra, dal momento che al parco abbiamo scovato un angolino all'ombra, piuttosto privo di cacche di cane (che se tutti i proprietari la raccogliessero darebbero un gran bel segno di civiltà!), e che ad un certo punto ha iniziato anche a soffiare un leggero venticello che non dava certo fastidio nella calura estiva. D'altro canto in palestra avevamo scherzato circa il "servizio all inclusive": col caldo che faceva - e con gli allenamenti non certo tranquilli ai quali ci sottoponevamo - facevamo arti marziali e sauna in un colpo solo!

Gli "allenamenti clandestini" si terranno senza nessuna cadenza prefissata, a seconda delle disponibilità, quindi chi è interessato può contattare direttamente il Maestro per maggiori informazioni. Ecco intanto alcune foto dell'"Estate Marziale", in attesa di quelle degli "allenamenti clandestini".

Foto di gruppo "ufficiale"
Foto di gruppo... da pazzi furiosi!

E quando le scarpette "muoiono"
...
diventano dei Muppet!


giovedì 25 luglio 2013

Gina Carano torna al cinema con Avengelyne

Un angelo caduto dal cielo, letteralmente: questo sarà Gina Carano nel film tratto dal fumetto "Avengelyne", creato dal Rob Liefeld e Cathy Christian e pubblicato per la prima volta nel 1995. Scacciata dal Cielo a causa del troppo amore che prova nei confronti degli esseri umani e fatta precipitare sulla Terra, Avengelyne diventa una spietata guerriera pronta a tutto pur di sconfiggere le forze del male e di difendere gli uomini dalle potenze oscure, ma non solo: la sua missione primaria, infatti, è quella di trovare e proteggere l'"Unico" o "The One" nella versione originale, l'essere umano speciale che detiene la chiave per sconfiggere una volta per tutte le orde di demoni che lei combatte quotidianamente.
Dopo i mutanti di X-Men e Wolverine (che ha riscosso un successo tale da meritarsi un film tutto per sè), dopo Iron Man e l'Uomo Ragno, ecco che un'eroina dei comics prende corpo ed approda sul grande schermo nei panni succinti e supersexy di Avengelyne.
La produzione è ormai cosa certa dopo il Comic Con di San Diego, che ha ufficializzato la nascita del progetto cinematografico: Scott Karp e Brooklyn Weaver, insieme alla stessa Carano ed al "papà" di Avengelyne Liefeld. Ancora vige invece il più stretto riserbo circa il nome del probabile regista e così pure è ammantato di mistero l'identità dello sceneggiatore che avrà il compito di adattare i fumetti alla versione cinematografica.
Una delle super star delle Mixed Martial Arts conferma così la propria vocazione per il grande schermo e, dopo l'esordio con "Blood and Bone" e la parte dell'unica donna spia/mercenaria in "Knockout - Resa dei conti", Gina Carano diventa un temibile angelo guerriero. Il ring saprà ancora attrarla o dovremo rinunciare a vederla combattere in incontri di MMA per vederla apparire soltanto alle premiere cinematografiche?

mercoledì 24 luglio 2013

Pasta in insalata: un piatto gustoso e fresco per l'estate

Un super classico dell'estate, la pasta in insalata. Ed è facile capire perchè: è fresca, gustosa, facile da preparare e si presta a miliardi di varianti. Questa ricetta che vi propongo è un piatto unico vegetariano - o persino vegano se togliete un paio di ingredienti - completamente privo di quei "condi - cosi" che si trovano già pronti in commercio, si prepara in pochi minuti e... sparisce dai piatti persino più in fretta!

Pronti? Ecco la lista degli ingredienti per 2 persone:
  • 160 gr di pasta (mezze penne, farfalle, fusilli o simili)
  • 2 o 3 pomodori maturi 
  • piselli
  • mais
  • capperi
  • mozzarelline "ciliegia" (facoltative)
  • 1 uovo (facoltativo)
  • olio extravergine d'oliva
  • origano
  • aglio
  • aceto
Si mette a bollire l'acqua per la pasta e nel frattempo, in un pentolino si mette a bollire dell'altra acqua per lessare i piselli ed il mais (a meno che non utilizziate quelli già precotti, nel qual caso... basta aprire la lattina e lavarli sotto il getto dell'acqua). Si lavano i pomodori e si tagliano a tocchetti di circa 2 centimetri che si metteranno in una ciotola capiente, condendoli poi con olio, aceto, un po' d'aglio sminuzzato sottilissimo ed origano
Lessati piselli e mais, si asciugano ben bene e si fanno saltare un attimo in padella, con un goccio d'olio e.v.o. giusto per insaporirli un po' e farli dorare, donando loro una consistenza più croccante ma stando attenti a non farli bruciare, dopo di che si uniscono ai pomodori. Se non siete vegani, prendete le mozzarelline e tagliatele a tocchetti, unendoli poi al resto degli ingredienti nella ciotola; rompete un uovo in un tegamino e fatelo strapazzato. Se siete vegani, ovviamente, saltate a piè pari questo passaggio!

Nel frattempo la pasta si sarà cotta, quindi scolatela mentre è ancora al dente, passatela velocemente sotto il getto dell'acqua fredda per bloccarne la cottura - ed evitare che faccia fondere la mozzarella, entrando in contatto con i tocchetti tagliati in precedenza - ed unitela a tutti gli altri ingredienti già presenti nella ciotola, inclusi i tocchetti di uovo strapazzato. Per finire, aggiungete una manciata di capperi, dopo averli lavati per rimuovere il sale in eccesso, e mescolate bene il tutto, facendo in modo che il condimento dei pomodori si mischi con tutti gli ingredienti, insaporendoli per benino. Lasciate riposare per almeno una mezz'ora prima di servire, mescolando di tanto in tanto, poi... beh, poi buon appetito!

martedì 23 luglio 2013

La guerra senza pallottole (ma con troppe vittime)

La settimana tra il 15 ed il 21 luglio è stata funestata da numerosi suicidigiovedì 18 luglio un uomo è morto sui binari della linea Trenord Saronno-Novara (qui l'articolo), soltanto il giorno prima un quarantenne si era gettato sotto il treno nella stazione di Saronno (qui l'articolo) e sempre il 17 luglio un uomo è stato letteralmente decapitato dalla metropolitana a Sesto San Giovanni (qui l'articolo), mentre venerdì 19 luglio una donna di Lomazzo ha perso la vita nelle acque del Lago di Como, poco distante da Villa Olmo (qui l'articolo) e lo stesso giorno un trentacinquenne si è lanciato sotto il convoglio della Linea Rossa a Cairoli, non venendo ucciso ma restando ferito in modo gravissimo (qui l'articolo). Soltanto l'otto luglio, poi, una donna si era gettata nelle acque del torrente Breggia, che dalla Svizzera sfocia nel lago di Como (qui l'articolo) ed il giorno prima un giovane disoccupato si è tolto la vita a Meda (qui l'articolo). Queste sono soltanto le tragedie di cui si ha pubblica notizia, quelle che finiscono sui giornali e magari nei titoli dei tg locali, ma di tante non si parla, per rispetto del dolore dei familiari o perchè la notizia non arriva in redazione in tempo utile per farci un pezzo e, ci tengo a sottolinearlo, questi che ho citato sono tutti drammi che si sono verificati in un raggio di neppure 40 km, tra Como e Milano.

La causa frettolosamente battuta sulle tastiere di redazione è "depressione", ma solo di rado si scava un po' più a fondo - la cronaca, si sa, è questione di secondi e ciò che conta è arrivare per primi a dare la notizia, altrimenti diventa inchiesta - arrivando a cercare le probabili cause che stanno alle spalle di quella depressione fatale. L'età delle vittime, però, può essere un indizio: si tratta infatti o di giovani adulti o di anziani.

Quando si è troppo vecchi per poter beneficiare di contratti di lavoro di apprendistato, quando si è perso il proprio impiego e la propria indipendenza economica, quando la propria dignità stessa viene messa in discussione, allora sembra che più nulla ci sia da perdere e la vita può apparire un peso intollerabile del quale si desidera sbarazzarsi, anche se si hanno soltanto 35 o 40 anni. Sul versante opposto ci sono gli anziani, con gli acciacchi che diventano più insidiosi col trascorrere dei giorni e con la paura del futuro: dopo una vita spesa a lavorare, si ritrovano magari con una pensione da mille euro al mese, col terrore di essere un peso per dei figli dal lavoro precario e con la certezza di non potersi permettere un ricovero in casa di riposo, le cui tariffe mensili (anche delle strutture religiose, che dovrebbero essere vocate al servizio dei poveri e dei bisognosi) superano abbondantemente i 1000 euro. 

L'Italia è un Paese in guerra e ogni giorno c'è chi piange qualche vittima, anche se neppure un proiettile viene sparato, anche se i carri armati non girano per le strade di paese. 
Di chi è la colpa? Non sta a me dirlo, non ho nè i mezzi nè le competenze per poterlo fare. Tutto ciò che posso fare è richiamare l'attenzione su un dramma muto e strisciante che si consuma quotidianamente nei nostri quartieri, tra le nostre case, nel silenzio complice delle istituzioni.

domenica 21 luglio 2013

La tv ricorda Bruce Lee

Sono già trascorsi 40 anni dalla morte prematura di Bruce Lee, ma il "Piccolo Drago" continua ad essere vivo nel ricordo di chi l'ha conosciuto e nell'immaginario di quanti lo considerano un mito ed un modello. La tv italiana, in occasione di questo importante anniversario, rende omaggio al grande marzialista ed attore con diversi appuntamenti: Rai 4, ad esempio, nella settimana da domenica 14 a domenica 21 luglio ha inserito nella propria programmazione "Dalla Cina con furore", il primo film che ha visto Lee nei panni di protagonista, ma anche l'incompiuto "Game of Death" e naturalmente "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente" con il celeberrimo scontro all'ombra del Colosseo tra Bruce Lee e Chuck Norris e "I tre dell'Operazione Drago"; Dmax, dal canto suo, aveva un autentico asso nella manica e non ha esitato a giocarselo: il documentario, in prima visione tv, "Io sono Bruce Lee" del 2012. 
Attraverso interviste alla moglie Linda Cadwell Lee ed alla figlia Shannon (che è anche produttrice dell'opera), ad amici ed allievi come il grande Dan Inosanto e Richard Bustillo e ad attori e marzialisti come Gina Carano, Stephan Bonnar, Manny Pacquaio e Mickey Rourke, viene ricostruita la breve ma significativa vita di Bruce Lee, capace di influenzare l'esistenza non soltanto di quanti l'hanno conosciuto ma anche di persone nate dopo la sua prematura scomparsa.
Il documentario è in programmazione domenica 21 luglio a partire dalle ore 14.30 su Dmax, mentre Rai 4 nella giornata di domenica propone "I tre dell'Operazione Drago" alle 13.20, "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente" alle 23.45 e "Il furore della Cina colpisce ancora" all'1.27 di notte.

sabato 20 luglio 2013

Bruce Lee, 40 anni e il mito

Il 20 luglio 1973 moriva a Hong Kong Bruce Jun Fan Lee. Quarant'anni sono trascorsi da quel triste giorno in cui il "piccolo drago" lasciò prematuramente il mondo, ma forse proprio la sua scomparsa tanto improvvisa e precoce ha contribuito ad alimentarne il mito, accrescendo a dismisura il fascino di questo grande uomo, autentico innovatore delle arti marziali. 
Attore di film d'azione, filosofo e uomo dalla personalità poliedrica quanto irrequieta, Lee fin da piccolo  evidenziò un carattere fin troppo esuberante, che lo portò da ragazzino a scontrarsi con la piccola criminalità giovanile di Hong Kong; le arti marziali - i rudimenti del Tai Chi, insegnatigli dal padre, e il Kung Fu Wing Chun, appreso dal grande Maestro Ip Man - non riuscirono a tenerlo lontano dai guai e per questo la famiglia decise ben presto di mandarlo a vivere negli Stati Uniti. 
Non voglio dilungarmi sulle note biografiche nè su quelle cinematografiche: sia internet che le biblioteche traboccano di informazioni e personalmente credo che chiunque abbia una propria idea di Bruce Lee, un'idea che difficilmente accetterebbe di veder messa in discussione (e, d'altro canto, io non intendo avvallare nè criticare la visione di alcuno). 

Ciò su cui praticamente tutti concordano, però, è il fatto che quest'uomo sia riuscito ad essere innovatore nell'ambito del fitness e della preparazione fisica: arrivò a costruirsi personalmente gli attrezzi che riteneva essere i più adatti per allenarsi e migliorare sempre le proprie prestazioni. Altrettanto innovatore fu certamente nell'ambito delle arti marziali, non fossilizzandosi mai in un unico stile ma sperimentando i più diversi stili di combattimento, ricercando uno stile-non stile che rifuggisse alle codifiche e consentisse di adeguarsi a qualunque tipo di avversario in uno scontro reale. Bruce Lee ha segnato indelebilmente la storia del cinema e delle arti marziali.
Per questo - ma forse non soltanto per questo - il suo mito resiste al trascorrere del tempo e, mentre i monumenti si sgretolano ed i libri ingialliscono, il nome di Bruce Lee evoca oggi come in passato ricordi e suggestioni indelebili.

giovedì 18 luglio 2013

Il gatto non diventa sindaco, ma non lascia la politica

Non ce l'ha fatta Morris, il candiGatto sindaco, ad espugnare la città di Xalapa, capitale della contea di Veracruz: le votazioni messicane, caratterizzate da un elevatissimo tasso di astensionismo, hanno alla fine consegnato la vittoria nelle mani di un "normale" partito politico umano. Tuttavia l'avventura di Morris non si è conclusa ed il micio bianconero, attraverso Facebook e Twitter, è attivo in politica ed accetta suggerimenti e commenti dagli elettori che, è bene precisarlo, sono stati moltissimi, persino più di 7.500 secondo quanto dichiarato dallo staff umano del gatto.
Il conteggio delle schede elettorali è stato tutt'altro che semplice, dal momento che, stando a quanto riportato dalla CNN, oltre 550 votanti il gatto Morris hanno fotografato e condiviso la porpria scheda sui social network, portando così il Veracruz Electoral Institute a dar seguito a quanto proclamato già prima della tornata elettorale e a considerare nulli tutti i voti a favore del peloso aspirante Primo Cittadino.

Una mossa che è stata interpretata come un vero e proprio boicottaggio politico dallo staff e dai seguaci di Morris, che hanno aspramente contestato il risultato delle votazioni: "Ci congratuliamo con i reali vincitori di queste elezioni: astensionismo, apatia e corruzione", hanno commentato.  Il gatto Morris, che si è comunque attestato come quarta maggior forza politica della città, ha rastrellato voti non soltanto a Xalapa, ma, sorprendentemente, il consenso per il felino ha contagiato anche altre aree del Messico, facendogli guadagnare voti anche a Puebla, Zacatecas, Aguascalientes, Quintana Roo, Coahuila e Baja California, dove il suo nome è stato segnalato come quello del prossimo Governatore (trovate l'articolo su Animal Politico... poteva forse provenire da un sito diverso una simile notizia?).

Intato altri animali hanno seguito l'esempio di Morris - che non sarà diventato sindaco ma ha conquistato notorietà internazionale, venendo intervistato persino da Playboy... chissà come si è trovato un gatto politico in mezzo a conigliette desnude? Avrà prevalso l'imperturbabilità felina o Morris sarà già diventato fin troppo simile ad altri politici?... - e mentre qui in Italia la gallina più celebre è quella Rosita che affinaca Antonio Banderas in una serie di spot pubblicitari, una sua lontana cugina di nome Tina è in corsa per la poltrona di sindaco a Tepic. A Ciudad Juàrez, invece, è l'asino Chon ad essere sceso nella competizione politica per il governo della città dal 2014 al 2017.

E che succede in Italia? Beh, recentemente si fa un gran parlare, a livello nazionale, di scimmie ed oranghi, ma non certo perchè questi siano entrati in Parlamento. In ambito locale, invece, anche noi possiamo vantare un gatto sindaco e, per di più, farebbe felici gli accaniti sostenitori delle "quote rosa": si tratta di Marina, o più semplilcemente Mari, gattina trovatella proveniente dal "Rifugio del Micio" di Vigevano e adottata dal Consiglio Comunale di Gravellona Lomellina, cittadina in provincia di Pavia. Mari non è davvero il sindaco, ne ha soltanto il titolo onorario, ed è entrata in Comune non in seguito ad una vittoria elettorale ma alla ben più triste dipartita del suo predecessore, il gatto Pippi; il Comune di Gravellona Lomellina, infatti, aveva già adottato in passato un gatto sindaco, che girava liberamente per gli uffici e si intratteneva con dipendenti e politici: "Siamo stati i primi in Italia ad avere un gatto in ufficio - spiega Massimo Rossi, dipendente comunale e "papà adottivo" di Marina dalle pagine de "Il Giorno" - e ora vogliamo continuare su questa strada di Comune pet friendly, portando avanti il discorso iniziato con Pippi e facendo capire che la convivenza è possibile anche negli uffici".
(Qui l'articolo precedente su Morris il CandiGatto)

mercoledì 17 luglio 2013

Dal Giappone con sapore, il Teriyaki superstar

Il Teriyaki superstar di Viviana
Quando, diversi anni fa, ho aperto questo blog non avevo la benchè minima idea di come funzionassero le cose: sapevo solo che mi piaceva scrivere e mi attraeva la possibilità di avere una sorta di diario telematico in cui annotare i fatti miei. Quasi subito, però, mi sono resa conto del fatto che "blog" va a braccetto con condivisione: ci sono persone che leggono i fatti tuoi, e tu puoi andare a leggere cosa dice gente anche lontanissima da te... Il mare magnum di internet un po' m'intimoriva e così mi sono lasciata attrarre da qualcosa che avesse un che di famigliare: è stato così che sono incappata nel blog della mia omonima e quasi coetanea (beh, io sono un po' più vecchia!) Viviana, "Cosa ti preparo per cena?".

Viviana, quasi subito diventata per me Vivi-tesoraaaaa, è stata la mia primissima webamica.
Sono passati gli anni, tante cose sono successe nelle rispettive vite, ma la Vivi-tesoraaa continua ad essere un punto di riferimento per me; la sua dolcezza e la sua voglia di vivere sono contagiose e, come se non bastasse, è un fior fiore di cuoca che da anni mi regala preziose dritte in cucina. Viviana è talmente appassionata di cucina ed è così brava dietro i fornelli da aver cambiato professione: oggi è un'apprezzata Personal Chef ed ha anche partecipato al programma tv Rai "La terra dei cuochi" condotto da Antonella Clerici, arrivando in finale.

Per tutti questi motivi sono dunque onorata ed orgogliosa di poter condividere con voi questa straordinaria ricetta giapponese: il Teriyaki superstar! Perchè "superstar"? Perchè è stato fatto dalle manine della Vivi-tesora che mi è pure diventata una star della tv e perchè, come potete vedere dalla foto, è talmente lucido da brillare!
Quella che riporto qui sotto è la ricetta di Viviana "nuda e cruda", ma vi invito ad andare sul suo blog dove troverete non soltanto il "Teriyaki di pollo, di salmone, di gamberi, ovvero Salsa Teriyaki con ciò che vuoi!" (caratteristica, questa versatilità, che mi fa inserire la ricetta non soltanto in "Orientaleggiamo?" ma anche nella categoria "Sopravvivenza"), ma tante ricette splendide e gustose e, per di più, avrete modo di conoscere una persona meravigliosa!

Ingredienti per 4 persone
200 g di pollo (o maiale, o salmone o quel che vi va) a persona

mezza tazzina di olio di arachidi

per la salsa teriyaki:
50 ml di sakè
100 vino bianco
50 ml di mirin
100 ml di salsa di soia
3 cucchiaini di zucchero
una presa di sale

riso bianco giapponese (GOGAN) per servire

Per prima cosa mischiate vino, salsa di soia e sakè in una ciotola e mettete a marinare l'ingrediente misterioso che avete scelto come protagonista indiscusso del vostro teriyaki. Tenetelo in frigo per un'oretta, ma se avete poco tempo andranno bene anche 15 minuti.
Togliete i pezzi dalla marinata, asciugateli, fate scaldare l'olio di arachidi in una padella e mettete i pezzi a rosolare bene, cuoceteli dai 5 ai 10 minuti (il pesce si cuoce in meno tempo, poi dipenderà anche dalla grandezza dei pezzi.. nel caso usiate il pollo vi consiglio di usare o dei fusilli oppure delle cosce di pollo disossate). Togliete il salmone, o il pollo, o i gamberi, o l'anatra o il maiale, o quello che vi ha risposto dal frigo, e mettetelo su un piatto e versate la marinata nella stessa padella che avete già usato prima, e aggiungete il mirin e lo zucchero e tadaaaannn, la vostra salsa teriyaki è davanti a voi... adesso alzate il fuoco e fate ridurre fino a questa meravigliosa salsa inizierà a fare delle bolle e a presentarsi più lucida, a quel punto rimettete i pezzi precedentemente cotti e nappate bene con questo liquido che nel frattempo assomiglierà sempre più ad uno sciroppo scuro.

Servite immediatamente con riso bianco giapponese e una spolverata di semi di sesamo (io uso sempre quelli neri perché sono bellissimi da vedere nel contrasto col riso)

Ovviamente questa ricetta rientra nella raccolta "Orientaleggiamo" e mi da modo di ricordare che, chiunque lo desideri, può condividere ricette orientali o orientaleggianti qui sul web, basta che mi faccia avere la propria ricetta con un link nei commenti qui o inviandomela su Twitter a @songase975 .

martedì 16 luglio 2013

I politici sono tutti uguali? Un gatto candidato sindaco

Se il malcontento popolare avrà la meglio, una città del Messico potrà ben presto avere il più rivoluzionario consiglio comunale della Storia, a cominciare dal sindaco: il gatto Morris, un bel micione bianco e nero di neppure un anno d'età. 
I residenti di Xalapa hanno infatti deciso di candidarlo come primo cittadino, stanchi dei politici umani che, a loro dire, pensano soltanto a mangiare e dormire, disinteressandosi del bene comune; e così, al grido di "Stanco di votare per i ratti? Vota per un gatto!", è partita la staordinaria campagna elettorale a sostegno di Morris, che potrebbe diventare il Primo Cittadino di Xalapa dal 2014 al 2017, governandone - si spera saggiamente - i 450 mila abitanti. 

Il proprietario di Morris, il Signor Sergio Chamorro, ha così spiegato all'Associated Press le motivazioni della candidatura: "Dorme quasi tutto il giorno e non fa nulla e questo è esattamente il profilo richiesto per fare politica" e, mentre la città americana aspetta il risultato delle urne, un primo risultato è già preannunciato da Facebook, dove la pagina di Morris, "El candigato Morris", vanta oltre 155.000 "mi piace" mentre il più agguerrito rivale umano raggiunge a stento i 33.000.
A passasserla male, però, non è soltanto l'aspirante sindaco umano: l'intero Consiglio Comunale, infatti, potrebbe essere degno della "Fattoria degli Animali" di Orwell, dal momento che tra i candidati figurano anche "Titan il Cane", "Chon l'Asino", "Tina la Gallina" e "Maya il Gatto".
La notizia, per quanto bizzarra possa sembrare, non è una "bufala" - tanto per restare in tema d'animali - e non costituisce neppure un evento senza precedenti: la città di Talkeetna in Alaska, infatti, è stata governata per la bellezza di 15 anni dal Gatto Stubbs, che ha retto benissimo la scena politica e che, dopo una prima elezione quando era soltanto un cucciolo, è stato riconfermato a larga maggioranza come guida della popolazione (qui un articolo del New York Daily News).

lunedì 15 luglio 2013

Estate Marziale, avanti tutta! O no?

E siamo arrivati alla quarta lezione di questa Estate Marziale, ideata dal Maestro Davide Carpanese per assicurare, da un lato, la possibilità a chi già pratica arti marziali di proseguire gli allenamenti anche ora che la scuola è chiusa e, dall'altro, l'opportunità a chi non ha mai praticato queste discipline di avvicinarsi ad arti marziali e sport da ring.
In queste serate trascorse al Palazzetto dello Sport di Gerenzano abbiamo sudato un sacco - e di certo non soltanto per la calura estiva, ma per il tipo e il ritmo degli esercizi - e ci siamo divertiti almeno in egual misura, tanto che adesso un dubbio amletico si presenta all'orizzonte: continuare o non continuare anche oltre il 22 luglio?
Il giro di boa ormai è compiuto, tre delle lezioni programmate sono già volate via e ne rimangono soltanto tre - la prima delle quali questa sera, a partire dalle 20.00 - prima della fine della nostra Estate Marziale, ma si è già posto un problema: molti di noi non hanno la minima voglia di rinunciare agli allenamenti per tutto il resto dell'estate. Che fare, allora? Alcuni allievi hanno già proposto al Maestro se c'è la possibilità di prolungare questa nostra esperienza estiva almeno fino al termine di luglio, aggiungendo altre tre lezioni (il 24, 29 e 31) a quelle già in programma... Vi terrò aggiornati.

domenica 14 luglio 2013

La difficoltà di essere cristiani: una Messa complicata

Nessuno ha mai detto che essere cristiani sia facile e, anzi, Gesù stesso - che del cristianesimo è stato la fonte - ha vissuto un'esistenza tutt'altro che semplice, ma la Messa di oggi mi ha creato non poche difficoltà. Perchè? Perchè verteva sul potere. Tutte e tre le letture vertevano sulle autorità e sul potere del mondo: il potere degli antichi giudici ebraici - con Gioele e Abia, figli di Samuele, che erano corrotti, "accettavano regali e stravolgevano il diritto" - e quello dei re - citati da San Paolo nella prima lettera a Timòteo - fino al potere di Cesare richiamato nel Vangelo, con la frase divenuta più celebre di un proverbio "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".

La predica di Don Armando, dunque, non poteva far altro che vertere sul potere e così pure la preghiera dopo il Vangelo, in cui figurava "Per quanti hanno responsabilità istituzionali e di governo: siano esempio di integrità e onestà per il servizio del bene comune, ti preghiamo". Ecco, io proprio non ce la faccio a pregare per questi individui. Cristianamente, me ne dispiaccio, ma umanamente non riesco proprio a pregare per Berlusconi o Bersani o Brunetta o D'Alema o Letta et similia, gente che da decenni pensa solo ed esclusivamente ai fatti propri, una fin troppo nutrita schiera di ben pasciuti politicanti che prospera affamando il Paese e bisticciando davanti alle telecamere per far poi comunella nelle stanze del potere. Sarebbero loro le persone che dovrebbero essere "esempio di integrità e onestà per il servizio del bene comune"?

E in tutta sincerità anche "salendo di livello" non è che ricordi sovente nelle mie preghiere la Merkel o Obama... ecco, se proprio dovessi pregare per qualche "potente" in questo momento lo farei per Kate Middleton, affinchè il parto vada bene e il piccolo sia sano, tuttavia se devo scegliere preferisco senza ombra di dubbio inviare le mie suppliche al Padre Eterno affinchè custodisca e sorregga le migliaia di partorienti che, negli sperduti villaggi di Africa, Asia e Sud America, si apprestano a dare la vita a rischio della propria, in capanne fatiscenti e senza la minima assistenza medica. Perchè mai dovrei pregare per individui cui il mondo ha dato già tutto: potere, notorietà, ricchezza?

Se Dio deve aiutare qualcuno, allora che aiuti Gino Strada e le centinaia di volontari senza nome nè notorietà di Emergency, che soccorra e sostenga le persone anonime che con coraggio sfidano "il potere" sorrette solo dalla fede nell'umanità: i volontari senza nome nelle diverse mense del povero, il padre di famiglia che trascorre la domenica facendo servizio in Croce Rossa, la giovane che con un manipolo di compagni sfida le baleniere a bordo di un guscio di noce, i missionari impegnati nei luoghi più sperduti ed abbandonati del pianeta, l'anziana maestra in pensione che insegna gratuitamente italiano agli immigrati... A loro va la mia preghiera cristiana. E il mio umano ringraziamento. Non me ne vogliano i politicanti.  

venerdì 12 luglio 2013

Storie di cani e di uomini. E "La sedia di Lulù"

Secondo l'archeologia, il cane fu il primo animale ad affiancarsi a quell'essere, ancora più ominide che uomo, destinato a divenire ciò che noi siamo oggi. Nel 2012 in Siberia, in una caverna sui monti Altai, venne ritrovato il cranio di un cane risalente a circa 33.000 anni fa; dal momento che si tratta di un reperto straordinariamente conservato, gli studiosi hanno potuto sottoporlo a diverse misurazioni, da angolazioni differenti, rilevando senza ombra di dubbio che non si trattava di un lupo ma proprio di un cane (sebbene, quasi paradossalmente, questo animale non sarebbe progenitore dei cani odierni, essendosi estinto prima dell'ultima glaciazione e non avendo tramandato i propri geni ai posteri). 
Cranio di cane siberiano, vissuto circa 33 mila anni fa
Il cranio siberiano va ad affiancarsi al più celebre ritrovamento avvenuto in Belgio nel 1870 e risalente a 31.000 anni fa, erroneamente ritenuto un cranio di lupo fino al 2007, quando, grazie alle nuove tecnologie messe a disposizione della paleontologia, è emerso che si trattava in realtà del resto di un cane, evolutivamente già diverso dal lupo. Che il cane esistesse in epoche molto remote è dunque certo, ma anche l'importanza del suo legame con l'essere umano è testimoniata da numerosi rinvenimenti disseminati per il globo: nel sud della Francia, ad esempio, sono state rinvenute le orme di un cane che affiancano quelle di un "cucciolo" umano, una passeggiata risalente a circa 28.000 anni fa, mentre in Israele è stata portata alla luce una tomba del periodo natufiano (circa 12.000 anni fa) in cui i resti di un essere umano ormai anziano erano sepolti con quelli di un cucciolo di cane e l'uomo protendeva la mano verso la bestiola, in una carezza consegnata all'eternità.

Finnish Lapphund, in Finlandia è molto apprezzato
per guidare le greggi di renne e come cane da compagnia
L'avvicinamento dell'ominide al lupo è stato certamente graduale e altrettanto sicuramente è scaturito da un desiderio molto utilitaristico: da un lato, l'uomo avrà notato le abilità di cacciatore del lupo, la sua propensione alla vita sociale di gruppo ed avrà pensato di servirsene a proprio vantaggio; dall'altro i lupi si saranno in più occasioni avvicinati agli insediamenti umani per cibarsi dei resti delle prede cacciate dagli uomini... A differenza degli altri animali addomesticati nel corso dei millenni, però, il cane fin dall'inizio non era stato visto come fornitore di un "prodotto", bensì come compagno ed aiuto: dal cane non si ricavava latte nè carne, non veniva tosato e di certo non produceva uova. Il cane era cacciatore e sociale, quindi predava e proteggeva. Un aiuto prezioso in tempi certo non facili.
In accordo con l'adagio che ammonisce "Se non puoi vincerlo, fattelo amico", uomini e lupi hanno col tempo scoperto che la cooperazione poteva essere per entrambi molto più proficua che non la guerra. 
Shikoku Inu, cane giapponese selezionato per la caccia
al cinghiale e al cervo. Oggi perlopiù cane da compagnia
Pare ormai assodato che il primo connubio tra esseri umani e cani nacque proprio per la caccia e soltanto in seguito, quando l'uomo da cacciatore e raccoglitore si evolse in allevatore ed agricoltore, vennero selezionati gli individui più adatti per badare alle greggi, dando così il via alla selezione delle diverse razze canine.

Nel corso dei millenni il rapporto tra uomo e cane si è andato via via consolidando, in una reciproca conoscenza cementata col trascorrere dei secoli, e l'uomo ha cercato di evidenziare sempre di più, attraverso incroci mirati, le caratteristiche che maggiormente apprezzava nel proprio compagno a quattro zampe, eliminandone al contempo quei tratti che riteneva essere difetti. Si è assistito così allo sviluppo di razze canine diversissime tra loro (basti pensare a quanto sono differenti il Chihuahua e il Danese, o il Bassotto tedesco e l'Alaskan Malamute!), spesso selezionate proprio per rendersi utili al fianco dell'uomo nel lavoro, sia questo la caccia (è il caso, oltre che del già citato Bassotto - temerario cane da tana - anche di Segugio, Bracco, Pointer, Setter, Bloodhound...) o la pastorizia (con i diversi cani da pastore, differenziatisi poi tra pastori da conduzione del bestiame - come il Collie, il Border Collie o il Pastore bergamasco - e pastori da custodia - come il Cane dei Pirenei, il Bovaro Bernese o il Maremmano Abruzzese, ad esempio). E mano a mano che la vita dell'essere umano si faceva più diversificata, di pari passo evolveva il cane: così le abilità canine sono state messe al servizio, nella nostra storia più recente, delle forze dell'ordine per contrastare ad esempio il traffico di droga e dei vigili del fuoco e protezione civile per il recupero ed il salvataggio dei dispersi in seguito a calamità naturali, senza dimenticare poi i cani addestrati per il salvataggio in mare o per le ricerche montane in caso di valanga

Un caso del tutto particolare di incredibile vicinanza tra essere umano e cane è narrata nel libro "La sedia di Lulù", di Marina Casciani e Alessandra Santandrea. Nel 2002 Alessandra ha un incidente stradale in seguito al quale perde l'uso delle gambe: la sedia del titolo è la sedia a rotelle, sua compagna di vita da quel giorno in poi. Alessandra ha da subito affrontato la sua nuova realtà senza piangersi addosso, reagendo bene ed impegnandosi nella riabilitazione, ma una vera rivoluzione nella vita sua e di suo marito è arrivata grazie a Lulù, un batuffolino nero nato dall'incrocio di un Labrador con un Pastore Tedesco.
Lulù, come ogni cane da migliaia di anni, ha donato amore alla sua compagna di vita, ma ha anche dato prova di un'intelligenza fuori dall'ordinario che, grazie all'abilità ed alla competenza dell'istruttrice cinofila Daniela Scanelli, l'hanno tramutata in uno straordinario "cane da supporto". Adeguatamente addestrata, Lulù ha imparato a riportare ad Alessandra oggetti caduti, ad aprire e chiudere le porte... l'aiuta persino a caricare la lavatrice e a stendere i panni puliti!
Oggi Alessandra è la prima ragazza disabile in Italia a competere in gare di obedience agonistico di II classe e con i proventi di questo libro desidera raccogliere i fondi necessari per rendere "a misura di disabile" la struttura di ChiaraMilla oltre che per addestrare altri cani da supporto per disabili.
Sono quindi felice di accogliere sul mio blog l'invito al "giveaway" di Silvia perchè mi offre l'opportunità, soprattutto ora che si avvicinano le ferie estive, di ricordare quanto i cani hanno fatto e continuano a fare per noi esseri umani e di lanciare un appello contro l'abbandono. Un secondo appello - che vuole però essere più un consiglio - è quello che rivolgo a tutti voi che mi leggete, affinchè compriate anche voi questo libro e contribuiate così al perpetuarsi di una storia che illumina la vita. 

giovedì 11 luglio 2013

La caponata rivoluzionaria

Cosa fa una lombarda d.o.p. quando la calura estiva si fa sentire e le melanzane diventano splendide? Ovvio: si mette in cucina, fà fagotto di tutte le proprie abitudini culinarie e si prepara una solenne caponata
La caponata è un piatto di indiscutibile origine siciliana, geograficamente niente di più lontano da me che sono nata e cresciuta a due passi dal confine svizzero, ma se viviamo in un mondo sempre più piccolo, se ci è dato modo di sperimentare la cucina di altre culture e Paesi esotici, perchè mai dovremmo privarci del sublime piacere di una caponata coi fiocchi?
La prima volta che l'ho mangiata preparata da un'autentica siciliana di Sicilia (di Patti, per la precisione), è stato un tripudio di gusto, un'estasi di sapore, e anche se la mia non sarà certamente all'altezza dell'originale, ecco a voi la mia caponata made in Lombardia.
Prima di cominciare, però, è necessario che dimentichiate tutte le mie abitudini culinarie delle precedenti ricette: già, perchè Signore e Signori, qui di sale se ne usa eccome. E si frigge persino! Questa è una ricetta rivoluzionaria!

Scioccante? Lo so, non vi sareste mai aspettati di leggere una cosa simile su questo blog... Se volete ricette light e rigorosamente salt-free potete tranquillamente puntare sul pollo all'orientale, o, se cercate qualcosa di vegetariano, ci sono le  penne da corsa, oppure le melanzane ripiene di... melanzane, ma qui, oggi, si usa il sale e si frigge a pieno regime!  Vi ho stupiti con effetti speciali, eh? E vedrete che il gusto del risultato saprà sorprendervi persino di più!

Ingredienti:
4 melanzane belle sode
olive verdi (quelle vere, non quelle da aperitivo)
capperi
1 cipolla
3 o 4 cucchiai di passata di pomodoro (di quella buona)
olio extravergine di oliva
3 cucchiai di aceto di vino bianco
2 cucchiai rasi di zucchero

Si lavano ben bene le melanzane, si tagliano a cubetti di circa 2 centimetri e si piazzano con il sale a "far acqua" all'interno di uno scolapasta con dei pesi sopra, che le pressi per almeno un paio d'ore (in pratica, il sale "asciuga" le melanzane, facendo loro perdere l'amaro con l'acqua che ne cola via dai buchini dello scolapasta). Dopo averle asciugate si friggono in abbondante olio extravergine d'oliva (non dite "Oddio! Oddio!", certe ricette non avrebbero senso in versione light, fidatevi!).
Nel frattempo in un bicchiere si prepara l'agrodolce, mescolando l'aceto con i cucchiai di zucchero: l'agrodolce ideale si ha quando i sapori sono bilanciati e nè l'aceto nè lo zucchero prevale, quindi nel caso aggiustate le dosi secondo il vostro gusto.
Si levano i noccioli dalle olive e si lavano i capperi per levar loro il sale superfluo. In una padella antiaderente si mette la cipolla affettata sottile sottile, con un po' d'olio, e la si lascia imbiondire, poi si aggiungono i capperi e le olive ben asciutti ed i cucchiai di passata di pomodoro. Dopo circa un quarto d'ora ho aggiunto l'agrodolce, mescolando ben bene, e alla fine ho aggiunto le melanzane fritte in precedenza; ho mescolato tutto e lasciato cuocere per altri cinque minuti.
Una volta spento il fornello, non resta altro da fare che armarsi di santa pazienza, perchè la caponata va mangiata tassativamente fredda e bisogna anche lasciarle il tempo affinchè tutti i sapori si mescolino per benino, fondendosi l'uno nell'altro.
L'ideale è mangiarla il giorno seguente (e infatti la mia amica di Patti l'aveva preparata il giorno prima della nostra cena insieme!) ma, notiziona!, si può persino surgelare. L'importante è, come sempre, assicurarsi di fare un perfetto sottovuoto con i nostri barattoli, per non correre alcun tipo di rischio in cucina. Così potremo affrontare un inverno senza crisi d'astinenza da caponata.

Ma come si mangia la caponata? Nasce come accompagnamento al capone - tutto minuscolo, non è il gangster italo americano, ma il pesce altrimenti noto come lampuga (Coryphaena hipporus) - e quindi sarebbe un contorno, ma se siete vegetariani potete prepararne in abbondanza e gustarla come piatto unico o sui crostini di pane. C'è persino chi l'ha utilizzata per condirci la pasta, quasi fosse un sugo alla Norma rivisto e corretto (io così non l'ho mai provata e di certo gli esperti di gastronomia inorridirebbero al solo pensiero, ma questo in fondo è un blog di arti marziali, mica la versione povera di Master Chef!)

giovedì 4 luglio 2013

Arti marziali alle Olimpiadi del Villaggio Amico

Come certamente saprà chi mi legge con costanza, una piccola rappresentanza dell'Accademia Marziale Saronno è intervenuta alla prima edizione delle Olimpiadi del Villaggio, sotto la guida del Maestro Davide Carpanese. L'idea era di offrire agli ospiti una breve dimostrazione delle diverse discipline che si praticano nella nostra Scuola, così da far trascorrere loro alcuni momenti di svago, lontani dalla consueta routine; naturalmente non ci aspettavamo grande partecipazione da parte del pubblico - il Villaggio Amico è una struttura che ospita anziani; vedendo loro mi sembrava di vedere mia nonna, classe 1921, per la quale ogni arte marziale è "gent che sa pica" ed i ragazzi disabili erano impegnati con le prove dello spettacolo teatrale, quindi hanno disertato le Olimpiadi - e così abbiamo coinvolto alcune delle animatrici e delle fisioterapiste, facendo sperimentare loro tecniche base di autodifesa. Un "trucchetto" che ci ha permesso di mantenere desta l'attenzione degli ospiti, interessati a vedere cosa sarebbe successo a quelle ragazze che conoscono tanto bene e che fanno parte della loro quotidianità.

Una mia amica, disabile, ha detto che siamo meravigliosi perchè abbiamo accettato di partecipare a questa iniziativa, sottolineando che in estate ci sono più persone che si preoccupano per l'abbandono dei cani piuttosto che della solitudine di anziani e diversamente abili; in realtà io - ma penso di poter parlare a nome di tutti coloro che hanno preso parte a questa giornata - non mi sento affatto meravigliosa: per quanto mi riguarda, ho semplicemente tradotto in pratica "fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te". Non ho garanzie di arrivare sana alla vecchiaia, senza finire magari su una sedia a rotelle, e, se non morirò tanto presto, certamente invecchierò anch'io...

Mi rendo conto che il target di pubblico non era certo appetibile per palestre in cerca di pubblicità e non mi stupisce il fatto che soltanto noi, tra le diverse strutture contattate dalle organizzatrici, abbiamo accettato l'invito a partecipare: a fare la differenza è stato proprio il fatto che noi non siamo in cerca di pubblicità. Certo, avere iscritti non fa schifo a nessuno, ma la differenza sostanziale sta nel T'Ienshu, uno stile di Kung Fu che mette al centro l'essere umano: queste parole non vanno ripetute come una sorta di mantra, ma entrano a far parte di chi veramente, nel profondo del proprio essere, abbraccia questa disciplina; chi veramente pratica Kung Fu T'Ienshu rispetta e valorizza l'essere umano nei più svariati contesti, nelle più diverse occasioni. E questa sorta di reciproco scambio di esperienze umane arricchisce incredibilmente. Per questo sono andata con gioia alle Olimpiadi del Villaggio, non certo perchè sono meravigliosa.

Ecco il video realizzato

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