L'immagine non rende giustizia nemmeno lontanamente all'originale e ho deliberatamente scelto di non utilizzare quella di "Borea rapisce Orizia", che negli ultimi mesi è stata riproposta quasi ossessivamente su cartelloni pubblicitari, borse, gadget...
La mostra "Rubens e i fiamminghi" ha da poco lasciato Como e la splendida Villa Olmo, salutata da uno strepitoso successo di presenze e di lusinghieri commenti. Meritatissimi, questa volta, a parer mio.
A differenza di quanto accaduto in precedenza, infatti, questa volta non solo le opere dell'artista che dava il nome alla mostra erano numerose e significative, ma vi erano pregevolissime creazioni di pittori coevi eccezionali e forse poco noti ai più.
Confesso che il mio entusiastico parere è viziato dal fatto che io ami visceralmente questo stile di pittura, sorta di fotografia ante litteram, che dedica un'attenzione minuziosa e quasi maniacale ai particolari, ai più minuti dettagli, arrivando a ricreare la luce che si riflette sugli acini d'uva o sulle scaglie dei pesci che La Pescivendola di Abraham van Beyern espone sul suo bancone. Mi sono persa, letteralmente, affascinata, nel rivolo di vino che fuoriusciva dalla brocca del Satiro sognante, nelle parole scritte sui libri della Natura morta con mappamondo e volumi in folio, nelle piume e tra la pelliccia così vivide e reali della composizione Pavone bianco... Nell'immagine qui sopra, ad esempio (so che non si vede chiaramente), accanto alle ostriche c'è un limone parzialmente privato della buccia e vi assicuro che sembrava di poter allungare la mano per staccare la scorza!
Insomma: una mostra superba, assolutamente splendida, che son ben lieta di aver visitato.