giovedì 30 aprile 2015

Il cioccolato fa bene alla dieta

Più che una buona notizia, questa è squisita: il cioccolato non soltanto non sarebbe proibito, ma, anzi, potenzierebbe gli effetti della dieta. A patto, però, che sia il cioccolato giusto, ovvero quello extra-fondente.
A sostenerlo non sono soltanto io, discretamente "fissata" con allenamenti e benessere ed irrimediabilmente innamorata di questa squisitezza, ma dei ben più autorevoli studiosi, autori di una ricerca tedesca secondo la quale consumare circa 40 grammi di cioccolato extra fondente al giorno, in abbinamento ad un regime alimentare adeguato ed al giusto quantitativo di attività fisica, farebbe perdere il 10% di peso in più rispetto alla sola dieta ipocalorica. Questo, almeno, quanto riportato dall'ANSA e ripreso da numerose testate giornalistiche nazionali (Il Secolo XIX, Donna Moderna, L'Espresso, tanto per citarne alcune).

La ricerca, realizzata dall'istituto di dietetica e salute di Mainz e pubblicata sulla rivista International Archives of Medicine, ha coinvolto tre gruppi di persone: al primo è stata assegnata una dieta povera di carboidrati, al secondo la stessa dieta abbinata a 42 grammi di cioccolato extra fondente al giorno, mentre al terzo gruppo non è stata data alcuna particolare dieta. Al termine della sperimentazione è risultato che sia il primo che il secondo gruppo avevano perso peso rispetto al terzo, ma anche - e qui sta il dato sorprendente - che il gruppo di "mangiatori di cioccolato" aveva perso mediamente il 10% di peso in più rispetto ai "colleghi di dieta" del primo gruppo. 
I benefici, poi, non si limitavano alla sola bilancia: il gruppo che aveva assunto regolarmente piccole quantità di cioccolato presentava un umore migliore (e questo non è difficile da credere), ma anche livelli di colesterolo più bassi e riferiva di riposare molto meglio. Non solo: l'assunzione di cioccolato fondente aiuta enormemente anche a mantenere il peso raggiunto, consolidando il successo della dieta e rafforzando l'autostima delle persone che, così, si sentono più motivate a continuare "sulla retta via" del mangiare e viver sano.

Come detto, però, non tutto il cioccolato si rivela amico della linea, anzi; il cioccolato al latte, quello bianco e quello contenuto nelle merendine non sono affatto benefici e continuano ad essere inseriti a pieno diritto nella "lista nera" dei cibi da evitare da parte di chi desidera perdere peso. L'unico cioccolato amico della bilancia è quello che contiene almeno l'80% di cacao, facile da trovare e distinguere dai suo "parenti proibiti" perchè la percentuale di cacao è sempre indicata sulle etichette dei prodotti commercializzati in Italia.
Il cioccolato "nero", dunque, aiuta a perdere peso più velocemente, ma non da solo: non bisogna dimenticare, infatti, che lo studio è stato condotto su dei soggetti che stavano seguendo una dieta povera di carboidrati. Questa ghiottoneria si potrebbe rivelare un acceleratore del dimagrimento e la strategia, furba e golosa al tempo stesso, sarebbe quella di mangiare i 40 grammi giornalieri al termine di uno dei quattro pasti della giornata o, come faccio io, prima degli allenamenti di T'Ienshu per darmi la giusta carica.

Aggiornamento: purtroppo il 29 maggio è stato reso pubblico che questo studio altro non era che una bufala o, meglio, un'operazione giornalistica tesa a smascherare le falle del giornalismo (per sapere tutto, o quasi, cliccate qui). Mi scuso per aver abboccato, pur avendo verificato la "veridicità" dell'informazione cercando conferma su più testate nazionali (le quali, evidentemente, la fonte non l'avevano verificata...).
Ciò non toglie che il cioccolato fondente sia una squisitezza e che vada preferito ad altri dolci se si desidera perdere o mantenere il proprio peso. 

mercoledì 29 aprile 2015

La torta della nonna con mele ed uvetta

Ma chi l'ha detto che con le mele e l'uvetta ci si fa solo lo strudel? Certo, il dolce altoatesino fa ricorso a questi due ingredienti, però... perchè porci dei limiti? Ecco, ad esempio, la torta della nonna, ricca di mele e di uvetta (ma se non l'amate, potete farla tranquillamente solo con le mele), soffice soffice e buonissima, molto adatta per fare colazione o merenda in casa evitando così di mangiare schifezze.
A differenza di mie altre ricette, questa non si può esattamente definire "dietetica", ma ricordate come la penso io circa il benessere? Non sarà certo una fetta di questa bontà a far fallire la prova costume nè a vanificare una dieta! L'importante, come spesso accade nella vita e non solo nei regimi alimentari, è non esagerare.

Ingredienti:
  • 300 gr di farina
  • 3 mele
  • 3 uova
  • 250 gr di zucchero
  • 70 gr di burro
  • 1 bicchiere di latte
  • 1 bustina di lievito
  • 1 limone
  • uvetta sultanina q.b. (facoltativa)
Si lavano le mele, si leva loro la buccia ed il torsolo e le si taglia a fettine sottili, mettendole poi in una ciotola capiente con 2 o 3 cucchiai di zucchero ed il succo di limone. Le si dimentica lì, dopo aver mescolato per bene, e si passa a dividere le uova, iniziando col montare i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere una bella crema; a parte, si montano gli albumi a neve - io uso la frusta a mano - e poi si uniscono delicatamente a tuorli e zucchero.
Si fa fondere il burro e lo si unisce, insieme alla farina setacciata ed al latte, al composto di uova e zucchero, mescolando delicatamente; versate il latte poco alla volta e se vi accorgete che il composto rischia di diventare troppo liquido non utilizzatelo tutto. 
Si tagliano a tocchetti i 2/3 delle fettine di mela e le si aggiungono all'impasto, si incorpora l'uvetta precedentemente fatta rinvenire in acqua tiepida e, infine, si unisce la bustina di lievito, sempre mescolando delicatamente.
Si versa il composto in una teglia ben imburrata, si decora con le fettine di mela rimaste ed una manciata di uva passa, si versa sulla superficie il succo di mela, limone e zucchero rimasto nella ciotola delle mele (non si butta via nulla!) e si cuoce per circa 40 minuti in forno, a 180° (lo sapete che sono un'abbonata ai 180°!). 

lunedì 27 aprile 2015

Nepal, Kathmandu

Fino al 24 aprile 2015...




Dal 25 aprile 2015...




Secondo le fonti di stampa internazionali, mentre sto scrivendo sono oltre 3.500 le vittime del terremoto che ha devastato il Nepal, colpendo anche aree dei vicini stati India e Tibet, più di 6.000 i feriti, mentre si susseguono ancora le scosse di assestamento e si cerca di rintracciare i numerosi dispersi. Si teme che il drammatico bilancio finale possa contare le 10 mila vittime.
Sui social network, gente che si mobilita per salvare la vita di un cane, spendendo parole lacrimevoli e supplicando aiuti, non prova compassione per la tragedia che ha colpito tutti - uomini ed animali - e c'è pure chi arriva a scrivere affermazioni come queste, che riporto senza commentare e tutelando la privacy dell'autrice.

Personalmente credo che ogni vita stroncata sia una tragedia, ma questo è solo il mio modo di sentire.
Per chi volesse aiutare il Nepal ed i suoi abitanti (segnalo in ordine alfabetico):
- Action Aid: Agire Onlus - 1, via Aniene 26/A - 00198 Roma. C/C postale n. 85593614 con causale "Emergenza Nepal".
- Action Aid: Banca Prossima, IBAN: IT 79 J 03359 01600 10000 0060696.
- Caritas: via Aurelia 796 - 00165 Roma. C/C postale n. 347013 con causale "Asia/Terremoto Nepal"
- Caritas: Banca Popolare Etica, via Parigi 17 - Roma. IBAN: IT 29 U 05018 03200 00000 0011113.
- Croce Rossa Italiana: via Toscana, 12 - 00187 Roma. C/C postale n. 300004 con causale "Emergenza terremoto Nepal 2015".
- Croce Rossa Italiana: Banca Nazionale del Lavoro, via San Nicola da Tolentino 67 - Roma. IBAN: IT 19 P 01005 03382 00000 0200208 con causale "Emergenza terremoto Nepal 2015".
- Unicef: C/C postale n. 745000 con causale "Emergenza Terremoto Nepal".
- Unicef: IBAN: IT 55 O 05018 03200 00000 0505010 con causale "Emergenza Terremoto Nepal".

domenica 26 aprile 2015

Addio al Parco Nazionale dello Stelvio?

Il Parco Nazionale dello Stelvio potrebbe non aver molto da festeggiare in occasione dei suoi 80 anni: la più grande area protetta dell'arco alpino potrebbe infatti essere divisa in tre parti, in seguito ad un'intesa sottoscritta dal Ministero dell'Ambiente, dalla Regione Lombardia e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano. 
Questa frammentazione, poco comprensibile se si pensa alla linea di contenimento delle spese che il Governo afferma di aver intrapreso, porterebbe il Parco Nazionale a divenire un patchwork di parchi provinciali e locali, il tutto proprio mentre le Province scompaiono e non è ancora ben chiaro chi subentrerà nella gestione delle loro competenze di tutela ambientale. Tra l'altro, anche il Corpo Forestale dello Stato potrebbe scomparire, soppresso dalla riforma governativa della Pubblica Amministrazione ed accorpato alla Polizia di Stato.
Si apre, dunque, uno scenario alquanto fumoso nel quale l'antico Parco Nazionale dello Stelvio, istituito il 24 aprile 1935, potrebbe veder ridotto in modo anche molto significativo il proprio livello di protezione ambientale e faunistica (le numerose leggi deroga sulla caccia, varate da diverse Province e Regioni, parlano da sole). Non a caso sono molte le associazioni ambientaliste, e non, che si sono schierate contro questa ipotesi, da Legambiente al WWF, passando per ENPA, LIPU e persino Italia Nostra ed il Touring Club.
Per evitare questa frammentazione è nata anche una petizione online, indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, affinchè riveda l'intesa già sottoscritta e garantisca la sopravvivenza del Parco.

Per approfondire:
- Stelvio, è battaglia sulla gestione del Parco (Il Corriere della Sera)
- Il Parco Nazionale dello Stelvio compie 80 anni tra le polemiche (Mountlive)
- Lo Stelvio compie 80 anni, Legambiente ribadisce no a smembramento (ADN Kronos)

sabato 25 aprile 2015

T'Ienshu, incontro nazionale Saronno

Sabato 18 e domenica 19 aprile a Saronno si è tenuto l'incontro nazionale del T'Ienshu CSeA sotto la direzione del Maestro Fondatore. Il raduno, organizzato come di consueto presso la Scuola Wo Chen, ha visto la partecipazione di Maestri ed istruttori delle diverse scuole italiane e del PAD, il Programma Autodifesa Donna, oltre a quella di diversi allievi.
E' stato un incontro estremamente interessante, sia dal punto di vista teorico che da quello tecnico/applicativo, ed ha offerto ai praticanti di confrontarsi tra loro, oltre all'opportunità di dialogare e confrontarsi direttamente con il Maestro fondatore di questa disciplina. 

giovedì 23 aprile 2015

La sottoveste sopra la gonna

Questo libro è un balsamo. In una società sempre più vecchia, in cui nascono sempre meno bambini e sempre più persone raggiungono e superano gli 80 anni, ma nella quale l'anziano è troppo spesso considerato un peso, abbandonato a se stesso, dimenticato, o persino percosso e maltrattato nelle case di riposo che troppo sovente diventano notizia da telegiornale, questo libro è un balsamo. 
Perchè mostra che ci sono persone - e sono più di quante pensiamo - che si dedicano non solo con professionalità, ma anche con vera umanità agli anziani, ed agli anziani più "difficili": i malati di Alzheimer. Quelli che, come la signorina Graziella, si confondono ed indossano la sottoveste sopra la gonna, o che, come la Clara, trovano nella demenza l'oblio che li distrae da una natura matrigna, salvo poi risvegliare di soprassalto l'istituto con una gravidanza isterica, o, ancora, come Guerrino, che non ha l'Alzheimer ma è schizofrenico e tutti i giorni va a fare una passeggiata in paese riparandosi con l'ombrello, ma solo se non piove...
Persone. Ciascuna con la propria storia, il proprio vissuto, il proprio passato che un giorno, per uno scherzo del destino e per complessi meccanismi biochimici, tornano come bambini, o dimenticano dove vivono da sempre, o non riconoscono i propri figli, o esplodono in eccessi d'ira. Il libro della loro vita si riempie di pagine bianche, i ricordi sbiadiscono, la coscienza di sè sempre più spesso scompare, ma restano persone. E come tali meritano di essere trattate. Con dignità. Fino al loro ultimo respiro.
Io, che ho avuto la fortuna e l'onore di incontrare personalmente l'autore di questo libro, non posso far altro che sperare che nel mondo ci siano tanti medici come lui, capaci di coniugare la passione per la propria professione a quell'umanità che rende migliore e più efficace ogni cura. Ed ogni volta che qualche tg riporta drammatiche vicende di anziani dimenticati o maltrattati il mio pensiero va al dottor Giovanni Bigatello e a chi, con lui e come lui, non fa clamore, ma fa tanto bene.

Autore: Giovanni Bigatello
Editore: Marna
Anno d'edizione: 2000

giovedì 16 aprile 2015

Gatto cacciatore? Dagli USA il collare che salva gli uccelli

A passeggio con il Birdsbesafe CC
Cari (a)mici, sono tempi difficili per noi felini! L'ultima terribile trovata arriva dagli Stati Uniti, dove già da alcuni anni preoccupa la nostra capacità di predatori. Vista la grande passione con cui i nostri cugini americani si dedicano, ottenendo ottimi risultati, alle battute di caccia, cosa si sono inventati tre ricercatori della St. Lawrence University? Dei collarini per gatti, chiamati Birdsbesave collar cover: coloratissimi, giganteschi, una cosa ingombrante e che salta agli occhi anche del più sprovveduto cosino piumato o del topo più imbranato! Insomma, vogliono mandarci a monte tutte le battute di caccia!
Successi simili potrebbero 
essere solo un ricordo!
La mia coinquilina umana ha letto che, secondo uno studio del 2013 i gatti americani hanno ucciso mediamente 2,4 miliardi di uccelli e 12,3 miliardi di piccoli mammiferi negli ultimi anni e questi dati fanno sbellicare dal ridere, perchè, sempre secondo lo studio effettuato dai tre che hanno poi ideato i collarini da pagliacci, la bellezza di 45,7 milioni di americani si considerano amanti non solo dei gatti ma della natura in generale e moltissimi incoraggiano gli uccelli a cibarsi vicino alle loro case! 
Come si può cacciare con 
una cosa simile al collo?!
Quindi, magari il tuo umano ti lascia uscire per una passeggiata e tu, casualmente, capiti nel giardino del vicino dove c'è una bellissima mangiatoia messa lì apposta per i cosini piumati... Cosa dovresti fare? Girarti dall'altra parte? Far finta di niente? Mettere a tacere il ruggito felino che ti scuote il petto e infiamma il cuore? Giammai! Uccellini, a me!
E così... tiè, becchiamoci questi orribili cosi attorno al collo (che hanno pure il bordo catarifraqualcosa, insomma, che fa luce al buio, tanto per essere sicuri di mandarci a pallino anche gli agguati notturni)! I nostri 54 parenti americani che sono stati oggetto dello studio portavano in dono ai loro coinquilini circa 300 cosini piumati ogni anni, ma una volta costretti ad indossare questo aggeggio infernale ne hanno portati solo 39. Capite, vero, di che catastrofe si tratti? 
Felinamente vostro, Puxi il gatto.

Nota di Viviana B.: Un interessante articolo, molto documentato, sugli studi condotti in merito negli Stati Uniti lo trovate qui. E, chiaramente, mi dissocio dalle intenzioni killer di Puxi!

martedì 14 aprile 2015

Arti marziali per la difesa

Circa l'utilità del praticare arti marziali avevo già scritto in passato, inquadrando l'argomento in modo ampio e non scendendo nei dettagli. Ma, da più parti, mi è stato chiesto se, in concreto, la pratica di un'arte marziale possa essere davvero utile in termini di autodifesa e difesa personale.
Insomma: se un brutto ceffo mi aggredisce per strada, il fatto che io pratichi o meno arti marziali può fare la differenza? 
Sarebbe molto facile rispondere che sì, praticare un'arte marziale offre maggiori possibilità di sapersi difendere, ma occorre fare anche diverse precisazioni. Prima tra tutte, che "praticare un'arte marziale" non è l'equivalente di "essere iscritto ad un corso di arti marziali": io posso essere iscritto alla mia scuola o dojo anche da un decennio, ma se ci vado una volta al mese, se vivo l'allenamento come un momento di svago in cui chiacchierare coi compagni (anche distraendo, così, chi invece vuole concentrarsi), se dimentico tutto quanto appreso nel momento stesso in cui mi faccio la doccia o persino prima... beh, tanto varrebbe se andassi a farmi una nuotata o frequentassi un corso di cucina!

Praticare arti marziali significa dedicarcisi con costanza ed impegno sia fisico che mentale; significa concentrarsi su ciò che si fa a scuola e, nel limite del possibile, ritagliarsi qualche momento di tempo per ripassare e migliorarsi anche mentre si è a casa; significa portare le arti marziali nella propria quotidianità e capire che frequentare un corso non è la stessa cosa che andare al cinema o in pizzeria, in cui si segue la voglia istintiva del momento. Non è un caso se in termini di arti marziali si parla di "Scuole": proprio come a scuola, infatti, l'impegno deve essere continuativo e costante. Concordo, perciò, con la ex praticante di Karate che, scrivendo ad un quotidiano locale in merito a mini-corsi di Krav Maga, asseriva: "Posso garantire che nessuna tecnica serve a qualcosa senza l'allenamento costante. Vorrei solo sconsigliare alle donne, che possono essere attratte da queste mode, di credersi più forti perchè hanno imparato quattro mosse. Credo sia pericoloso suscitare false sicurezze in soggetti, come le donne, costituzionalmente più deboli dei loro potenziali aggressori". 

Il tanto decantato Bruce Lee aveva senza dubbio uno straordinario talento naturale, ma avete una vaga idea di quanto tempo trascorresse, ogni santo giorno, allenandosi? Era un autentico stakanovista della marzialità, si allenava quotidianamente e si applicava moltissimo anche in ambito teorico e filosofico. State certi che se fosse stato uno scansafatiche non sarebbe diventato il mito che giustamente ancora oggi è!

Detto ciò, allora sì possiamo affermare che praticare arti marziali può rivelarsi molto utile in caso di aggressione. O, anche, qualora si desideri intervenire per aiutare qualcuno che si trova in difficoltà, come ha fatto una ragazza cinese, armata soltanto di un ombrello e della propria conoscenza del Kung Fu. Il video, filmato dalle videocamere di sorveglianza del locale, ha fatto il giro del mondo e suscitato diverse domande: sono in molti, infatti, a trovare la scena "troppo perfetta", sospettando che si tratti di un'azione abilmente coreografata, forse con lo scopo di promuovere un film di prossima uscita. Io, nel dubbio, ve lo riporto qui sotto.



lunedì 13 aprile 2015

T'Ienshu... 2015

E' da un po' di tempo che non scrivo di arti marziali, ma questo non significa che non ci sia niente da dire. Le novità, anzi, sono tali e tante che non so da dove cominciare e forse anche per questo non tocco l'argomento. Ma un aggiornamento mi pare doveroso.
Il T'Ienshu continua ad essere parte integrante della mia vita e, anzi, lo è diventato persino più che in passato dal momento che dal settembre 2014 affianco il Maestro Sabino Gemma nel corso rivolto ai bambini a partire dai 4 anni d'età. E' un'esperienza incredibile: i bambini sanno davvero essere sorprendenti e con loro ogni lezione è... una lezione anche per me! Ogni volta mi accorgo che ho davvero moltissimo da imparare e che la strada intrapresa è solo agli inizi.
Del fatto che la via da percorrere sia ancora molto lunga, poi, ho conferma ogni volta che mi alleno insieme al gruppo degli adulti: nonostante il cambiare del colore della fascia che mi stringo ai fianchi, le cose da imparare sono davvero moltissime e non mi riferisco certo solo alle tecniche marziali. Anzi, quasi paradossalmente, più avanti si va e meno è importante tirar calci e pugni. Mi rendo conto che questo discorso può apparire senza senso a chi non pratica arti marziali, quindi per non annoiarvi lo chiudo qui.
Sabato 18 e domenica 19 aprile la nostra Scuola Wo Chen di Saronno ospiterà un incontro nazionale di T'Ienshu, con la presenza del Maestro Caposcuola che dirigerà le diverse sessioni d'allenamento e la partecipazione dei Maestri e degli Istruttori d'Italia. Inutile dire che non vedo l'ora, vero?
Ah, e poi, come se tutte queste notizie non bastassero, è anche cambiato il sito ufficiale del T'Ienshu, che ora si trova a questo indirizzo: http://cseatienshu.tk/ . Il sito è già online, sebbene sia ancora in fase di realizzazione, ma l'idea è proprio quella di arricchirlo e tenerlo aggiornato con le diverse attività delle Scuole presenti sul territorio nazionale, quindi... non perdetelo d'occhio! 

domenica 12 aprile 2015

L'orribile karma della formica

No, non sono diventata buddista e, no, questo non è un libro di teologia (ma nemmeno di entomologia, state tranquilli): si tratta di un romanzo e, secondo me, pure dal titoloun tantino fuorviante. Perchè il karma terribile l'aveva Kim, la protagonista, e già migliora sensibilmente quando si reincarna nel corpo di una formica, dopo essere stata colpita in piena fronte dallo "stramaledetto lavabo" di una stazione orbitante che non si era distrutta completamente al suo rientro in atmosfera. Ora: per essere considerata una formichina niente male, pensate un po' che schifo di persona potesse essere questa tizia in vita!

Conduttrice di talk show, interessata unicamente agli indici d'ascolto ed al proprio programma, completamente assorbita dal proprio lavoro fino al punto non solo di mandare a pallino il matrimonio, ma anche di lasciare la propria figlioletta a festeggiare solo con papà il suo compleanno (5 anni!) per andare a ritirare uno stupidissimo premio televisivo. Egoista, egocentrica ed un'altra mezza dozzina di aggettivi tutt'altro che lusinghieri non basterebbero per rendere l'idea di chi fosse Kim Lange. La sua vita da formica le serve per iniziare a mettere a fuoco un paio di cosette piuttosto essenziali e la sua crescita procede, pagina dopo pagina, passando di reincarnazione in reincarnazione. Riuscirà a riconquistare la sua famiglia? Ad impedire che suo marito (beh... vedovo) finisca tra le braccia della sua ex migliore amica? A ritrovare l'umanità più vera e non soltanto quella fisica? E Casanova - sì, l'impenitente amante - riuscirà a scrollarsi di dosso la sua centoquindicesima vita da formica per rinascere in qualcosa di più soddisfacente (almeno dal punto di vista riproduttivo), suo eterno cruccio?

Inserito da "Elle" al terzo posto tra i libri più divertenti di sempre, osannato da "Bild" come "Un romanzo divertentissimo, eccentrico... unico. Non ne avete mai letto uno così!" e presentato nella terza di copertina come "Un'esilarante commedia con una trama davvero originale, piena di trovate scoppiettanti", questo libro non mi ha entusiasmata a livelli tanto elevati. Ma, come sapete, è piuttosto usuale che la critica - cinematografica o letteraria che sia - e la sottoscritta non la pensino allo stesso modo. Comunque un romanzo piacevole, che merita di essere letto. Non foss'altro per ricordarci, se ce ne fosse bisogno, cosa veramente conta nella vita.

Titolo: L'orribile karma della formica (Mieses Karma)
Autore: David Safier
Traduttore: Laura Bortot
Editore: Sperling & Kupfer
Anno d'edizione: 2009

P.S. Come potete vedere dalla fotografia, il mio coinquilino peloso ha molto apprezzato quest'opera. Ed io, sulla scorta di quanto appena letto, mi sono chiesta se per caso non stesse cercando di comunicarmi qualcosa...

mercoledì 8 aprile 2015

Dalle Alpi alle piramidi (quasi)

Questa ricetta è un inno alle bontà d'Italia! Nata, come molte delle mie preparazioni, miscelando gli ingredienti disponibili in frigo e dispensa, è scandalosamente facile da preparare, gustosissima e fa davvero viaggiare le papille gustative dalle Alpi alle piramidi (quasi).
I souvenir che porto a casa più volentieri dalle mie scorribande sono senza dubbio i prodotti tipici e anche chi mi vuole bene capita che mi doni squisitezze di questo o quel territorio; ecco come si spiega la permanenza simultanea nella mia cucina di speck IGP dell'Alto Adige e di friarelli e cacioricotta salentino della Puglia.
Cominciamo a chiarire cosa sono i friarelli, perchè - come spesso accade con le diciture dialettali - basta poco a fare la differenza; in Campania, ad esempio, basta la presenza o l'assenza di una "i" e tutto cambia: "friarielli", con la "i", sono le infiorescenze appena sviluppate delle cime di rapa, che vengono utilizzate per la celeberrima preparazione dei friarielli e salsiccia; i miei, invece, i "friarelli" senza "i", sono piccoli peperoni verdi, stretti e lunghi circa 5 centimetri, dolci e squisiti che, come suggerisce il nome, ben si prestano ad essere fritti.
Lo speck, che in lingua tedesca significa "lardo", poco o nulla ha a che fare con il lardo italiano più celebre, che è quello di Colonnata, se non il fatto di essere ricavato da un suino: si tratta, infatti, di un prosciutto crudo completamente disossato e lievemente affumicato, specialità della salumeria sud-tirolese la cui presenza è attestata già dal 1200 in diversi registri contabili di nobili locali.
Il cacioricotta salentino, infine, è un formaggio ricavato da latte di pecore e capre che può essere gustato sia fresco che stagionato, sia come prodotto da tavola che da grattugia, e che viene preparato utilizzando tecniche di lavorazione miste tra quelle del formaggio e quelle della ricotta.
Veniamo adesso alla ricetta vera e propria: si lavano e si puliscono i friarelli, tagliandoli a piccoli pezzi e mettendoli in padella con una lacrima d'olio evo; si aggiunge lo speck, tagliato a cubetti; si accende il fuoco lasciando che il grasso dello speck e l'olio facciano il loro dovere, cuocendo a puntino peperoni e speck. Si impiatta e si termina la preparazione con una grattugiata di cacioricotta.
Poi ci si siede a tavola e si ringrazia il cielo per tutte le squisitezze che l'Italia ci offre.

domenica 5 aprile 2015

Buona Pasqua!

Sono di corsa, in mille altre faccende affaccendata, ma ci tenevo a lasciarvi gli auguri di una buona Pasqua, ricca di gioia e serenità, miei e della Scuola Wo Chen di Saronno! 



venerdì 3 aprile 2015

Lasagna coi carciofi

A me i carciofi piacciono. Tanto. E mi piacciono anche le lasagne. Quindi questa ricetta doveva nascere per forza di cose, a furia di pasticciare dietro ai fornelli! 
La parte più difficile della preparazione, naturalmente, consiste nel pulire i carciofi, che con quelle loro spine non è che siano proprio simpatici, ma superato questo scoglio tutto fila liscio che è un piacere.
Allora, si prendono i carciofi (ne bastano 3 o 4) e si puliscono eliminando le foglie esterne; si mettono in acqua acidulata con limone per non farli annerire e nel frattempo in una padella si prepara un soffritto di cipolla con poco olio d'oliva. Si scolano ben bene i carciofi, si tagliano a fettine e si aggiungono in padella, lasciandoli soffriggere per qualche minuto, aggiungendo un po' di pepe nero e coprendo con un coperchio. Nel mentre si prepara la besciamelle con latte, burro e farina, mescolando velocemente con la frusta per evitare che si formino grumi. Se avete già preparato la crema di carciofi, potete aggiungerne un paio di cucchiai alla besciamelle, così da rinforzare ulteriormente il gusto... carciofoso.
Si tagliano a tocchetti dei formaggi saporiti (frugate in frigo, qualcosa troverete! Io per questa ricetta ho utilizzato della provola e del taleggio, oltre al grana grattugiato che non può mancare) dopo di che si comincia ad assemblare la nostra lasagna nella teglia: pasta, carciofi, grana, formaggi, besciamelle, pasta, carciofi, grana, formaggi, besciamelle e così via, così via, fino a che tutti gli ingredienti saranno finiti. Lo strato più alto, naturalmente, deve essere con besciamelle e carciofi in vista.
Si cuoce in forno a 180° fino a quando la superficie non è ben dorata e... si gusta! Buon appetito!

giovedì 2 aprile 2015

Coniglietti pasquali... fai da te

Simpatici, super economici e talmente facili da preparare che potete reclutare figli e nipotini, questi piccoli conigli possono essere utilizzati come segnaposto o per dare un tocco allegro alla casa in occasione della Pasqua.

Il materiale per realizzare i nostri coniglietti è di certo presente in molte case e, se vi manca qualcosa, potete acquistarlo con pochi euro, in perfetto stile "Sopravvivenza":
- rotoli di cartone della carta da casa o carta igienica
- colori a tempera
- pennelli 
- forbice
- pennarello indelebile a punta fine
- colla vinilica o a caldo
- cotone idrofilo

Si comincia colorando completamente con la tempera un rotolino di cartone; un secondo rotolo ci servirà per ricavare le orecchie, quindi possiamo colorarlo della stessa tonalità, oppure scegliere colori in tinte contrastanti. Quando il primo rotolo sarà asciutto, con il pennarello indelebile disegneremo gli occhi, il naso e la bocca, naturalmente con due bei dentoni incisivi ben in vista e, con la tempera bianca ed un pennello a punta fine, coloreremo gli occhi ed i denti, rifinendo poi le pupille e lo spazio tra gli incisivi con un tratto di pennarello indelebile.
Dal secondo rotolo ritagliamo le orecchie, semplicemente schiacciando il rotolo fino a fargli assumere una forma allungata e ritagliando poi pezzi di uno o due centimetri d'altezza.
Con la colla vinilica si incollano le orecchie all'interno della parte alta del rotolo e si tappa il buco con un batuffolo di cotone; un batuffolino più piccolo verrà incollato sul retro, a fare il codino del nostro coniglietto. 

mercoledì 1 aprile 2015

Vendetta in tavola: la frittata con l'ortica

Siete mai stati punti da un'ortica? Non dite bugie: è praticamente impossibile, a meno che non viviate al Polo, che nella vostra vita voi non siate mai stati punti da questa pianta mentre passeggiavate in giardino, in un bosco o lungo un sentiero di montagna! Ebbene: adesso avete modo di gustarvi - letteralmente - la vostra vendetta, mettendo l'ortica in padella.
Oltre alla vendetta, poi, ci sono un sacco di buoni motivi per portare questa pianticella urticante in cucina: ad esempio, è ricca di vitamina C, silicio, ferro, manganese, potassio, acido folico e calcio, tanto per cominciare, oltre che di vitamina A e proteine. E poi ha una storia antichissima: pensate che già i Romani la utilizzavano sia come rimedio contro stanchezza muscolare e reumatismi sia come ingrediente in cucina.
Perchè dunque non prepararci una bella frittata all'ortica? La primavera è il momento migliore, perchè vanno utilizzati i germogli della pianta, prima della fioritura.
La parte più complicata della ricetta è la raccolta e la pulitura dell'ortica: bisogna stare attenti a non farsi pungere da tutti quei peletti urticanti! Fatto questo, la si lava, si staccano le foglie, le si sminuzza grossolanamente con la mezzaluna e le si mette a saltare in padella per qualche istante: il calore della cottura distrugge i peli urticanti e ci assicura un pasto in tutta tranquillità.
Prepariamo poi le uova sbattute con una generosa spolverata di parmigiano grattugiato e le uniamo all'ortica in padella. Facciamo dorare per benino entrambi i lati della nostra frittata, impiattiamo e... gustiamo la nostra vendetta!
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