Quattro discipline, diversissime tra loro e messe rigorosamente nell'ordine in cui sono state praticate perchè, almeno per me, ora, è impossibile stabilire altre priorità: T'Ienshu, Kendo, Wushu e MMA si sono concentrate nella giornata di domenica 18 gennaio all'interno di un unico, incredibile stage multidisciplinare di arti marziali ed io, oggi, mi ritrovo distrutta ma pienamente soddisfatta e felice per non essermi persa l'opportunità di partecipare.
Sebbene pratichi Kung Fu T'Ienshu da diverso tempo e non abbia la minima intenzione di cambiare, infatti, trovo che avvicinarsi ad altre discipline, con tutta l'umiltà del caso, mi faccia un gran bene perchè mi consente di apprezzarne alcune caratteristiche.
Il Kendo, ad esempio, mi ha colpita per il rigore e la forza. L'ho trovato estremamente... giapponese. E lo so che sembra un'ovvietà, dal momento che il Kendo è una disciplina giapponese, ma lasciate che provi a spiegarmi meglio: la cura con cui sono realizzati gli shinai, l'attenzione quasi reverenziale che il Maestro Nariaki Ito ed i kenshi mettevano in ogni gesto - anche solo durante la vestizione - parla di una ritualità forgiata nei secoli, di un'arte antica il cui eco è giunto fino a noi; l'urlo, poi, che precede e accompagna il colpo, così come il piede che batte con decisione sul suolo, avanzando, evocano forza, incutono timore all'avversario ed è così che deve essere: non è certo un caso se i samurai erano tanto temuti!
Vedere, al termine della lezione, il Maestro battagliare con i ragazzi della Nazionale italiana, offrendoci una dimostrazione di ciò che il Kendo può essere, mostrandoci quali livelli si possono raggiungere con la pratica costante... beh, gente, è stato splendido!
Il Wushu è energia esplosiva, è un fuoco d'artificio, è rapidità e precisione ed eleganza. Il Maestro Jinqing Li spicca un balzo ed invita i partecipanti ad imitarlo, nella fase di riscaldamento, ma appare subito chiaro che per lui la forza di gravità ha deciso di fare un'eccezione mentre tu ripiombi sul pavimento con la leggiadria di un ippopotamo. Con lui, anche la parola "calcio" assume un significato tutto diverso: il piede dovrebbe arrivare all'altezza della testa, ad esempio, ed anche lo stretching diventa "estremo", mentre in sala si fa largo il "metodo cinese": "Kung Fu è maestria, innanzi tutto con se stessi" sentenzia, mettendo a tacere le deboli proteste di chi non desiderava imitarlo nell'eseguire una spaccata. Si prova, si sbaglia, si riprova. Si fa, conquistando un millimetro alla volta, spostando anche in modo infinitesimale ciò che segna il nostro limite. Avanti. Ancora.
"Stabili come un albero quando si è fermi, veloci come il fulmine quando ci si muove", dice, e lui incarna esattamente questo concetto: non ha la minima esitazione. In guardia, sembra inamovibile, perfettamente in equilibrio e padrone di ogni molecola del suo corpo; nei calci, nei salti, è energia allo stato puro. E la stessa sicurezza l'ha anche con le armi: spada, sciabola, bastone e catena non sono elementi estranei ma nelle sue mani diventano un prolungamento del suo corpo e, vedendolo in azione, diventa subito facile capire come possa essere pluri campione nazionale di Taolu in Cina: quest'uomo bara con le leggi della fisica!
Le MMA sono una sorpresa. Per chi le conosce solo attraverso i video che affollano Youtube possono sembrare un concentrato di violenza bruta, il cui ritmo è scandito da colpi poderosi e labbra sanguinanti ed articolazioni lussate. In realtà, soprattutto nella lotta a terra, il
Maestro Davide Carpanese, responsabile nazionale del settore Mixed Martial Arts della United European Fighters,
mostra come ordire una partita a scacchi con l'avversario, rispondendo con una contromossa ad ogni attacco. Ci sono le chiusure contro i pugni, ci sono le tecniche per liberarsi da una
montada e per uscire da un
ancoraggio, ci sono le leve articolari che possono sancire la fine di un incontro o venir vanificate da minuscoli spostamenti del proprio corpo...
Certo, la potenza ha la sua importanza ed i colpi devono essere i più forti ed accurati possibile; proprio per questo anche un "semplice" jab non è affatto semplice, ma presuppone la giusta posizione dei piedi, delle anche, il corretto allungamento del braccio in avanti ed il giusto allineamento del polso. Sferrare un pugno, insomma, richiede l'impegno di tutto il corpo, a partire dalla parte più importante: il cervello. Altro che violenza bruta!
Del T'Ienshu, con il quale il Maestro Sabino Gemma ha iniziato questa giornata marziale, preferisco siano gli altri a parlare: io sono conquistata da questo stile di Kung Fu e non sarei certo imparziale. Per quanto mi riguarda, desidero solo ringraziare tutti i Maestri che mi hanno offerto questa straordinaria opportunità di confronto - innazi tutto con me stessa - e di crescita, sopportando con pazienza i miei errori e correggendomi, facendo in modo che tornassi a casa molto più ricca di quanto non fossi al mattino. Un ringraziamento del tutto particolare, poi, va al Maestro Fondatore del T'Ienshu che non solo approva che ci si confronti con altre discipline, ma talvolta ci spinge a farlo: la sua eccezionale apertura, unitamente alla fiducia che ripone nella capacità di giudizio dei Suoi allievi, mi è di grande conforto e di stimolo ad una continua ricerca e crescita marziale e personale.