Pioniere. Come Colombo o Curie, Röntegn o Amundsen |
Se tralasciamo gli abiti favolosi (che indosserei ben volentieri anche oggi, scarpe incluse), non era un periodo facile neppure per le donne, che smettevano i panni di reginetta del focolare, rifiutavano il ruolo di figlia prima e di moglie e madre poi e, lottando e sgomitando, cercavano di farsi strada in un mondo del lavoro ancora tutto declinato al maschile.
E se la situazione non era facile per le donne in genere, immaginate come poteva esserlo per le donne di colore in uno Stato del Sud come la Virginia.
Eppure è proprio in questi anni a cavallo tra il 1950 ed il 1960 che tre donne intelligenti, coraggiose e testarde cambiano la Storia, dando un nuovo corso a quella che era la realtà delle donne, delle persone di colore e dell'esplorazione spaziale.
Mary Jackson in una foto d'epoca |
Queste tre donne, amiche e colleghe al centro di ricerca NASA di Langley, contribuirono in modo significativo al successo della missione di John Glenn, primo astronauta ad orbitare intorno alla Terra, e, di conseguenza, i loro nomi vengono oggi giustamente annoverati tra quelli che hanno contribuito a portare l'uomo nello spazio.
Pioniere, loro, dei diritti civili delle donne e delle persone di colore così come pionieri sono stati gli uomini e le donne che si sono spinti oltre, nelle esplorazioni geografiche o nella ricerca scientifica, nelle missioni spaziali o nella medicina. Katherine Johnson contribuì, coi suoi calcoli, al felice rientro in atmosfera del comandante John Glenn, Dorothy Vaughan divenne la prima manager afroamericana della NASA e Mary Jackson fu la prima donna ingegnere di colore alla NASA.
Pioniere, donne e combattenti, lasciarono pietre miliari lungo il cammino dell'umanità verso un mondo davvero equo e contribuirono a portare diritti ed uguaglianza oltre i confini, ormai divenuti piccini, del pianeta Terra.
Pioniere, donne e combattenti, lasciarono pietre miliari lungo il cammino dell'umanità verso un mondo davvero equo e contribuirono a portare diritti ed uguaglianza oltre i confini, ormai divenuti piccini, del pianeta Terra.
Il film, con tre candidature all'Oscar, vanta un cast che annovera, oltre alle protagoniste, Kevin Costner nei panni di Al Harris - il capo non esistito nella realtà, mera invenzione cinematografica - Kirsten Dunst, alias Vivian Mitchell - lei pure inventata, incarnazione di una serie di atteggiamenti razzisti eppure ritenuti normali in quei giorni, in quei luoghi - e Jim Parsons che veste i panni di Paul Stafford, stronzetto, saputello e misogino scienziato che fa ripensare al dottor Sheldon Cooper che gli ha dato notorietà. "Il diritto di contare" racconta una storia dura e vera senza scadere nella retorica e senza affogare nella melassa. Da vedere.
Per approfondire:
- Katherine Johnson - NASA (in inglese)
- Dorothy Vaughan - NASA (in inglese)
- Mary Jackson - NASA (in inglese)
- John Glenn - NASA (in inglese)
- Cosa dice la NASA circa il film (in inglese)
- Le cose vere e le cose finte di "Il diritto di contare" - Il Post
- Le cose vere e le cose finte di "Il diritto di contare" - Il Post