sabato 29 luglio 2017

Il diritto di contare. Donne, nere, alla conquista dei diritti umani e dello spazio

Pioniere. Come Colombo o Curie, Röntegn o Amundsen
Sul finire degli anni '50 negli Stati Uniti si respirava aria tesa. La fine della Seconda Guerra mondiale aveva portato alla nascita, di fatto, di due super potenze globali, che si spiavano l'un l'altra con sospetto da una parte all'altra della cortina di ferro e che rivaleggiavano nella corsa agli armamenti e nella conquista dello spazio.

Se tralasciamo gli abiti favolosi (che indosserei ben volentieri anche oggi, scarpe incluse), non era un periodo facile neppure per le donne, che smettevano i panni di reginetta del focolare, rifiutavano il ruolo di figlia prima e di moglie e madre poi e, lottando e sgomitando, cercavano di farsi strada in un mondo del lavoro ancora tutto declinato al maschile.
E se la situazione non era facile per le donne in genere, immaginate come poteva esserlo per le donne di colore in uno Stato del Sud come la Virginia.
Eppure è proprio in questi anni a cavallo tra il 1950 ed il 1960 che tre donne intelligenti, coraggiose e testarde cambiano la Storia, dando un nuovo corso a quella che era la realtà delle donne, delle persone di colore e dell'esplorazione spaziale.

Mary Jackson in una foto d'epoca
Basato su una storia vera, "Il diritto di contare" racconta la vicenda, le lotte e le vittorie di Katherine Johnson (interpretata da Taraji P. Henson), la matematica affascinata dai numeri, di Dorothy Vaughan (Octavia Spencer), responsabile ufficiosa del gruppo di calcolo di donne afroamericane, e di Mary Jackson (Janelle Monae), combattiva signora col pallino per l'ingegneria. 
Queste tre donne, amiche e colleghe al centro di ricerca NASA di Langley, contribuirono in modo significativo al successo della missione di John Glenn, primo astronauta ad orbitare intorno alla Terra, e, di conseguenza, i loro nomi vengono oggi giustamente annoverati tra quelli che hanno contribuito a portare l'uomo nello spazio. 
Pioniere, loro, dei diritti civili delle donne e delle persone di colore così come pionieri sono stati gli uomini e le donne che si sono spinti oltre, nelle esplorazioni geografiche o nella ricerca scientifica, nelle missioni spaziali o nella medicina. Katherine Johnson contribuì, coi suoi calcoli, al felice rientro in atmosfera del comandante John Glenn, Dorothy Vaughan divenne la prima manager afroamericana della NASA e Mary Jackson fu la prima donna ingegnere di colore alla NASA.
Pioniere, donne e combattenti, lasciarono pietre miliari lungo il cammino dell'umanità verso un mondo davvero equo e contribuirono a portare diritti ed uguaglianza oltre i confini, ormai divenuti piccini, del pianeta Terra. 

Il film, con tre candidature all'Oscar, vanta un cast che annovera, oltre alle protagoniste, Kevin Costner nei panni di Al Harris - il capo non esistito nella realtà, mera invenzione cinematografica  - Kirsten Dunst, alias Vivian Mitchell - lei pure inventata, incarnazione di una serie di atteggiamenti razzisti eppure ritenuti normali in quei giorni, in quei luoghi - e Jim Parsons che veste i panni di Paul Stafford, stronzetto, saputello e misogino scienziato che fa ripensare al dottor Sheldon Cooper che gli ha dato notorietà. "Il diritto di contare" racconta una storia dura e vera senza scadere nella retorica e senza affogare nella melassa. Da vedere. 

Per approfondire:
- Katherine Johnson - NASA (in inglese)
- Dorothy Vaughan - NASA (in inglese)
- Mary Jackson - NASA (in inglese) 
- John Glenn - NASA (in inglese) 

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