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Kahchia e Moutaharrik - Foto da VareseNews |
Viviamo in un mondo piccolo, ormai. La globalizzazione, che fino a non molti anni fa era soltanto una parola, oggi è un dato di fatto: sulle nostre tavole arrivano fragole dal Sud America e pomodori dall'Olanda, c'è chi studia in Canada e chi fa riunioni di lavoro in Sud Africa e torna a casa per il fine settimana.
In un pianeta che si è fatto tanto piccino, sentire che a Lecco e a Varese sono stati arrestati sei presunti terroristi fa una certa impressione; è come se avessi visto il mio vicino di pianerottolo con una bomba in mano.
Perché Abderrahim Moutaharrik e Abderrahmane Kahchia, due degli arrestati, avrebbero davvero potuto essere i nostri vicini di casa.
Erano immigrati "normali", da numerosi anni residenti in Italia, con tutte le carte in regola; immigrati che normalmente andavano a lavorare o a scuola, normalmente avevano una famiglia, normalmente coltivavano degli hobby.
Non erano dei disadattati, dei disperati costretti a vivere sotto i ponti campando di elemosine o furtarelli, abbandonati dalla società e dalle istituzioni.
Avevano, Moutaharrik e Kahchia, tutte le carte in regola per poter essere dei perfetti esempi di immigrati integrati nella società occidentale.
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"Dalla Vostra Parte" del 28 aprile su Rete Quattro riporta parte delle intercettazioni telefoniche |
L'arresto di Moutaharrik, che da oltre sei anni lavora come operaio in un'azienda in provincia di Lecco, ha lasciato esterrefatti titolare e colleghi: "Una persona normalissima - ha dichiarato un collega in un'intervista - Quando si parlava difendeva l'Islam, diceva che andavano capite tutte le motivazioni, ma non avrei mai pensato a una cosa simile. Andava d'accordo con tutti, veniva alle cene aziendali...". Sì, frequentava la moschea, ma andava là, pregava e se ne andava.
Sposato, due bei bambini. Un uomo normale, con una vita normale.
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Andava persino in palestra in Svizzera. A fare Kickboxing. Ed era pure bravo. Tanto da aver disputato alcuni incontri a livello internazionale, tanto da essere essere incoronato per due anni consecutivi (2013 e 2014) campione svizzero di K1 ed essere diventato semi professionista coi colori della Fight Gym Club di Lugano.
Recentemente, nel 2015, era salito sul ring a disputare uno di questi incontri indossando una maglia con il logo del Daesh. E questo, forse, ha contribuito a far suonare un campannellino d'allarme.
Allarme che si è concluso, giovedì 28 aprile, con l'arresto suo, dell'amico e di alcuni famigliari. Presunti terroristi.
La bomba a Roma non sono riusciti a farla esplodere, Moutaharrik e Kahchia, ma certo hanno mandato in frantumi il sogno della felice integrazione.
Per approfondire:
- "Ma quale terrorista, mio fratello è un fifone. Vuole fare il pizzaiolo" - Corriere della Sera
- Arrestato il fratello del jihadista di Pregassona - TicinoNews
- Arrestato il "campione svizzero dell'Isis" - Corriere del Ticino
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