
Il mondo dei "piccoli" (soprattutto prima che inizino ad andare alla scuola elementare, che nonostante le varie riforme continuo a chiamare così per facilità di comprensione) è fatto di realtà sconosciute e del tutto nuove, alle quali i bambini si avvicinano, da un lato, osservando ed imitando ciò che fanno i "grandi" e, dall'altro, sperimentando attraverso il gioco: il fantastico è, per loro, non meno importante del concreto e sovente queste due dimensioni per noi tanto distanti per loro divengono tutt'uno, così che può capitare, giocando insieme a loro, di apparecchiare la tavola per dare da mangiare alla zia di Verona, alla bambola preferita e ad una principessa del tutto immaginaria convenute insieme, o di guidare un camion, fatto con uno scatolone, attraverso le onde del mare.

Come fare, allora, per far sì che i bambini apprendano le posizioni base del T'ienshu ed eseguano i movimenti in modo corretto? Entrando, in punta di piedi, in quello che è il loro mondo. Muovendosi nel loro spazio e nel loro tempo, in quel fluido tutto presente nel quale fantasia e concretezza si fondono.
Così le mie lezioni si affollano di esploratori che devono avanzare faticosamente tra le sabbie mobili, di bambini-albero che devono avere piedi saldi come radici e gambe forti come tronchi, di cacciatori che devono acciuffare le code delle scimmie e di scimmie che devono essere leste a scappare, di ranocchie che devono spiccare alti salti, di leopardi che avanzano appiattiti a terra tendendo agguati, di coccodrilli pronti a mangiarsi chi cade fuori dal tappeto...
D'altro canto, provvedo pure a fornire loro il mio esempio di "grande" da seguire, mostrando posizioni ed esercizi e stimolandoli a fare come me.
Così la dimensione del gioco e quella imitativa vengono entrambe esplorate nel corso delle lezioni di T'ienshu, consentendo ai miei piccoli allievi di apprendere divertendosi e "giocando a fare i grandi".
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