venerdì 28 febbraio 2014

Web generation: è allarme giovani?

Forse alcune cose sono sempre successe e siamo solo noi, oggi, a dare tanta importanza a certi avvenimenti: i nostri padri, magari, ci hanno raccontato di qualche scazzottata coi compagni di scuola fatta in gioventù e mai, nemmeno una volta, ci è passato per la mente di classificarle come atti di bullismo. E che dire, poi, di quella clamorosa sbronza presa quell’estate al mare con gli amici? Eppure non siamo certo alcolizzati… Perché, allora, oggi c’è tanto allarme attorno ai giovani? Forse perché le vite dei ragazzi della generazione 2.0 sono elevate all’ennesima potenza. Se noi bisticciavamo coi compagni di classe in modalità Olivetti e ci ubriacavamo con frequenza DOS, oggi tutto è precoce, accelerato, dilatato, espanso: si vive a fibra ottica e le emozioni vanno vissute a tera, perché i giga non bastano più.

I ragazzi sono circondati e immersi nella tecnologia fin dalla nascita, spesso cullati dalla musica dell’impianto hi-fi e invogliati a mangiare guardando un cartone in dvd già dai primi mesi di vita, ed è praticamente impossibile compiere 10 anni senza avere mai avuto un tablet o uno smartphone tra le mani: tutta questa tecnologia, indubbiamente utile, ha velocizzato i processi produttivi ed i contatti tra le persone – chi, oggi, si sognerebbe di aspettare due settimane una lettera, quando è possibile comunicare in tempo reale via e-mail o sms? – ma al contempo ha velocizzato anche noi esseri umani. Ci pare di dover star dietro a decine di faccende in simultanea, se non sei multitasking non sei nessuno, e dobbiamo provare quante più esperienze possibili, sollecitati da continui stimoli esterni.

La frequenza, la precocità e l’esasperazione sono ciò che distinguono la scazzottata di ieri dal bullismo di oggi, la sbronza adolescenziale di allora dall’allarme alcolismo di oggi. E’ così che si arriva al bullismo, che per l’epistemologia è caratterizzato proprio dalla persistenza nel tempo (oltre che dall’intenzionalità e dall’asimmetria nella relazione), o all’alcolismo, che come ogni forma di dipendenza è contraddistinto da un consumo compulsivo e incontrollato.
Tutto questo, naturalmente, si riferisce soltanto ai ragazzi che sono in prima persona bulli o alcolisti, tuttavia il fenomeno è più ampio ed abbraccia anche i giovani spettatori; oggi si assiste ad una “spersonalizzazione” impensabile fino a qualche decennio fa: negli anni ’80, se eri testimone di un pestaggio tra ragazzi, o intervenivi per separarli o ti allontanavi per paura di restare coinvolto; oggi ci si mette a riprendere la scena con lo smartphone, come se la cosa non potesse coinvolgerci in prima persona come attori – che intervengono o che fuggono – ma soltanto come spettatori. L’essere umano, da animale sociale che era, è diventato animale social: sta connesso, linka, twitta, tagga, ma ha perso empatia.

E mentre il confine tra vita reale e virtuale perde progressivamente consistenza, i genitori e gli adulti di oggi assistono non senza smarrimento alla nascita di fenomeni come il cyber-bullismo o il NekNominate: il primo è l’evoluzione web del bullismo, adolescenti – non di rado protetti da nickname o anonimato – si accaniscono contro un coetaneo, compagno di scuola o “amico” su Facebook, insultandolo, denigrandolo, minacciandolo. Riduttivo parlare di “scherzi online”, dal momento che diversi giovanissimi sono arrivati al suicidio in seguito a questi atti persecutori. Nel NekNominate (o NekNomination), invece, adolescenti si sfidano via social network a chi beve di più, filmandosi e postando poi il video su facebook o twitter; “gioco” – se così si può chiamare – nato in Australia, diffusosi globalmente in men che non si dica grazie al web e che ha già causato cinque giovanissime vittime nel mondo ed ha condotto al coma etilico un sedicenne di Agrigento.

Ma contrastare questi fenomeni è possibile, riportando l’essere umano al centro dell’attenzione, restituendogli la dignità di protagonista della propria esistenza (non spettatore, non oggetto), tornando a concentrarsi su valori come il rispetto di sé e del prossimo, la solidarietà, l’amicizia reale e concreta, lo spirito di gruppo; valori che possono e devono essere riscoperti e insegnati in famiglia, a scuola e nei centri di aggregazione sportivi o culturali.

L’Accademia Marziale Saronno ed in modo particolare il Kung Fu stile T’Ienshu si ripropongono soltanto di fare la propria parte in questo processo educativo e di prevenzione; ben consapevoli di non essere la panacea a tutti i mali, operano con impegno e convinzione affinchè i giovani possano trovare la loro giusta dimensione e quell’equilibrio emotivo e psicologico che possa condurli ad essere fruitori e non vittime di queste nuove tecnologie, in questo mondo in rapidissima evoluzione. E’ da questa volontà che sono nati progetti come “Lo Sbullo” e “Kung Fu a Scuola”, iniziative che si rivolgono proprio ai giovani e che mirano a portarli a prendere coscienza di sé, delle proprie debolezze così come del proprio valore, affinchè trovino il sistema per affrontare in modo equilibrato e consapevole la vita, reale o virtuale che sia.

Questo mio post è stato pubblicato sul numero di febbraio di SaronnoGiovani, che raccoglie tante notizie interessanti su Saronno e non solo e che potete scaricare gratuitamente qui.

6 commenti:

  1. Hai ragione, ma io vorrei aggiungere una cosa: dove sono i genitori? Non voglio criticare nessuno (non essendo padre, non credo di averne il diritto), ma dovrebbero essere loro ad insegnare ai ragazzi ad essere responsabili. Ok, non con le sberle dei proverbi (anche se), però...

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  2. Davide ha ragionissima.

    Ottimo post vivib!

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    1. Grazie! Vorrei mettere un'emoticon che arrossisce... :-)

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  3. Davide, Zion, certo i genitori dovrebbero essere i primi a insegnare ciò che è giusto e ciò che non lo è, tuttavia soprattutto in fatto di web spesso i genitori sono impreparati: non dimentichiamoci che un numero sempre crescente di persone oggi ha figli in età avanzata, piuttosto difficile che un sessantenne riesca a star dietro alle peripezie web di un figlio adolescente...

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  4. io che ho subito bullismo devo dire che oggi almeno tramite internet anche le vittime hanno voce e vengono ascoltate, possono ritagliare uno spazio i cui confidarsi.prima o ci si teneva tutto dentro o non si veniva capiti o peggio non ti credevano. io sono stata alle prese con due bulli coetanei in classe con me dalla quinta elementare alla terza media. parlo di 15 anni fa. Una era una bambina tutta treccine e vestitini bon ton che mi picchiava con la riga e mi diceva parolacce, ma non venivo creduta perchè lei era una bambina "così carina e a modo" .lei poi cambiò scuola per fortuna. un altro era un ragazzino il cui bullismo veniva ampiamente tollerato perchè figlio di una persona ricca e di buona famiglia, e in quella scuola avevano già studiato gli altri suoi fratelli maggiori. parlo di una scuola privata cattolica, dove i miei genitori mi mandavano a costo di grandi sacrifici . ma per le suore ero "solo la figlia di un impegato" e mi "dovevo stare al mio posto" che era quello di subire senza protestare. (poi le persone si meravigliano del perchè non metto più piede in chiesa.ma non posso spiegare sempre il perchè... e cmq questo è un altro discorso) secondo me le cose non sono cambiate, ma oggi sono più sotto gli occhi di tutti, i bulli sono anche più individuabili.

    inoltre oggi vediamo i ragazzini con il tablet e l'ultima xbox o playstation, prima era il motorino o lo stereo che leggeva i cd .cambiano gli oggetti che fanno la differenza nello status di un ragazzo o di un adolescente... ma le dinamiche ci sono sempre state. quelli della mia età ricordano con nostalgia l'adolescenza, ma dovremmo ben distaccare ciò che rimpiangiamo da com'era la situazione. anche io ricordo con nostalgia e tenerezza un sacco di cose, ma non facciamo finta che era un'epoca idilliaca in cui non succedeva nulla di male.
    inoltre se vi ricordate prima anche a 16 anni uscivi e ti davano da bere alcolici tranquillamente, oggi sembra una cosa così straordinaria perchè è vietata.
    i genitori sono disattenti oggi come lo erano anni fa, mentre si pensa che esistano solo famiglie da mulino bianco... oggi è tutto molto amplificato dai mezzi di comunicazione,ma non significa che le cose non siano mai esistite perchè non c'erano i mezzi con cui parlarne.
    la situazione di oggi, se fosse successa durante la mia adolescenza, credo sarebbe stata la stessa.la società esterrefatta da minori che bevono alcolici, il bullismo, ragazze che escono con i professori(poi se li sposavano ma non è che il principio fosse così edificante)o con persone molto più grandi, per esempio al liceo una mia compagna di classe 16enne aveva una storia con un quarantenne sposato che la veniva a prendere all'uscita , oggi invece abbiamo le storie alla "scusa ma ti chiamo amore".
    i genitori oggi sono impreparati come lo erano i nostri genitori a gestire noi.

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    1. Cara Anonima, ti ringrazio per il tuo commento. In effetti sono io la prima a scrivere che forse certe cose sono sempre successe e che ad essere cambiate sono le modalità con cui avvengono, tuttavia credo che il semplice fatto che "certe cose sono sempre successe" non sia una scusa valida per far sì che continuino a succedere, altrimenti dovremmo tollerare anche oggi i femminicidi come "delitti passionali", ad esempio.
      Se vogliamo che la società cambi, possibilmente in meglio, credo che ciascuno di noi debba impegnarsi per quello che può ed è per questo che sono lieta esistano progetti come Lo Sbullo, il progetto di Pisa o altri.

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