venerdì 7 febbraio 2014

Perchè l'Italia non fa fruttare il suo patrimonio culturale?

Il mese di gennaio 2014 si è chiuso con il crollo di parte delle mura medievali di Volterra, sbriciolatesi sotto le insistenti piogge, ed il mese di febbraio ha portato con sé il crollo di una piccola parte delle mura medievali di Como e la rovina a mare dell'area del Teatro Greco di Monasterace, preludio che fa temere di poter perdere il più grande mosaico della Magna Grecia. Il nostro patrimonio storico e culturale ci si sta letteralmente sciogliendo tra le mani e, se da un lato è vero che l'Italia è talmente ricca di storia e cultura che è impossibile tutelare tutto, d'altro canto è pur vero che pezzi unici, reperti di straordinario valore, vestigia antiche quanto uniche andrebbero assicurate ai posteri.
Resta da capire, ad esempio, a cosa serva avere dei beni nominalmente inseriti tra il "Patrimonio dell'Umanità" tutelato dall'UNESCO se poi tutela e valorizzazione restano soltanto sulla carta  e poco o nulla si fa, in concreto, affinché questo patrimonio non vada perduto.
Del sito archeologico di Pompei tanto si è scritto e ancor più si è detto, a cominciare dalle polemiche seguite al crollo della Domus dei Gladiatori, nel 2010, via via di scempio in scempio, di incuria in incuria, fino al cedimento di uno stucco nel dicembre 2013. Il tutto sotto gli occhi dei turisti, che assistono sgomenti non soltanto al macabro spettacolo della perdita di un patrimonio inestimabile, ma anche alla completa incapacità di opporvisi da parte di istituzioni ed enti preposti.

Eppure l'Italia potrebbe vivere soltanto di turismo, se solo avesse le capacità e l'interesse a farlo.
Sito web del Museo Stadio San Siro. I turisti si attraggono
anche così, con siti agevoli e ben organizzati.
Basti pensare che il Museo dello Stadio San Siro, a Milano, ha chiuso il 2013 con ricavi per 1,65 milioni di euro, introitati grazie a 135 mila visitatori paganti, provenienti da ogni angolo del pianeta: persone attratte dall'idea di poter ammirare pezzi unici appartenuti a grandi campioni di Milan e Inter, certo, ma anche visitatori "acciuffati" da tour operator che hanno saputo inserire questa visita in un contesto turistico più ampio. Si va a Milano per shopping? Benissimo, ma perché non visitare anche il tempio cittadino del calcio, sport nazionale e le cui squadre milanesi sono conosciute a livello planetario? Con 14 euro ci si assicura la visita del museo e il tour dello stadio, ci sono riduzioni per bambini ed anziani, i disabili entrano gratis e possono contare sulla completa fruibilità dell'intera struttura grazize all'assenza di barriere architettoniche; è possibile prenotare visite guidate, vengono accettati bancomat e carte di credito... Insomma: c'è tutto quello che occorre per incentivare la presenza turistica.

Ora, senza nulla voler togliere allo sport in genere e al calcio in particolare, rispettando i grandi campioni e le squadre che hanno dato lustro alla città di Milano, non credete che luoghi come il Colosseo, Pompei, gli Uffizi, la Reggia di Caserta (tanto per citarne alcuni) abbiano tutte le carte in regola per essere ben più attrattivi di un Museo di uno stadio?
Il cartello che annuncia la chiusura del Colosseo
a causa di una riunione sindacale.
Ebbene, di questi soltanto la Galleria degli Uffizi può dirsi soddisfatta del 2013, avendo registrato un autentico boom di visitatori.
Moltissimi turisti nell'estate del 2013 hanno vissuto l'impagabile esperienza di rimanere in coda davanti al Colosseo, chiuso per sciopero, e lo stesso è avvenuto alle porte del Palatino e del Foro Romano: un ricordo che certamente avranno riportato in patria, narrando meraviglie dell'organizzazione e della serietà italiane. Perché se scioperare è un diritto, informare e tutelare i turisti è un dovere.

Della Reggia di Caserta, abbandonata all'incuria e alle predazioni prima e "valorizzata" da un gigantesco corno rosso scaccia jella poi - molto partenopeo, molto discusso, per nulla efficace, perché se si vuole tutelare il nostro patrimonio c'è da rimboccarsi le maniche e lavorare sodo, non certo affidarsi alla scaramanzia! - tanto si è detto e forse ancor più si è scritto, ma spentesi le luci dei riflettori e fatto sparire il costoso cornone, tutto è tornato come prima, con numerose stanze chiuse al pubblico ed aree transennate, senza però che si veda mai qualcuno all'opera.
Il celebre corno rosso da 70 mila euro ripreso da Sky.
Eppure lo scorso mese di giugno il Ministro Bray in persona si era recato in visita alla Reggia, constatandone il degrado e promettendo interventi.
Mentre la Versailles italiana attende di veder mantenute le promesse, è impossibile non parlare del sito archeologico di Pompei, unico al mondo, visitato ogni anno da decine di migliaia di turisti, che, stando a quanto si apprende da blog e giornali, langue nell'incuria e nella trascuratezza.
Si preferisce - malcostume italico - aspettare il crollo, la devastazione, per poi agire con "interventi urgenti" (e costosissimi) invece di ramazzare ogni giorno un viale, controllare quotidianamente una domus, rimuovere le erbacce che crescono ai margini delle vie o fra le pietre degli edifici, fare interventi di micro-restauro annuali, con operazioni ordinarie, alla portata di tutti, che non richiederebbero grandi spese ma soltanto un po' di buona volontà.
Noi aspettiamo il prossimo crollo, dunque, e al contempo, il British Museum di Londra ha fatto fruttare i 200 reperti prestati gratuitamente dallo Stato Italiano allestendo "Life and Death in Pompeii and Herculaneum", una mostra che tra marzo e settembre 2013 ha fruttato oltre 11 miliardi di sterline. Ma i sudditi di Sua Maestà sono andati oltre, realizzando anche un film, producendo gadget e cataloghi che sono andati letteralmente a ruba, trovando, insomma, il modo di far fruttare al massimo quei 200 reperti che abbiamo prestato loro.
Noi, ricordiamolo, abbiamo la Pompei vera, l'Ercolano autentico!
E li lasciamo cadere a pezzi sotto la pioggia, ingoiati lentamente dalle erbacce e sgretolati dall'incuria.
Parte del sito archeologico di Pompei, puntellato e invaso
da erbacce.
Il solo museo del Louvre ha guadagnato, nel 2013, più di tutti i musei e i siti d'interesse culturale italiani messi insieme.

Eppure guadagnare e anche bene grazie ai musei, in Italia, è possibile, come dimostra il sopra citato caso del museo dello Stadio di San Siro: basta avere la mentalità giusta per farlo, unendo imprenditoria a conservazione e tutela dei beni culturali. Ma con tutte le scuole e le università specializzate in arte, archeologia, museologia e beni culturali che abbiamo in Italia, ci vuole davvero così tanto a trovare dei responsabili di siti e musei capaci? E' davvero così complicato mettere la persona giusta al posto giusto?
Forse il problema è proprio questo: abbiamo, nel nostro Paese, troppi archeologi, restauratori, esperti d'arte... Ma c'è rimedio: è notizia recente che l'insegnamento della Storia dell'Arte, cancellato completamente da alcuni istituti - come i licei classici - e comunque ridotto in misura molto significativa dalla lungimirante Mariastella Gelmini, non verrà reintrodotto nei programmi scolastici che ne sono stati privati né ampliato in quelli in cui ancora resiste; avremo così, tra qualche anno, molte più persone convinte che Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello siano delle tartarughe ninja e il nostro patrimonio potrà finalmente sgretolarsi nell'indifferenza totale.

(Approfondimento sull'abolizione/riduzione dell'insegnamento della Storia dell'Arte qui e qui)

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