mercoledì 28 ottobre 2015

T'Ienshu, ecco come è andata

Sarà che gli anni passano e non sono più la ragazza che 18 anni fa si è avvicinata, un po' scettica, al mondo delle arti marziali e dell'autodifesa; sarà che mano a mano che procedo nella pratica divento sempre più ingorda e voglio fare tutto. Fatto sta che lunedì mattina, quando sono schizzata su dal letto al suono della sveglia, ho urlato di dolore.
Perchè io, nel sonno, avevo dimenticato di essere reduce da due giorni di stage, ma i miei addominali se lo ricordavano benissimo.
E facevano un male cane. 
Quando poi ho messo i piedi a terra e ho provato ad alzarmi, mi sono accorta che non c'era un singolo muscolo, dall'ombelico in giù, che non mi facesse male. 

Questo perchè, dopo lo stage teorico di venerdì sera (al quale naturalmente ho preso parte con grande interesse, riempiendo di appunti il mio libretto che sta diventando la mia Bibbia del T'Ienshu), ho partecipato allo Stage di Base di sabato: un'ora bella intensa di allenamento tecnico, molto dinamico.
Tweet pre e post Delta
Al termine del quale si è tenuto lo Stage di PAD, il Programma Autodifesa Donna. E vi pare che avrei potuto rinunciare a parteciparvi, tanto più che c'era colui che il metodo l'ha ideato e codificato? Ma certo che no! E allora via, a cercare di difendersi da aggressori - ovviamente uomini - che nel migliore dei casi pesano almeno una decina di chili più della "vittima designata". Una passeggiata di salute...

E poi, domenica, come perdersi i Delta? Che diamine, sono programmi avanzati, riservati soltanto a chi ha raggiunto i livelli superiori nella pratica del T'Ienshu... ho sputato sangue per anni per potervi accedere, pensate che possano bastare un po' di doloretti alla schiena ed alle gambe a fermarmi? Ovviamente no! Durante il Delta 1 ho rischiato piuttosto seriamente di dare l'estremo saluto alla mia colazione a base di cappuccio e brioche (le proiezioni a terra di primo mattino... letali!) e poi, naturalmente, c'è stato il Delta 2...
Risultato: lunedì ero un residuato bellico.
Ma ancora adesso, se ripenso a quanto fatto con il Maestro Caposcuola, coi compagni di allenamento e con i ragazzi provenienti dalle altre Scuole, mi si dipinge un sorriso soddisfatto in faccia. E allora ne è valsa la pena. 

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