lunedì 14 settembre 2015

Della scuola e di altri disastri

Lunedì 14 settembre 2015: primo giorno di scuola per milioni di studenti italiani. Ed è per me occasione per fare qualche riflessione e, da brava "rompina" quale sono, lanciarmi in alcune ricerche. Perchè, mi sono detta, se le cose vanno male in Italia un motivo dovrà pur esserci e non è una novità nè un mistero per nessuno che più un Paese è ignorante più dilagano corruzione e ingiustizie; ergo, se le cose vanno tanto male, non è che per caso gli italiani sono ignoranti? 
E allora cerchiamoli, questi dati sull'ignoranza
L'analfabetismo in Italia - dati Censis per MondoErre
Secondo MondoErre, che riporta dati del Censis, in Italia ci sarebbero 2.080.000 analfabeti puri, persone, cioè, completamente incapaci di leggere e scrivere; di questi, circa i due terzi (pari a 1.400.000 individui) avrebbero tra i 45 e i 65 anni. Persone per le quali un articolo di giornale altro non è che un ammasso di simboli incomprensibili, che non possono leggere un libro e neppure un post su un blog, ma che formano la propria cultura - intesa come bagaglio di esperienze e convinzioni - sul vissuto quotidiano e su quanto ascoltato in tv o sentito in giro.
Forse persino più preoccupante di questi dati - che riguardano comunque individui maggiorenni e pertanto votanti, con le conseguenze che si possono ben immaginare - è quel 60% di italiani (quindi più della metà, più di uno su due) analfabeti funzionali: persone, cioè, che faticano a leggere e non sanno formulare una frase in modo corretto, che riescono a leggere un articolo di giornale o un post su un blog, ma non ne comprendono il significato. 

Mappa dell'abbandono scolastico su base provinciale. By Jacopo Ottaviani
Un altro catastrofico dato, poi, riguarda l'abbandono scolastico: secondo i dati del Ministero dell'Istruzione contenuti nel dossier Dispersione di Tuttoscuola, uno studente su 3 non porta a termine il quinquennio delle superiori. Gli autori della ricerca stimano che "negli ultimi 15 anni quasi tre milioni di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi"; si tratta del 31,9% degli studenti. 
E in questo caso, ovviamente, si parla non di ultra quarantenni nè di anziani, ma di quelle nuove generazioni che dovrebbero essere il futuro del nostro Paese. 

Come già per i dati sull'analfabetismo, anche quelli relativi all'abbandono scolastico vedono dominare le isole (in Sicilia e Sardegna arriva al diploma poco più del 60% dei giovani), ma in questo caso non mancano le amare sorprese disseminate lungo tutto lo Stivale. Nella "ricca" Lombardia, ad esempio, si ha una dispersione del 29,8% (quasi uno studente su 3) e dati similari ci sono in Toscana (28,4% di abbandoni) e Liguria (28,2%); se la "maglia nera" spetta poi a Caltanisetta, con oltre 4 studenti su 10 che non arrivano al diploma, non molto meglio va a Prato, dove lascia il 38,5% dei ragazzi, ed Asti, col 36,6% di abbandoni. 
"Il quadro è drammatico anche dal punto di vista economico - fa rilevare il giornalista Jacopo Ottaviani nel suo pezzo su Internazionale - Il fatto che 167 mila ragazzi abbandonano la scuola prima del termine del quinquennio vanifica gli sforzi di 12.800 professori. E quindi è come se facesse sprecare 503 milioni di euro all'anno per la fine di ogni ciclo della scuola superiore.
Molti dispersi finiscono inoltre per rientrare nella categoria dei neet, i giovani che non studiano e non lavorano (not in education, employment or training). L'Istat, nel rapporto Noi Italia 2014, ne ha contati oltre due milioni, circa il 24 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni. Una quota significativamente superiore a quella media dell'Unione europea (15,9% di inattivi)".
Unione europea che, ovviamente, ha già provveduto a richiamare l'Italia anche su questo punto.
Il tutto mentre, nell'ultimo anno, solo un ragazzino su due ha letto un libro

Chi, poi, al diploma ci arriva vaneggia del pirandelliano "Il fu Mattia Bazar" e di "scorze radioattive". E allora? Allora, magari, nelle scuole meno lavagne multimediali (che tanto non funzionano, perchè gli impianti scolastici cascano a pezzi e il 45% degli edifici non è agibile) e più cultura, di quella fatta con libri e persone che sappiano insegnare.

Per approfondire, articoli del 2011 che mostrano come poco o nulla si sia fatto:
- Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua - Corriere della Sera
- Solo il 29% degli italiani sa padroneggiare la nostra lingua - Corriere Fiorentino

4 commenti:

  1. Degli analfabeti funzionali non mi stupisco: tutta l'ignoranza che trovo in giro non può essere data solo dalla mancanza di istruzione... i 2kk di analfabeti "reali" tra i 45 ed i 65, invece, mi lascia un perplesso...

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    1. al3xi98o, io invece sono rimasta molto sorpresa leggendo ciascun singolo dato. E' vero, in giro e persino in tv si ascoltano cose raccapriccianti dal punto di vista lessicale e grammaticale, ma non sospettavo che l'Italia fosse messa così male in termini di istruzione.
      Grazie per il commento, ciao.

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  2. Mamma mia, questi dati fanno paura.
    Che poi questi ragazzi che non arrivano al diploma che razza di loavoro potranno fare nella loro vita, adesso che per fare qualsiasi cosa occorre un diploma di scuola superiore? Vivranno sempre ai margini, non solo della cultura del nostro paese, ma della vita in generale. Se poi nella vita non leggi un libro o un giornale e non scrivi nemmeno una lettera o una cartolina, piano piano perdi anche quel poco, pochissimo, che hai imparato. E' l'analfabetizzazione di ritorno, che si ha quando non eserciti le tue capacità. Molti ragazzi parlano da far paura e scrivono ancora peggio, non riescono a formulare un congiuntivo corretto nemmeno per sbaglio e ragionano in modo spaventoso. Credo che a scuola bisognerebbe fare meno ma quel poco farlo meglio. Meglio poco ma bene che tanto fatto male.
    Un abbraccio
    Francesca

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    1. Francesca, concordo: questi dati fanno paura.
      Io sto provando, purtroppo e mio malgrado, l'analfabetizzazione di ritorno per quanto riguarda la lingua tedesca che, non utilizzando più da anni, sto inesorabilmente perdendo. Ma pensare che questo possa accadere ad italiani con la lingua italiana... beh, fa davvero riflettere e preoccupare circa il futuro che ci si prospetta.
      Ciao, a presto.

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