giovedì 14 agosto 2014

Le Amazzoni del Benin, combattenti per il re

Non solo guerriere, ma coraggiose e spietate come e più degli uomini: sono le donne che riemergono dalla storia grazie ai bassorilievi del palazzo reale di Abomey, capitale dell'antico regno di Dahomey nell'attuale Benin. Le immagini riportano attimi di battaglie e scontri corpo a corpo di queste Amazzoni nere di un recente passato; una raffigura una donna che con un grosso coltello taglia la gola ad un nemico, un'altra immortala una combattente che morde al collo, con denti affilati, un avversario maschio.

Non si tratta di raffigurazioni mitologiche, ma di espressioni artistiche che testimoniano una storia confermata anche dai giornali occidentali: il 26 ottobre del 1892 l'esercito del re Gbèhanzin resistette strenuamente all'assalto francese del villaggio di Kotopa, destando molto clamore in Europa perchè, come riferì il parigino "Le Petit Journal", queste "donne combattevano con un'energia incredibile e totale sprezzo della morte". 
Inizialmente le Amazzoni del Dahomey erano addette alla guardia personale dei regnanti, ma nel 1880, quando l'incoronazione del re Gbèhanzin coincise con l'espansione coloniale francese, il sovrano inserì le donne nell'esercito regolare, un esercito composto da 12.000 mila guerrieri, un terzo dei quali donne e, comunque, già da tempo partecipavano attivamente alle incursioni nei regni vicini, procurando schiavi e facendo scempio dei nemici. Le ragazze venivano reclutate durante l'adolescenza, senza particolare distinzione sociale ma scelte tra le più sane e forti (anche dal punto di vista psicologico, oltre che fisico) perchè dovevano resistere ad una preparazione rigorosissima: alcuni degli esercizi di addestramento, ad esempio, prevedevano che passassero a torso nudo attraverso barriere di spine o che affrontassero ed uccidessero un toro. E parte dell'addestramento consisteva nell'uccidere condannati a morte e vittime sacrificali. Le fanciulle dovevano poi giurare fedeltà al re e fare voto di castità.

Armate di un lungo coltello simile a un machete, un rasoio e un fucile a pietra focaia, tenevano spesso un chiodo legato al polso e si limavano i denti per renderli più affilati; il loro coraggio e la loro ferocia in battaglia divennero leggendarie, di loro si diceva che fossero indomabili e molte persero la vita difendendo fino allo stremo la capitale del regno dall'assalto francese. Le Amazzoni del Dahomey non si sentivano per nulla inferiori agli uomini e, anzi, rivaleggiavano con loro orgogliosamente. Anche l'esploratore britannico Sir Richard Francis Burton, che nel corso dei suoi viaggi ebbe occasione di assistere ad alcune dimostrazioni da parte di queste donne guerriere, ne rimase profondamente impressionato, tanto da descrivere il Dahomey come una Sparta nera.

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