lunedì 4 novembre 2019

Punizione divina


Giuditta è ricca, viziata, studentessa modello alla Bocconi ed acquirente compulsiva di scarpe tanto fashion quanto costose. Immaginate lo shock quando, invece di venir mandata a New York per il tirocinio pre-laurea, si trova ad arrancare sui suoi tacchi alti tra la polvere e lo sterco di mucca in un ranch sull'orlo della bancarotta, in Montana!
Consapevole di non poter mandare all'aria anni di studio e di impegno, testarda al punto giusto per decidere di accettare questa sfida, Giuditta si rimbocca le maniche e fa del proprio meglio per aiutare la famiglia Sullivan, affezionandosi sempre più alla piccola Emmy e venendo, però, anche sempre più conquistata dal fascino di Scott, cowboy bellissimo, selvaggio ed indomabile

Il primo aggettivo che mi viene in mente è 
eccessivo. Tutto, in "Punizione divina", è portato all'eccesso: i personaggi, i loro atteggiamenti, le situazioni, la comicità. 
E, come sempre accade quando si vuol far ridere ad ogni costo, si ottiene l'effetto opposto. 
Un esempio: Giuditta è una giovane donna moderna, ha ventidue anni, ha avuto qualche esperienza di coppia e, quando Scott le chiede di dirgli cose sporche lei elenca, dopo aver menzionato i sedili del treno regionale che ferma alla stazione di Milano Rogoredo: i bagni pubblici. Le saponette. I soldi. I carrelli della spesa. Le vecchie cabine telefoniche.
Ma dai! 
Ecco, esagerazioni di questo tenore.
Il che non sarebbe neppure troppo grave, forse, se a questa forzatura non si accompagnassero anche tutte le altre, che rendono il racconto inverosimile: Giuditta è una studentessa modello della Bocconi, la migliore del suo corso, e la più valida strategia che riesce ad elaborare per risollevare le sorti del ranch consiste nell'iscriverlo su Facebook e Booking? Il ranch, tutte le proprietà, persino la casa stessa della famiglia Sullivan corrono il rischio di essere pignorate e poi basta che lei venda un po' di abiti e borsette per dar fiducia ai creditori, con soli duemila dollari?...


Ma questo libro ha anche dei lati positivi? Certamente sì! I due milioni di lettori che l'hanno apprezzato su Wattpad, portandolo alla pubblicazione da parte di Salani, non possono essersi sbagliati tutti quanti, no?
Così, dopo aver leggiucchiato tempo addietro qualche pagina sulla piattaforma di lettura libera svariati mesi fa, ho deciso di acquistare il libro vero e leggerlo per intero, una volta pubblicato e disponibile in libreria.
Ciò che mi aveva colpita di "Punizione divina" su Wattpad ha trovato conferma anche nel cartaceo: la storia è ben scritta, non a livelli da Nobel per la letteratura, ma certamente si eleva molto al di sopra della media delle pubblicazioni che appaiono sul social network in cui chiunque può improvvisarsi scrittore, spesso, va detto, con risultati quantomeno discutibili. 
Un altro pregio, forse da attribuire all'autrice più ancora che all'opera in sé, è che questo libro è la prova tangibile di come costanza e perseveranza, sulla lunga distanza, premino; Paola Chiozza è nata nel 1990, si è iscritta su Wattpad nel 2013 e nel 2016 ha pubblicato il suo primo romanzo: come dire  stringi i denti e non mollare, se un qualche talento c'è, prima o poi qualcuno lo noterà.
Un libro decisamente leggero, nonostante le oltre 400 pagine, tanto leggero da essere a tratti inconsistente. Lettura scorrevole, adatta a chi desidera passare qualche ora spensierata e non cerca la credibilità della narrazione. Un racconto troppo buono per essere distribuito gratuitamente su Wattpad, ma non tanto da valere i 16,90 € del prezzo di copertina. 

Titolo: Punizione Divina
Autore: Paola Chiozza
Editore: Salani
Anno d'edizione: 2019
Codice ISBN: 9788893818735

sabato 2 novembre 2019

I seminari di BJJ e MMA con Wander Braga: la mia esperienza

Che serate, accipicchia!
Avere la possibilità di allenarsi con un atleta, un campione ed un insegnante del calibro di Wander Braga è sempre un'opportunità fantastica.

Ospite dal 29 al 31 ottobre dell'Accademia Marziale Saronno, "The Crusher" ha messo la sua profonda conoscenza del Brazilian Jiu Jitsu e delle MMA a disposizione di noi partecipanti ai seminari, prodigo di spiegazioni e sempre pronto a correggerci, incoraggiarci, spronarci nell'esecuzione degli esercizi.

Personalmente, dal momento che ormai da anni non sono più interessata alle competizioni, ho apprezzato molto le tecniche utilizzabili in un contesto di difesa personale. 
La speranza, naturalmente, è sempre di non dovervi mai fare ricorso, tuttavia è stimolante poter accrescere il proprio bagaglio di conoscenze in fatto di arti marziali e di autodifesa. 

Sono molto grata a Wander Braga per questa opportunità di crescita che mi ha offerto, è stato - come sempre - un piacere ed un privilegio potermi allenare sotto la sua direzione e spero che potremo presto averlo nuovamente a Saronno. 


mercoledì 23 ottobre 2019

... E se i libri venissero venduti in farmacia? "La vita sociale delle sagome di cartone"

L'analfabetismo funzionale sta diventando una piaga sanitaria? Perché non vendere i libri in farmacia, allora? Un'accurata selezione di titoli, i classici della letteratura e le opere dei maggiori ed apprezzati autori contemporanei, in edizioni di duecento pagine, da esporre in appositi ripiani, vendibili senza bisogno di prescrizione medica ma, magari, facendosi consigliare dal farmacista, giusto per evitare di aggravare la propria depressione leggendo Edipo Re o Anna Karenina...
L'idea viene proposta niente meno che dal Ministro dei Beni Culturali nel corso della conferenza stampa indetta per l'inaugurazione dell'annuale Salone del Libro di Torino, unitamente all'annuncio di un bonus acquisto di libri mensili per i cittadini: "Gli italiani leggono poco ed è dovere dello Stato incentivare, prima ancora della lettura, il possesso dei libri".
Samantha, madre divorziata di un'adolescente e marketing manager della casa editrice Fabula Nuova, probabilmente assisterebbe con scarso interesse alle chiacchiere del politico, troppo indaffarata tra la gestione dello stand e la crescente preoccupazione per l'improvvisa quanto ingiustificata mancanza del loro autore di punta, ma il suo giovane collega ha la brillante idea di saltare sul tavolo della conferenza stampa, calarsi i pantaloni e... be', le conseguenze sono facili da immaginare!

Inizia così "La vita sociale delle sagome di cartone", libro sui libri, sull'editoria e sulle follie del mondo della cultura; una lettura in cui l'ironia senza censure dell'autore porta a riflettere, a porsi domande non soltanto su cosa sono, davvero, i libri oggi per noi, ma anche sull'intera società in cui viviamo, sulle scelte - ahimè, non soltanto editoriali - che vengono fatte quotidianamente.
Fulvio Gatti sa di cosa parla, di cosa scrive, e questa sua consapevolezza appare con chiarezza non soltanto nelle descrizioni dei meccanismi editoriali, ma anche nella scelta lessicale che denota una profonda pratica del mestiere dello scrivere; i racconti di Paul Pavese, che vengono letti da Samantha nel corso delle sue ricerche dell'autore scomparso, danno movimento alla narrazione, mai monotona, mai banale; i personaggi sono persone, più che personaggi, tanta è la loro credibilità, o forse sono le persone reali a sembrare personaggi, in questa società di sagome di cartone. Chissà.

Titolo: La vita sociale delle sagome di cartone
Autore: Fulvio Gatti
Editore: Las Vegas 
Anno di edizione: 2019
ISBN: 9788895744506 

venerdì 11 ottobre 2019

Cime tempestose

Mi sono presa un po' di tempo perché, diciamolo: "Cime tempestose" è un mito! Una di quelle opere  che sono state, sono e molto probabilmente saranno tra i capisaldi della cultura umana, una di quelle letture da molti considerate imprescindibili, uno di quei libri-mattoni con cui si edifica la letteratura mondiale. 
Ma, proprio come un mattone, può risultare pesante. 
Una pesantezza che poco o nulla ha a che vedere con la negatività: voglio dire, non necessariamente tutto ciò che è pesante è noioso, o brutto, o indigesto. 
Pesante è anche ciò che è solido, ciò che è persistente e resistente, ciò che stabile e sicuro e certo.
Come stabile e sicuro e certo è il legame che unisce Catherine e Heathcliff, un rapporto che ho difficoltà a definire amore perché troppo simile all'ossessione e, in un'epoca come questa in cui viviamo, in tempi in cui la parola amore diventa scusa, attenuante o giustificazione per compiere anche le più atroci nefandezze, confondere amore ed ossessione è un lusso che non possiamo permetterci, è un rischio che non possiamo correre. 
"Cime tempestose" è indubbiamente un gran libro, lo testimonia la sua attualità a distanza di oltre 170 anni dalla prima pubblicazione, ed è scritto in modo magistrale: le descrizioni degli ambienti, dei personaggi, sono meravigliose, opere d'arte con cui le parole dipingono nella mente del lettore immagini vivide e di grande realismo; i caratteri di Catherine, Heathcliff, Edgar, Hindley, Hareton, Nelly, Isabella sono delineati alla perfezione, il lettore arriva a conoscerli personalmente, pagina dopo pagina, a parteggiare per alcuni ed ad odiarne altri, ma giunge anche a provare pietà - quella pietas dalla radice romana, antica e profonda - per il vissuto di queste donne e uomini, provati dalla vita e dai sentimenti che tanto spesso li braccano, li attanagliano, li dilaniano. 

Titolo: Cime tempestose (Wuthering Heights) 
Autore: Emily Brontë
Traduttore: Laura Noulian
Editore: Feltrinelli
Anno d'edizione: 2014
ISBN: 9788807900129 

venerdì 27 settembre 2019

Donne con il tacco 12: almeno è riciclabile

Copertina accattivante e sinossi fuorviante per un pornaccio di bassa lega infarcito dei peggiori stereotipi.
Libro disponibile da Libraccio a 2 euro, non vale neppure un centesimo di più e, per quanto mi riguarda, non vale neanche la carta su cui è stampato.
Lettura abbandonata a pagina 20. La vita è troppo breve per sprecarla leggendo libri brutti! (Ed anche per gettare tempo prezioso recensendoli).

Titolo: Donne con il tacco 12 (Titolo originale: Bad sisters)
Autore: Rebecca Chance
Traduttore: Alessandra Spirito
Editore: Newton Compton Editori
Anno di edizione: 2012
ISBN: 9788854165632

giovedì 26 settembre 2019

Il Gattopardo

[...] molti problemi che apparivano insolubili al Principe
venivano risolti in quattro e quattr'otto da don Calogero:
liberato come questi era dalle cento pastoie che l'onestà,
la decenza e magari la buona educazione impongono alle
azioni di molti altri uomini [...]
Vecchio. Il Principe Fabrizio si sente vecchio e a poco o nulla valgono le sue fughe fedifraghe e le fantasie di conquiste femminili: subito sente gravare su di sé il peso degli anni. Che, pure, non sono molti. Vecchio. Si sente vecchio il Principe Fabrizio, ma forse il suo sentire non è legato alla propria età né agli anni che si sommano implacabili, forse la sua stanchezza è legata ad un ruolo che si sente di non poter più sostenere. I moti rivoluzionari, i Garibaldini, il re che non è più il re di un tempo, la monarchia stessa che pare aver perso lustro e significato, la nobiltà che sembra sul punto di sgretolarsi, stritolata tra i moti popolari e gli arrampicatori sociali, tanto rozzi quanto astuti e danarosi...
Non è anagrafica, la vecchiaia del Principe Fabrizio.
E mentre lui trascina la propria esistenza in un palazzo glorioso ma ormai decadente, tra pietanze servite in stoviglie di pregio ma irrimediabilmente scompagnate, la vita continua e, come vuole la legge di natura, a sopravvivere saranno solo coloro che meglio sapranno adattarsi, in questo mondo "a parte" che è la Sicilia, in cui ogni mutamento è solo facciata o temporanea suggestione, in cui, come sagacemente profetizza Tancredi, "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".

Confesso che ero un po' spaventata all'idea di leggere questo romanzo, soprattutto perché il periodo storico in cui è ambientato non è particolarmente nelle mie corde, per così dire, ma il sondaggio non aveva lasciato spazio a dubbi. Grazie al cielo! Perché, devo ammetterlo, Il Gattopardo è stata un'autentica rivelazione! Acuto ed ironico, persino divertente, questo romanzo mi ha conquistata dalla prima all'ultima pagina, grazie anche alla straordinaria abilità narrativa di Tomasi di Lampedusa, vero signore della letteratura italiana.

Titolo: Il Gattopardo
Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Editore: Feltrinelli
Anno di Edizione: 2017
ISBN: 9788807883828

mercoledì 25 settembre 2019

... A pezzi...

Quest'anno non è cominciato nel migliore dei modi, per me.
E, devo dire, neppure in modo accettabile.
Ok, siamo onesti: quest'anno scolastico è iniziato proprio nel peggiore dei modi per la sottoscritta! Giusto un paio di lezioni e poi sono rimasta immobilizzata da dolori lancinanti a collo e schiena, tanto da dover ricorrere alle cure di un chiropratico. Sistemati alla bell'e e meglio il collo e la mia malridotta colonna vertebrale, ecco un raffreddore di proporzioni epocali, accompagnato da mal di gola e tosse.
Insomma: sono a pezzi!
E, quel che più conta, sono ferma!
Non mi sto allenando, non sto facendo un accidente di niente, col risultato che sono nervosa all'ennesima potenza e, chiaramente, tutto questo non mi fa certo bene. Lo so benissimo che dovrei calmarmi, accettare rassegnata ciò che è successo ed aspettare pazientemente che passi, però mi girano le scatole, che volete che vi dica?

domenica 22 settembre 2019

Il gatto che aggiustava i cuori

La nostra capacità di adattamento, la nostra furbizia, il nostro sapercela cavare in qualunque situazione e, allo stesso tempo, la nostra generosità che ci porta a dare amore ai bipedi, anche in modo smisurato e sconsiderato. Alla faccia di quello che i bipedi stessi fin troppo spesso dicono di noi, e cioè che siamo opportunisti, che siamo dei solitari, che non proviamo affetto né men che meno amore! Bazzecole!

Finalmente un libro che rende giustizia a molti degli innegabili pregi di noi gatti.
La morte di Margaret è la fine di una bipede e l'inizio di una vita nuova di zecca per Alfie che, da gatto da divano, dovrà darsi da fare per salvare la propria pelliccia, trovare una nuova sistemazione ed evitare di finire in un gattile
Alfie non è un gatto speciale: è bello e dotato di una certa eleganza - ma chi di noi non lo è? - astuto e coraggioso quanto basta per potersela cavare nelle diverse situazioni, generoso, come molti di noi, tanto da arrivare ad aiutare i diversi bipedi che incrocia sul proprio cammino. 
Di speciale c'è Rachel Wells, una bipede che, una volta tanto, ha saputo cogliere e trasmettere l'eccezionalità di noi gatti.
Felinamente vostro, 
Puxi il Gatto.

Questo libro mi vede formulare un giudizio parzialmente diverso da quello del mio coinquilino peloso. Mentre Puxi si è - forse giustamente - concentrato sulla centralità di Alfie, io ho preferito guardare il romanzo nella sua complessità, senza trascurare l'importanza degli esseri umani. 
"Il gatto che aggiustava i cuori" è una deliziosa favoletta romantica dall'epilogo scontato, ma sorretta da una validissima costruzione narrativa, impreziosita dalla particolarità della voce narrante: Alfie, infatti, è il gatto che aggiustava i cuori, protagonista e narratore della storia. 
E forse non è neppure corretto parlare di storia, al singolare, perché molteplici sono le storie che si intrecciano in questo libriccino dalla lettura piacevole e scorrevolissima, che tratta con delicatezza tematiche di spessore quali l'immigrazione, la violenza sulle donne, la perdita del lavoro, la maternità difficile, senza mai approfondire, senza mai divenire pesante, conservando la propria leggerezza di fiaba moderna e spensierata.

Titolo: Il gatto che aggiustava i cuori (Alfie the Doorstep Cat)
Autore: Rachel Wells
Traduttore: Elisabetta Valdrè
Editore: Garzanti
Anno d'edizione: 2018
ISBN: 9788811680000 

La recensione 💥"lampo" su Goodreads.

sabato 31 agosto 2019

Arti marziali a Saronno, ecco i corsi!

Chi mi conosce un minimo l'avrà sospettato: nonostante la chiusura dei corsi, nonostante il caldo feroce, nonostante tutto e tutti anche quest'estate un minimo di attività fisica l'ho fatta. Non abbastanza da impedirmi da metter su un po' di ciccetta grazie alle prelibatezze altoatesine, ma sufficiente a ricordarmi che ho un corpicino da ultraquarantenne che necessita di una certa manutenzione ordinaria e straordinaria.
È con una dose di sollievo, dunque, che annuncio la ripresa dei corsi dell'Accademia Marziale Saronno, corsi che mi vedranno nella duplice veste di allieva - c'è sempre da imparare! - e di insegnante dei bambini. 
Basta spaparanzo, dunque: riprendono i corsi!
Ecco gli orari:
T'Ienshu bambini - lunedì e mercoledì, dalle 18.30 alle 19.30
T'Ienshu adulti - lunedì e mercoledì, dalle 20.00 alle 21.30
JKD Kali - martedì e venerdì, dalle 18.30 alle 19.30
MMA - martedì e venerdì, dalle 19.30 alle 21.00
BJJ - mercoledì, dalle 19.00 alle 20.00

Tutte le lezioni si terranno presso la palestra dell'ITIS "Riva" di Saronno e per informazioni ed adesioni è possibile contattare: 338 3052798 - 338 8857054 - accademiamarzialesaronno@gmail.com

venerdì 23 agosto 2019

La Principessa e l'Orso, gli imprevedibili sentieri dell'amore

Stando ritto davanti a lei la sovrasto di due
spanne. È una cosetta piccola e leggera, una
specie di passerotto, anzi, no: un pettirosso,
cocciuto e combattivo.
(p. 33)
Terzo ed ultimo libro delle mie letture montanare 2019, "La Principessa e l'Orso" di Lucrezia Monti è un romanzo che mantiene le promosse (e le premesse): un romance contemporaneo raccontato a due voci - quella di lei e quella di lui, protagonisti principali della narrazione - fedele allo stile dell'autrice che, in questo modo, riesce a comunicare efficacemente punti di vista talvolta opposti (emblematica in tal senso la scena del primo bacio tra i due). Un romanzo leggero, ma non frivolo né vacuo: entrambi i protagonisti hanno un vissuto meno semplice e lineare di come potrebbe apparire ad una prima occhiata e che sveleranno - e si sveleranno reciprocamente - poco per volta.

Sebbene la scelta dell'ordine di lettura sia stata casuale, ed in parte dettata dai colori delle copertine, devo dire che alla fine questa ha rispecchiato in maniera quasi prodigiosa la salita sulle pendici di una montagna: dalle cupe ed oscure valli evocate da Murakami, su, salendo ai prati del duro lavoro contadino di Cognetti e poi, ecco, oltre ancora, dove tutto è leggero ed alla soglia del sogno, col romanticismo della Monti. Una lettura che, lo confesso, ci voleva per riportare un po' di spensieratezza dopo i suicidi del primo libro e le difficoltà del secondo.
Ora siamo qui, in vetta: rilassiamoci e godiamoci lo spettacolo!

E se fosse questo l'inferno? Una costante,
eterna privazione. Avere l'acqua, ma non la
doccia. Avere il cellulare, ma non la linea
telefonica. Avere qualcuno al tuo fianco, ma
distante. Avere il desiderio, ma non la sua
realizzazione.
(p. 79)
Reb e Ber sono opposti fisicamente, eticamente, economicamente: ricca e viziata lei, essenziale al limite dell'eremitaggio lui; spregiudicata e disinibita lei, di solidi principi, granitici, lui; piccola e raffinata milanese lei, gigantesco orso montanaro lui. Niente pare accomunarli, fuorché la chimica dell'attrazione fisica, ma lentamente, passo dopo passo, lungo un cammino faticoso ed accidentato proprio come un sentiero di montagna, Rebecca e Berowalt scopriranno di avere molto di più in comune di quanto loro stessi potessero sospettare. 

Mi piace lo stile narrativo della Monti e questo libro non ha fatto eccezione: ironia e profondità che si bilanciano, credibilità delle descrizioni che testimoniano quanto l'autrice si sia documentata, ad esempio, in fatto di flora e fauna boschiva; inoltre le scene di sesso, che di solito non apprezzo, sono risultate piacevolmente diverse rispetto a quelle di Murakami in "Norwegian Wood", tanto sensuali ed emotivamente coinvolgenti queste quanto mi erano parse meccaniche ed apatiche quelle del maestro giapponese. 

Titolo: La Principessa e l'Orso
Autore: Lucrezia Monti
Editore: StreetLib
Anno di edizione: 2019
Codice ISBN: 9788834126936

Scusate, ma la cavalletta lettrice meritava
di essere menzionata! È lei la "macchia"
sul mio ginocchio che vedete nella foto
qui sopra.
Le altre mie "letture montanare" le trovate qui.

giovedì 22 agosto 2019

Le otto montagne

Facciamo finta che l'acqua sia il tempo
che scorre. Se qui dove siamo noi è il presente,
da quale parte pensi che sia il futuro?
(p. 17)
Essendo stato vincitore del Premio Strega 2017, mi sono tenuta ben alla larga da questo romanzo per due anni: ora, quando il clamore si è placato, quando l'autore non viene intervistato in tv, quando blogger, youtuber, influencer ed un sacco di altri tizi le cui professioni o passioni terminano col suffisso -er hanno smesso di dire la loro pro o contro questo libro, ecco, ora è arrivato per me il momento buono per leggere "Le otto montagne". Con la testa sgombra da giudizi e pregiudizi altrui.

Che io ami la montagna penso non sia un mistero per nessuno (il mio nome di battaglia sul tatami e l'immagine del mio profilo non sono casuali...), ma proprio per questo non è affatto scontato che apprezzi tutto ciò che ha a che vedere coi monti. L'aver percorso sentieri a caccia di funghi e castagne fin dalla più tenera età e l'essere stata in forze al settore forestale per anni, anzi, hanno fatto di me una lettrice abbastanza difficile da accontentare perché, mio caro autore, se scrivi di montagne hai davanti a te qualcuno che sa di cosa si tratta. Una tizia che distingue il trillo di una cinciallegra da quello di un cardellino e sa a quale quota prosperano il faggio o il cirmolo, ad esempio. 
Da un romanzo non mi aspetto certo un trattato scientifico sulla conformazione e vegetazione alpina, sia ben chiaro, ma se trovo attendibilità narrativa questo costituisce di certo un pregio non trascurabile ai miei occhi: così come non basta infilare una cuffietta in testa ed un ventaglio in mano alle protagoniste per rendere credibile un romance storico, allo stesso modo non è sufficiente scrivere di boschi e valloni e laghi alpini e quota di fusione per abbindolare chi la montagna la vive e la conosce. 
E diceva: siete voi di città che la chiamate natura.
È così astratta che è astratto pure il nome.
Noi qui diciamo: bosco, pascolo, torrente,
roccia, cose che uno può indicare con il dito.
(p. 140)
Iniziamo allora col dire che questo romanzo di Cognetti è, se non vissuto, certamente ben documentato. Non so se l'autore si sia fisicamente arrampicato sulle cime, se abbia percorso sentieri fino ad avere i polpacci indolenziti e credere che le caviglie potessero frantumarsi da un momento all'altro, se abbia sentito il proprio respiro mutare con l'intensità della salita, ma certo ha scritto e descritto la montagna in modo credibile, tanto da rendere spontaneo chiedersi quanto ci sia, in lui, di Pietro Guasti e quanto Paolo faccia parte di Berio.

"Le otto montagne" è la storia di un'amicizia, una di quelle vere, che esistono e resistono senza bisogno di social network, di quelle che basta una telefonata per farti prendere il primo aereo e dal Nepal precipitarti a Grana, anche se non ci si vede quasi mai e son già passati trent'anni da quando si giocava insieme in riva al fiume. È storia di lotta e di rinuncia, di cose che cambiano e che restano sempre le stesse; è storia di chi va e di chi resta, di chi percorre le vie di otto montagne e di chi si ferma sulla cima innevata del Sumeru. È storia di ghiacciai e di fiumi, di bambini e di uomini, di partenze e percorsi, di alpeggi e di boschi, di vita e di morte. 
Ed è una gran bella storia. 

Titolo: Le otto montagne
Autore: Paolo Cognetti
Editore: Einaudi
Anno di edizione: 2016
Codice ISBN: 9788806239831

Le altre mie "letture montanare" di quest'anno le trovate qui.



mercoledì 21 agosto 2019

Norwegian Wood, l'adolescenza tra musica e dolore

Sono un tipo così. È un po' come essere
quella superficie ruvida su una scatola di
fiammiferi. Il che mi sta benissimo, inten-
diamoci. Meglio essere una scatola di pri-
ma qualità che un fiammifero scadente.
(p. 197)
Primo libro delle mie "letture montanare 2019", quest'opera di Murakami è stata scritta a partire dal 1986, quando l'autore viveva in una piccola isola della Grecia, e la sua stesura è proseguita seguendolo nel trasloco che l'ha visto venire ad abitare a Roma; è lo stesso Murakami a scrivere che, nel marzo romano del 1987, il clima era così strano, denso di pioggia e fitto di vento, da aver suscitato in lui l'ispirazione per le atmosfere di "Norwegian Wood".
Certo il meteo doveva essere stato davvero pazzerello, come vuole che sia marzo nel detto popolare, perché io, dopo aver letto "Norwegian Wood", ancora mi chiedo come una trama tanto cupa e drammatica, come simili oscure suggestioni potessero mai accordarsi con la solarità e la spensieratezza che solitamente si accomunano alla vita mediterranea.

"Norwegian Wood" è un libro complesso, doloroso, a tratti angoscioso: il disagio giovanile, il difficoltoso cammino di crescita, la fatica dell'adolescenza che ciascuno di noi si trova - o si è trovato - a vivere sfociano in queste pagine in malattia mentale, suicidio, mal di vita, desiderio di rinuncia, voglia di annientamento. 
"Norwegian Wood" è la canzone dei Beatles che fa in qualche modo da colonna sonora alle esistenze di Watanabe, Naoko, Kizuki, Reiko, Midori, ma foreste e montagne sono anche quelle che delimitano il piccolo mondo riparato che accoglie Naoko, separandolo e custodendolo al riparo dal grande mondo caotico e complicato del vivere quotidiano. 

Ragazzi, ragazze e torte di fragola scagliate
fuori dalla finestra. L'amore perfetto.
(p. 103)
Mi piace lo stile narrativo di Murakami e questo libro non ha fatto eccezione, ad esclusione delle scene di sesso che sono descritte con la stessa empatia e partecipazione emotiva che si potrebbero trovare in un manuale di meccanica. La tematica trattata non è certamente quella che raccomanderei per una lettura da ombrellone e certo non si adatta alla spensieratezza vacanziera, tuttavia "Norwegian Wood" mi è piaciuto, forse anche perché permette di accostarsi ad un Murakami diverso dal solito, ad una lettura più intimistica e sofferta dell'autore. D'altro canto, già la quarta di copertina chiarisce senza mezzi termini che con questo romanzo Murakami si stacca decisamente dalle atmosfere oniriche e surreali che hanno contraddistinto sue altre opere, quindi il lettore accorto sa benissimo a cosa va incontro.

Nota a margine, che forse a molti di voi non dirà nulla ma che per me è molto importante: è da questo libro che vengono due delle frasi che prediligo riguardo la letteratura, sorta di fari che da anni orientano le mie scelte e che sento di condivide appieno: "[...] Non voglio dire che non mi fido della letteratura contemporanea in assoluto. È solo che non vorrei sciupare del tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo" e "Se uno legge quello che leggono gli altri, finisce col pensare allo stesso modo".

Titolo: Norwegian Wood (Noruwei no mori)
Autore: Murakami Haruki
Traduttore: Giorgio Amitrano
Editore: Einaudi
Anno di edizione: 2013
Codice ISBN: 9788806216467

martedì 20 agosto 2019

Estate tra i monti, reali e da romanzo

Breve ma intensa, la vacanza di questa estate 2019 mi ha regalato momenti bellissimi: il sole che sbuca inatteso tra i nuvoloni, la compagnia di chi amo lungo sentieri che non avevo mai percorso prima, la vista di angoli dalla bellezza mozzafiato, l'incontro con persone uniche, l'assaggio di piatti squisiti, la lettura di buoni libri...
Se alzi un braccio, carezzi le nuvole.
Non troverei parole adatte per descrivere appieno le meravigliose sensazioni che questi sei giorni tra prati, vette e vallate mi hanno suscitato e neppure le foto, lo so, sono in grado di rendere giustizia all'incanto assoluto di questi luoghi, quindi non ci provo neppure e posto qui soltanto una manciata di immagini e qualche parola.
Dal Trentino Alto Adige me ne sono tornata in città col magone, ma anche con la mente ed il cuore pieni di ricordi meravigliosi e preziosi. 

Come già fatto lo scorso anno, anche in occasione di queste vacanze ho voluto portare con me dei "libri a tema" e così ho infilato nello zaino tre romanzi che fossero in qualche modo collegati a montagne, boschi, sentieri di terra e percorsi di vita: "Norwegian Wood" di Murakami Haruki, "Le otto montagne" di Paolo Cognetti e "La Principessa e l'Orso" di Lucrezia Monti.
Le recensioni le scriverò seguendo l'ordine di lettura, che è questo indicato qui sopra nonché quello illustrato dalla foto, quindi si partirà con l'opera dell'autore giapponese per concludere con quella dell'indie di casa nostra.
Aggiungerò, anche, qui al termine del post, dei link, così che sia possibile andare alla recensione di ciascun libro partendo da questo mio articolo di introduzione.
In occasione di queste vacanze ho anche aperto un account su Goodreads, così da poter segnare brevemente i passaggi che trovavo più significativi di questi libri e, magari, mettere anche un po' d'ordine nella mia libreria abbastanza caotica. Se volete sbirciare, mi trovate qui.
Di questi tre romanzi, invece, scriverò le recensioni nei prossimi giorni, quindi, se volete sapere che ne penso, tenete d'occhio il blog...

* Aggiornamento *

Recensione di "Norwegian Wood"
Recensione de "Le otto montagne"
Recensione de "La Principessa e l'Orso"

domenica 21 luglio 2019

Peppermint, vendetta per amore

La vicenda non è nuova: quando la giustizia si mostra ingiusta, quando la legge protegge i fuorilegge, chi ha subito dolori indicibili e perdite inumane abbandona l'umanità, sceglie di divenire eroe. 
Che si tratti del celeberrimo Batman o del pacifico insegnante Gerard, il sottile confine tra comune cittadino ed angelo vendicatore si dissolve come nebbia quando la legge morale decide di non soggiacere alla legge scritta degli uomini. E questa diatriba etica, il dilemma se sia più giusto accettare la legge od opporvisi quando questa ci scuote l'animo con la propria ingiustizia, avvince il genere umano fin dai tempi della prima messa in scena di "Antigone", attorno al 440 a.C. 
In "Peppermint" non si trova una storia nuova, dunque. No. Ma ciò non toglie che si tratti di un bel film, ricco di colpi di scena e di... colpi marziali.

Fin dalle primissime scene il regista - lo stesso di Taken, Pierre Morel - mette ben in chiaro che nulla sarà come sembra ed infatti la vicenda di questo film di fine 2018 si sviluppa senza mai cadere nel banale o nello scontato, nonostante la trama di base non certo innovativa.
A vestire i panni dell'angelo vendicatore Riley North è Jennifer Garner, attrice non nuova agli action movie e che studiò Taekwondo ed arti marziali fin dai tempi dei suoi primi ruoli in Alias, così da essere più credibile e poter rinunciare, per quanto possibile, ad una controfigura. Ancora una volta, dunque, si assiste alla plateale dimostrazione del fatto che, se vuoi che un film d'azione risulti ben fatto, senza la necessità di ricorrere ad inquadrature da mal di mare, la scelta migliore è quella di affidare i ruoli di picchiatori a chi a botte sa fare davvero, almeno nelle nozioni di base.
Anche nella lavorazione di questo film - come già in Daredavil ed Elektra - la Garner si è avvalsa della stunt (ed amica, dopo lunga e collaudata collaborazione) Shauna Duggins, ma, inutile negarlo, quando una fisicità marziale c'è emerge nelle riprese.
La Duggins, dal canto suo, può vantare un curriculum che la vede stunt di Charlize Theron, Cameron Diaz ed Anne Hathaway, tanto per nominarne alcune, ed è stata anche nominata agli Emmy nel 2018 come coordinatrice delle controfigure: una professionista coi fiocchi, insomma.

"Peppermint" è un buon film d'azione, ben diretto e con valide tecniche di combattimento, verosimili ed applicabili - spoiler alert: ottimo il disarmo con leva articolare sfruttando il muro - una visione godibilissima e certo non banale, una buona prova di recitazione e di regia. 

lunedì 15 luglio 2019

Incontri con gli autori: le #Tweetinterviste

Romanzo storico o romantico, poesia o saggistica, fantasy o ironico... La letteratura ha mille anime e può contare su legioni di autori pronti a dar voce alla Musa con racconti e narrazioni.

Ogni martedì, su Twitter, ne incontro uno, con una #tweetintervista: qualche domanda - talvolta forse anche un po' scomoda - per conoscere più da vicino chi della passione per la scrittura ha fatto una vocazione ed una professione.
Ma chi sono gli autori e le autrici che intervisto? Innanzi tutto sono persone coraggiose. Perché accettare di rispondere, nel breve spazio di tempo e di caratteri di un tweet, a domande estemporanee è tutt'altro che facile! 

Qui di seguito le tweetinterviste realizzate fino ad oggi (l'elenco verrà aggiornato di volta in volta). Buona lettura!

- Daria Ubaldeschi (qui la pagina dell'autrice)
- Fulvio Gatti (qui la pagina dell'autore)
- Francesco Musolino (qui la pagina dell'autore)
- Monica Coppola (qui la pagina dell'autrice)
- James Lucas (qui la pagina dell'autore)
- Giulia Ciarapica (qui la pagina dell'autrice)
- Dario Levantino (qui la pagina dell'autore)
- Lorenza Ghinelli (qui la pagina dell'autrice)
* INTERVISTA CON L'EDITORE - Las Vegas Edizioni (qui la pagina)
- Corrado Occhipinti Confalonieri (qui la pagina dell'autore)
- Ginevra R. Cardinaletti (qui la pagina dell'autrice)
- Fulvio Drigani (qui la pagina dell'autore)
- Dario Barone (qui la pagina dell'autore)

Appena mi sarà possibile, per consentire una più facile lettura delle tweetinterviste, realizzerò una pagina su ciascun autore intervistato (quelle che trovate ora tra parentesi sono le pagine ufficiali o comunque di riferimento di ciascun autore). Quindi... tenete d'occhio il blog! 

martedì 9 luglio 2019

Ogni storia è una storia d'amore

Qual è il vostro metro di giudizio per un buon libro? Quale unità di misura utilizzate per giudicare un testo? Io misuro a segnalibri. 
Ogni volta che una frase mi colpisce, quando un pensiero mi stupisce - nel senso etimologico del termine, in positivo o in negativo - quando sento, tra le scapole, quel brivido di puro piacere che dà la scoperta di un sentimento corrisposto o di un'idea condivisa, ma anche di qualcosa capace di farmi sobbalzare sulla sedia o fremere d'indignazione, ecco, spunta il segnalibro. Perché poi tornerò a meditare su quelle parole, magari le annoterò da qualche parte, così da poterle tenere con me, le rimuginerò o le depositerò in un angolino della mente, per rispolverarle poi in futuro, chissà.
Ebbene, "Ogni storia è una storia d'amore" l'ho riempito di segnalibri.

Eppure il mio non è stato un amore a prima vista, no, no.
Anzi, all'inizio questo libro, con le sue descrizioni della donna genitrice che dona la vita, della donna che conosce l'amore perché fa l'amore, racchiude l'amore e dà l'amore divenendo madre, mi ha urtata. E parecchio.
Perché io madre non lo sono potuta diventare, non lo sarò mai, e certe parole, quando vivi una condizione di maternità negata, ti cadono addosso come macigni. Una lapidazione emotiva.

Ma le donne sono forti, questo sì. Ed anch'io ho trovato la forza di andare avanti, pure nella lettura di un libro che, nelle sue prime pagine, mi ha riservato tanta amarezza.
La verità è che la sofferenza fa parte della vita, di ogni vita. Ciascuno soffre a modo proprio. E l'amore non è mai tutto rose e fiori, a meno che con le rose non se ne accettino anche le spine.
Bene lo dimostrano Orfeo ed Euridice, il cui amore leggendario, un amore capace di spingersi oltre la vita e la morte, fa da filo conduttore di questo libro; bene lo dimostrano gli uomini e le donne le cui storie sono raccolte in queste pagine, esseri umani divisi tra l'amore per l'altro e la devozione alla Musa, che tutto vuole e, spesso, tutto ottiene.
Le vite e gli amori di Kafka e di Fitzgerald, di Bach e di Hitchcock, di Tolkien e di Modigliani scorrono tra le nostre dita e sotto i nostri occhi, narrate ora da un fratello, ora da una prostituta, ora da un amico o dal custode di un cimitero; la voce di D'Avenia sa mutare tono e profondità, affabulatore ed accompagnatore in un percorso che non è mai lineare, talvolta aspro ed irto di difficoltà, ma in cui è l'amore - comunque lo si voglia declinare - ad avere l'ultima parola.

Titolo: Ogni storia è una storia d'amore
Autore: Alessandro D'Avenia
Editore: Mondadori
Anno d'edizione: 2017
Codice ISBN: 9788804681571



giovedì 27 giugno 2019

Dieci anni di noi

martedì 25 giugno 2019

La straziante resurrezione di Victor Frankenstein

Tesi: non c'è borsa tanto piccola da non poter contenere (almeno) un libro. 
Dimostrazione: "La straziante resurrezione di Victor Frankenstein" di Thomas Ligotti. 
Questo libricino, in una manciata di pagine scava l'orrore oltre l'orrore, apre le porte della mostruosità e s'addentra nel mistero del dopo: cosa accade dopo la conclusione del romanzo della diciannovenne Mary Shelley, che ne è di Frankenstein e della sua mostruosa creatura? Che avviene all'Uomo Lupo innamorato? Che destino attende il Fantasma del Museo delle cere quando un lampo dal passato illumina, per un istante, il futuro che potrebbe essere?

L'idea è originale, ma la lettura non mi ha conquistata e, a dire il vero, ho trovato che i racconti fossero troppo brevi, spesso quasi solo accennati, superficiali. Condizione necessaria per comprimere diciannove storie in neppure cento pagine, certo, ma un peccato, perché lo stile narrativo è discreto e la traduzione accurata.
Di tutti i racconti raccolti, soltanto quello di Dracula e dell'Uomo Lupo mi hanno coinvolta, commuovendomi. Molto belle le illustrazioni, davvero gotiche e suggestive, di Harry O. Morris.

Titolo: La straziante resurrezione di Victor Frankenstein
Autore: Thomas Ligotti
Traduttore: Luca Fusari
Editore: Il Saggiatore
Anno d'edizione: 2018
Codice ISBN: 9878842825227

lunedì 10 giugno 2019

Italo Calvino e gli antenati da leggere e rileggere

Il Visconte dimezzato, il Barone rampante, il Cavaliere inesistente: gli antenati più fantastici che si possano vantare in qualsivoglia genealogia, quelli narrati da Italo Calvino. 
Queste letture un tempo - parlo di una quarantina d'anni fa - venivano assegnate a scuola, ma persino io non ho fatto in tempo a beneficiare di questi insegnanti tanto illuminati e, così, mi sono ritrovata a leggere la trilogia degli antenati ora, alla mia non più verdissima età. 

Li ho trovati, tutti e tre, racconti meravigliosi nel senso più vero del termine: suscitano meraviglia a partire dai soggetti che descrivono, naturalmente, ma anche per le vicende che narrano e per come lo fanno.
Sono racconti che stupiscono, incantano, divertono. Intrecciano storie di battaglie formidabili a guizzi di altrettanto straordinaria bontà, assalti di pirati e conquiste amorose, spietata crudeltà e struggente altruismo.
Sono racconti che, credo, farebbero un gran bene se venissero rispolverati come letture consigliate ai ragazzini di oggi ed una narrativa che ha molto da insegnare anche a chi ragazzino non lo è più da un pezzo.

Titolo: I nostri antenati - Il visconte dimezzato - Il barone rampante - Il cavaliere inesistente
Autore: Italo Calvino
Editore: Mondadori
Anno di edizione: 2016
Codice ISBN: 9788804668305


lunedì 3 giugno 2019

La nostra casa è in fiamme

È stata per mesi davanti al parlamento del suo Paese, protestando silenziosamente; ha ispirato milioni di persone in ogni angolo del pianeta, è stata persino ricevuta dal Papa e di lei hanno parlato i tg di tutto il mondo: la giovanissima Greta Thunberg è divenuta quel che si dice un caso e, comunque la si pensi in merito ai mutamenti climatici, ignorarla è diventato di fatto impossibile. 

Di solito evito accuratamente di leggere i libri che "fanno tendenza", i "casi editoriali" e tutte le opere per le quali si versano fiumi d'inchiostro e si parla (e straparla) a profusione, ma l'emergenza ambientale che stanno vivendo le nostre generazioni ha fatto sì che mi affrettassi a leggere questo libro. Che, devo dirlo, è stato una mastodontica delusione.

Nulla da eccepire circa la tematica trattata - chi mi segue da più tempo sa quanto mi stia a cuore l'ambiente e come cerchi, da sempre, di adoperarmi affinché la mia impronta ecologica sia quanto più lieve possibile - ma il libro in sé mi ha molto delusa.
Tanto per cominciare, non è neppure scritto da Greta, bensì da sua madre, la quale ha raccolto, nella prima parte, brani estrapolati dai discorsi che la figlia ha tenuto in giro per il mondo e, nella seconda parte, ha redatto una sorta di biografia famigliare, parlando dei disturbi mentali ed alimentari che affliggono le figlie e che, forse, hanno una matrice tanto genetica quanto ambientale.

Lo ripeto: sono fermamente convinta del fatto che ciascuno di noi debba fare quanto è in suo potere per ridurre gli sprechi, contrastare il cambiamento climatico, sensibilizzare quante più persone possibile. Ciò che contesto io non è il grido d'allarme lanciato da Greta, bensì questo libro che, se realizzato in modo differente - ad esempio con maggior attenzione alle fonti, con una bibliografia accurata, corredato da incontrovertibili dati scientifici - avrebbe potuto meglio contribuire allo scopo che afferma di prefiggersi. 

Titolo: La nostra casa è in fiamme - La nostra battaglia contro il cambiamento climatico
Autore: Greta Thunberg - Svante Thunberg - Beata Ernman e Malena Ernman
Editore: Mondadori
Anno d'edizione: 2019
ISBN: 9788804717188

giovedì 30 maggio 2019

La magia del bosco

Il bosco è magico.
Non importa quale bosco, non contano le coordinate geografiche, latitudine e longitudine perdono di significato quando in campo scende la magia, perché l'incanto prende il posto della razionalità. E questo è proprio ciò che accade, nel bosco.
Io, in una radura del bosco, ho incontrato una fatina. Con un'ampia gonna di tulle rosa ed alucce dello stesso colore sgargiante, stava seduta su un sasso e, bacchetta magica ben stretta in pugno, addentava un panino al prosciutto. Era in compagnia dei due nonni - ma forse erano due gnomi un po' troppo alti - e quando, piena di sorpresa, mi sono avvicinata esclamando Oh, ma guarda!, una fatina del bosco!, ha ricambiato il mio sorriso e, tutta contenta, mi ha detto di chiamarsi Camilla, dondolando ritmicamente le gambette che terminavano in scarpine rosa.
La nonna-gnoma l'ha esortata a fare una magia, il nonno-gnomo le ha suggerito di far scomparire il panino al prosciutto, ma lei - puff! - con una formula magica inventata lì per lì e sventolando all'aria panino e bacchetta magica ha deciso di far diventare fata anche me.
Che bello!
A questo punto mi sono avvicinata un po' di più e le ho rivelato un segreto, tanto tra fate si può fare: le ho detto che ha sciolto un sortilegio, perché io in effetti mi chiamo Viviana, che è il nome della Dama del Lago, la potente fata che fece innamorare di sé Mago Merlino e che donò ad Artù la spada Excalibur
Mica robetta! 
Purtroppo, però, non riuscivo più a fare magie, ma adesso lei, la fatina Camilla, mi aveva reso ancora fata e, dunque, magica.
Accontentatevi della foto del papavero:
le fate, si sa, non si lasciano fotografare.
Tutta contenta per questa rivelazione, Camilla mi ha anche regalato un papavero che aveva raccolto prima di cominciare il pic-nic ed allora io, un po' commossa per questo ulteriore dono, con un rapido gesto magico ho tirato fuori dallo zaino una bottiglietta per fare le bolle di sapone che, come tutti sanno, sono piccole magie prêt-à-porter.
Ho salutato la coppia di alti gnomi-nonni e la piccola fatina ed ho ripreso il mio cammino, immergendomi nel fitto del bosco.
Adesso potete pensare che un'adulta un po' stramba ha incontrato nel bosco due adulti strambi quanto lei ed una bambina vestita da Carnevale fuori tempo massimo, ma io preferisco di gran lunga la versione che vi ho raccontato qui sopra e, se nella vostra vita è rimasto ancora un angolino, anche minuscolo, in cui serbate un semino di fantasia, la preferirete anche voi.

mercoledì 29 maggio 2019

Una brutta persona (?)

Sono una brutta persona?
Vi avevo promesso aggiornamenti, avevo preannunciato recensioni di libri e bla, bla, bla e poi? E poi sono sparita per mesi e mesi. 
Il fatto è che, semplicemente, a volte la vita prende il sopravvento e non ti lascia neppure il tempo per respirare, figurarsi aggiornare un blog!
In questi mesi ho continuato ad insegnare T'ienshu, ho iniziato un nuovo lavoro, sono proseguite le collaborazioni che avevo già in essere, ho ripreso a far vita da pendolare rincorrendo trafelata treni che poi si rivelano essere quasi sempre in ritardo... E sono stata su Twitter. Non molto, è vero, ma comunque più di quanto sia stata qui.
Comunque, ora, rieccomi.
Per i quattro o cinque di voi che hanno avuto la pazienza di aspettarmi.
Con mille scuse per voi ma nessuna promessa. Ora no.
Cercherò di essere più presente, di aggiornare il blog con maggior frequenza, di tornare a scrivere di arti marziali e film e libri letti, ma senza promettere nulla.
Perché non so se sono una brutta persona, ma di certo sono dannatamente impegnata. 
Un abbraccio a chi ancora c'è.

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