"Quando si prende un cane, si può anche rischiare di impazzire...", chiosa la quarta di copertina di questo libro, lasciando intendere che l'elemento "sbagliato" nella relazione uomo-cane sia proprio quest'ultimo e, rincara subito la dose, "Ollie è un cane salvato. Peggio, è un lurcher salvato, e peggio ancora un lurcher salvato che ha in sè qualce goccia di sangue saluki". Se a questo punto vi state domandando cosa diamine siano un lurcher ed un saluki siete esattamente nelle mie stesse condizioni quando ho preso in mano quest'opera per la prima volta.
Stephen è uno scrittore - ovvio, è l'autore di questo libro - che lavora a casa e che, più per lenire la sofferenza della sua compagna che non per reale convincimento, decide di prendere un cane. Il tutto con esaltanti premesse, la più importante delle quali è che non è assolutamente un amante dell'aria aperta nè men che meno dell'attività fisica; lo sa, viene da chiedersi, che i cani hanno bisogno non soltanto di svuotarsi periodicamente le viscere ma anche di sgranchirsi le zampe? Certo che lo sa, ma la cosa non lo impensierisce più di tanto. E non lo preoccupa neppure quando, invece di un peluche, pensa di portarsi a casa un vizsla.
Cosa caspita è un vizsla? Un attimo e ve lo spiego, essendo incappata in questo dilemma prima di voi ed essendomi informata: il vizsla altro non è che il
bracco ungherese. Ora, non serve essere un genio nè un cinofilo esperto per capire che un bracco è un
cane da caccia e, ma pensa un po'!,
i cani da caccia adorano stare all'aria aperta, fare attività fisica e sgranchirsi le zampe!
Ma allora, perchè mai Stephen vuole un cane simile? Ovvio: perchè gli piace esteticamente. Insomma, lo vuole perchè è bello. Punto.
Se state pensando - come ho fatto io prima di voi - di mandare questo scrittore a quel paese e di rinunciare alla lettura di un libro così irritante, aspettate. Perché il peggio deve ancora venire (ma anche il meglio)!
Fortunatamente, infatti, il "progetto vizsla" non va in porto e, al posto di un bracco ungherese dalla nobile genealogia, nella vita di Stephen e Trezza entra Ollie, un trovatello adottato al Centro di Recupero della Lega di Difesa del Cane. Come è facile immaginare, il canile aveva a disposizione diversi cani, ma la scelta finisce su questo cucciolo lurcher con qualche goccia saluki.
Ed ecco - se siete soci E.N.C.I. saltate pure questo passaggio - di che si tratta in parole povere: il lurcher è una "razza in via di riconoscimento" con chiare ascendenze di levriero (sì, proprio i cani allevati appositamente per correre dietro le lepri. Adattissimo a uno scrittore pantofolaio, eh!), incrociato per divenire ancor più un abile cacciatore e selezionato di colore scuro per potersi mimetizzare nelle battute di caccia notturne (ricordate, il proprietario sarebbe stato lo scrittore pantofolaio, Stephen, quello per cui "fare del moto" significa uscire di casa per andare al pub con gli amici). Il saluki, poi, dà il colpo di grazia: trattasi di levriero persiano, una delle più antiche razze canine riconosciute, fin dagli albori selezionato per la caccia d'inseguimento veloce.
Il libro prosegue parlando delle infinite mancanze di Ollie - disubbidiente, timoroso, persino altezzoso e permaloso - tralasciando quelle del proprietario (che strano, forse perché si tratta dell'autore?): debole, rinunciatario, completamente incapace di educare un cane o forse nemmeno davvero desideroso di farlo, si aspetta che l'animale ubbidisca e realizzi le sue aspettative quasi per magia o per illuminazione celeste. Stephen porta il cane al parco e lo lascia senza guinzaglio. In un parco pubblico. Un levriero! Ed ha anche il coraggio di lagnarsi perché Ollie si mette a correre come un pazzo, infischiandosene allegramente dei suoi richiami (dopo che, è ovvio, lui non ha speso neppure un minuto per insegnare al cane a tornare al richiamo del padrone).
Insomma: questo è il libro che tutte le persone che desiderano un cane - qualunque cane - dovrebbero leggere e se rispecchiano, anche solo in minima parte, la personalità di Stephen traggano lezione e rinuncino. Un cane è un essere vivente, con un carattere proprio e proprie esigenze. Se desiderate qualcosa di "carino" prendete un peluche, se volete qualcosa di "decorativo" esistono magnifici levrieri scolpiti nel marmo, ma per l'amor del cielo state alla larga dai cani in carne, ossa e pelliccia!
Titolo: A spasso con Ollie
Autore: Stephen Foster
Traduzione: Maria Luisa Cesa Bianchi
Editore: Sperling & Kupfer
Anno d'edizione: 2009
P.S. Poi Stephen "migliora", quindi c'è una sorta di lieto fine, sebbene io non possa far a meno di concordare con il TLS (The Times Literary Supplement, ndr) che, sempre dalla quarta di copertina, asserisce: "Il libro di Foster dimostra una grande verità: l'unica cosa che spesso non va nei cani sono i loro padroni".