A detenere il record, se così si può dire, è la Sterna Codalunga: ogni anno percorre 20.000 chilometri in volo, dall’Artico all’Antartico, andata e ritorno.
Non è una bazzecola neppure l’impresa compiuta dai Trampolieri, 10.000 chilometri che li conducono dal nord Africa alle terre artiche.E poi ci sono le Oche Selvatiche che dal basso Mediterraneo migrano verso la Scandinavia, le Gru del Giappone che lasciano il Paese del Sol Levante per la taiga della Siberia, i Cigni Selvatici che dall’estremo Oriente raggiungono la tundra siberiana, le Cicogne Bianche che lasciano la savana africana per dirigersi verso l’Europa occidentale, con un volo di 5.000 chilometri; dall’altro capo del mondo le Aquile dalla Testa Bianca partono dal sud ovest degli Stati Uniti per raggiungere l’Alaska 3.000 chilometri più a nord, le Oche del Canada che dal Golfo del Messico migrano verso il Paese dalla foglia d’acero da cui prendono il nome, le Oche delle Nevi che, partendo anch’esse dal Golfo del Messico, si spingono ancora più a nord, sino all’Artico, a 4.000 chilometri di distanza…
Per non parlare poi delle Oche dalla Testa Striata che, per compiere la migrazione di “soli” 2.500 chilometri che separa la pianura del Gange dalle steppe dell’Asia centrale, volano ad oltre 8.000 metri d’altezza, superando le cime più alte del mondo.Un’impresa titanica, che tutti questi incredibili volatili compiono a rischio della vita e per perpetuare la vita: i pulcini nascono durante la breve estate artica, poche settimane per uscire dal nido ed imparare a volare prima che sia tempo di intraprendere il loro primo, lungo, estenuante viaggio. Per orientarsi usano il sole e le stelle, sono sensibili al campo magnetico terrestre come l’ago di una bussola e qualcosa dentro di loro li spinge a “tornare a casa” per riprodursi, ogni anno, perpetuando una storia che si perde nel tempo.Una nave nel bel mezzo dell’oceano può essere il riposo di una notte, può fare la differenza tra vivere e morire; la buona o cattiva mira di un cacciatore può fare la differenza tra vivere e morire; il trovar rifugio durante una tempesta, il rimanere con una zampa impigliata in una rete, il restare invischiato nel catrame… qualunque cosa, anche il più piccolo dettaglio, può stabilire la differenza tra vivere e morire.Un documentario stupefacente, immagini incredibili che portano lo spettatore in volo coi migratori, una storia vera che si perpetua ogni anno e le cui difficoltà mi hanno fatto esser grata al Padre eterno per non avermi creata Oca delle Nevi né Uria né Gru!
Se tutto funziona come dovrebbe, mentre leggerete queste parole io sarò già... "migrata" in terra sarda. Ci rileggiamo al mio ritorno, con tante novità dal mare e due braccia perfettamente funzionanti (almeno questa è la speranza...)!
Non è una bazzecola neppure l’impresa compiuta dai Trampolieri, 10.000 chilometri che li conducono dal nord Africa alle terre artiche.E poi ci sono le Oche Selvatiche che dal basso Mediterraneo migrano verso la Scandinavia, le Gru del Giappone che lasciano il Paese del Sol Levante per la taiga della Siberia, i Cigni Selvatici che dall’estremo Oriente raggiungono la tundra siberiana, le Cicogne Bianche che lasciano la savana africana per dirigersi verso l’Europa occidentale, con un volo di 5.000 chilometri; dall’altro capo del mondo le Aquile dalla Testa Bianca partono dal sud ovest degli Stati Uniti per raggiungere l’Alaska 3.000 chilometri più a nord, le Oche del Canada che dal Golfo del Messico migrano verso il Paese dalla foglia d’acero da cui prendono il nome, le Oche delle Nevi che, partendo anch’esse dal Golfo del Messico, si spingono ancora più a nord, sino all’Artico, a 4.000 chilometri di distanza…
Per non parlare poi delle Oche dalla Testa Striata che, per compiere la migrazione di “soli” 2.500 chilometri che separa la pianura del Gange dalle steppe dell’Asia centrale, volano ad oltre 8.000 metri d’altezza, superando le cime più alte del mondo.Un’impresa titanica, che tutti questi incredibili volatili compiono a rischio della vita e per perpetuare la vita: i pulcini nascono durante la breve estate artica, poche settimane per uscire dal nido ed imparare a volare prima che sia tempo di intraprendere il loro primo, lungo, estenuante viaggio. Per orientarsi usano il sole e le stelle, sono sensibili al campo magnetico terrestre come l’ago di una bussola e qualcosa dentro di loro li spinge a “tornare a casa” per riprodursi, ogni anno, perpetuando una storia che si perde nel tempo.Una nave nel bel mezzo dell’oceano può essere il riposo di una notte, può fare la differenza tra vivere e morire; la buona o cattiva mira di un cacciatore può fare la differenza tra vivere e morire; il trovar rifugio durante una tempesta, il rimanere con una zampa impigliata in una rete, il restare invischiato nel catrame… qualunque cosa, anche il più piccolo dettaglio, può stabilire la differenza tra vivere e morire.Un documentario stupefacente, immagini incredibili che portano lo spettatore in volo coi migratori, una storia vera che si perpetua ogni anno e le cui difficoltà mi hanno fatto esser grata al Padre eterno per non avermi creata Oca delle Nevi né Uria né Gru!
Se tutto funziona come dovrebbe, mentre leggerete queste parole io sarò già... "migrata" in terra sarda. Ci rileggiamo al mio ritorno, con tante novità dal mare e due braccia perfettamente funzionanti (almeno questa è la speranza...)!
Vivi, innanzitutto buone vacanze, divertiti, rilassati e riprenditi dagli acciacchi :o)...
RispondiEliminaquesto film l'ho amato e lo amo tutt'ora, lo riguardo spesso e a volte, nonstante io lo conosca quasi a memoria, mi commuovo... ma oramai è palese che la natura smuove le mie corde...
un abbraccio forte
Viviana, IO TI ADORO!
RispondiEliminaQuesta fiaba naturalistica mi è entrata nel cuore sin dal primo istante e anche io, come i Filibustieri, ogni volta che la riguardo mi commuovo. In certi passaggi mi scappano proprio le lacrime (cosa molto insolita per me). Tocca qualcosa nel profondo, mi avvolge in un'atmosfera ovattata che è un misto di sogno, meraviglia e anche tristezza.
L'incanto dei paesaggi che fanno sgranare gli occhi, le voci dei protagonisti che si fondono con la musica in una danza di suoni ed emozioni, la forza che si sprigiona da ogni loro battito d'ala... non so spiegare perchè tutto questo mi scombussoli a tal punto. So solo che di volta in volta mi ammalia, mi fa riflettere, mi calma, mi fa sentire in pace.
Questo film mi ha talmente segnata che oltre alla cassetta mi sono fatta regalare il libro (che conservo come uno dei miei più grandi tesori). Ogni tanto mi metto lì e lo sfoglio, perdendomi nelle sue splendide fotografie e nella dolcezza delle descrizioni di questo misterioso popolo alato. E viaggio con lui, nei suoi cieli e sulle sue invisibili rotte.
P.S. La poesia con cui ho aperto il mio blog è presa da un documentario trasmesso qualche anno fa da RaiTre, che mostrava il "dietro le quinte" di questo film.
Non so se sia compreso nei contenuti extra dei dvd, ma se riesci a trovarlo ti consiglio di vedere anche quello. Si intitola proprio "Il popolo Migratore. Dietro le quinte".
Grazie. Un bacione
* Vale, grazie! Le braccia son entrambe (quasi) perfettamente funzionanti e la vacanza è (purtroppo) terminata, ma è davevro un piacere immenso ritrovarvi qui! Questo film l'ho trovato davvero bellissimo, vuoi per l'argomento trattato, vuoi per il modo poetico ma al contempo scientifico in cui si è parlato di questo incantevole, magico ed incredibile popolo migratore. Sono lieta che anche tu condivida il mio entusiasmo in proposito... :-)
RispondiElimina* Ross, son proprio d'accordo con te, si tratta di una fiaba naturalistica, con in più la gioia e la sorpresa del sapere che si tratta di una storia vera. La poesia si fonde con la scienza, la magia con la concretezza del vivere quotidiano... Ciò che questi animali fanno, e che sembra essere soprannaturale, è invece perfettamente naturale! Ah, se solo noi uomini, che tanto spesso ci crediamo così superiori, trovassimo il coraggio di osservare davvero il mondo attorno a noi! Capiremmo che di "superiore" abbiamo ben poco, eccetto forse l'umanità, che però tanto spesso trascuriamo ed ignoriamo, concentrati sul nostro superbo ed infantile egocentrismo.
Ho deciso di leggere in file e non al contrario e allora eccomi qua che lascio traccia.
RispondiEliminaQuindi sei stata in terra sarda, wooow.
I documentari mi piacciono come genere e questa tua recensione stimola tanto.
buona giornata bella, ciao
Ciao! Ben tornata, intanto. Poi... lieta che tu abbia lasciato traccia!
RispondiEliminaIn effetti anche a me piacciono molto i documentari e, ti assicuro, questo merita proprio!
A presto e buona giornata anche a te