giovedì 24 dicembre 2015

Buone feste!

Buon Natale e buone feste!
Con auguri davvero... inusuali.



P.S. Sempre dei Muppets trovate la recensione del film natalizio e l'imperdibile Bohemian Rhapsody... a modo loro

lunedì 21 dicembre 2015

Star Wars, il risveglio della Forza

Sono andata a vedere l'ultimo nato della saga di Star Wars o, se preferite la traduzione in italiano, Guerre Stellari: "Il risveglio della Forza".
Cominciamo col dire che qui non troverete spoiler: non voglio rovinare la sorpresa - buona o cattiva che sia - a chi ancora deve andare al cinema e personalmente mi sono data un gran daffare per scansare, dal 16 dicembre, tutti i commenti, gli articoli di giornale, le anticipazioni e qualunque altra cosa che avrebbe potuto rovinarla a me, la sorpresa. Quindi, sull'onda del "non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te", non spiffero niente sulla trama, se non ciò che è piuttosto ovvio già solo guardando la locandina o i trailer pubblicitari: dopo la dipartita del perfido Darth Vader un nuovo signore del Lato Oscuro getta il terrore tra le galassie, ma i suoi piani si scontreranno contro la volontà di una ragazza di umili origini dalle potenzialità insospettabili.
Sempre dalla locandina si nota il ritorno di Han Solo, della principessa Leia Skywalker, del colossale pelliccione Chewbecca e dei due "storici" androidi C-3PO e R2-D2, oltre che dell'epico ed insostituibile Millennium Falcon. 

Un parere? Davvero volete un mio parere? E va bene, ma occorre partire dal presupposto che non sono un'adolescente e che per me Guerre Stellari sono "le prime" Guerre Stellari, ovvero sia i capitoli IV, V e VI della saga. Ho tollerato un pochino annoiata "L'attacco dei cloni", ad esempio, perché, se da un lato comprendevo la necessità di dare un'origine alla vicenda con "La minaccia fantasma", ho trovato piuttosto stiracchiata e sostanzialmente "tirata per le lunghe" la vicenda dell'amore (seppur romantico, contrastato e, peraltro, in parte girato in una villa del Lago di Como) tra Padme ed Anakin.
Detto questo, confesso di non essere uscita troppo delusa dal cinema: ho trovato la vicenda prevedibile oltre misura, tuttavia gli effetti speciali e le numerose scene d'azione la rendono coinvolgente (oddio, poi io ho i miei bei problemi e guardo i combattimenti con le spade laser pensando a quali angoli d'attacco avrei utilizzato io in duello, e bisbigliando al marito al mio fianco cose del tipo "Ha perso tempo, se fosse entrato di angolo cinque era fatta", ma va beh, tutta colpa del Kali... ). E poi, appunto, ci sono i "vecchi ritorni" che ho apprezzato moltissimo: il solo Han, scanzonato ed ironico nonostante il passare degli anni, varrebbe secondo me il prezzo del biglietto. 

A deludermi - ma questo avviene praticamente ogni volta che vado al cinema - è il cinema in sé: bambini che non stanno zitti un attimo, per di più spesso accompagnati da genitori che danno loro man forte invece di richiamarli, ricordando loro che non si trovano sul divano di casa; adulti maleducati e chiassosi... Ma, appunto, tutto ciò non dipende dal film. 

lunedì 14 dicembre 2015

Cinque film di Natale imperdibili

Sono moltissimi i film le cui vicende ruotano attorno al Natale e questo articolo non si propone certo l'ambizioso obiettivo di scovare i migliori nella storia del cinema, ma solo quello, molto più modesto, di segnalarne cinque che andrebbero assolutamente visti almeno una volta nella vita. 

Il miracolo della 34esima strada - E' il classico dei classici, considerato da più parti il film di Natale per eccellenza. 
Kris Kringle, un anziano signore che somiglia all'idea che abbiamo di Babbo Natale, viene ingaggiato dalla grintosa direttrice marketing dei magazzini Macy's di New York per rimpiazzare il loro "Babbo Natale", trovato sbronzo sul lavoro. 
Kringle, che dice di essere il vero Babbo Natale, farà amicizia con la piccola Susan, la figlioletta della direttrice, e le promette per Natale un nuova casa, un papà ed anche un fratellino. 
Pellicola del 1947, vincitrice di tre Oscar e di due Golden Globe, ha visto tra i protagonisti una giovanissima Natalie Wood nei panni della piccola Susan Walker. 
Di questo grande classico è stato realizzato anche un remake, intitolato in italiano "Miracolo nella 34esima strada", con William Attenborough nei panni di Babbo Natale. 

Joyeux Noël, una verità dimenticata dalla storia - Il film ricalca una vicenda realmente accaduta in Europa: era il gelido dicembre del 1914 e nei pressi della cittadina belga di Ypres i soldati impegnati nella Prima Guerra Mondiale si trovavano impantanati nelle trincee dopo una sanguinosa battaglia. Su entrambi i fronti lo sconforto regnava sovrano ed i soldati sopravvivevano tra mille difficoltà, mentre l'impossibilità di sbloccare la snervante guerra di trincea fiaccava gli animi. Il 25 dicembre, però, come scrisse l'artista Mike Herding nella sua canzone folk "I fucili rimasero in silenzio [...] senza disturbare la notte. Parlammo, cantammo, ridemmo [...] e a Natale giocammo a calcio insieme, nel fango della terra di nessuno".
Nei libri di storia si fatica a trovare traccia di questo avvenimento, che è però rimasto indelebilmente scolpito nella memoria di quanti l'hanno vissuto in prima persona e ne hanno tramandato il ricordo. Anche la rivista scientifica Focus si è occupata di questo evento che molti considerano un autentico miracolo di Natale.
Film del 2005, candidato a premio Oscar e Golden Globe (una descrizione più approfondita la trovate qui).

Fuga dal Natale - Decisamente di tutt'altro tenore questo film che vede i coniugi Krank cercare di sottrarsi a tutte le - costosissime - noie che circondano il Natale. Perché, diciamocelo: spesso questa festa corre il rischio di perdere il suo più autentico e profondo significato, sommersa da mille futili e consumistiche incombenze. E così un giorno il signor Krank, calcolatrice alla mano, scopre che rinunciando a luminarie, biglietti d'auguri e cibarie per le feste lui e la sua consorte potranno non soltanto concedersi una crociera negli assolati mari del Sud, ma persino risparmiare. Inizia perciò un vero e proprio boicottaggio del Natale su tutti i fronti: niente addobbi all'abitazione, niente acquisto dell'albero, niente festa con i vicini di casa, niente acquisto del calendario della polizia... niente di niente. Un piano che potrebbe anche riuscire, se solo la loro unica figlia Blair non telefonasse annunciando il suo imminente ritorno a casa, per di più in compagnia del novello fidanzato.
E' un film statunitense, quindi interpreta il Natale come festa della famiglia e della solidarietà piuttosto che non nel suo significato prettamente cristiano, ma sgombra comunque il campo dal più bieco consumismo tornando a mettere l'accento sugli affetti condivisi (una scheda più approfondita qui).

Festa in casa Muppet - Il celebre "Canto di Natale" scritto nel 1843 da Charles Dickens rivive in questo film, realizzato nel 1992, in cui tutti gli interpreti, inclusa la voce narrante, sono dei pupazzi; tutti ad eccezione del perfido e taccagno Ebenezer Scrooge, che rivive sullo schermo grazie ad un magistrale Michael Caine. L'avaro e freddo datore di lavoro del povero ranocchio Kermit riceverà, nel corso della notte, la visita di tre spiriti: quello del Natale Passato, quello del Natale Presente e quello del Natale Futuro. Proprio come nel romanzo, queste inquietanti presenze susciteranno profonde riflessioni e porteranno ad un radicale cambiamento nella vita di Scrooge.
Il "Canto di Natale", che nella versione originale affiancava all'atmosfera gotica la profonda denuncia, da parte dell'autore, di piaghe sociali quali lo sfruttamento del lavoro minorile e l'analfabetismo, resta in questo film soltanto in forma molto marginale ed il film risulta, anche grazie alla presenza dei mitici Muppet, decisamente divertente e molto adatto anche ai bambini più piccoli (una scheda qui).

Indovina chi viene a Natale? - Commedia italiana che non a caso richiama nel titolo il celeberrimo "Indovina chi viene a cena?", mostra come l'apparente perfezione di una famiglia possa sgretolarsi sotto il peso di pregiudizi, tradimenti ed incomprensioni che verranno a galla nel corso delle vacanze di Natale, che tutti i parenti trascorreranno insieme.
Film del 2013, si trova inserito in questo elenco degli "imperdibili di Natale" non soltanto in quanto produzione italiana degna di competere con le pellicole statunitensi, ma anche perché forte di un cast di tutto rispetto, capace di declinare in commedia tematiche non esattamente leggere; basti dire che Raoul Bova si è preparato per interpretare la parte del disabile lavorando con Simona Atzori, così da poter apprendere ad utilizzare i piedi invece delle mani. Divertente, coinvolgente, una bella rivincita del cinema italiano (una descrizione più approfondita la trovate qui). 

giovedì 10 dicembre 2015

Decorazioni di Natale riciclando lana e tappi

Visto il mio ultimo post sull'argomento, è forse bene che specifichi una cosa: non ho problemi con l'alcol. 
Anzi, per la verità bevo decisamente pochino; che diamine, sono pur sempre una sportiva!
Ma una bottiglia di buon vino o una birra durante il fine settimana io e l'amato consorte ce la concediamo.
E nell'anno ci sono un centinaio di sabati e domeniche, il che si traduce in una cinquantina tra turaccioli e tappi a corona. 

Un piccolo malloppo che, quando si avvicina il Natale, può essere utilizzato per realizzare semplici decorazioni a costo zero.
Questi piccoli angeli di Natale altro non sono che rimasugli di lana, palline di cedro anti tarme, turaccioli e carta. Più un po' di fantasia. Tutto qui. E possono venire utilizzati come segna posto per la tavola delle feste, oppure come decorazioni da appendere all'albero, o anche come originali chiudipacco personalizzati. Una volta terminate le feste, poi, possono venir riposti negli armadi come anti tarme.

La lana serve per realizzare i vestiti dei nostri angioletti, ché a Natale fa freddino e bisogna essere ben coperti per annunciare al mondo la lieta novella della nascita di Gesù. Su un ferro da maglia si mettono 20 punti e li si lavora a piacere - va benissimo anche la normale maglia rasata - fino ad ottenere l'altezza necessaria a ricoprire interamente il tappo di sughero, poi si cuciono insieme le estremità, realizzando un cilindro.
Con una goccia di colla fissiamo una pallina di legno di cedro all'estremità più stretta del turacciolo: sarà la testa del nostro angelo. Occhi, naso e bocca possono venire disegnati con un pennarello indelebile o anche con... una vecchia matita per il trucco occhi.
Da un foglio di carta bianco (va benissimo la normale carta da disegno F2, o del cartoncino, qualunque cosa abbiate sotto mano già disponibile in casa) ricaviamo le ali dell'angioletto: calcoliamo una larghezza di circa 4 o 5 centimetri per ogni ala, quindi ritagliamo una striscia larga 10 cm, la pieghiamo a metà e disegniamo una serie di ali per i nostri angeli. Tagliamo, riapriamo ed avremo diverse paia di ali perfettamente simmetriche.

A questo punto non resta altro da fare che assemblare i nostri angioletti: per prima cosa "vestiamo" il tappo (eventualmente possiamo fermare la lana con una goccia di colla, se temiamo che bambini o spiritosoni possano denudare il nostro angioletto), poi incolliamo la testa sulla sommità e sul retro (dove c'è la cucitura) sistemiamo le ali. Sulla testa possiamo incollare dei capelli fatti di lana o di quelle "stelle filanti pelose" per alberi di Natale.
Se vogliamo appendere il nostro angelo all'albero, basterà assicurare un pezzo di spago sul retro del suo vestito; se, invece, desideriamo usarlo come segna posto o come chiudipacco, dobbiamo ritagliare da un pezzo di carta o di cartoncino un rettangolino su cui segnare il nome del destinatario ed incollarlo poi sul davanti del nostro angioletto.

N.B. Con lo stesso procedimento si possono realizzare anche dei piccoli elfi di Babbo Natale: basta evitare di incollare loro le ali sulla schiena e realizzare, invece, sferruzzando a maglia o con dei piccoli rimasugli di stoffa, dei cappelli a punta da incollare sulle loro testoline anti tarma.

mercoledì 9 dicembre 2015

Vegano con gusto: il riso agli agrumi

Signore e signori, fa freddo. 
E allora ecco che nella mia cucina torna a fare capolino una ricetta che gli americani - e coloro che ne seguono i dettami in fatto di moda, importando vagonate di neologismi ed anglicismi - definirebbero comfort food: un piatto che fa bene al corpo e all'animo, una coccola nel piatto
E' un risotto, ma uno di quelli che mi preparava la mia mamma ed il cui sapore mi riporta indietro nel tempo, a quando ero una ragazzina e già la facevo impazzire perché non volevo mai mangiare carne: il riso al mandarino. Che in questa stagione ci sta a meraviglia. 
E che io, sempre fedele all'imperativo della sopravvivenza, non ho esitato a declinare in varianti alle arance, al mandarancio, aggiungendo non di rado un tocco di limone, a seconda di quanti e quali frutti avevo sotto mano in casa, tramutandolo così in un molto più generico ma altrettanto gustoso riso agli agrumi.

Ingredienti:
  • riso (io uso quello integrale, ma fate voi secondo il vostro gusto)
  • 1 carota
  • 1 gambo di sedano
  • 1/2 cipolla
  • mandarini o mandaranci o arance a profusione (meglio se non trattati)
  • olio e.v.o.
  • sale q.b.
Con carota, cipolla e sedano tagliati a tocchetti minuscoli si fa un bel soffritto e vi si mette a rosolare per un istante il riso, aggiungendovi poi un po' d'acqua a temperatura ambiente; nel frattempo si lavano per bene gli agrumi e li si spreme, incorporando il succo nella pentola del riso in cottura. Le quantità d'acqua e di mandarini, mandaranci, arance e limoni sono variabili; personalmente adoro percepire con chiarezza il gusto dolciastro ed agrumato, quindi abbondo, mettendo nella pentola anche parte della polpa dopo averla privata degli eventuali semi. 
Si regola di sale, si può aggiungere anche un po' di scorza di agrumi grattugiata (se lo si desidera e se questi non sono trattati) e si ultima la cottura, dopo di che ci si prepara sorridenti a gustare questo piatto che scalda corpo e, nel mio caso almeno, anche l'animo. 

lunedì 7 dicembre 2015

Descendants, siamo il frutto delle nostre scelte

... e vissero per sempre felici e contenti. Fine. 

Moltissime storie terminano con queste parole, ma "per sempre" è un tempo molto lungo, all'interno del quale possono accadere un sacco di cose.
Belle ed Adam, ad esempio, possono aver coronato il loro sogno d'amore sposandosi, dopo aver spezzato il terribile incantesimo che lo vedeva trasformato in un essere orrendo, la Bestia, e regnare insieme sul vasto e pacifico territorio di Auradon, ma non solo: possono aver avuto un figlio che, ormai cresciuto, si appresta a salire sul trono.
Ma il tempo passa anche per i cattivi e, sebbene non vivano certo né felici né contenti, anche la Regina Cattiva, Malefica, Jafar e Crudelia De Mon hanno avuto dei figli: adolescenti che, come i loro perfidi genitori, sono relegati nell'Isola degli Sperduti, senza che abbiano mai commesso, però, nulla di veramente malvagio. 
Ragazzi che, forse, potrebbero essere buoni, se solo se ne desse loro l'occasione.
Così l'erede al trono Ben decide un atto di clemenza e convoca ad Auradon Carlos, figlio di Crudelia, il ladro Jay, degna discendenza di Jafar, Evie, figlia della Regina Cattiva, e Mal, erede di Malefica. I quattro giovani frequenteranno la scuola del regno, ne conosceranno le agiatezze e le bellezze e - almeno di questo è certo Ben - diventeranno adulti perfettamente integrati nella pacifica e felice realtà di Auradon.

Il buono e generoso principe Benjamin non sospetta certo che Mal ed i suoi compagni di scorribande sono stati incaricati dai genitori di rubare la bacchetta magica della Fata Smemorina, la sola chiave capace di spezzare l'incantesimo che blocca tutti i cattivi sull'Isola degli Sperduti e far sì che il male si impadronisca dell'intero regno. 
I discendenti seguiranno le orme dei loro perfidi genitori o sceglieranno di schierarsi dalla parte del bene e salvare il regno di Auradon? La genetica è più forte dell'ambiente nel plasmare il carattere delle persone? E cosa accade se il più buono dei buoni si innamora della più perfida dei cattivi, abilissima a fingere e manipolare le persone? 

Come sempre più spesso accade, la Disney punta su una produzione in grado di attrarre tutta la famiglia e non soltanto i bambini, proponendo tematiche capaci di stimolare la riflessione anche al di là della semplice fiaba. 
Nota a margine, ma di sicuro interesse per le più giovani: il ladro Jay è interpretato da Booboo Stewart, il licantropo Seth Clearwater di Twilight.

sabato 5 dicembre 2015

Perché i bambini

I bambini non sono adulti meno dotati, non sono esseri umani incompleti né meno capaci. Hanno, certo, competenze diverse rispetto agli adulti e capacità differenti, ma non per questo devono essere considerati "inferiori". Chiunque abbia avuto modo di confrontarsi in modo piuttosto continuativo con un bambino di 4 o 5 anni si è ben presto reso conto quanto siano vere queste parole.
I bambini non vogliono essere trattati con sufficienza e ad un "sei troppo piccolo per capire" preferiscono di gran lunga delle spiegazioni; proprio qui sta il problema, perché spesso siamo noi adulti che non siamo capaci di "parlare il linguaggio dei bambini" e, davanti alla nostra incapacità (o anche alla semplice stanchezza), preferiamo tagliar corto. 
Ma i bambini osservano ed ascoltano, pensano, traggono conclusioni. Si rapportano con il mondo degli adulti in modo attivo, imitando i comportamenti che vedono in famiglia e nel loro piccolo universo sociale, ma anche sperimentando esperienze in prima persona.

Per questo ho scelto di indirizzare il mio insegnamento ai bambini: perché lo trovo estremamente più stimolante rispetto all'insegnamento rivolto agli adulti. I bambini non hanno preconcetti, nè sovrastrutture che li limitino; sono, per usare un'espressione ricorrente nel T'ienshu, coloro che maggiormente "agiscono nella verità", sono spontanei e non condizionati
Questa spontaneità necessita di essere canalizzata, affinché i piccoli possano inserirsi in modo ottimale in quello che è il tessuto sociale che caratterizza la società umana, e qui nasce la grande sfida: insegnare loro il rispetto delle regole senza renderli automi, far sì che crescano trovando il giusto equilibrio tra il loro più intimo sé e ciò che la società richiede loro.
Un bambino che spontaneamente correrebbe da mattina a sera deve, ad esempio, imparare a stare seduto in modo ordinato quando si trova a scuola; chi urlerebbe a squarciagola deve capire che per essere accettato ed inserito nella società è necessario parlare con un tono di voce normale e così via. La sfida, in termini educativi, per come la vivo io come istruttrice, sta nel trovare il giusto mezzo che non appiattisca né svilisca l'individualità di ciascun bambino ma che, al tempo stesso, garantisca loro di divenire membri della società. E' questo, a parer mio, l'equilibrio tra Yin e Yang che nel T'ienshu porta l'essere umano ad essere in armonia con se stessi e con l'ambiente. Non piccoli automi condizionati e standardizzati, dunque, ma giovani esseri umani in grado di capire e gestire se stessi tanto dal punto di vista fisico quanto da quello emotivo e psicologico
Il tutto, facendoli divertire come pazzi mentre si trovano sul tatami. :-D

venerdì 4 dicembre 2015

Chi ha visto Georgette Bühlmann?

Un'immagine della giovane Georgette
Forse molti di voi non l'avranno nemmeno mai sentita nominare, ma questa signora ha contribuito a fare la storia del pattinaggio di figura. Paragonata da più fonti a ciò che Rita Levi Montalcini è stata per la scienza, in termini di longevità sportiva.
Nel 2011 qualche notizia ci giunse da oltralpe quando, compiuti da poco gli 81 anni, rilasciò un'intervista nella quale asseriva che "I muscoli, così come il cervello, con una buona dieta ed esercizio aerobico non si deteriorano o, comunque, invecchiano più lentamente"; non a caso lei continuava a pattinare, incurante dell'anagrafe e di quella data di nascita stampata sui documenti.

Più volte medaglia d'argento del pattinaggio elvetico ed impegnata in numerose competizioni internazionali, Georgette ha inventato una piroetta che porta il suo nome ed annovera tra le sue allieve Carolina Kostner e Valentina Marchei, oltre ad aver insegnato a piroettare sul ghiaccio ad una star come Brigitte Bardot, che ricorda come "estremamente disciplinata".
Georgette Bühlmann impegnata con una giovane atleta
Secondo quanto scritto nell'articolo pubblicato sul Gstaadlife, avrebbe riportato in 60 anni di carriera soltanto un infortunio, piuttosto grave, ai legamenti del ginocchio, il quale non le ha però impedito di tornare a pattinare; il segreto del duraturo successo di questa lady del ghiaccio sarebbe in questa ricetta: dieci minuti di Pilates al giorno, due allenamenti settimanali in palestra ed una dieta povera di proteine. Ma, cosa forse ancora più importante: "Ciò che conduce al successo nella vita, a qualunque età, è la disciplina ed il porsi degli obiettivi".

"Io non mi sento molto diversa da quando avevo sessant'anni - aveva asserito l'inossidabile atleta svizzero-tedesca - basta non mettersi i lucchetti al cervello e non dirsi mai ho una certa età, certe cose non me le posso più permettere; nel mio caso ho solo rallentato, scalando un po' le marce".
Dai tempi di questa intervista, però, Georgette Bühlmann è tornata nell'oblio, di lei si sono perse le tracce e, sebbene ci sia chi vocifera che si divida ancora tra Courchevel e Cortina d'Ampezzo, senza dimenticare tappe nei Paesi Bassi ed in Danimarca, tenendo seminari ed insegnando alle atlete più giovani (pare, peraltro, che abbia un eccezionale fiuto nello scovare talenti), non vi sono testimonianze concrete della sua attività in questi ultimi anni. Un vero peccato, perché la sua esperienza sarebbe di certa ispirazione per molte giovani pattinatrici.

mercoledì 2 dicembre 2015

Non litigare con Darwin

Se quello che state cercando è un libro divertente, allora no, questo proprio non fa al caso vostro. Perché queste pagine ripercorrono, con la rigorosa cronologia bibliograafica, i passaggi che hanno portato la chiesa cattolica a "far pace" con Charles Darwin e la sua notissima teoria sull'evoluzione delle specie.

Ora: non è necessario essere cattolici per sapere che la Chiesa poggia le fondamenta sulla più antica fede giudaica e che nell'Antico Testamento, per la precisione nel libro della Genesi, si parla della creazione dell'universo intero, Terra e suoi abitanti incluse, da parte di Dio. Ebbne, conciliare la creazione di piante, animali e del genere umano proposta dalla dottrina con le nuove scoperte scientifiche ha comportato, sin dalla comparsa della teoria darwiniana, non poche dispute, non soltanto in ambito teologico; non va dimenticato, infatti, che lo scienziato venne aspramente criticato anche dalla comunità scientifica dell'epoca.

In questo libro vengono riprese le fonti scritte - da lettere a veri e propri trattati - che hanno condotto al superamento della mera diatriba tra creazionisti ed evoluzionisti sino ad arrivare all'odierno confronto di ricerca e di dialogo, puntando verso un'integrazione dei saperi.
Insomma: avessero usato questo a Springfield, probabilmente nemmeno Lisa avrebbe avuto da ridire.

Titolo: Non litigare con Darwin
Autore: Alberto Piola
Editore: Paoline
Anno di edizione: 2009

martedì 1 dicembre 2015

Fine del mondo: anno 2050

Fine del mondo in mondovisione, diretta da San Pietro per l'occasione, cantava Ligabue nel 1997 ed ora la data della fine del mondo si sa: anno 2050. 
Per la verità, l'allarme in tal senso, indicando questa data come quella in cui le risorse della Terra non sarebbero più sufficienti per sostenerci, il WWF l'aveva lanciato già nel 2006 ma, evidentemente, questo avviso è stato in larga misura ignorato.
Catastrofismo: così sono state spesso bollate le ricerche scientifiche svolte in tal senso, ma forse è il caso di renderci conto, tutti quanti, che catastrofismo non è. "Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di quanto sia capace di metabolizzare i nostri scarti - dichiarava nel 2006 Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia - E questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili"; conseguenze come, ad esempio, la piovosissima e fredda estate 2014, con il mese di luglio più piovoso registrato dal 1800, o, viceversa, la torrida estate 2015 in cui è stata documentata la lenta agonia dei ghiacciai alpini, restando geograficamente vicino a noi e trascurando uragani, scioglimento delle calotte polari e via dicendo.

Persino il pontefice, nella sua enciclica "Laudato si'", ha richiamato l'attenzione su "quello che sta accadendo alla nostra casa", ponendo l'accento su inquinamento, cambiamenti climatici, l'importanza spesso trascurata dell'acqua, la perdita di biodiversità... Non a caso, questa "lettera aperta" di Papa Francesco è stata definita da molti come "enciclica verde". E numerosi leader religiosi hanno lanciato una petizione per chiedere che si operi a favore di cambiamenti significativi e concreti. 
Anche in ambito politico si discute da tempo circa il reale stato di salute del nostro pianeta, ma dal 1992, anno in cui si tenne la prima Conferenza sul Clima (a Rio de Janeiro), molte speranze sono state disattese; nei giorni a cavallo tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre 2015 i cosiddetti "grandi della Terra" si sono riuniti a Parigi per una nuova conferenza in materia ambientale, la COP 21, con l'obiettivo di portare il surriscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, ma già pare difficile raggiungere soluzioni davvero concrete, con Paesi enormi e densamente popolati come l'India che rivendicano a gran voce il loro diritto a continuare a bruciare carbone. 
E mentre 150 leader mondiali discutono a noi "comuni mortali" non resta altro da fare che cercare, nel nostro piccolo, quotidianamente, di operare in modo ecologicamente sostenibile e non come parassiti scriteriati. Perché questo pianeta è l'unica casa che abbiamo.

Per approfondire:
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