giovedì 24 luglio 2008

Delle onde e del mare



In tutti questi giorni trascorsi in “riposo forzato” avrei tanto voluto leggere, ma nel mio caso il detto “chi ha il pane non ha i denti” si può tranquillamente tradurre in “chi ha tempo non ha modo”: reggere un libro e sfogliarne le pagine con una sola mano si è rivelato essere operazione tutt’altro che agevole!
Comunque, con un po’ d’impegno ed una buona dose di pazienza, sono riuscita a realizzare almeno in parte il mio desiderio.

Avevo acquistato “Delle onde e del mare” circa un anno fa e poi, per un motivo o per l’altro, non ero mai riuscita a leggerlo; un vero peccato, perché l’argomento m’interessava alquanto, interesse accresciuto dal fatto che si tratta di un racconto di reale vita vissuta.
Sul finire degli anni Settanta un aereo partito da Tokio e diretto a Londra via Roma è costretto a sostare alcuni giorni in Pakistan a causa di un’agitazione sindacale; a bordo del velivolo, due ministri di culto: un sacerdote italiano cattolico, missionario in Giappone, ed un monaco giapponese Zen, missionario in Italia.

Condividendo la stessa camera d’albergo nei pressi della locale moschea, l’affrettarsi dei fedeli al richiamo della preghiera è per i due la scintilla che da fuoco alle polveri: “Io non mi farò mai cristiano, perché il cristianesimo è violento fino al midollo! Voi cristiani denigrate l’esistenza, proprio al primissimo impatto con essa – prorompe il monaco Zen – Voi non apprezzate le cose come sono perché subito le vedete come non autonome e demandate il senso del loro esistere ad un essere al di fuori del mondo ed oltre l’esistenza che chiamate Dio. Dio è la parola magica, intoccabile, ineccepibile, immune da ogni contestazione. A Dio si appella chi non sa amare l’esistenza al punto da conoscerne la bellezza e la perfezione. Voi occidentali – prosegue – prima ancora di essere cristiani o atei, avete in comune l'inclinazione a identificare la verità con il vostro pensiero di verità. Nella vostra Chiesa cattolica il pensiero ha raggiunto il suo successo più indiscusso nel dogma, nel cui nome la Chiesa ha praticato l’inquisizione, torturato, ucciso. Quando vi accorgete del grande errore ne provate vergogna ma subito vi affrettate a dire che fu errato il metodo e non il dogma. Come dire: poca roba! Ma a quelle persone inquisite costò la vita, la loro unica e preziosa vita, con qualità come la libertà, il rispetto, la gioia!
Voi dividete l’essere in nobile e non nobile; dividete voi stessi in anima e corpo; dividete la via dell’essere in bene e male; dividete anche il fondamento dell’essere, che chiamate Dio, sublimando in Dio soltanto la parte dell’essere che voi ritenete eletta, ovvero lo spirito, separandolo dall’altra parte dell’essere che ritenete bassa, la materia”.

“L’aspetto di molti buddisti mi richiama alla mente quelle pedane ambulanti di certe stazioni della metropolitana: scorrono lentamente spostando una fila di persone compunte, dal cui sguardo non trapela nulla, semplicemente spostati dalla pedana – esordisce il prete – Il buddismo, nonostante i numerosi inchini di rispetto e di umiltà verso tutto e tutti, ristagna dentro un’atmosfera artificiosa di posa. Appare come una serie interminabile di pratiche, una dietro l’altra per non lasciare trapelare la vita così com’è. Esso rimane inquinato di narcisismo, perché fin dall’inizio il buddista scioglie l’alterità dell’altro dentro il suo sé e non può instaurare un vero confronto con l’altro, dato che l’altro non gli è più un vero altro; nel buddismo non c’è, infatti, un attimo in cui l’altro sia consistente, da trattare con la serietà con cui si tratta ciò che è esistente come se stesso. L’altro è illusorio!
Il fiore di loto, radicato nel fango, distende i suoi petali sulla superficie dello stagno. Nella vostra tradizione è il simbolo della perfezione di chi emerge dal marasma storico da cui si tiene illibato; il fiore di loto, se esprime la bellezza che attrae molti occidentali, contemporaneamente indica anche la sua anima astorica. Nel buddismo la conoscenza del presente e l’adesione al suo attimo rimane asfittica; la legge di causa ed effetto spesso evocata da ogni buddista non suscita l’emozione della zattera che scorre libera nella corrente, ma piuttosto trattiene le emozioni imprigionandole nella cella dell’attimo fuggente. Io non mi farò mai buddista – conclude il sacerdote cristiano - perché sperimento fino al midollo della mia esistenza che l’intimo della mia anima non si riduce alla mia anima: c’è una presenza che la plasma di memoria del passato e di prospettiva del futuro, la smuove, la inquieta. Chiamo questa presenza Dio, per non ridurla mai all’io”.

Da questo scontro frontale, che pare stroncare sul nascere ogni possibilità di confronto e condannare al fallimento ogni tentativo d’incontro, ha invece inizio un’affascinante avventura spirituale sulla via del dialogo interreligioso tra Vangelo cristiano e Zen buddista, spoglio di ogni finzione.
Un’avventura che condurrà il missionario cristiano a sperimentare lo Zen racchiuso nella sua anima, che lo porterà ad un accresciuto amore per Cristo. E ad un’autentica amicizia col suo rivale.

In più occasioni ho asserito di essere credente e questo libro, la cui lettura mi sento di raccomandare a chiunque, ateo o credente che sia, di qualunque fede sia, ha ulteriormente radicato in me la convinzione che (perdonate l’esempio terra terra!) Egli è come la mamma: può essere Dio per me, Buddha per qualcun altro, Allah per un altro ancora, proprio come la mamma è madre per me, moglie per mio padre, nuora per mia nonna… molti nomi diversi – e diversi modi d’approcciarsi e di rapportarsi – per una sola entità.

Titolo: Delle onde e del mare
Autore: Luciano Mazzocchi
Editore: Paoline Editoriale Libri
Anno di pubblicazione: 2006

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6 commenti:

  1. Dal Profondo del Cuore, Grazie per queste Parole. Che La Luce divina ti accompagni sempre portando Amore e Armonia a te e a chi ti sta a Cuore.

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  2. beh tesoro che dire.... il tuo saper scrivere è un DONO di DIO! qualsiasi nome gli si dia... :D
    questo libro piacerebbe leggerlo anche a me che sento di non appartenere a nessuna religione...
    come sta il braccio tesoro?

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  3. Non ne avevo mai sentito parlare, ma dallo stralcio che hai riportato e dalla tua riflessione mi sembra davvero interessante.
    Io non sono credente, però le religioni mi affascinano e mi piace sempre sentirne discutere, e questo perchè sono convinta che la fede (in Allah, in Buddha, in Anubi, in un totem, in un qualsiasi spirito o entità a tua scelta) prima di ciò che chiamiamo divino riguardi l'uomo. Magari la religione non servirà alla nostra anima dopo la morte, ma di sicuro ci rivela tantissime cose su noi stessi mentre viviamo (bisogni, paure, punti deboli, speranze), sia come singoli individui che come civiltà.

    Grazie del consiglio di lettura e buon week-end!

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  4. * Ciao Suppaman! Grazie a te della visita, dell'interesse dimostrato e del bellissimo augurio! Augurio che ricambio di vero cuore, certa che la Via di un guerriero non possa essere disgiunta dalla Via che deve percorrere un vero essere umano!

    * Vivi tesoraaaaa!!! Grazie per il complimento, intanto... mi fai arrossire! Vedi, non credo sia questione di appartenere ad una religione... Il mio è stato un cammino lungo e piuttosto incasinato (nata da famiglia cristiana, quindi battezzata, sono poi divenuta atea, per riavvicinarmi in seguito al credere in qualcosa - senza sapere come chiamare quel "qualcosa" - ed "assaggiando", per così dire, diverse fedi...) che mi ha però portata a trovare ciò che cercavo. Che non è un nome, una cosa o qualcosa cui io appartenga, bensì qualcosa che fa parte di me, del mio più intimo sentire, e di cui io sento di fare parte. Auguro a tutti di trovare quel che cercano, lontano dalle religioni preconfezionate, spesso scelte per comodità o perchè i genitori hanno quel credo, ma dentro se stessi e dentro di Lui che ci è padre. Ti consiglio davvero di leggere questo bel libro e... aspetto poi i tuoi commenti, eh! ;-)
    P.S. Il braccio va meglio, ti ringrazio!

    * Ross, eh, io non la penso esattamente come te. Certo, se leggi qui sopra ciò che ho scritto alla Vivi, ti accorgerai che la mia vicenda e la mia ricerca sono state profondamente umane. Ero io a cercare la pace, io a cercare risposte alle mie domande, io a cercare equilibrio e serenità... molto umanamente. Ma la pace, le risposte, l'equilibrio e la serenità non sono venute da dentro di me. Io non parlo della religione, che può essere usata e manipolata dagli uomini anche per i più squallidi e sordidi fini, io parlo della fede (in un qualcosa o qualcuno a noi superiore, che io chiamo Dio ma che per qualcun altro può essere un'ideale, o che altro...).
    Per me, l'interesse verso le altre religioni è ora srettamente correlato al rispetto: solo conoscendo il prossimo possiamo apprezzarlo e rispettarlo, pur mantenendo ciascuno il proprio punto di vista.
    Un abbraccio! E, se leggi questo libro, poi dimmi che ne pensi, ok? ;-)

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  5. E' bellissimo quello che dici e lodici benissimo!
    Viviana bella..... sei un mito!

    nasinasi

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  6. Miciapallina, che bei complimenti! Grazie!
    Struscio il naso ronronnante... :-)

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