lunedì 7 aprile 2008

Il JKD tra leggenda e china


JKD Tre lettere che uniscono due personaggi molto dissimili: che cosa hanno in comune, infatti, Nathan Never, eroe dei fumetti bonelliani, e Bruce Lee, inimitabile campione di arti marziali e leggendario eroe, se non il JKD?

Il Jeet Kune Do, abbreviato familiarmente con le sole iniziali, è l’evoluzione del Kung Fu cinese tradizionale ottenuta grazie all’impegno e alla continua ricerca dello stesso Lee: egli, stanco di tecniche mirabolanti molto coreografiche ma di utilità pressochè nulla, iniziò questo studio teso alla “pulizia” degli stili di Kung Fu tradizionale, alla ricerca di tecniche che avessero un’immediata applicazione difensiva. Anche a discapito della coreografia.
A che serve tirare un calcio tentando di arrivare a colpire la tempia dell’avversario, ad esempio, quando un calcio ai “gioielli di famiglia” risolve la situazione più rapidamente e con molta meno fatica?

Questo però non deve fuorviare: il Jeet Kune Do non ha niente a che fare con risse tra bulli e colpi portati a casaccio; prevede invece uno studio approfondito dell’anatomia umana, nonché della natura psicologica degli aggressori e dell’ambiente circostante, proprio per preparare al meglio il praticante qualora dovesse trovarsi coinvolto in uno scontro reale. Il JKD, infatti, non è nato per affascinanti dimostrazioni sportive, ma per offrire un’immediata difesa personale in caso di pericolo.

Nathan Never, eroe del futuro, nel corso delle sue avventure ricorre spesso alla pratica del Jeet Kune Do e, sebbene nei suoi albetti compaia una “o” di troppo (“Jeet Kune Doo” invece della forma corretta, ndr), lo stile è riconoscibile e apprezzabile. Anche attraverso le tavole di china.

L'immagine ed il nome di Nathan Never sono di proprietà della Sergio Bonelli Editore.

8 commenti:

  1. Ma tu quanti post sforni??? Quasi uno al giorno, io non ti sto dietro, mannaggia! ;-)
    ^.^

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  2. Eh, sì: grafomane fino al midollo! :-D
    Ho sempre adorato scrivere... e con il blog riesco a fare due cose che mi piacciono moltissimo: scrivere e confrontarmi con gli altri. E chi mi ferma più?!? :-)

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  3. il jeet kune do non era l'arte marziale giusta per me. ci ho provato, ma forse a causa dell'insegnante (DETERMINANTE, a mio parere) mi caricavo sempre nella maniera sbagliata, invece di calmare le mie emozioni e trovare un equilibrio.
    Perciò, non ho approfondito molto...
    :)

    Zion

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  4. Eh sì, Zion, l'insegnante è determinante. In qualunque materia, ma forse ancor più nelle arti marziali (che fondono così intimamente interno/esterno, corpo/mente, fisicità/spiritualità).
    Io è proprio dal JKD che ho cominciato, del mio insegnante posso parlare soltanto bene; anche se poi la mia via ha preso un'altra direzione, non rimpiango nulla del tempo passato ad allenarmi nel JKD Concepts e nel Kali, anzi! Ripercorrerei ogni singolo passo. Se sono ciò che sono, è anche grazie alle esperienze maturate allora.
    Diciamo che, forse, di base, ci sono altre arti marziali che agevolano maggiormente la ricerca della pace interiore rispetto a quanto non faccia il JKD...
    Ciao, a presto!

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  5. Ciao, Viviana.
    Non ho molta esperienza di JKD, avendolo visto solo in poche occasioni, però conosco qualcosa di simile perchè da un paio d'anni pratico Wing Tzun. Volendo essere precisi su Bruce Lee e sull'origine del JKD, dobbiamo rifarci appunto al WT. Infatti Bruce Lee è stato per anni allievo del più grande maestro di WT del suo tempo (Yip Man), prima di prendere una propria strada e "inventare" il JKD. Ecco perchè i concetti che stanno alla base delle due arti marziali sono così simili, anche se poi il risultato finale presenta differenze di un certo rilievo.
    Personalmente apprezzo molto l'applicabilità e l'efficacia di WT e JKD, e sono d'accordo con te quando affermi che la spettacolarità e la ricerca interiore vanno cercate in altre arti marziali (che non per questo devono essere considerate inferiori).

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  6. Urca! Tutto giusto quel che dici, storicamente parlando.
    Ed anche per quanto attiene all'efficacia, pur non conoscendo granchè il WT, ciò che ho imparato col JKD lo trovo applicabilissimo ed estremamente immediato.
    Posso dire, però, che visto il tuo blog mi aspettavo un commento più improntato alla parte del fumetto bonelliano (ti piace, non ti piace, non l'hai neppure mai sfogliato...) che non a quella marziale?
    Mi hai sorpresa!
    A presto.

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  7. In realtà Nathan Never non l'ho mai letto, le arti marziali invece le pratico da quasi vent'anni (ok, diciotto).
    Se ti interessa un parere di tipo fumettistico, penso che sia estremamente difficile disegnare correttamente un personaggio che applica una vera tecnica di arti marziali. Se i disegnatori di Nathan Never ci sono riusciti hanno tutta la mia stima (io ho fatto un solo tentativo, che puoi trovare nel mio blog, e mi è bastato! ^__^).

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  8. Ancora una volta concordo con te. Disegnare l'applicazione di una tecnica marziale deve essere estremamente difficile! Io, poi, che ho l'abilità grafica di una bimba di 6 anni, è meglio che non ci provi proprio... :-D
    Per quanto ho avuto modo di vedere io, "Nathan Never" vuole essere un fumetto futuristico il cui protagonista (e la co-protagonista Legs) pratica Jet Kune Doo, non un trattato di anatomia nè di arte marziale. Talune tecniche (ad es. il calcio circolare medio, oppure il jab) sono comunque, secondo me, ben rese graficamente e riconoscibili.
    Adesso vado da te a vedermi il tuo fumetto marziale! ;-)

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