C'è la guerra e la serenità, c'è la bramosia che tutto vuole e la compassione che tutto dona, c'è l'odio e l'amore: "Shaolin", film di Benny Chan candidato a quattro Hong Kong Festival Awards, porta sullo schermo le atmosfere, sempre sospese tra leggenda e storia, del monastero di Shaolin e delle vicende che lo ebbero quale fulcro negli anni Venti del Novecento.
Sono anni sanguinosi, questi, per la Cina, dominata da potenti Signori della guerra in costante conflitto tra loro, smaniosi di accumulare ricchezze ed incuranti della sofferenza della popolazione; molti profughi hanno cercato rifugio alle porte del tempio di Shaolin, sulle montagne, dove monaci compassionevoli cercano di fare del loro meglio per alleviarne le sofferenze e garantire loro il minimo necessario per sopravvivere.
Un giorno la sacralità del tempio viene violata dal sanguinario condottiero Huo Jie (Andy Lau), che non esita ad inseguire fino all'interno delle mura il proprio nemico per impossessarsi di tutti i suoi beni ed ucciderlo. Ma la sua vita subirà una brusca deviazione, conducendolo ben lontano dalla meta che si era prefissata, lungo sentieri del tutto inaspettati.
Bellissime e spettacolari le scene di Kung Fu, che non a caso sono valse al film la nomination - tra le altre - per la miglior coreografia d'azione; bravissimi i piccoli attori/monaci, che hanno dato prova di quella grande agilità e flessibilità che ha reso celebre Shaolin nel mondo. Purtroppo anche questo film cede alla tentazione, tipicamente orientale, dell'esagerazione e così la credibilità dell'intera vicenda viene mandata in frantumi dalla vista di monaci che spiccano balzi chilometrici, duellanti che vorticano in aria, combattenti che precipitano da altezze inaudite sulla testa del proprio avversario. Un vero peccato, perchè lo Shaolin Kung Fu autentico avrebbe benissimo potuto riempire la scena, senza bisogno di simili artifici, sottolineando il giusto valore atletico dei praticanti.
E' questo, comunque, l'unico neo del film, che senza dubbio val la pena di essere visto, non soltanto dagli appassionati di arti marziali e di Kung Fu ma da tutti coloro che provano interesse per la Storia, poco nota a noi occidentali, della Cina e da quanti desiderano avere un assaggio della filosofia buddista e della cultura di quel lontano Paese.
Bellissime e spettacolari le scene di Kung Fu, che non a caso sono valse al film la nomination - tra le altre - per la miglior coreografia d'azione; bravissimi i piccoli attori/monaci, che hanno dato prova di quella grande agilità e flessibilità che ha reso celebre Shaolin nel mondo. Purtroppo anche questo film cede alla tentazione, tipicamente orientale, dell'esagerazione e così la credibilità dell'intera vicenda viene mandata in frantumi dalla vista di monaci che spiccano balzi chilometrici, duellanti che vorticano in aria, combattenti che precipitano da altezze inaudite sulla testa del proprio avversario. Un vero peccato, perchè lo Shaolin Kung Fu autentico avrebbe benissimo potuto riempire la scena, senza bisogno di simili artifici, sottolineando il giusto valore atletico dei praticanti.
E' questo, comunque, l'unico neo del film, che senza dubbio val la pena di essere visto, non soltanto dagli appassionati di arti marziali e di Kung Fu ma da tutti coloro che provano interesse per la Storia, poco nota a noi occidentali, della Cina e da quanti desiderano avere un assaggio della filosofia buddista e della cultura di quel lontano Paese.
Il fatto è che nella cultura orientale il realismo è secondario rispetto al fantastico, e questo purtroppo diffonde l'idea che cose impossibili avvengano realmente, dato che la cultura occidentale è più legata al realismo, anche se ormai non più come una volta. Però mi sembra di capire che il film è comunque molto bello.
RispondiEliminaCiao Davide, scusa ma vedo soltanto ora il tuo commento! Sì, il film merita indubbiamente d'essere visto, a patto di non lasciarsi fuorviare dalle scene mirabolanti ed inverosimili.
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