venerdì 3 luglio 2015

Xkè la squola?

Serve davvero andare a scuola? Abbassate subito quelle sopracciglia inarcate, non sto scherzando. Nell'Italia del 2015 serve veramente andare a scuola? E a che cosa, di grazia? Preparare adeguatamente i giovani ad un lavoro futuro? Dotarli di cultura?
Lo ripeto, non sto scherzando: queste domande me le sono posta sul serio. Soprattutto dopo aver letto gli strafalcioni raccolti dagli insegnanti su Orizzonte Scuola, un quotidiano online dedicato a docenti, dirigenti e personale amministrativo delle scuole italiane. Un quotidiano "serio" e per "addetti ai lavori", insomma, su cui è possibile trovare, ad esempio, notizie relative alla riforma della scuola e le conseguenti modifiche che comporterà per l'insegnamento della lingua inglese nella primaria o le fasi per le immissioni in ruolo. Ebbene, questo serissimo quotidiano ha pensato bene di raccogliere gli strafalcioni che i maturandi sono riusciti a fare nel corso degli esami e che i professori, tra lo sconcertato ed il disperato, hanno messo su facebook. Perchè le disgrazie si sopportano meglio quando sono condivise. 

Lo sapevate, ad esempio, che Pirandello scrisse "Il fu Mattia Bazar"? E sempre questo autore venne premiato con un Oscar (il sito non specifica se come attore protagonista o altro). Cambiando autore, non è che vada molto meglio: Leopardi, ad esempio, "era un umorista" (ai miei tempi lo si diceva classicista romantico, ma forse le cose sono cambiate); D'Annunzio, dal canto suo, era un estetista, mentre l'Inferno dantesco "è una voragine provocata dalla caduta di Lucignolo" e Dante, che "nacque da una famiglia nobile deceduta" e a cui si deve "la legge del contrabbasso", per scrivere la Divina Commedia si è ispirato a Napoleone.
Ah, già, la storia! Questa materia inutile (vi garantisco, una ragazzina di prima media mi ha detto: "Ma a cosa serve? Tanto sono tutti morti!"). Da dove vogliamo cominciare? Da Cristo che è nato nel 33 a.C.? O preferiamo la storia più recente, con la Rivoluzione Francese che è scoppiata... in Germania e - cito testualmente - "Alla presa della Bastiglia parteciparono donne senza mutande"? O, per avvicinarci ancora più ai tempi moderni, vogliamo parlare del compagno di Stalin: Tronky?

Meglio passare a geografia? Mh, potrebbe non essere una buona idea, dal momento che c'è chi parla di "erezioni vulcaniche", chi, in un'esaltante commistione di castronerie, afferma che "Vittorio Emanuele III era il regnante del Piemonte che si trova in Veneto" e chi, dopo aver guardato a lungo la cartina, si rivolge alla prof dicendo che proprio non riesce a trovarlo il Mar Occo.
Per gentile concessione di OrizzonteScuola.it
Arte? Ecco, sì, forse è meglio: passiamo all'arte. Così scopriamo che "Il Grido di Munch fu dipinto da Van Gogh", che Picasso è il maggior rappresentante del Culturismo e che la Gioconda si trova... a Lourdes!

E spostandoci alle materie scientifiche non va molto meglio: c'è chi, elencando le subparticelle atomiche, parla di "protoni, neuroni ed elettroni"; chi, parlando di energia atomica, cita le "scorze nucleari"; chi interpreta il principio di Archimede come "Un corpo, se non galleggia, affonda" e chi, alla domanda "Unendo tre punti che figura si ottiene?", risponde "Due rettangoli sovrapposti!". 
Per ultima, una chicca d'inglese che non si può nemmeno definire maccheronico: "Il paradigma di find (trovare): find, fend, Findus" e, naturalmente, persino i prof hanno pietà e non citano nemmeno le castronerie lette e sentite grazie ai "false friends", i "falsi amici" che suonano simili ad una parola ma ne significano una diversa, come ad esempio "factory" che non è "fattoria" bensì "fabbrica", "estate" che significa "proprietà" o "education" che non ha a che fare con le buone maniere ma significa "istruzione". 

Compresa adesso la disperazione del prof nella foto a inizio articolo? Capito, adesso, il perchè delle mie domande? Perchè è certamente vero che la maggior parte degli studenti non sono capaci di simili prodezze, ma è anche vero che certi soggetti non soltanto sono arrivati a sostenere gli esami di maturità, ma li supereranno pure (conoscete qualcuno, negli ultimi quindici, vent'anni, che sia stato bocciato alla maturità?) ed andranno ad ingrossare il già consistente gregge di caproni (senza offesa per gli animali) dei neo diplomati italiani.
E questo mi conduce dritta dritta alla domanda successiva, ovvero: perchè diamine non si boccia praticamente più nessuno alle elementari ed alle medie? Su quale dannatissima base psico-socio-educativa si suppone che gli insegnanti delle superiori possano colmare lacune accumulate negli otto precedenti anni e, evidentemente, mai corrette in modo adeguato? E, ancora, perchè questi insegnanti ammettono i caproni (sempre senza offesa per gli animali) a sostenere gli esami di maturità quando è evidente che maturi non sono dal punto di vista culturale e, fin troppo spesso, anche dal punto di vista umano e sociale?

Il sistema dell'"avanti tutti" non solo non premia gli studenti più impegnati e brillanti, ma ingenera anche il pericoloso meccanismo del "tirare a campare", del fare il minimo indispensabile, tanto quel minimo mi consente comunque di progredire. Col risultato che si fa sempre meno, si impara sempre meno e, cosa ben peggiore, si diventa adulti sempre meno consapevoli del mondo e sempre più incapaci di comprenderlo. 

15 commenti:

  1. Non ho potuto fare a meno di ridere leggendo queste "castronerie"... ma hai ragione, davvero!!! Alle medie soprattutto, più che alle elementari secondo me, dovrebbero bocciare un po' di più e alzare il livello delle richieste!!! A 11-12-13 anni si è in grado benissimo di studiare con impegno e si può sicuramente dare molto più di quelle 4 frignacce che hanno richiesto ai miei figli quando hanno frequentato la scuola media. Risultato? Mia figli è stata bocciata in prima superiore (ed era tempo!!!) e mio figlio quest'anno, assolutamente non abituato a studiare, è stato rimandato in tre materie, e alle medie è uscito con la media dell'8!!!!
    Un bacione
    Francesca

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  2. voi avete assolutamente ragione, ma per alzare il livello delle richieste.....dovrebbe prima alzarsi il livello dell'insegnamento!
    ma ci chiediamo quanti sono, nel percorso scolastico nostro e dei nostri figli, gli insegnanti che davvero hanno lasciato il segno? Quelli che hanno saputo motivare allo studio, quelli che hanno preteso tanto perchè avevano dato tanto?
    Emanuela ( figlia e sorella di insegnanti, ex moglie di un preside!!!!)

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    1. Emanuela, sono in larga misura d'accordo con la risposta che ti ha dato Francesca: i bravi insegnanti ci sarebbero anche, ma spesso non vengono messi in condizione di lavorare adeguatamente. Mi spieghi, ad esempio, a cosa serve avere una lavagna multimediale quando ti trovi davanti una classe di 28, 30 adolescenti che ignorano cosa sia un congiuntivo e magari lo confondono con la congiuntivite? Come puoi insegnare l'inglese o una qualunque lingua straniera a chi ignora la grammatica italiana? A cosa servono i tablet alle "medie" (scusate, continuo a chiamarle così ma almeno tra adulti ci capiamo) quando poi hai a che fare con ragazzini che - non per loro colpa - sono arrivati in Italia due giorni prima, non parlano una parola della nostra lingua e sono stati piazzati in quella classe solo per motivi di età anagrafica? Come si può pensare di insegnare loro la nostra lingua - peraltro molto complessa - e al contempo far loro recuperare i 5 anni di elementari, oltre, naturalmente, a farli progredire così come tutto il resto della classe?
      Non dubito del fatto che ci siano insegnanti che "si siedono", che non hanno passione e che vanno a scuola solo per portare a casa uno stipendio a fine mese, ma credo che almeno altrettanti siano animati da autentica passione e si trovino a dover affrontare ogni giorno difficoltà indicibili.

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  3. E' vero, ma ti posso assicurare che bravi insegnanti, motivati e preparati, a volte si arrendono di fronte all'assoluto disinteresse da parte di molti studenti! Mi ricordo l'insegnante di musica dei miei figli alle medie: era partito pieno di entusiasmo, pieno di voglia di fare... alla fine era uno straccio, continuamente fatto oggetto di scherno e di dileggio... I ragazzi non facevano niente di niente e alla fine si è arreso al niente!!!
    Una volta era diverso... stavamo più attenti, avevamo più voglia!!! Era sicuramente più facile per un insegnante, una volta. C'era più rispetto nei confronti degli insegnanti!

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    1. Francesca, in larga misura concordo con te (vedi la risposta data ad Emanuela), ma permettimi: il rispetto non cresce sugli alberi e non si compra al centro commerciale. Noi avevamo più rispetto nei confronti degli insegnanti perchè in famiglia ci insegnavano a portare rispetto, a dare del "lei" alle persone più grandi, a salutare per primi. Io sono cresciuta in una famiglia che, ad oggi, posso definire splendida, con genitori che hanno saputo starmi vicino nelle mille difficoltà (e ti assicuro che ne ho avute e ne ho anche create) ma senza mai "fare gli amici", conservando il loro ruolo e la loro autorevolezza di genitori; mi chiedo quanti adolescenti, oggi, possono dire la stessa cosa.
      Gli insegnanti hanno già il loro bel daffare a cercare di insegnare una materia specifica, non può essere loro delegato anche il compito di educare una persona. Compito che, ritengo, competa sempre in prima battuta alla famiglia.

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    2. Lungi da me il pensiero che gli insegnanti debbano fare anche gli educatori comportamentali. Ci mancherebbe! Questo é un compito che spettacolo alle famiglie, certo. Ma ne ho viste e sentite talmente tante negli ultimi anni che mi chiedo che fine abbiano fatto i "genitori"... oggi come oggi, se un prof sospende un ragazzo anche per fatti gravi, deve difendersi da genitori incazzati... visto con i miei occhi! Forse bisognerebbe rieducare le famiglie.

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    3. Sono d'accordo: andrebbero rieducate le famiglie. Come ci ha ricordato la stessa Viviana e come riportano fin troppo spesso i giornali.

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  4. Viviana, questo post per me è interessantissimo, al di là del lato "tragicomico" di queste castronerie... alcune magari saranno pure lapsus, ma la maggior parte è davvero ignoranza da caproni. Ad ogni modo, posso risponderti con un pò di cognizione di causa alla domanda "perchè diamine non si boccia praticamente più nessuno alle elementari ed alle medie?"... non so se lo sai, ma sto studiando per diventare insegnante delle elementari (ooops! oggi è diventata "scuola primaria", ci mancherebbe continuare a chiamarle "elementari", che conta più la forma che la sostanza) e in questo corso di laurea abilitante per l'insegnamento ne vedo di cotte e di crude. Ma in particolare, oggi il "pensiero" e l'orientamento generale del ministero e della comunità scientifica per quanto riguarda l'istruzione, da quando la scuola dal dopo guerra in poi è diventata di massa e non più uno strumento di "selezione sociale", è di evitare come la peste la dispersione scolastica, ovvero l'abbandono da parte dei ragazzi del sistema-scuola. Come fare per evitare che i più demotivati, i meno disposti ad impegnarsi e i più disinteressati non la prendano persa lasciando la scuola prima che possono? Sono cambiati gli orientamenti: bocciare alle elementari oggi è quasi impossibile salvo per problemi gravissimi (ma mai riferibili allo scarso impegno, si parla di altre problematiche come alunni portatori di disabilità o BES che non riescono a raggiungere determinati "obiettivi minimi"), alle medie lo sta diventando quasi ugualmente (mia mamma insegna là). Questo perchè, sempre nel nuovo orientamento generale, la bocciatura viene intesa come "sconfitta", come mazzata che demotiva ulteriormente il bambino/ragazzo, e non come oggettiva condizione da cui ripartire per migliorare. Io non so dirti esattamente dove stia il giusto... è chiaro che la scuola è diventata di massa e deve assolutamente puntare a promuovere il successo formativo del maggior numero di bambini e ragazzi... ma è assurdo che questo lo si raggiunga abbassando la qualità e la consistenza dell'insegnamento, così come negando a tutti i costi la realtà delle cose (soprattutto nel mondo reale, fuori dall'aula scolastica): per ottenere risultati occorre impegno, sacrificio, senso del dovere e costanza. Quattro parole che per le nuove generazioni hanno ben poco valore. Eppure, se manca questo e quindi i risultati di un buon apprendimento, come si può promuovere? Cosa si "promuove"? Io continuerò per tutta la vita a credere nell'assoluta importanza della scuola, della cultura e del valore di un buon insegnante (quello che spero di diventare), ma stiamo attraversando davvero tempi culturalmente bui e sempre più vuoti.

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    1. Silvia, non sapevo del tuo indirizzo di studi e mi fa quindi ancor più piacere il tuo commento.
      Personalmente ritengo che i nuovi orientamenti del sistema-scuola siano sbagliati perchè, se è giusto che la scuola non sia più uno strumento di selezione sociale, dovrebbe però continuare ad essere uno strumento di crescita personale e culturale. E, se anche volessimo tralasciare la cultura, con questo sistema dell'"avanti tutti" è la crescita personale, come individuo, che viene meno. La crescita - correggimi se sbaglio, ma i miei studi di psicologia dello sviluppo e pedagogia sono un po' lontani negli anni - avviene in modo graduale, con continui processi di "provo-sbaglio-correggo-riprovo-è giusto-progredisco": l'errore, lo sbaglio, la sconfitta, e, quindi, anche la bocciatura, non sono "fallimenti" che macchiano la nostra esistenza, ma devono essere invece stimoli che ci portano a correggerci e migliorarci. Una vita facile, insomma, non solo non ci insegna niente, ma non ci fa neppure progredire. Persino la selezione naturale altro non è che un continuo adattarsi alle nuove difficoltà! Le prede escogitano nuovi stratagemmi per salvarsi, i predatori devono adeguarsi e migliorarsi per continuare a mangiare.
      Concordo con te nel dire che impedire l'abbandono scolastico rendendo tutti mediocri - perchè di questo si tratta: se capisco che con il 5 me la cavo, perchè mai dovrei puntare all'8? - mi sembra più un modo per mantenere il sistema scuola piuttosto che non per garantire ciò per cui questo sistema è nato: formare gli adulti di domani.
      Non ho dubbi che tu saprai essere una valida insegnate, non soltanto di nozioni (che, in fondo, sono anche quelle che contano meno) ma di vita.

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    2. Ti ringrazio di cuore per le tue ultime parole, sono molto lusinghiere!! Per il resto ho letto con attenzione tutti i commenti e concordo completamente con quello che dici a proposito del vero compito della scuola, degli insegnanti e anche dei genitori, questa specie in via di estinzione nonostante le apparenze... ed ecco che, quando mancano i "veri" genitori, gradualmente si inizia a concepire la scuola come un parcheggio per i propri figli durante la settimana e non si trasmette per nulla loro il valore dell'impegno, della cultura come ricchezza personale. La scuola si riduce a un pesante obbligo decennale per i nostri ragazzi, il che oltre che triste è assolutamente distruttivo. buon weekend!

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    3. Silvia, è che ho preso molto seriamente il mio ruolo di insegnante seppur "solo" di T'Ienshu - che continuo a reputare grande scuola di vita e di certo non solo sport - ed ho così modo di vedere bambini e genitori che gravitano intorno al mondo dello sport (perchè dove insegno non c'è soltanto il "mio" corso e poi... sono curiosa e mi guardo attorno!). Parlando con loro, o anche semplicemente osservandoli, ci si rende conto di chi interpreta ancora l'essere genitore come un'assunzione di responsabilità e di chi invece lo vive quasi come un peso e vede il corso di calcio, danza o Karate come un comodo sistema per sbarazzarsi del pargolo almeno per un'ora. Viene naturale pensare che gli appartenenti a questa seconda categoria vedano la scuola esattamente come la descrivi tu, ovvero sia "un parcheggio per i propri figli durante la settimana". Purtroppo.

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  5. Mamma mia che ignoranza bestiale! Spero, come ha scritto Silvia, che si tratti di lapsus, ma fatto sta che in giro, per strada, sui treni, si sentono giovani che alternano parlacce a frasi sgrammaticate; tutta questa maleducazione e ineducazione da qualche parte avrà pure origine!

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    1. Elena, purtroppo hai ragione. Magari questi saranno stati lapsus (lo spero ardentemente!), ma la statistica gioca a sfavore dell'ottimismo.

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  6. la mia voleva essere, in parte una provocazione! Come ho detto, sono circondata da insegnanti che hanno fatto e fatto in modo meraviglioso il loro lavoro, così come tantissimi altri che ho conosciuto e che conosco. Io credo che ci si debba mettere in gioco e discussione tutti, da noi genitori per primi agli insegnanti alla così detta società.......che sempre da noi è fatta!
    Ci sono mille contraddizioni che sento dentro, io per prima, nell'affrontare questi temi: per prima cosa mi viene in mente che, spesso, per mille diverse ragioni, abdichiamo al nostro ruolo di adulti e questo i bambini e poi i ragazzi lo avvertono benissimo. Poi mi viene in mente che spessissimo mi sono accorta che i ragazzi vengono " giudicati" nella loro interezza - e non da parte dei loro insegnanti, ma in generale - sulla base dei voti che prendono a scuola..." Hai tutti 8? Che bravo ragazzo/a , come se il voto fosse di per sè un valore e come se chi ha più difficoltà scolastiche valesse meno. Ho sentito ancora - e siamo nel 2015......- parlare di scuole di serie A e scuole di serie B........E poi mi vengono in mente tutti quei genitori pronti a polemizzare immediatamente con l'insegnante che ha dato un brutto voto alla creatura e a dire alla creatura " Il tuo prof/la tua prof non capisce niente!"
    Però poi, alla fine, siamo la nazione fanalino di cosa in quanto a diplomati e laureati!
    Mamma mia, quanti discorsi sconclusionati! Perdonami
    Emanuela

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    1. Emanuela, non credo affatto che i tuoi discorsi siano sconclusionati e penso, anzi, che su un tema come questo ci sia davvero molto da dire.
      Premetto che non credo affatto che chi prende tutti 8 sia automaticamente un bravo ragazzo o una brava ragazza, ma, semplicemente, che gli vadano riconosciute maggiori capacità di concentrazione e di impegno; se si può essere "il cocco del prof" o "odiato dal prof" in una materia, infatti, difficilmente lo si può essere di TUTTI gli insegnanti e, alla lunga, i risultati in pagella parlano.
      Compito difficile, poi, è distinguere chi ha vere difficoltà da chi, semplicemente, magari con la complicità dei genitori che cercano in tal modo di colmare altre loro mancanze, fa il meno possibile, tanto la colpa è degli insegnanti che non lo capiscono.
      Anche per quanto riguarda le "scuole di serie A e scuole di serie B", poi, temo che esistano eccome e questo perchè ho avuto modo di confrontarmi spesso con insegnanti in istituti superiori che mi parlano dell'esistenza di veri e propri "diplomifici" e non vedo perchè dovrei dubitare delle loro parole di "addetti ai lavori".
      Ti ringrazio per i commenti e ti auguro una buona serata.

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