venerdì 12 giugno 2015

Bruce Lee a 5 anni

I bambini imitano gli adulti. Soprattutto quando sono piccoli e non hanno ancora molte esperienze dirette del mondo circostante, imparano per imitazione; è, questo, un processo evolutivo che accomuna l'essere umano agli animali: i cuccioli imparano dai genitori i comportamenti utili per la sopravvivenza.
Il piccolo di ghepardo impara dalla madre a cacciare, il cucciolo di foca apprende i segreti dell'apnea, il giovane scimpanzè impara a riconoscere i frutti più prelibati e, allo stesso modo, il piccolo di essere umano impara "ciò che è giusto e ciò che è sbagliato" osservando ed imitando i genitori.

In Giappone, però, un bambino di soli 5 anni imita in modo impressionante Bruce Lee nel suo celebre combattimento con i nunchaku del film "Game of Death". Il tutto sotto lo sguardo attento di papà che, orgoglioso, l'ha già reso una piccola star del web postando i video su Youtube ed aprendogli un account Facebook. Il video in cui interpreta Bruce Lee in "Game of Death" lo trovate qui
Qui di seguito, invece, un video di quando aveva soltanto 4 anni.


Incredibile, vero? Ma, dopo l'incredulità, qualche osservazione: questo bambino, così come la piccola JJ "Golden Dragon" McParland, sembra divertirsi, eppure viene da chiedersi quanto di ciò che fanno sia per loro desiderio e non per compiacere mamma e papà.
Il discorso per questi "bambini prodigio" è simile a quello fatto circa i piccoli combattenti di MMA americani: quanto, di ciò che fanno, è fatto per gioco, per loro divertimento, e quanto invece è per piacere a mamma e papà? Non bisogna dimenticare, infatti, che i bambini ricercano l'approvazione dei genitori (è, anche questo, un processo evolutivo caratteristico dell'uomo in quanto animale sociale: l'essere umano agisce in modo tale da non essere escluso dal gruppo parentale prima e sociale poi) e che si comportano in modo tale da ottenerla, almeno fino a quando non raggiungono il "periodo della contestazione" della pubertà ed adolescenza.
Ben vengano, dunque, imitazioni di miti delle arti marziali ed esibizioni pubbliche, ma solo se questo viene vissuto dai piccoli come un gioco divertente e non imposto loro come via per placare le frustrazioni genitoriali. 

4 commenti:

  1. sono mille le frustrazioni genitoriali che buttiamo addosso ai nostri figli e mi ci metto per prima...
    il calcio a 4 anni, perchè il papà voleva fare il calciatore...
    la danza classica, perchè mamma sognava di diventare ballerina.
    anche la scelta della scuola, molte volte, è fatta per compiacere noi genitori...che ci vediamo (....direi immaginiamo...) tanto aperti e poi, magari inconsciamente, magari un po' meno, condizioniamo i nostri figli.
    Me lo ripeto continuamente, anche ora che i miei figli sono adulti ed hanno scelto la loro strada.....di fronte alla quale taccio, perchè ho imparato, con gli anni, ad ascoltare .....Me lo ripeto continuamente che i nostri figli sono le frecce e noi siamo semplicemente gli archi che le lanciano. E che loro abiteranno mondi che noi non possiamo neppure immaginare.( ...meravigliosa poesia...)
    Grazie per questo bellissimo spunto di riflessione
    Emanuela

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    1. Emanuela, grazie a te per il commento e per la magnifica citazione di Gibran: è una poesia che anch'io amo molto e che condivido.

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  2. Danza dai 5 anni, perchè mia mamma avrebbe voluto fare la ballerina ma quando era piccola lei i suoi genitori non avevano i soldi per la scuola di danza. Liceo classico, perchè papà è avvocato e sognava per me lo stesso percorso. Anoressia dai 14 anni, iniziata con la scusa che dovevo essere magra per ballare anche se adesso so che era solo una richiesta di aiuto e di amore per i miei genitori. Che hanno capito. E' stato difficile e ci sono voluti anni a tutti e tre per capirci e imparare ad amarci ma oggi siamo una famiglia. Non ballo più, non sono diventata avvocato ma ho smesso di farmi del male e oggi sono una persona che ha più o meno trovato il suo equilibrio. A tutti i genitori dico: lasciate che i vostri figli facciano le loro scelte, non le vostre. Scusa se non mi firmo. Ciao

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    1. Anonima, ti ringrazio davvero di cuore per questa tua preziosa testimonianza. Posso solo immaginare la sofferenza che hai vissuto e le difficoltà che tu e la tua famiglia avete dovuto attraversare. Comprendo che tu preferisca rimanere anonima e, ancora, ti ringrazio.

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