mercoledì 11 maggio 2016

Blindspot

Femmina, caucasica, età apparente tra i 30 e i 40 anni. Troppi pochi elementi per poter identificare una persona affetta da amnesia. Proviamo ad aggiungerne qualcuno, allora: completamente tatuata dalla testa ai piedi, è americana ma parla il cinese, esperta di arti marziali e tecniche di autodifesa, abile nel maneggiare le armi da fuoco. 

Martedì 10 maggio Italia Uno ha mandato in onda il primo episodio di "Blindspot", serie dei record USA, capace di conquistare oltre 15 milioni di spettatori (e, a quanto pare, Mediaset conta di replicare il successo in Italia, dal momento che l'episodio è stato trasmesso in contemporanea anche su Italia Due, LaCinque e Top Crime, oltre che su Mediaset Extra. Come dire: stasera, se guardi Mediaset, guardi Blindspot).

La nostra Jane Doe - nomi e cognomi a stelle e strisce equivalenti all'italico Pinco Pallino, utilizzati per identificare persone sconosciute - è legata all'agente FBI Kurt Weller e non soltanto perché ha il suo nome tatuato a grandi lettere nel bel mezzo della schiena.
I primi due episodi trasmessi hanno già mostrato - almeno in parte - le abilità di questa bella smemorata, che per certi aspetti fa molto Jason Bourne al femminile (anche grazie all'utilizzo del Kali nelle tecniche di bastone), e, al contempo, hanno messo in luce quelli che a mio parere potrebbero essere i punti deboli della serie: una tecnica di ripresa talvolta schizofrenica, che fa venire il mal di mare allo spettatore (purtroppo gettonatissima negli action movie statunitensi), e la spiacevole sensazione di aver a che fare con complotti governativi in cui i buoni sono cattivi ed i cattivi potrebbero essere buoni, in un'alternanza di colpi di scena e di rivelazioni che, sulla lunga distanza, corrono il rischio di diventare caotici oltre che noiosi, facendo sì che la trama si avviti su sé stessa.
Inutile dire, poi, che dopo i primi 10 minuti già si intuisce che ci saranno scintille tra Jane e Kurt, che sprizzano sesso da tutti i pori.

Forte di un'interprete "tosta" anche nella realtà - Jane Doe, ex bambina scomparsa Taylor Shaw, è interpretata da Jaimie Alexander, che ha praticato lotta a scuola e che rifiuta di incarnare donne deboli ed indifese, tanto da essere stata la Lady Sif di Thor - Jane è completamente ricoperta di tatuaggi, tutti realizzati nel volgere di una sola settimana, collegati l'uno all'altro come pezzi di un puzzle e, al contempo, indizi utili per sventare atti di sangue ed attentati.
Accolto da ascolti rispettabili ma non esaltanti nonostante il battage pubblicitario, che ha visto anche un flash mob di presentazione realizzato a Milano, "Blindspot" pare avere tutti gli ingredienti "fisici" per soddisfare gli appassionati di film d'azione, dai combattimenti coi bastoni di Kali agli scontri corpo a corpo con leve articolari, bloccaggi a terra e tecniche di strangolamento, ma staremo a vedere come evolverà la trama e, di conseguenza, come verranno accolte le prossime puntate.  

4 commenti:

  1. Ciaoooo..... eccomi (a volte ritornano ;) o forse non me ne ero neppure andata ;) ) mi chiedo se tutte queste serie le stiano facendo proprio per una generazione come le nostra cresciuta a pane e cartoni animati ... ora siamo adulti e quindi ci rendono felici con le serie tv, più o meno tematiche ... Io sono già super schiava tra Trono di Spade, Homeland, Walking Dead, Breking Bad e ora anche Downton Abbey... tutti generi completamente diversi ma che mi hanno risucchiata nel vortice della dipendenza di almeno "una puntata" al dì ;)

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    1. Miss, ben tornata!
      In realtà non credo che le serie siano nate per la nostra generazione: ricordo - con discreto orrore - le mie nonne, che la tv l'hanno conosciuta soltanto da adulte e che di certo non erano cresciute "a pane e cartoni animati", totalmente rapite dalle vicende delle prime, raccapriccianti telenovele sudamericane e soap opera statunitensi approdate sulle nostre tv da oltre oceano: Milagros o Sentieri, Anche i ricchi piangono o Dallas...
      Io, poi, non sono davvero "serie dipendente": di quelle che citi tu, ad esempio, non ho visto nulla, sebbene alcune siano davvero molto pubblicizzate e seguite.
      Di norma, non guardo neppure i film divisi in due o tre episodi, pensa un po'!
      Grazie per il commento, a presto!

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  2. Ciao Viviana! Ha ragione MissMeletta, forse queste serie le hanno fatte per noi cresciuti a pane e cartoon ;-) Anche io sono già serie-dipendente e in questo periodo purtroppo non posso permettermi di aggiungerne proprio un'altra, ma anche questa me la segno per l'estate! Buona giornata!

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    1. Silvia, come dicevo a Miss qui sopra, non sono d'accordo. Ma davvero tu non hai avuto una nonna o qualche zia che, magari mentre aspettavi di guardare Heidi o Lady Oscar, s'impadroniva del telecomando per non perdersi la tremilionesima puntata di Beautiful? Fortunella!
      Raccontami un po', di cosa sei serie-dipendente?

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