martedì 17 maggio 2016

Sword of vengeance

Segnatevi la data sul calendario, perché non capita molto spesso (per la verità, quasi mai) che critici cinematografici e la sottoscritta siano d'accordo. Questa volta, è capitato.

"Sword of vengeance", tradotto letteralmente come "Spada della vendetta" in italiano, è un film britannico del 2014 per la regia di Jim Weedon
Ambientato in un periodo storico non ben definito dopo la conquista delle terre normanne ad opera dei Sassoni, narra, con esasperante lentezza, il ritorno di un principe normanno (Stanley Weber) e la sua inesauribile sete di vendetta.
Intenzionato a lavare nel sangue sassone l'onta del brutale omicidio del padre, il giovane principe sfuggito alla schiavitù torna in quelle che furono le terre del suo popolo e si allea con un villaggio di contadini esuli, vessati dai nuovi signori e da questi atterriti. Il suo coraggio li solleverà alla rivolta contro l'invasore e, in un impeto egoistico votato al martirio in nome della vendetta, li trascinerà verso l'annientamento. 

Tutto il film si trascina stancamente sul sentiero del già visto: atmosfere cupe e colori sbiaditi, già visti in "300", senza peraltro che qui vi sia lo stesso slancio epico; l'insopprimibile desiderio di libertà ed indipendenza, già visto praticamente in ogni film che tratti la storia dell'odierna Gran Bretagna, a cominciare dal grandioso e notissimo "Braveheart" con Mel Gibson...
Dal punto di vista marziale*, le riprese schizofreniche fanno venire il mal di mare, con continui stacchi (anche questi già visti, dal momento che vi fanno ricorso fin troppi registi di fin troppi film d'azione), e rendono incomprensibili la gran parte dei combattimenti, che si risolvono in un caotico quanto ripetitivo schizzare di sangue in ogni dove.
Implacabilmente bocciato da Rotten Tomatoes e da FilmTv, coi quali questa volta concordo, questo film è lento, noioso, cupo e prevedibile. Unico pregio, se proprio ci si mette d'impegno a trovarne uno, i costumi: storicamente verosimili, così come pure le armi utilizzate.
Se l'Italia avesse lo stesso orgoglio per il proprio passato di quanto ne hanno le popolazioni britanniche, potremmo sfornare film d'azione di sublime levatura. Ma, si sa, chi ha il pane non ha i denti.

*Ricordate: in ambito di film e serie tv parlo di arti marziali intendendole nel loro significato di arte del combattimento, l'ars pugnandi di romana memoria, e non di discipline marziali specifiche e codificate.

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