lunedì 14 settembre 2015

Scusate se esisto

L'architetto Serena Bruno è nata ad Anversa, ma non Anversa quella in Belgio, Anversa degli Abruzzi, e fin da piccola ha mostrato di avere un vero talento per il disegno e la progettazione: mentre le sue coetanee giocavano con le bambole, lei già si dava alle costruzioni (coi mattoncini colorati, va beh, ma da qualcosa bisogna pur cominciare) e appena adolescente si è aggiudicata un pc in premio direttamente da Cupertino. Laureata col massimo dei voti, diversi Master in giro per il mondo, un impiego prestigioso come responsabile di cantieri a Londra... Una vita perfetta, insomma, se non fosse che ad un certo punto sente il richiamo irresistibile della madrepatria. E torna in Italia. 
Dove, tra le altre cose, si mette a lavorare come cameriera nel ristorante di Francesco. Ed è proprio da qui, da questo ristorante e dalla sua conoscenza con Francesco, che ha inizio la rivoluzione nella sua vita, ma non solo.

Questo film l'ho visto tanto tempo fa e subito, mentre ancora sullo schermo scorrevano i titoli di coda, ho pensato che dovevo recensirlo. Ma poi ho desistito. E non certo per pigrizia. Ma perchè "Scusate se esisto" è un film complicato e non sono affatto certa che una mia recensione possa rendergli giustizia: un film che, nonostante la definizione di "commedia" e nonostante faccia effettivamente ridere, tratta argomenti spinosi, a cominciare da quelli del ruolo delle donne nel mondo del lavoro e dell'omosessualità, fino all'edilizia popolare e le periferie-dormitorio. 

Una scena di grande verità. Giù le maschere!
Considero "Scusate se esisto" un piccolo gioiello della cinematografia di casa nostra: Paola Cortellesi è bravissima, ironica ed intensa come solo lei sa essere, splendida in questa prova che la vede diretta dal marito Riccardo Milani; Raoul Bova è altrettanto valido nel ruolo non facile del papà gay e conferma la sua versatilità come attore dopo la grande prova di "Indovina chi viene a Natale?". Pregevoli anche i personaggi di secondo piano, come Nicola (interpretato da Marco Bocci) ed il figlio di Francesco, o l'insostituibile (ma ectoplasmatica per il capo) Michela, interpretata da Lunetta Savino. Magnifiche la mamma e soprattutto la zia di Serena Bruno, con il loro dialetto stretto abruzzese e quella semplicità diretta e schietta che fa subito "casa" e fa comprendere perchè un'architetto rampante ad un certo punto senta di dover tornare in Italia, al di là del clima e della pasta al sugo. 
Ecco, ora che ho finito di scrivere lo so per certo: la recensione non rende giustizia al film. Guardatelo!

P.S. Dopo, ma solo dopo, aver visto il film, potete trovare un approfondimento qui

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