sabato 23 agosto 2014

San Romedio, l'orso e Daniza

Il santuario di San Romedio
Daniza è diventata, suo malgrado, una star nell'estate 2014; un'estate atipica non soltanto a causa di un meteo impazzito, con piogge persistenti su tutto il nord Italia, temperature in picchiata e trombe d'aria sulla riviera ligure, ma atipica anche perchè, più che soubrette e stelline, a catalizzare l'attenzione dei social network è stata lei, Daniza, un'orsa.

Tutto ha avuto inizio nella mattinata di Ferragosto, quando il quotidiano locale L'Adige ha dato notizia di un fungaiolo aggredito da un orso nei boschi di Pinzolo; l'uomo, un marcantonio dal sangue freddo, è riuscito a salvarsi sferrando calci e pugni all'animale che, si è poi appreso, era un'esemplare femmina ed aveva aggredito il cercatore di funghi convinta che questo potesse rappresentare una minaccia per i suoi cuccioli. In Trentino uomini ed orsi hanno intrecciato le loro storie fin dal più remoto passato; in questa terra, tenacemente aggrappato alla roccia e svettante verso il cielo, sorge anche il santuario di San Romedio: meno noto di San Francesco,  si narra che Romedio di Thaur fece con un vorace orso ciò che il poverello d'Assisi fece con il temibile lupo, tramutandolo in creatura mansueta.

Il Santo eremita e l'amico orso
Secondo la tradizione, Romedio, nobile discendente di una famiglia cristiana, nel corso di un pellegrinaggio verso Roma conobbe il vescovo di Trento e, di ritorno a Innsbruck dopo aver incontrato il Papa, decise di rinunciare a tutti i propri possedimenti, facendone dono al vescovado trentino ed alla chiesa di Baviera, e di ritirarsi in eremitaggio e preghiera in una grotta laddove oggi sorge il santuario. Il suo incontro con l'orso fu tutt'altro che amichevole: mentre, insieme al compagno di preghiera Davide, stava per recarsi in visita al vescovo di Trento, l'animale assalì e sbranò il cavallo che avrebbe dovuto accompagnarli nel viaggio. Per nulla intimorito e forte nella fede, Romedio disse a Davide di mettere all'orso la sella e i finimenti che avrebbero dovuto essere destinati al cavallo; Davide, altrettanto confidente nella potenza del Signore, ubbidì e sorprendentemente l'orso si lasciò catturare, mansueto come un agnellino, divenendo inseparabile compagno del Santo.
Da quell'incontro sono trascorsi secoli ed il rapporto tra esseri umani e plantigradi è mutato con lo scorrere del tempo, tanto che l'orso si era estinto in Trentino ed è successivamente stato reintrodotto dall'uomo: Daniza stessa non è un'orsa trentina, bensì un animale proveniente dalla vicina Slovenia, liberata sui monti del gruppo del Brenta nell'ambito del Progetto Life Ursus, nato nel 1996 e co-finanziato con 4 milioni di euro dall'Unione Europea
Panchina-orso lungo il sentiero verso San Romedio
A differenza di altri suoi compagni, che hanno sconfinato in Austria e Germania e che sono stati impallinati senza troppi complimenti (entrambi gli Stati erano stati chiari circa il fatto di non voler plantigradi sul loro territorio), Daniza non solo è rimasta sul suolo italiano ma ha anche pensato bene di riprodursi: un successo per gli amanti della natura e per chi auspica il ritorno dell'orso bruno sulle vette trentine, una catastrofe per quanti - pastori ed allevatori in testa - non smaniano dal desiderio di imbattersi in un bestione di 200 chili o nei suoi misfatti perchè, se è vero, come scrive il WWF, che "la dieta dell'orso varia nel corso dell'anno", altrettanto vero è che, come riportano le cronache dei quotidiani locali laddove gli orsi sono presenti, questi animali non disdegnano di far visita ad alpeggi, allevamenti di ovini e bovini, arnie e frutteti.

L'orso, in fin dei conti, è un mammifero intelligente e non ci vuol molto a capire che è più facile abbattere una placida vacca in un recinto o saccheggiare frutteti ed arnie ricolme di miele piuttosto che inseguire cervi nei boschi. Varrebbe dunque, forse, la pena di interrogarsi sulle dinamiche e sull'opportunità delle reintroduzioni "forzate", quelle cioè pianificate a tavolino e realizzate dall'essere umano e non frutto del naturale girovagare degli animali - orsi, certo, ma anche lupi così come pure delle loro prede - che non tengono conto dei confini. Certo, di norma l'orso preferisce evitare di avvicinarsi troppo all'uomo, ma non va dimenticato che quelli che in passato erano terreni di caccia sono diventanti ambienti fortemente antropizzati: là dove gli orsi trentini inseguivano le prede oggi sorgono piste da sci ed agriturismi, la radura nel bosco in cui l'orso bruno si mangiava con gusto una carcassa è diventata una piantagione di mele della Val di Non. E anche laddove il bosco esiste ancora, fitto e rigoglioso, può capitare che un'orsa si imbatta in un cercatore di funghi e creda possa rappresentare un pericolo per i propri cuccioli.

Per approfondire:

2 commenti:

  1. Cara Viviana, sono stata a San Romedio (vedendo gli orsi!) diversi anni fa e quel luogo mi è rimasto nel cuore... un santuario bellissimo, tra i monti e i boschi. Daniza non ha fatto nulla di male, è semplicemente la natura, ma tutti noi uomini subito a scandalizzarsi quando è un istinto sacrosanto quello materno, avremmo fatto lo stesso per i nostri figli... però sembra che a noi sia concesso, ad un orso no. Mah! Passo anche per lasciarti il link sui consigli per allevare bruchi di macaoni, ricordo che eri interessata e mi avevi chiesto più informazioni... eccole! http://rumoredifusa.blogspot.it/2014/08/consigli-di-prima-mano-per-allevare.html Un abbraccio!

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    1. Silvia, purtroppo la vicenda di Daniza si è chiusa nel peggior modo possibile. Resta tanta tristezza, per una vita inutilmente spezzata e per l'ennesima riprova che troppo spesso l'essere umano si crede Dio combinando solo dei gran disastri. Ti ringrazio per il link. Ciao

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