venerdì 9 agosto 2013

Le arti marziali e l'imponderabile

In questi giorni Saronno è al centro della cronaca nazionale in seguito al brutale assassinio di una commerciante; la signora, titolare di una gioielleria in centro città, è stata uccisa da colui che, a prima vista, poteva sembrare un cliente per nulla diverso da tutti gli altri, mostrato dalle telecamere a circuito chiuso come una persona calma e del tutto "normale" prima che esplodesse l'ira incontrollabile.

E ancora una volta ci si chiede se qualcosa avrebbe potuto salvare questa vita; se ci fosse maggior sorveglianza in centro, se i pattugliamenti fossero più frequenti o persino se lei stessa, ad esempio, avesse conosciuto le arti marziali o le tecniche di autodifesa, avrebbe avuto salva la vita? Le variabili dell'esistenza sono infinite ed è impossibile trovare una risposta univoca; non sono soltanto i pattugliamenti o la conoscenza delle arti marziali a fare la differenza. Paradossalmente, se la signora fosse stata al mare o a casa sua, forse non sarebbe morta, o magari avrebbe subìto la stessa sorte, annegando in mare o rimanendo vittima di un malore tra le mura domestiche.

Per quanto attiene le arti marziali nello specifico, personalmente credo che la pratica di queste discipline "tracci la via", insegni cioè delle tecniche che possono rivelarsi utili in caso ci si trovi a doversi difendere da un'aggressione, tuttavia ci sono sempre tantissime variabili che occorre prendere in considerazione. Chi pratica arti marziali non è e non diventa un supereroe invulnerabile: rimane, sempre e comunque, un essere umano. Con un bagaglio tecnico in più, con un'accresciuta consapevolezza di sè e dei possibili eventi che possono minacciarne l'equilibrio, ma pur sempre un essere umano.

E' possibile, ad esempio, che atleti molto preparati in palestra restino attoniti e incapaci di reagire se si trovano al centro di un'aggressione reale, per strada o in discoteca. Le aggressioni non hanno regole, non c'è nessun arbitro che ferma lo scontro e attribuisce punteggi... Anche per questo motivo moltissime arti marziali "tradizionali" hanno sviluppato, al loro interno, soprattutto negli ultimi anni, un settore meno agonistico e più "di autodifesa", ciò non di meno l'aspetto psicologico continua a giocare un ruolo di primissimo piano in caso di aggressione reale, andando ben oltre la preparazione fisica ed atletica "da palestra".

Tornando al dramma dell'omicidio avvenuto a Saronno, stando a quanto divulgato fino ad ora dagli organi investigativi, pare che nulla lasciasse presagire lo scatenarsi della furia omicida: l'uomo è entrato in negozio, ha parlato con la vittima come un cliente qualunque... nulla, nel suo atteggiamento, ha messo in allarme nè la gioielliera, né gli esercenti dei negozi vicini, nè i passanti che percorrevano la via in quei momenti. Di fronte ad un'aggressione tanto improvvisa e, a quanto pare, immotivata probabilmente anche un esperto marzialista si sarebbe trovato in pericolo, non avendo tempo e modo di reagire. Quella che si è verificata in città è una tragedia che, a mio parere, non poteva essere prevista e, pertanto, evitata, né con un numero superiore di pattugliamenti da parte delle forze dell'ordine, né grazie alla pratica di qualche disciplina marziale. 
Detto questo, rimango convinta del valore delle arti marziali: sviluppare un senso critico verso la realà che ci circonda, essere in grado di avere uno spirito vigile ed attento, pronti a reagire in modo appropriato a determinati eventi esterni che ci minacciano, evitandoli per tempo o, in casi estremi, reagendo con decisione, può rivelarsi estremamente utile. Mantenendo però sempre la consapevolezza che nulla, neppure lo stile più famoso e "di tendenza", potrà renderci invulnerabili.

2 commenti:

  1. Purtroppo è vero, fare arti marziali non rende supereroi. I rischi ci sono comunque.

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    1. Hai ragione Marta. Grazie per il commento e a presto.

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