mercoledì 14 agosto 2013

Italia, lavoro e crisi: c'è chi dice no


Non importa se sei laureato con il massimo dei voti in Giurisprudenza, se hai diverse pubblicazioni al tuo attivo e se ami visceralmente la materia giuridica: in Università non c'è posto per te come docente. A meno che, è chiaro, tu non abbia qualche giusta conoscenza...

Una laurea in Medicina può servire a ben poco se desideri effettivamente lavorare come medico, molto meglio accontentarsi di un lavoro sicuro in un centro estetico e far epilazioni da mattina a sera perchè, bella mia, il tuo prezioso "foglio di carta" e la tua passione non contano nulla se all'orizzonte si profila la bella nuora australiana del super primario...
Chi se ne frega se i tuoi genitori hanno fatto sacrifici per farti laureare e tu, invece di raccogliere il testimone del babbo ferroviere, vuoi fare il giornalista! All'interno della redazione di contratti decenti non se ne vedono all'orizzonte, bisognerà aspettare qualche pensionamento... a meno che, è ovvio, il tuo cognome non sia lo stesso del famoso giornalista ed autore di svariati libri: la sua figliola, manco a dirlo, il posto fisso in redazione lo trova bell'e pronto!


Poi, alla cena che riunisce tutti gli ex compagni di studi, d'un tratto realizzi che chi ha un lavoro degno di questo nome, chi non deve tirare a campare con uno stipendietto da ricercatore o da precario, chi davvero riesce a vivere del suo lavoro - il lavoro per il quale ha studiato e si è laureato - è semplicemente subentrato al padre nella gestione dell'azienda di famiglia, intrallazzando con conoscenze e spintarelle. E di colpo tre dita medie si alzano, salutando la boriosa tavolata di raccomandati: Max, Samuele e Irma non ci stanno, vogliono che il merito trionfi.

Nasce così il movimento dei "Pirati del merito", al centro delle vicende del film per la regia di Giambattista Avellino "C'è chi dice no": il trio di amici, portato sullo schermo da Luca Argentero (alias Max Rizzi, il giornalista), Paola Cortellesi (il medico Irma Camuzzo) e Paolo Ruffini (il giurista Samuele Bazzoni), vive un malessere in cui molti trentenni e quarantenni di oggi possono facilmente identificarsi e decidono di agire. Per riappropriarsi del lavoro, della dignità e del rispetto che meritano

Sebbene venga classificato come "commedia" - e non mancano certo occasioni di risate - questo film, per nulla pressapochista e lontano dalla retorica, tratteggia un ritratto amaro della nostra Italia quotidiana, in cui talvolta neppure i raccomandati sanno di essere tali - esemplare la scena in cui Enza Giannotti, interpretata da Myriam Catania e colpevole a sua insaputa di aver soffiato il posto in redazione a Max, commenta "Ho il poster del Che in casa e frego il lavoro al figlio di un ferroviere. Mi faccio schifo" - e nella quale, forse oggi come non mai, le colpe dei padri ricadono sui figli.
Film che mi sento di... raccomandare senza dubbio alcuno. Poi, se volete sapere come la pensi la sottoscritta in merito a raccomandazioni, spintarelle, segnalazioni o comunque le si voglia chiamare, ebbene: personalmente ritengo che ognuno, nella vita, abbia quello che si merita. Io, ad esempio, se ho tanto faticato per trovare lavoro e se non sono riuscita a tenermi stretto quello che veramente mi piaceva, evidentemente è perchè non lo meritavo: credo esista una sorta di "selezione naturale" che ancora oggi determina il progredire della specie e se in tempi remoti hanno proliferato gli individui capaci di iniziare a camminare eretti, di afferrare bastoni, di lavorare materiali, oggi prosperano quelli in grado di ordire macchinazionisfruttare conoscenze. E' un'abilità anche questa. Che ai protagonisti di "C'è chi dice no" manca ma, non a caso, non si sono riprodotti. Non tramanderanno i loro geni e si estingueranno. Lasciando campo libero all'Homo Bastardus.

8 commenti:

  1. Bella recensione Viviana!! Penso che cercherò questo film, mi attira e ritrae pericolosamente il mio futuro... temo. Coccole ai mici :-)

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    1. Silvia, grazie per le coccole ai mici, sempre molto apprezzate! :-) Visto il film? Che ne pensi?

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  2. Molto onesto da parte tua. Non conosco il film, ma credo che ci sia una retorica del dovuto eccessiva. Troppi giovani che credono che tutto sia dovuto, anche con una laurea, che poi non è detto valga chissà quanto. Guarda, spero di incontrarti una volta che vengo su per parlarne de visu, ho delle idee non proprio in linea con la communis opinio. Non che io sia snob, ma credo che la realtà sia estremamente complessa.
    Un bacione e buon ferragosto, per quel che uno pensi che valga (per me poco). Ma statti bene! e quello è ciò che importa.

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    1. Chiara, anch'io spero di poterti incontrare e condivido in parte il tuo pensiero - almeno, se ho interpretato correttamente le tue parole - nell'affermare che ci sono giovani laureati, magari neppure tanto brillanti, che ritengono che tutto debba essere loro dovuto. Mi è capitato di incontrare sul mio cammino laureati (talvolta, anche persone con due lauree) di una grettezza, arroganza e povertà d'animo indicibili oltre che completamente incapaci dal punto di vista professionale e, sul fronte opposto, operai ed impiegati che magari avevano preso il diploma studiando alle scuole serali ma estremamente capaci professionalmente e di grande umiltà e umanità. E, ovviamente, mi è capitato di incontrare laureati che sono ottimi professionisti e splendide persone così come impiegati ed operai gretti ed incapaci. Non è "il foglio di carta" a fare la persona, insomma. Comunque spero che avremo modo di parlarne personalmente e, nel frattempo, torno a suggerirti la visione di questo film. Un abbraccio e stai bene!

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  3. L'ho visto qualche giorno fa su canale5, non male...

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