martedì 27 aprile 2010

Presunzione di onnipotenza


Non è facile trovare l'equilibrio. Chi pratica arti marziali, presto o tardi, si imbatte nel concetto secondo il quale la mente condiziona il nostro corpo. In positivo ma anche in negativo. Però questo concetto porta, a parer mio troppo spesso, ad una presunzione di onnipotenza e non soltanto in ambito marziale.
Non è il concetto in sè ad essere sbagliato, naturalmente, bensì la lettura che noi ne diamo. Il non porsi limiti a priori, infatti, non significa non avere limiti.

Nel corso del recente incontro con il Maestro Fondatore tenutosi a Saronno, ad esempio, è stato lui stesso a fermarmi in più di un'occasione: io ero lì, piena d'entusiasmo, di voglia di fare e di imparare, ed ero talmente concentrata sul volere che ho completamente perso di vista il potere. Mi sono fermata solo perchè me l'ha ordinato. Per poi trovarmi ansimante su una panchina a bordo palestra. Aveva ragione lui, naturalmente. Se avessi continuato, con ottima probabilità sarei finita ancora una volta ad un passo dal pronto soccorso.

Dicevo qui sopra che il discorso non vale soltanto in ambito marziale: quanto spesso, ad esempio, in ufficio capita di fare, fare, fare sempre di più, fare - magari - anche ciò che non competerebbe a noi? Perchè il nostro lavoro ci piace, perchè non vogliamo che rimangano degli arretrati o perchè ci preoccupiamo per il buon andamento generale di una pratica o persino di un ufficio, perchè speriamo che il nostro impegno venga riconosciuto e, magari, premiato. Salvo poi trovarci completamente svuotati: stanchi mentalmente e fisicamente, spossati, stressati, persino soli. Perchè se si passano 15 ore al giorno dietro una scrivania, non è detto che il mondo fuori stia ad aspettarci.
E così, mentalmente e fisicamente, subiamo un tracollo.
Ma la colpa è imputabile soltanto a noi stessi perchè, nella convinzione che "volere è potere", abbiamo seguito ciò che ci diceva la nostra mente, ignorando i segnali del nostro corpo. Stanchezza, senso di debolezza, nervosismo, disturbi del sonno o dell'alimentazione sono i segnali che il nostro corpo utilizza per parlare con noi, per farci capire che qualcosa non va, che così non si può continuare.

Il vero combattente, sul tatami come nella vita di ogni giorno, è secondo me colui che riesce ad avere la consapevolezza di sè: consapevolezza della sua mentalità ma anche della sua corporalità, consapevolezza dei propri obiettivi ma anche dei propri limiti, consapevolezza di sè a 180 gradi.
E il fatto che io mi sia ritrovata, ancora una volta, a tentare di zittire il mio corpo per far spazio alla mia volontà significa soltanto che ho ancora tanta, tantissima strada da fare. Per imparare a conoscere me stessa, innanzi tutto.

12 commenti:

  1. Meditazione è un buon modo di concentrarsi. Ho la fortuna che, grazie ad un tracollo psicofisico, mi sono trovata a dovermi ascoltare. Oggi vedo la gente correre, mi sento dare della perdente perchè sono sempre qualche passo indietro.. Ma so, in verità di essere motlo più avanti di loro. Ho i miei tempi e allora?
    Ps... te lo confesso in anteprima (un attimo prima di aggiornare il mio blog) il dialogo... me lo sono inventato :)

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  2. E' una sensazione che ho conosciuto anche io, questa della forzatura, inconsapevole, dei nostri limiti fisici e psicologici, sino alla crisi che ci riporta al riparo sotto la nostra naturale soglia di tolleranza.
    Non è affatto una bella esperienza, ma hai ragione, ci impartisce anche una lezione di ascolto e di conoscenza di noi stessi che è saggio non dimenticare mai.

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  3. Hai ragione, nella tua descrizione mi sono ritrovata in pieno. Per quanto mi riguarda è un condizionamento che mi porta a credere che in realtà posso sempre dare ancora un pochino di più, come una vocina interna che mi dice che se mi fermo sto solo facendo delle storie. Alla crisi psicofisica vera e propria non ci sono mai arrivata, anche se l'ho sfiorata più volte, ma a volte mi chiedo se ce la farò ad im parare senza dover sbattere contro un muro. Bellissimo, verissimo post.

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  4. Questo Post è assolutamente stupendo. Fa pensare, e parecchio anche. Forse dovrei rileggerlo quelle 100 volte o più per farmelo entrare in testa e capire che molte cose forse sono più autodistruttive che costruttive....

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  5. * Nuvoleblu, meno male che il dialogo era inventato! Però preoccupa pensare che ci siano davvero persone così, nella realtà...
    Per quanto riguarda il "restare indietro", beh, indietro rispetto a cosa? Rispetto a chi? Credo che noi abbiamo il dovere, innanzi tutto, di rispettare ed amare noi stessi; se manca questo rispetto basilare non potremmo mai rispettare nessun altro e niente altro. "Conosci te stesso" è difficile, ma indispensabile perchè soltanto così possiamo amarci ed imparare ad amare anche tutto ciò che ci circonda.

    * Ross, la cosa assurda è che questa dura lezione siamo noi stessi ad imporcerla. Facciamo tanto, finchè quel "tanto" non sconfina nel "troppo" e l'equilibrio si spezza. RIcordandoci il valore del riconoscere la nostra umanità. Non siamo dei. Grazie al cielo!

    * Suppaman, grazie!

    * Cinciamogia, grazie del complimento. Ho davvero sentito il bisogno di parlarne perchè vedo attorno a me persone - splendide persone! - che letteralmente si consumano cercando di fare "un po' di più". Ma un po' di più rispetto a cosa? Rispetto a chi? Riconoscere i nostri limiti, accettarli ed accettarci non significa essere perdenti. Si deve fare ciò che si può per migliorarsi, ma senza dimenticare che non siamo dei e che è proprio la nostra umanità a renderci tanto speciali.

    * Serena, grazie del complimento. Viviamo in una società che porta a chiedere sempre più da noi stessi, ma credo sia indispensabile ritrovare quel contatto con il nostro più profondo io. Per quanto assurdo possa sembrare, arriviamo magari a parlare due o tre lingue e disimpariamo a parlare con noi stessi...

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  6. Interessante quanto scrivi Viviana, veramente.

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  7. Condivido al 100% quello che dici, vivib, anche la parte che implica tanta strada da fare. Io combatto sempre con il mio infortunio alla schiena di tanti anni fa, e oggi come ieri mi sembra di non dare abbastanza attenzione ai segnali, forti, che il ns corpo ci manda.
    Vorrei avere risposte chiare come ce le hai tu...forse una dose in più di umiltà che mi manca sempre...ci provo, ma non basta: ci devo riuscire! Questo post però è incoraggiante. Bello che l'hai scritto.

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  8. * Anna, mille grazie.

    * Zion, per la verità di risposte chiare non ne ho nemmeno io: mi ero fermata solo perchè il Maestro mi aveva detto di farlo, altrimenti... altro che umiltà, altro che ascoltare i segnali del mio corpo, altro che fermarmi!
    Sono cocciuta. E ho proprio molto da imparare!

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  9. Viviana, la mia saggia amica.
    E' proprio vero ed è così come tu dici.
    Un mio maestro diceva sempre "I santi sono egoisti"..... e io mi scagliavo contro di lui in lunghissime discussioni (io discutevo, lui stava li e mi sorrideva... acci a lui) piena di fuoco... poi alla fine lui mi diceva, sempre, capirai.
    Il concetto è esattamente quello che esponi così bene li sopra.
    ... ...
    Brava Viviana.
    Un abbracio.... a pallini

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  10. * Micetta mia bella, lo sai che, detto da te, ogni complimento vale doppio! :-)
    Non credo affatto di essere saggia, prova ne è il fatto che sbaglio, sbaglio e continuo a sbagliare. Diciamo, però, che almeno cerco di far sbagli sempre diversi, di non cascare mai nello stesso inciampo della caduta precedente.
    Mi prendo abbraccio e pallini, tutto in blocco! E contraccambio di vero cuore, ma senza pallini! ;-)

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  11. Vivi, come ho scritto (anzi come qualcuno ha detto e io ho copiato tentando di rifletterci sopra http://tinyurl.com/2vdlddb), ogni uomo (inteso come essere umano) trova la sua strada solo se la cerca. Il che comporta fare errori di continuo e cercare i propri limiti. Cercarli, non metterseli a priori. Il che ovviamente non vuol dire pensare di non averne, ma ogni tanto provare, con un minimo di cervello, cosa succede se oso un po' di più.
    Ti vedo, ansimante sul tatami. Probabilmente sarei stato li di fianco a te col ginocchio in fiamme. Ma, sono convinto va bene così :-)
    Wal

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