venerdì 29 aprile 2016

Campione di Kickboxing arrestato per terrorismo

Kahchia e Moutaharrik - Foto da VareseNews
Viviamo in un mondo piccolo, ormai. La globalizzazione, che fino a non molti anni fa era soltanto una parola, oggi è un dato di fatto: sulle nostre tavole arrivano fragole dal Sud America e pomodori dall'Olanda, c'è chi studia in Canada e chi fa riunioni di lavoro in Sud Africa e torna a casa per il fine settimana. 
In un pianeta che si è fatto tanto piccino, sentire che a Lecco e a Varese sono stati arrestati sei presunti terroristi fa una certa impressione; è come se avessi visto il mio vicino di pianerottolo con una bomba in mano. 

Perché Abderrahim Moutaharrik e Abderrahmane Kahchia, due degli arrestati, avrebbero davvero potuto essere i nostri vicini di casa. 
Erano immigrati "normali", da numerosi anni residenti in Italia, con tutte le carte in regola; immigrati che normalmente andavano a lavorare o a scuola, normalmente avevano una famiglia, normalmente coltivavano degli hobby.
Non erano dei disadattati, dei disperati costretti a vivere sotto i ponti campando di elemosine o furtarelli, abbandonati dalla società e dalle istituzioni. 
Avevano, Moutaharrik e Kahchia, tutte le carte in regola per poter essere dei perfetti esempi di immigrati integrati nella società occidentale. 

"Dalla Vostra Parte" del 28 aprile su Rete Quattro
riporta parte delle intercettazioni telefoniche
L'arresto di Moutaharrik, che da oltre sei anni lavora come operaio in un'azienda in provincia di Lecco, ha lasciato esterrefatti titolare e colleghi: "Una persona normalissima - ha dichiarato un collega in un'intervista - Quando si parlava difendeva l'Islam, diceva che andavano capite tutte le motivazioni, ma non avrei mai pensato a una cosa simile. Andava d'accordo con tutti, veniva alle cene aziendali...". Sì, frequentava la moschea, ma andava là, pregava e se ne andava. 
Sposato, due bei bambini. Un uomo normale, con una vita normale.

Andava persino in palestra in Svizzera. A fare Kickboxing. Ed era pure bravo. Tanto da aver disputato alcuni incontri a livello internazionale, tanto da essere essere incoronato per due anni consecutivi (2013 e 2014) campione svizzero di K1 ed essere diventato semi professionista coi colori della Fight Gym Club di Lugano
Recentemente, nel 2015, era salito sul ring a disputare uno di questi incontri indossando una maglia con il logo del Daesh. E questo, forse, ha contribuito a far suonare un campannellino d'allarme.
Allarme che si è concluso, giovedì 28 aprile, con l'arresto suo, dell'amico e di alcuni famigliari. Presunti terroristi. 
La bomba a Roma non sono riusciti a farla esplodere, Moutaharrik e Kahchia, ma certo hanno mandato in frantumi il sogno della felice integrazione.

Per approfondire: 

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