giovedì 25 settembre 2014

Vita da opossum. Che fine ha fatto Dolly Freed?

Dolly Freed è una ragazza sveglia: a soli 18 anni ha già ben chiaro in testa cosa vuole e, soprattutto, cosa non vuole per la sua vita. Ad esempio, sa benissimo di poter vivere alla grande senza bisogno di cianfrusaglie, di oggetti costosi e di un lavoro. Merito di suo papà - che lei chiama spesso "il vecchio matto" - e soprattutto di Diogene, il filosofo cinico dell'antica Grecia che, si narra, un bel giorno decise di sbarazzarsi di tutti i suoi beni asserendo che "le persone non possiedono beni, sono i beni a possederle". Secondo la leggenda, il filosofo si sbarazzò di tutto, andando a vivere all'interno di una vecchia botte di vino svuotata, tenendo per sè soltanto una coppa, ma, quando vide un bambino bere raccogliendo l'acqua nelle mani, si disfò anche di quella. Ebbene, questa giovane donna e suo padre vivono tenendo la bussola puntata su Diogene. E sugli opossum. Cosa c'entrano gli opossum? Lo spiega la stessa Dolly: "Giorno dopo giorno ci lasciamo trasportare dalla vita. Abbiamo un tetto sopra la testa, dei vestiti da indossare, e mangiamo e beviamo più che bene. Possediamo e otteniamo le cose buone della vita con una facilità tale che ci sembra assurdo impelagarci in un lavoro noioso, senza senso e frustrante per procurarci i soldi per comprarle, anche se quasi tutti lo fanno. Guadagnarsi da vivere lo chiamano loro. Schiavitù, lo chiamo io.
A volte papà si agita e dice che, vivendo così, stiamo appena meglio degli opossum. Questi animali possono vivere quasi ovunque, anche nelle grandi città. Sono gli animali più stupidi che esistano, ma erano presenti sulla Terra milioni di anni prima che l'uomo facesse la sua comparsa, e sono ancora qui, più forti che mai. [...] Sono grassi e indolenti, e amano la vita (o almeno così mi piace credere), e non c'è modo di persuaderli a lavorare in una fabbrica o in ufficio".
Dolly Freed in posa nell'orto di casa
Dolly e suo padre diventano professionisti indiscussi nell'"arte di arrangiarsi": allevano conigli e galline in cantina, ignorano le ingiunzioni di pagamento delle tasse, coltivano l'orto, cacciano e pescano (anche laddove vigono i divieti di farlo), distillano alcolici... Il libro trabocca di ricette per cucinare praticamente di tutto ed offre interessanti spunti di riflessione sulla vita e sul "possesso delle cose".
Dolly scrisse il suo libro quando aveva 18 anni ed usò uno pseudonimo, perchè non desiderava che le vite sua e di suo padre venissero stravolte e perchè avevano un rapporto... diciamo intricato con la legge. Era il 1978. Dopo un iniziale successo, Dolly e la sua opera vennero dimenticate dai più, fino alla recente crisi economica e la conseguente riscoperta dell'importanza del tirare a campare. Possibilmente bene. Nutrendosi cioè in modo sano, vivendo senza eccessi ma pure senza drammatiche rinunce. E con il ritorno dell'interesse su "La vita dell'opossum" crebbe anche l'interesse attorno alla sua autrice: che fine ha fatto Dolly Freed?
Dolly Freed oggi. E' ancora appassionata di birdwatching
(passatempo economico, che richiede solo tempo e un
binocolo - la cui spesa si ammortizza nei decenni)
Domanda destinata a rimanere senza risposta fino a quando la giornalista (disoccupata) Paige Williams è riuscita a scovare questa donna, ormai matura, in Texas. Che ci crediate o no, Dolly ha frequentato il college ed è diventata una scienziata, arrivando a lavorare per la NASA (altro che fricchettona!), ma ad un certo punto ha mollato tutto, desiderando tornare a quel mondo e quello stile di vita che sentiva a lei più adatti. Oggi vive facendo l'educatrice ambientale e conduce un'esistenza frugale. E', per usare le sue stesse parole, "un'opossum a metà". Paige Williams, dal canto suo, era riuscita a vendere l'articolo al New York Times, ma questo ritirò l'offerta quando la giornalista, rispettando la richiesta di Dolly, rifiutò di rivelare la sua vera identità; allora, senza demoralizzarsi e ben consapevole dell'interesse che era tornato a circolare sulla persona di Dolly, Paige decise di abbracciare la filosofia del sapersi arrangiare, facendo ricorso all'opossum style ma in modo più tecnologico, un opossum 2.0. Questa, però, è un'altra storia che, se volete, potete leggere qui.

Titolo: La vita dell'opossum - Vivere bene senza un lavoro e (quasi) senza denaro
Autore: Dolly Freed
Traduttore: Federica Frasca
Editore: Orme Editori
Anno d'edizione: 2013 (prima edizione Orme Editori)

4 commenti:

  1. E' una filosofia di vita molto adatta al momento economico attuale, almeno nella sua versione "a metà".

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    1. Già, senza eccessi credo sia attualissima ed attuabilissima.

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  2. Veramente interessante questo libro e i temi che affronta... purtroppo, gira e rigira, non serve molto per accorgersi che le nostre vite frenetiche, schiave del lavoro e dei ritmi logoranti, non sono sane. Ma uscirne è difficile, soprattutto mentre imperversa questa crisi economica dove anche guadagnare 50 euro in più serve per mangiare... serve coraggio per uscire dagli schemi e buttarsi in percorsi "alternativi", ma soprattutto serve non essere soli in queste scelte.

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    1. Silvia, hai indubbiamente ragione: uscire dagli schemi è indubbiamente difficile. Tuttavia esperienze come questa di Dolly Freed o quella più recente del giovane Mark Boyle mostrano che scegliere è possibile. Certo non è una scelta adatta a chiunque, mentre chiunque può decidere di "fare l'opossum a metà", riducendo gli sprechi e tornano ad uno stile di vita più rispettoso dell'ambiente e di se stessi.

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