martedì 23 luglio 2013

La guerra senza pallottole (ma con troppe vittime)

La settimana tra il 15 ed il 21 luglio è stata funestata da numerosi suicidigiovedì 18 luglio un uomo è morto sui binari della linea Trenord Saronno-Novara (qui l'articolo), soltanto il giorno prima un quarantenne si era gettato sotto il treno nella stazione di Saronno (qui l'articolo) e sempre il 17 luglio un uomo è stato letteralmente decapitato dalla metropolitana a Sesto San Giovanni (qui l'articolo), mentre venerdì 19 luglio una donna di Lomazzo ha perso la vita nelle acque del Lago di Como, poco distante da Villa Olmo (qui l'articolo) e lo stesso giorno un trentacinquenne si è lanciato sotto il convoglio della Linea Rossa a Cairoli, non venendo ucciso ma restando ferito in modo gravissimo (qui l'articolo). Soltanto l'otto luglio, poi, una donna si era gettata nelle acque del torrente Breggia, che dalla Svizzera sfocia nel lago di Como (qui l'articolo) ed il giorno prima un giovane disoccupato si è tolto la vita a Meda (qui l'articolo). Queste sono soltanto le tragedie di cui si ha pubblica notizia, quelle che finiscono sui giornali e magari nei titoli dei tg locali, ma di tante non si parla, per rispetto del dolore dei familiari o perchè la notizia non arriva in redazione in tempo utile per farci un pezzo e, ci tengo a sottolinearlo, questi che ho citato sono tutti drammi che si sono verificati in un raggio di neppure 40 km, tra Como e Milano.

La causa frettolosamente battuta sulle tastiere di redazione è "depressione", ma solo di rado si scava un po' più a fondo - la cronaca, si sa, è questione di secondi e ciò che conta è arrivare per primi a dare la notizia, altrimenti diventa inchiesta - arrivando a cercare le probabili cause che stanno alle spalle di quella depressione fatale. L'età delle vittime, però, può essere un indizio: si tratta infatti o di giovani adulti o di anziani.

Quando si è troppo vecchi per poter beneficiare di contratti di lavoro di apprendistato, quando si è perso il proprio impiego e la propria indipendenza economica, quando la propria dignità stessa viene messa in discussione, allora sembra che più nulla ci sia da perdere e la vita può apparire un peso intollerabile del quale si desidera sbarazzarsi, anche se si hanno soltanto 35 o 40 anni. Sul versante opposto ci sono gli anziani, con gli acciacchi che diventano più insidiosi col trascorrere dei giorni e con la paura del futuro: dopo una vita spesa a lavorare, si ritrovano magari con una pensione da mille euro al mese, col terrore di essere un peso per dei figli dal lavoro precario e con la certezza di non potersi permettere un ricovero in casa di riposo, le cui tariffe mensili (anche delle strutture religiose, che dovrebbero essere vocate al servizio dei poveri e dei bisognosi) superano abbondantemente i 1000 euro. 

L'Italia è un Paese in guerra e ogni giorno c'è chi piange qualche vittima, anche se neppure un proiettile viene sparato, anche se i carri armati non girano per le strade di paese. 
Di chi è la colpa? Non sta a me dirlo, non ho nè i mezzi nè le competenze per poterlo fare. Tutto ciò che posso fare è richiamare l'attenzione su un dramma muto e strisciante che si consuma quotidianamente nei nostri quartieri, tra le nostre case, nel silenzio complice delle istituzioni.

1 commento:

  1. Cara Viviana, questo post è molto profondo e fa riflettere, non so se riuscirò a commentare dicendo in breve quello che penso, ma ci tengo a scrivere comunque qualcosa... le tue parole "L'Italia è un Paese in guerra e ogni giorno c'è chi piange qualche vittima, anche se neppure un proiettile viene sparato" contiene una drammatica verità, ma non solo perchè la gente arriva al gesto disperato di uccidersi. Ho 27 anni e cerco di non deprimermi troppo a causa della crisi e soprattutto del futuro costellato da incertezze (avrò mai un lavoro degno di questo nome? potrò mai avere una famiglia? una casa mia? la pensione? per cosa ho studiato tanto? ecc.)... e mi dico che queste difficoltà sono il peso dei nostri giorni, quando invece i miei nonni hanno avuto da combattere la guerra. Ogni generazione ha la sua croce, ogni epoca ha i suoi mali, ma in questo caso è davvero allucinante vedere tante vite spegnersi perchè non si ha più futuro, più forza di combattere, ci si abbandona alla disperazione. Speriamo e preghiamo che questi tempi bui possano finire al più presto, o per lo meno che la gente riesca a trovare il modo di vivere bene comunque, magari in modo diverso da quanto fatto finora. Un abbraccio!

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