Poi non dite che non vi avevo avvertito, eh! Dal 22 al 26 settembre si terrà il Festival Torino Spiritualità, un evento che già dalla definizione promette grandi cose: "Gratis. Il fascino delle nostre mani vuote". Scorrendo il programma, poi, ci si imbatte in appuntamenti che trattano tematiche come "La necessità dell'altruismo" e "Immigrazione. Esistono limiti all'accoglienza?", passando per "I peccati capitali dell'economia" e "Sprechi. Ripensare il mondo del cibo", tanto per fare qualche esempio.
Proprio la parola "sprechi" mi ha richiamato alla mente una "vecchia conoscenza" - soltanto di lettura, purtroppo, nel senso che non ho mai incontrato dal vero l'autore - e, infatti, rieccolo lì che compare, Andrea Segrè, dei cui libri avevo già parlato qui e qui.
Sabato prossimo, 25 settembre, il Professor Segrè sarà a Torino in piazza Carignano con una cena collettiva per 1000 persone organizzata secondo i principi del Last Minute Market e, in quell'occasione, ritengo probabile che si riesca anche a metter le mani sulla sua più recente opera: "Lezioni di ecostile"
Un libro che presenta tre lezioni, con esempi concreti, dedicate al consumo critico e responsabile, alla riduzione di imballaggi e rifiuti e contro l'imperativo della crescita ad ogni costo proposto - ed imposto - dalla nostra economia. Quest'opera offre invece la luminosa possibilità di una riduzione dei consumi, che corrisponde ad una riduzione degli sprechi sino a riuscire a tramutarli in risorsa, in un cammino verso una solidarietà reale e concreta.
"Se un chilo di pomodori che arrivano dalla Cina costa 1 euro e un chilo di Pachino, Sicilia, costa 2 euro, non devo prendere quelli di Pechino per risparmiare, ma mezzo chilo da Pachino". Semplice, no?
Titolo: Lezioni di ecostile
Autore: Andrea Segrè
Editore: Bruno Mondadori
Anno di edizione: 2010
Titolo: Lezioni di ecostile
Autore: Andrea Segrè
Editore: Bruno Mondadori
Anno di edizione: 2010
Scorrendo il programma mi illumino ogni riga di più. Troppo interessante questo festival!
RispondiEliminaSarei davvero entusiasta di partecipare a qualcuno degli incontri e dei dibattiti. Peccato solo che si sovrappongano alle giornate milanesi di mobilitazione antirazzista alle quali ho già dato la mia adesione, e il 25 anche alla manifestazione in ricordo di Peppino Impastato e contro le mafie che si terrà a Ponteranica, vicino a casa.
Sarebbe un peccato mancare. Vedrò cosa riuscirò a combinare gli altri giorni, università e casini vari permettendo.
Intanto ti ringrazio di aver segnalato l'evento. Al tuo occhio vigile di marmotta non sfugge proprio niente! :)
Sì sì, semplicissimo O_____o
RispondiEliminaInfatti... mi fa una rabbia non averci pensato io.
RispondiEliminaA parte le batture sui pomodorini, interessante che certi argomenti vengano trattati.
Mi frega la distanza geografica e la malsana abitudine ad avere quasi sempre i fine settimana impegnati.
Cia Viviana!!!
Sono poco presente, è vero.
Crisi di ispirazione, direi.
Rimugino su molte cose che vorrei scrivere, sul blog e anche in altre sedi. Ma poi non riesco a tradurre in parole i pensieri.
Di estremo interesse questo festival e di estrema attualità, per una presa di coscienza reale e per passare ad azioni concrete e cambiare le abitudini della nostra vita tante volte insensata.
RispondiElimina* Ross, eh, le marmotte stanno all'erta! ;-)
RispondiElimina* Baol, che c'è di complicato? Ti mangi forse un chilo di pomodori alla volta? Ammappate!!! :-)
* Ciao Kai, io aspetto buona buona che ti torni l'ispirazione...
* Alberto, al di là delle chiacchiere serve concretizzare, io ne sono convinta. Così come sono convinta che sia proprio con eventi come questo che si possa realizzare una piccola rivoluzione di abitudini e stili di vita. Ciao! :-)
Il problema che il conto di quanto si è speso si fa a fine mese, la gente può anche non comprarne un chilo ma mezzo sempre di quelli e spendere la metà...ahimè il gusto è una delle prime cose che viene sacrificata al risparmio
RispondiEliminaBeh, sono d'accordo con te a metà. Nel senso che credo sì che, in tempi di ristrettezze economiche, si tenda a spendere meno anche per il cibo - e in questo concordo con te - ma francamente non credo proprio che, nella fattispecie, i pomodori di Pachino siano meno gustosi di quelli di Pechino. Anzi!
RispondiEliminaCiao.