lunedì 29 settembre 2008

Amare, capire, educare il proprio gatto



Premetto che, giunta alla fine della lettura, il mio commento è stato: “Per l’amare, nessun problema perché adoro Pulce; per il capire, ci si può lavorare; per l’educare… temo sia lui che sta cercando di educare me!”. Risate di mamma e papà. E lui che, senza scomporsi, mi guarda stando stravaccato sul divano, dondolando pigramente la coda.

Una volta che mi era stato tolto il gesso e avevo ripreso, seppur timidamente, a tornare alla vita “normale” avevo un’autentica fame arretrata di lettura; questa, unita al fatto che le giornate lontane dal lavoro mi avevano portata a vivere maggiormente la mia “storia d’amore” con Pulce, dedicandogli più tempo e scoprendo maggiormente la sua personalità, mi avevano fatto avvicinare all’opera di Joël Dehasse.

Ciò che ho maggiormente apprezzato in questo libro sono state la chiarezza espositiva, ben lontana dai paroloni medico-scientifici che ci si potrebbe aspettare da un veterinario specializzato in comportamento degli animali domestici, ed il rispetto che traspare per il gatto. Dehasse spiega ad esempio che è inutile pretendere dal micio sudditanza: non è nella sua natura concederla. Ci insegna a rendere più confortevole la vita del nostro amico peloso, riconoscendone la natura, gli istinti, i rituali, per consentirgli di vivere una vita da gatto in un ambiente di esseri umani. Illustra la via per l’instaurarsi di un rispetto reciproco.

Ciò che più mi ha impensierita, invece, è stato il richiamo piuttosto frequente all’importanza del legame che si viene ad instaurare tra le sette/nove settimane di vita del gattino: Pulce è stato trovato a inizio agosto e me lo sono portata a casa al rientro dalle vacanze, mentre febbre e malanni vari lo rendevano – se così si può dire – quasi “incapace d’intendere e di volere”. La veterinaria che l’ha subito visitato ha stimato la sua età attorno alle sei/sette settimane e le tre settimane successive sono trascorse al ritmo scandito dai più disparati medicinali che io e Davide somministravamo al cucciolo. Mentre, stando al libro, erano indispensabili tranquillità e coccole, noi gli sparavamo anti-acari nelle orecchie, e lo forzavamo ad ingoiare antibiotici… Per usare un eufemismo, direi che si è trattato di un approccio tutt’altro che delicato!

Titolo: Amare, capire, educare il proprio gatto
Autore: Joël Dehasse
Editore: Età dell'Acquario Edizioni
Data di pubblicazione: 2007

9 commenti:

  1. Ciao Viviana... io oramai sono a quota 8...
    Quando abbiamo preso il primo micio, Momore, oramai 10 anni fa, abbiamo giustificato l'impossibilità di educarlo con la sua sordità...
    Poi sono arrivati i 4 micetti dello scorso anno... e quando la loro mamma è morta e loro erano tutti ammalati e tristi, come si poteva educarli quando avevano bisogno di essere curati e amati... Anzi, i capricci erano segni di miglioramento e venivano accolti con applausi ed ovaioni.
    Adesso ho altri 4 orfanelli alla porta... e già cominciano a dare segni di indisciplina.
    Ma poverini, sono quasi selvativi e prima di educarli bisogna fare in modo che si fidino di noi per poterli prendere e inserirli nel gruppo indoor...

    Dici che sia il caso che mi legga il libro???

    Un abbraccio a te e una carezza a Pulce.

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  2. quanto al link che mi hai lasciato,non è una bufala non è la prima volta che alcunimcomuni del veneto e del friuli legittimano la caccia a gli animali domestici con la scusa che sono inselvatichiti, parecchia gente ha smesso di andasre in ferie da quelle parti per protesta, ma a quanto pare non è servito. no seve ba nulla nemmeno la raccolta di firme on-line

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  3. il libro l'ho anch'io, mi è stato mandato in omaggio dall'editore, è carino, ma perfettamente inutile, i gatti hanno un'inteeligenza superriore ed imparano e molto e assai in fretta infretta ma solo se lo voglionio e, di solito, ciò che noi non vogliamo, tipo scassinare frigoriferi etc.

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  4. come sai, nella tribù i vari membri sono entrati a tutte le età, ma i rapporti si instaurano perfettamente se il carattere del gatto è quello adatto. ti faccio un esempio: fagiolino è nato in casa da gentori domesticissimi ed è assolutamente selvatico: a due giorni ha soffiato al veterinario che lo stava semplicemente ammirando nella cuccia (si chiama così dal cognome del veterinario) mentre milou è una colla ed è arrivata a circa tre anni dalla strada, ermione è arrivata a sei mesi ed era randagia dalla nascita, popi un giorno ha deciso che faceva freddo ed è arrivata qui, ed è affettuosissima e ben inserita, falbalà è arrivata dopo 11 anni di colonia ed è un perfetto gatto casalingo etc.

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  5. viviana, è ovvio che ho firmato spedito mail etc. purtroppo non hanno valore legale e le amministrazioni se ne fregano!

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  6. * Kai... He! He! He! Il libro, se vuoi, leggilo: a me è piaciuto, nonostante io abbia constatato l'assoluta predisposizione di Pulce ad addestrare noi piuttosto che non viceversa...
    E, stando a quanto mi scrivi tu, questa particolare capacità dei nostri amici pelosi di mantenere il proprio carattere e la propria indipendenza non riguarda soltanto il mio selvaggio Pulce (quanto alla carezza, mica facile eh!) ma i mici in genere. :-)

    * Paola, quanti commenti! Grazie! Per quanto riguarda il libro, ti sono grata per avermi raccontato la tua plurima esperienza di convivenza felina... Pulce, in effetti, io lo definisco gatto zen perchè è assolutamente indecifrabile: a volte è di una tenerezza incredibile, poi scappa se provi ad accarezzarlo, a volte si acciambella sul letto e altre volte si estranea completamente dal mondo e sembra meditare sulle sorti dell'intero universo...
    Comunque una cosa mi sembra abbastanza certa: di addestrarlo non se ne parla proprio! In compenso, lui si sta specializzando nell'arte di aprire gli armadietti...
    Per quanto riguarda quella che io ritengo un'autentica barbarie - ovverosia la possibilità di cacciare cani e gatti - va bene, ammettiamo che petizioni e pubblicità negativa non sortiscano alcun effetto, ma possibile che non si possa fare assolutamente nulla per impedire questo scempio?
    Sono sconcertata... e molto, molto rattristata.

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  7. Se vuoi capire com'è il mio rapporto con i gatti (e se hai tempo e voglia), vatti a leggere due miei post: la prima metà del post “Momenti” http://rosaspina_mia.ilcannocchiale.it/2007/05/12/momenti.html
    e ancor più “Del blocco dello scrittore…” http://rosaspina_mia.ilcannocchiale.it/2007/12/18/del_blocco_dello_scrittore_e_d.html
    Ciao!

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  8. Stellina e' con noi da quando aveva 2/3 mesi. Noi la rispettiamo e lei ci rispetta.
    Non si arrampica sulle tende e noi non la sgridiamo se va sul divano.
    Bho a me il rapporto piace cosi.
    ciao

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  9. * Rosaspina, ma io quei tuoi post li avevo già letti (e commentati!) mesi e mesi fa! Figurati, curiosa come sono, se non andavo a ficcanasare tra le tue convivenze feline! :-)

    * Sub, questo rapporto di reciproco rispetto è quello che sto cercando di instaurare io con Pulce. Secondo me la condizione essenziale per convivere con un animale è proprio quella del rispetto reciproco; non ci si può portare in casa un gatto aspettandosi che si comporti da cane, esattamente come non condivido il comportamento di chi tratta cani o gatti o altri animali come se fossero dei figli, concedendo loro di mangiare a tavola o comprando loro vestitini... Trovo che così si snaturi la loro essenza. Un gatto è bello in quanto gatto. Un cane è bello in quanto cane. Io almeno la vedo così. :-)

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