domenica 9 marzo 2008

Campania - Morire d'immondizia


Ve lo prometto, in futuro cercherò di non parlare più dei rifiuti campani. Dopo questo post, e questo, e questo che scrivo ora, forse ne ho già parlato troppo… Ma la tristezza e la rabbia sono tali che non posso non esprimerle! Se me le tengo dentro, esplodo!

Questa sera, in un impeto di masochismo, ho voluto cercare di capire qualcosa di più dell’intera vicenda. Qualcosa che andasse oltre le notizie col contagocce e sempre debitamente filtrate che ci arrivano dai tg (più spazio dato all’elezione di Miss Padania che ai rifiuti che uccidono la Campania e non solo). Così ho guardato
Report, su Rai Tre. Nel tentativo di capire, una volta per tutte, di chi fosse la colpa di questo sfacelo. Perché i cassonetti che non vengono svuotati, la raccolta differenziata che non viene fatta, le strade che non vengono ripulite sono soltanto la punta dell’iceberg.

Ho da poco appreso, ad esempio, che ad Acerra le pecore pascolano sopra un terreno che E’ una discarica. E muoiono. Perché si nutrono di erba alla diossina, respirano diossina, bevono diossina. Partoriscono agnelli deformi che non raggiungeranno mai l’età adulta. E sono custodite da pastori che sviluppano forme tumorali e muoiono, divorati da dentro, come le pecore cui badano.
Ho da poco appreso che in Campania i siti da bonificare sono oltre 2500, quasi il doppio della Lombardia, e che in 5 anni di questi siti non ne è stato bonificato neppure uno.
Ho da poco appreso che la Montefibre, fabbrica di poliestere inquisita (per omicidio colposo a seguito della morte di numerosi operai con patologie legate anche all’uso di sostanze cancerogene e diffidata per inquinamento della falda), sta a due passi da dove pascolano le pecore e da dove vengono coltivati ortaggi che ci ritroviamo poi in tavola.
E ho appreso anche che i campani non vogliono più discariche perché non vogliono altri siti da bonificare in futuro, che, come quelli già esistenti, non verranno bonificati mai.

Perché c’è già la vicenda delle sponde dei Regi Lagni che parla chiaro: sono da bonificare da rifiuti speciali, da rifiuti ingombranti, da rifiuti pericolosi e da rifiuti normali. La regione Campania, 5 anni fa affida i lavori ad una sua società, la Recam, che per l’occasione assume 400 lavoratori, li piazza un po’ qua e un po’ là e non controlla il loro operato; così questi dicono “noi non possiamo lavorare: non ci danno i guanti, non abbiamo i camion per caricare la roba e quindi siamo costretti a girarci i pollici”, chi li paga invece dice “no, loro devono solo tagliare le erbacce”. Cioè devono fare l’unica cosa che si potrebbe tranquillamente rimandare. Questo perché a togliere i rifiuti ci deve andare un’altra ditta che però nessuno ha mai visto…
E poi c'è Vito Amendolara, direttore di Coldiretti Campania, che propone di riconvertire i terreni ed utilizzarli per no-food: ci si piantano fiori invece di cavoli e fragole, ci si mette la colza invece di portarci a pascolare le pecore che poi ci mangiamo sulla tavola pasquale o che ci danno il pecorino... Insomma, si usano questi terreni ricavandone profitto e senza doverci nutrire poi del prodotto. Una bella idea, no? Ma riconvertire i terreni costa e i soldi, elargiti a pioggia, sono già finiti tutti, mangiati a più livelli e più riprese da interventi che non hanno portato ad alcuna soluzione.

Quindi la colpa non è di chi non fa la raccolta differenziata, la colpa non è di Bassolino, la colpa non è di chi bagna le fragole delle sue serre con acqua di falda contaminata, la colpa non è di chi prende rifiuti dal Veneto e poi invece di eliminarli li rivende come compost, la colpa non è dei sindaci che spostano l’unico poliziotto addetto alla tutela ambientale e lo mettono di servizio al museo di Pulcinella (vi giuro, l'hanno fatto davvero!), la colpa non è dei lavoratori socialmente in-utili che vengono assunti per non lavorare e percepiscono 800 euro al mese per giocare a carte, prendere il sole e schiacciare pisolini pomeridiani, la colpa non è di chi toglie i sigilli dai pozzi messi sotto sequestro per continuare ad irrigare il proprio campo e, naturalmente, la colpa non è del Governo di Roma nè dei 14 anni di commissariamento (costati - cifra accertata al 2006 - 2 miliardi di euro)… La colpa non è di nessuno, come sempre.

Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce ‘o passato simm a Napule paisà!

P.S. per chi fosse masochista come me, qui trovate il testo integrale della puntata e qui l'articolo scritto lo scorso ottobre dall'autore della foto in apertura.

8 commenti:

  1. è vero Viviana, io sono campana e questa canzone oramai mi fa solo innervosire... perché la situazione dei rifiuti è così come ora da più di 20 anni... io ero alle elementari e ci fu l'emergenza colera... me lo ricordo bene...
    ma non si capisce mai di chi è la colpa, le cose non si risolvono, anzi peggiorano, e ne facciamo le spese tutti...

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  2. Guarda, se hai letto i miei post precedenti, da brava lombarda lontana dalla realtà campana pensavo "tutti produciamo immondizia, se noi ci differenziamo e smaltiamo la nostra, i napoletani facciano altrettanto!". Dopo la trasmissione di ieri mi è montata addosso una rabbia, un senso d'impotenza, un nervoso incredibile! Perchè in Campania ci sono un sacco di persone che delinquono nel piccolo (chi coltiva su terre contaminate, chi brucia da sè i rifiuti, chi irriga con acque poste sotto sequestro), ma ci sono anche un sacco di persone innocenti, che rispettano la legge, che pagano con la loro salute e la loro vita le colpe di questi piccoli delinquenti e l'ignavia ed il menefreghismo di assessori, consiglieri, sindaci, presidenti di province e regione, commissari, politici di ogni livello e grado.
    Io da sempre evito di parlare di "emergenza rifiuti": come può essere "emergenza" uno status quo che perdura da decenni?!

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  3. amaramente concordo con te...
    è una questione di volontà, buona o cattiva...
    pensa che io faccio la differenziata in barca, e non ti dico che rottura di scatole è, visto che spazio praticamente non ce n'è...però la faccio
    Se solo ognuno facesse la sua piccola parte...
    ma ho come la sensazione che la situazione è talmente incancrenita che parliamo per dare aria alla bocca...
    rabbia e impotenza...hai detto bene...

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  4. Ciao carissima! No, non credo che si parli per dar aria alla bocca... o, meglio, non credo che tutti lo facciano per questo.
    C'è chi ne parla perchè fa audience, ma c'è chi lo fa perchè crede che solo informando si possa diffondere la cultura ecologica.
    La frase che ricorreva più spesso, l'altra sera nel filmato di Report, era "non lo so". A tutti i livelli. Dal contadino che "non sapeva" di coltivare lungo il muro di cinta di una discarica al direttore tecnico della Jacorossi che "non sapeva" se i propri lavoratori lavoravano o meno per ripulire le discariche...
    Tu fai la differenziata in barca perchè SAI che così facendo hai un impatto meno pesante sull'ambiente, perchè SAI che si può riciclare, perchè SAI che la tua "rottura di scatole" è a favore del bene comune. Lo scopo di Report (e dei pochi che DAVVERO fanno informazione) credo sia quello di far sì che aumenti il numero delle persone che SANNO e diminuisca quello di chi NON SA NIENTE.
    Certo, ci sono rabbia ed impotenza, ma voglio credere che, parlandone, si diffonda informazione e, con essa, la consapevolezza che cambiare si può. Ciao! :)

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  5. Speriamo Viviana, che qualcosa pian piano cambi... noi intanto facciamo la nostra parte parlando, parlando parlando e facendo :o)

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  6. Una persona saggia e che stimo, rispondendo sul suo blog ad un mio intervento, ha scritto: "io mi auguro che alla fine prevalga chi lotta per preservarlo questo bel pianeta che abitiamo; a volte sono un po' pessimista, ma vale sicuramente la pena cercare di fare quel che si può nel nostro piccolo quotidiano...". La conosci? :D
    Facciamola sì la nostra parte, nel nostro piccolo, parlando, parlando, parlando e facendo...
    Un abbraccio!

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