Dovete sapere che ho una specie di venerazione per la carta stampata: non spiegazzo i giornali, non faccio orecchie alle pagine, non evidenzio parole e concetti (mai fatto, neppure quando studiavo: segnavo le cose rilevanti solo a matita, così da poter poi cancellare il tutto).
Ebbene, nonostante questo mio rispetto reverenziale, “Il gabbiano Jonathan Livingston” è forse il libro più “maltrattato” che possegga. Perché l’ho letto e riletto almeno un centinaio di volte. Perdendomi, sempre, tra le parole e le bellissime immagini di voli di gabbiano (e questo giustifica, in parte, la mia “fissa” per le foto di gabbiani…).
L’intero libro, edito per la prima volta in Italia nel maggio 1977 e giunto alla sua cinquantaduesima edizione nel 2005, è una fiaba – o, forse, una parabola – che ha per protagonista il gabbiano Jonathan Livinston, il quale abbandona la massa dei comuni gabbiani, per i quali il volo è soltanto un mezzo per procacciarsi il cibo, ed impara a volare come atto di perizia ed intelligenza, origine di perfezione e gioia. Jonathan diventa così il simbolo di chi ha la forza e la volontà di ubbidire alla propria legge interiore.
L’intero libro, edito per la prima volta in Italia nel maggio 1977 e giunto alla sua cinquantaduesima edizione nel 2005, è una fiaba – o, forse, una parabola – che ha per protagonista il gabbiano Jonathan Livinston, il quale abbandona la massa dei comuni gabbiani, per i quali il volo è soltanto un mezzo per procacciarsi il cibo, ed impara a volare come atto di perizia ed intelligenza, origine di perfezione e gioia. Jonathan diventa così il simbolo di chi ha la forza e la volontà di ubbidire alla propria legge interiore.
Oltre ad essere il mio libro più letto, è anche quello che regalo con maggior frequenza, perché sono convinta che non ci siano libri buoni e libri malvagi ma soltanto libri che ci insegnano qualcosa e libri che non insegnano nulla; a me “Il gabbiano Jonathan Livingston” ha insegnato molto e spero, con ogni dono, che questi insegnamenti siano utili anche alle persone a cui voglio bene.
Autore: Richard Bach
Editore: Rizzoli
Data di Pubblicazione: 1977
Editore: Rizzoli
Data di Pubblicazione: 1977
Buona domenica!!!
RispondiEliminaCiao Gino! Grazie e buona settimana!
RispondiEliminaChe bello che deve essere... Un gabbiano che diventa il simbolo di chi ha il coraggio di seguire la propria legge interiore... Ho l'impressione che oggi siamo tutti gabbiani che voliamo solo per arraffare qualche pesciolino e garantirci la sopravvivenza, altro che seguire la nostra legge interiore... :(
RispondiEliminaBellissimo! Anche io l'ho letto e riletto non so più quante volte, ma ogni volta mi lascia dentro sempre qualcosa...
RispondiEliminaUn abbraccio
* Patrizia, la sopravvivenza è importante, ma da sola non basta. Se respiri, cammini, parli, ma non hai dentro di te quella scintilla di luce che ti rende davvero umano... beh, credo che quella non sia veramente vita. Ciao, a presto!
RispondiElimina* Penelope... sì, un gran libro davvero. Uno che arricchisce sempre, ogni volta che lo si rilegge. Ricambio l'abbraccio!