giovedì 13 settembre 2018

Un inizio difficile

Non lo nego: tornare in palestra, a inizio settembre, è stato difficile. 

E difficile lo è ancora, certe sere. 
Forse qualcuno potrebbe dire che ho le paturnie, la verità è che il problema non è qualcosa che ho, ma qualcosa che manca. Qualcuno che manca.
Manca il Maestro. 
E lo so che è sempre stato a 800 chilometri di distanza e che i nostri incontri annuali si contavano sulle dita di una mano, ma c'era.
C'era. 
E adesso non c'è più.
E allora a volte ho l'impressione che le mie lezioni, per quanto accurate e preparate, siano tenute navigando a vista, perché manca il faro, manca quella luce ferma e certa che guidava ogni scelta e decisione.
Cerco la forza negli altri membri dell'equipaggio, per così dire, negli altri appartenenti alla famiglia del T'ienshu rimasti, come me, orfani, ed insieme si va avanti, cercando di far bene, cercando di non deludere le aspettative che il Maestro Caposcuola nutriva su di noi.
Ho ben chiare, nella mente e sulle pagine del quaderno in cui annotavo ogni nostro incontro, le sue parole. So cosa il Maestro si aspettava da me come Istruttrice e mi dico che, anche se manca il faro, queste sue parole sono le carte nautiche che mi ha lasciato per non perdere la rotta.
Così stringo i denti e, faticosamente a volte, si va avanti a vele spiegate. 

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