giovedì 27 agosto 2015

Legittima difesa o giustizia fai da te?

Perchè le due cose, è bene ricordarlo, sono molto diverse. 
In termini puramente legali, tanto per cominciare, il testo di legge approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati il 24 gennaio 2006 ha modificato il "vecchio" concetto di legittima difesa secondo cui non risultava punibile colui che avesse commesso il fatto "per esservi stato costretto dalla necessità di respingere da sè o da altri una violenza attuale e ingiusta"; in particolare, l'articolo 52 della legge prevede ora che "non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionale all'offesa". 
Nulla, invece, viene detto in termini legali circa la giustizia fai da te che, come suggerisce il nome stesso, essendo "fai da te" non riconosce la giustizia civile, amministrativa o sociale ma soltanto il concetto di giustizia che ciascuno di noi ha, dettato dal proprio senso della morale. 

Cosa significa questo? Banalizzando al limite del vergognoso, giusto per fare un esempio, significa che secondo il mio personale senso della morale potrei rompere il braccio, lussare la spalla e spaccare la faccia alla borseggiatrice che cercava di "alleggerirmi" del portafogli mentre viaggiavamo in metropolitana ma che, in termini di legge, se lo facessi davvero lei potrebbe denunciarmi in quanto il danno da me arrecatole sarebbe superiore a quello che io avrei subìto. 
La soluzione è dunque quella del rimanere imperturbabili mentre si viene derubati? Ovviamente no, tuttavia dovremmo - per non incorrere in eventuali guai giudiziari - arrecare un danno non superiore a quello da noi stessi subìto. Questo in termini legali. Poi ciascuno si regoli come gli pare. 

Difendersi (e con questa parola intendo proprio difendere se, non un proprio bene come un portafogli o un tablet) è però faccenda differente. 
L'istinto di sopravvivenza è ciò che di più vero, antico ed animale risiede ancora in noi e ci spinge non soltanto a mangiare, bere, scaldarci, riprodurci, ma anche a fare tutto ciò che è necessario per mantenerci in vita in caso di attacco. Se vedo la mia incolumità venir minacciata, difendermi non è un mio diritto, ma è parte di me. 
Ed è una parte che reagisce subito, nell'eventualità dell'aggressione.

Il "vivere civile" ci ha in larga misura addomesticati, mettendo a tacere il nostro ancestrale istinto di sopravvivenza, cullandolo tra ninnoli rassicuranti di beni effimeri e spesso inutili; la nostra bestialità non emerge più per rispondere ai bisogni primari (mangiamo ogni giorno - spesso anche troppo; beviamo acqua pulita; dormiamo in case riscaldate; facciamo sesso e talvolta c'è chi fa persino l'amore, anche se ci riproduciamo sempre meno, ma questo è un altro discorso), ma ci dimentichiamo del nostro "essere civili" per ottenere il superfluo (ed è così che siamo pronti a calpestare il nostro collega per garantirci un irrisorio aumento da sperperare nell'acquisto dell'ultimo modello di smartphone o in un weekend sugli sci). L'istintualità viene dunque messa a tacere, soffocata.
Questo stesso "vivere civile" ci ha insegnato che è allo Stato che dobbiamo rivolgerci per avere giustizia, perchè è un nostro diritto. Ed è vero. Ma lo Stato non può difendere ciascuno di noi ogni singolo minuto di ogni singolo giorno. Se un malvivente ci minaccia con un coltello, è in quel momento che ci serve essere difesi dallo Stato, dalle forze dell'ordine: non dopo minuti, o ore, quando l'aggressione è ormai avvenuta e possiamo soltanto (nel migliore dei casi) denunciare l'accaduto. Se qualcuno ci aggredisce per stuprarci, è allora, quando sentiamo il suo fiato addosso e il suo corpo premere contro di noi, è in quel momento che ci serve essere difese. Non dopo anni, quando forse un tribunale stabilirà che quel delinquente ci ha effettivamente aggredite e, magari, gli infliggerà una condanna.

Quante volte ci è capitato di leggere notizie terribili di persone uccise o violentate da individui che, pur "già noti alle forze dell'ordine", non sono stati fermati prima che accadesse l'irreparabile? Personalmente - e chi mi segue da più tempo lo sa, perchè ne scrivo - preferisco di gran lunga leggere notizie come quella dell'anziano ex pugile britannico che ha pestato a sangue il suo aggressore o come quella della pensionata comasca che si è difesa da uno scippo prendendo ad ombrellate la malvivente.
"Si vis pacem, para bellum", dicevano gli antichi: "Se vuoi la pace, preparati alla guerra". Ed io concordo con gli antichi Romani.  

Per approfondire:

2 commenti:

  1. Ciao. Ho letto il tuo articolo e quelli linkati. Su Franz's Blog poi ho letto diverse cose (sono stata sveglia fino alle 2 del mattino!) e mi pare che non siete d'accordo su molti punti: lui ad esempio mi pare che sia favorevole al possesso di armi e al loro utilizzo per difesa e che sia piuttosto critico nei confronti della Chiesa.
    Articolo interessante comunque.
    Per quanto riguarda me, personalmente cercherei di reagire anche "solo" in caso di furto in metropolitana. Dal buonismo non viene niente di positivo e ha davvero rotto le palle! Ciao.
    Kira

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    Risposte
    1. Kira, linko cose che trovo interessanti: non ho la pretesa di "avere la verità assoluta" nè di "essere nel giusto", scrivo quello che penso e provo e condivido ciò che altri scrivono e che reputo interessante. Hai ragione, non sono d'accordo su tutta la linea con Franz, ma, d'altro canto, non lo sono neppure con chi fa un uso strumentale di immigrazione e criminalità a scopo politico...
      Ciao e grazie per il commento.

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