mercoledì 16 giugno 2010

Indiana Jones netturbino

Normalmente, credo, la parola "archeologia" richiama alle nostre menti il celebre Indiana Jones: affascinante avventuriero a caccia di tesori in luoghi misteriosi dove pericolo ed esotico s'intrecciano indissolubilmente.
Stupisce non poco, dunque, il ritrovarsi a pensare agli archeologi come a netturbini della storia.
Eppure è questa una delle immagini evocate dalla lettura del libro che ho da poco terminato:


Il presupposto dal quale si parte è che l'archeologo indaga la storia dell'uomo ma, a differenza di quanto accade per lo storico, i "libri" che questi si trova a studiare hanno tracce del passaggio e dell'attività umana al posto delle pagine. E le tracce restano laddove l'attività, per un qualsivoglia motivo, è cessata o, comunque, si è modificata. Resti, appunto. Scarti.
E non storcete il naso pensando alle grandiose piramidi egizie o alle rovine inca: in fin dei conti, anche quelle sono scarti - per quanto maestosi ed imponenti - dal momento che, terminato il loro utilizzo, sono state abbandonate. Proprio come è avvenuto per migliaia di punte di selce neolitica, stoviglie rotte in terracotta, abitazioni abbandonate, navi affondate che è stato impossibile - o antieconomico - recuperare...

E ci sono stati anche archeologi che sull'immondizia hanno proprio lavorato: è il caso del Garbage Project che vide, nel 1973, gli archeologi impegnati a raccogliere, classificare e studiare i rifiuti prodotti dai cittadini di Tucson in Arizona. Uno dei risultati fu, ad esempio, scoprire profonde differenze tra quanto i cittadini avevano affermato di bere e ciò che realmente emerse in termini di lattine e bottiglie di alcolici consumati. Un'archeologia che, come spesso accade, va a braccetto con l'antropologia, dunque.

Insomma: gli spunti interessanti non mancano, ma io mi fermo qui. Buona lettura!


Titolo: Prima lezione di archeologia
Autore: Daniele Manacorda
Editore: Laterza
Anno di edizione: 2009

5 commenti:

  1. Ho già sentito parlare dell'archeologia dei rifiuti, se così la vogliamo chiamare, ma non ho mai approfondito. Mi offri un'occasione per rifarmi.

    P.S. Contagiata anche tu dai nuovi modelli per la grafica di blogger? Diversi fra gli amici che seguo si sono messi a provare le novità e a fare cambiamenti a tutto spiano. E' alquanto destabilizzante. :p

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  2. Per la verità vorrei tornare al vecchio stile, ma non so come fare... Se hai suggerimenti sono più che ben accetti! 'Sto tentativo mal riuscito destabilizza pure me... :-S

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  3. Mi ricordo di un giornalista americano che aveva fatto un'inchiesta rovistando tra i rifiuti di non so più quale città. Fra le altre cose aveva notato che nei quartieri ricchi venivano buttate pochissime scarpe, mentre nei quartieri poveri erano tantissime. La qualità dura.

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  4. Ciao
    io mi ero anche iscritto ad Archeologia a genova poi però col lavoro... insomma volevo fare indiana jones

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  5. * Alberto, già già, credo che il detto "chi più spende meglio spende" a volte abbia il suo buon fondamento.

    * Ernest, beh, se volevi fare Indiana Jones forse Archeologia non faceva per te! :-D
    Leggendo questo libro, la figura romantica ed avventurosa dell'archeologo viene ridimensionata non poco. Certo, ci sono molti lati affascinanti e di indubbio interesse, ma quello che emerge è più una professione fatta di tanta passione, altrettanta fatica e guerre continue contro frustrazione e scarsi finanziamenti...

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