Il 23 aprile si festeggia la Giornata Nazionale del Drago. Che sia il Serpente Piumato degli antichi popoli sudamericani, il portatore di pioggia e simbolo dell'Imperatore Cinese o il temibile mostro della mitologia europea - solo recentemente riabilitato grazie a libri e film fantasy - il drago è presente pressochè in tutte le culture e tutte le epoche del pianeta ed il suo fascino perdura ancora oggi. Complici le favole, anche i bambini della web generation hanno imparato a conoscere queste mitiche creature, con un misto di paura e aspettativa; cambiano gli eroi, insomma, ma il "mostro cattivo" deve esserci in ogni fiaba che si rispetti, altrimenti come potrebbe il principe o il cavaliere di turno "fare carriera" e conquistare la bella principessa o la riconoscenza dell'intero villaggio?
E la scelta del 23 aprile come data in cui tributare il giusto onore a questo insostituibile "cattivo" non è casuale: in questo giorno, infatti, ricorre la festività di San Giorgio, che senza un drago certamente non sarebbe diventato così famoso!
Io, che sono venuta a conoscenza di questa Giornata grazie a Dqu e che credo fermamente nel potere della fantasia e dell'immaginazione, ho pensato di aderire con un post molto "scientifico" perchè, signore e signori, ho avuto modo d'incontrare nientemeno che un'autentica esperta di draghi: Francesca R. D'Amato. Lei, che ha studiato Scienze Naturali e si è occupata per anni di comunicazione ambientale, alla fine ha scelto di seguire la sua passione per le leggende e... si è messa sulle tracce dei draghi!
L'ho incontrata in occasione di "Celtica 2012", poco prima che iniziasse il suo seminario su queste affascinanti creature che popolano fiabe e leggende e che, sorprendentemente, hanno anche lasciato tracce molto concrete del loro passaggio. Lo sapevate, ad esempio, che nella chiesa di San Giorgio di Almenno S. Salvatore, in provincia di Bergamo, si trova una gigantesca costola ricurva, lunga oltre 2 metri e mezzo, appartenuta al terribile drago che infestava le acque del lago Gerundo? E sempre in zona, vicino a Paladina, i frati del santuario della Beata Vergine a Sombreno custodiscono un'altra enorme costola, lunga 1 metro e 80; secondo le leggende raccolte e archiviate nel santuario quest'osso apparteneva ad un pericolosissimo drago che ogni notte usciva dal lago Gerundo e seminava morte e terrore nelle aree circostanti. Affrontato da un coraggioso cavaliere - di cui purtroppo non ci è giunto il nome - il drago morì, venne fatto a pezzi ed il giovane coraggioso donò le parti della bestia a diverse diocesi locali.
Ma non fate l'errore di pensare che i draghi infestassero solo il nord Italia: come spiega Francesca, sebbene amassero le zone alpine, ricche di laghi e vette dove nascondersi, questi animali erano diffusi lungo tutta la penisola. Tant'è che un'altra gigantesca costola si trova nella chiesetta di San Crescenziano a Pietralunga, in provincia di Perugia, tangibile resto del mostro che infestava la Val Tiberina e che venne ucciso nel 303 proprio dal valoroso cavaliere, poi diventato Santo, Crescenziano.
Anche dove non ci sono ossa a testimonianza della passata presenza di un drago, racconti e leggende ne tramandano le terribili gesta in numerosissimi paesi italiani. Non ci credete? Allora date un'occhiata alla cartina geografica del censimento dei draghi italiani, realizzata da Francesca, e vi ricrederete!
Ma come mai alcuni draghi vivono nelle grotte e altri invece sul fondo dei laghi? Come fanno a respirare, quelli subacquei? E quelli che sputano fuoco, come fanno a non incendiarsi la gola e il naso? E poi, naturalmente, ci sono i draghi che volano: hanno due o quattro zampe? E come devono essere le loro ali per sostenere il peso di un simile bestione? I draghi fanno le uova o nascono già dei draghetti? Per rispondere a tutte queste domande - e a molte altre ancora, avete idea di quante e quali domande riescano a sfornare dei bambini?! - Francesca attinge a piene mani alla sua preparazione scientifica, mescolando in una fantastica alchimia la più sfrenata fantasia con la biologia più rigorosa: ci sono "trucchi da drago" che ritroviamo, pensate un po', nelle galline!
Dal momento che spiegare la biologia di un animale, soprattutto se mitologico, può essere piuttosto complicato, questa eccezionale "dragologa" porta sempre con sè dei modellini ed un autentico cranio di drago, per illustrare nel miglior modo possibile come funziona il meccanismo che consente a queste creature di sputare fuoco. Insomma: per ogni domanda che possiate avere circa questi animali, Francesca ha una risposta pronta. O è pronta a cercarla!
Con grande fantasia e passione.
Io, che sono venuta a conoscenza di questa Giornata grazie a Dqu e che credo fermamente nel potere della fantasia e dell'immaginazione, ho pensato di aderire con un post molto "scientifico" perchè, signore e signori, ho avuto modo d'incontrare nientemeno che un'autentica esperta di draghi: Francesca R. D'Amato. Lei, che ha studiato Scienze Naturali e si è occupata per anni di comunicazione ambientale, alla fine ha scelto di seguire la sua passione per le leggende e... si è messa sulle tracce dei draghi!
L'ho incontrata in occasione di "Celtica 2012", poco prima che iniziasse il suo seminario su queste affascinanti creature che popolano fiabe e leggende e che, sorprendentemente, hanno anche lasciato tracce molto concrete del loro passaggio. Lo sapevate, ad esempio, che nella chiesa di San Giorgio di Almenno S. Salvatore, in provincia di Bergamo, si trova una gigantesca costola ricurva, lunga oltre 2 metri e mezzo, appartenuta al terribile drago che infestava le acque del lago Gerundo? E sempre in zona, vicino a Paladina, i frati del santuario della Beata Vergine a Sombreno custodiscono un'altra enorme costola, lunga 1 metro e 80; secondo le leggende raccolte e archiviate nel santuario quest'osso apparteneva ad un pericolosissimo drago che ogni notte usciva dal lago Gerundo e seminava morte e terrore nelle aree circostanti. Affrontato da un coraggioso cavaliere - di cui purtroppo non ci è giunto il nome - il drago morì, venne fatto a pezzi ed il giovane coraggioso donò le parti della bestia a diverse diocesi locali.
Ma non fate l'errore di pensare che i draghi infestassero solo il nord Italia: come spiega Francesca, sebbene amassero le zone alpine, ricche di laghi e vette dove nascondersi, questi animali erano diffusi lungo tutta la penisola. Tant'è che un'altra gigantesca costola si trova nella chiesetta di San Crescenziano a Pietralunga, in provincia di Perugia, tangibile resto del mostro che infestava la Val Tiberina e che venne ucciso nel 303 proprio dal valoroso cavaliere, poi diventato Santo, Crescenziano.
Anche dove non ci sono ossa a testimonianza della passata presenza di un drago, racconti e leggende ne tramandano le terribili gesta in numerosissimi paesi italiani. Non ci credete? Allora date un'occhiata alla cartina geografica del censimento dei draghi italiani, realizzata da Francesca, e vi ricrederete!
Ma come mai alcuni draghi vivono nelle grotte e altri invece sul fondo dei laghi? Come fanno a respirare, quelli subacquei? E quelli che sputano fuoco, come fanno a non incendiarsi la gola e il naso? E poi, naturalmente, ci sono i draghi che volano: hanno due o quattro zampe? E come devono essere le loro ali per sostenere il peso di un simile bestione? I draghi fanno le uova o nascono già dei draghetti? Per rispondere a tutte queste domande - e a molte altre ancora, avete idea di quante e quali domande riescano a sfornare dei bambini?! - Francesca attinge a piene mani alla sua preparazione scientifica, mescolando in una fantastica alchimia la più sfrenata fantasia con la biologia più rigorosa: ci sono "trucchi da drago" che ritroviamo, pensate un po', nelle galline!
Foto di drago tratta dal sito www.gnomi.org |
Con grande fantasia e passione.
Per fortuna c'è gente come lei!
RispondiEliminaDavide, davvero una persona ricca di fantasia e passione per quello che fa!
EliminaFrancesca è una grande esperta di draghi!
RispondiEliminaAlfa, verissimo! Francesca è una "dragologa" di prim'ordine!
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