sabato 24 dicembre 2016

Un Natale "duro"

Quello che sta per terminare è stato un anno molto intenso per me, ma è stato un anno "duro" per molti. 

Mi scuserete, quindi, se non me la sento di mettere a nudo il mio vissuto personale ed affido la riflessione natalizia alle parole di altri.

Il Natale anche quest'anno è alle porte ma, francamente, il clima che si respira in alcuni dei nostri comuni non è dei più allegri. Certo, ci sono le luminarie, le iniziative e la corsa ai regali a tenerci occupati, tuttavia quest'anno il Natale sembra nato sotto una cattiva stella. 
Bollate è stata colpita da alcuni gravi lutti, tra cui una giovane donna morta in un incidente in montagna; a Garbagnate più di cento lavoratori sono di fronte allo spettro del licenziamento per la probabile fine di un'azienda che per cent'anni è stata un fiore all'occhiello; Saronno è ancora scossa dalle sconvolgenti notizie sul suo ospedale; una grossa cooperativa edilizia della nostra zona, la ex Urbanistica Nuova, sta finendo in liquidazione e non si sa cosa ne sarà dei 15 milioni di euro di piccoli risparmi dei soci...
Se a tutto ciò aggiungiamo le notizie internazionali, in particolare il sangue al mercatino di Natale di Berlino, viene proprio da chiedersi che cosa ci sia da festeggiare.
Invece dobbiamo celebrare questo "duro" Natale, con una preghiera che ricordi chi non è più tra noi e chi rischia di perdere il lavoro, ma dobbiamo festeggiare, perché il Natale è la festa della famiglia e solo la famiglia in questi anni di crisi è stata il baluardo, il salvagente, lo scudo che ha protetto tanti di noi. 
L'Italia non è una repubblica fondata sul lavoro, è fondata sulla famiglia perché quando c'è una crisi è solo lì che si trovano comprensione e aiuto. E allora Buon Natale dal Notiziario a voi e a tutti i vostri famigliari. 
(Piero Uboldi - "Il Notiziario")

martedì 13 dicembre 2016

Differenze culturali: Santa Lucia


Immagine molto chiara (e, secondo me, molto bella) di Simona Bonafini.
Nulla da aggiungere. Se non: auguri a tutte le Lucia! 

martedì 6 dicembre 2016

Un amore sotto l'albero di Natale

Un racconto breve, un dono di Natale: questo è, in estrema sintesi, "Un amore sotto l'albero di Natale" scritto da Lucrezia Monti e disponibile, gratis, su Streetlib e su Amazon (oltre che su La FeltrinelliBookrepublik e Mondadori).
Come è spiegato nella sinossi, infatti, si tratta di un regalo che l'autrice desidera fare ai propri lettori in occasione del Natale.

Sabrina odia il Natale. Per lei, commessa in un centro commerciale, questa festa significa soltanto turni massacranti e clienti fuori di testa. Quest'anno, poi, le cose paiono andare persino peggio del solito a causa di un'insistente nevicata e di un cliente che sembra provarci con lei, per di più dicendosi sicuro che si conoscano già.

"Un amore sotto l'albero di Natale" è una storia romantica che scivola via veloce, ben scritta e congegnata, in cui tutti i pezzi del passato si riassemblano sino a comporre il puzzle che immortala, come in una fotografia, l'immancabile lieto fine ai piedi di un gigantesco abete decorato a festa. 
Un dono adatto ai lettori di Lucrezia Monti, che cercano amore e romanticismo tra le pagine.

Già da diversi giorni inserito tra i 100 Bestseller di Amazon, il più scaricato nella propria categoria, "Un amore sotto l'albero di Natale" pur essendo un eBook gratuito è curato, ben scritto, attento sia a grammatica che sintassi (e chi è solito leggere eBook sa quanto questo non sia affatto scontato).

Titolo: Un amore sotto l'albero di Natale
Autore: Lucrezia Monti
Anno d'edizione: 2016

Aggiornamento: apprendo ora da Twitter che questo eBook è il più scaricato negli Stati Uniti per la sua categoria, su Amazon.

domenica 4 dicembre 2016

Intervista esclusiva a Wander Braga

Il giornalismo è così: ti prende e non ti molla più. 
Per me, almeno, è così. 
Avevo otto anni quando scrissi il primo tema e la mia maestra disse ai miei genitori che avevo uno stile giornalistico sorprendente, una spiccata propensione alla cronaca. Da allora ho saputo che avrei fatto la giornalista. Punto. 
E così è stato, in effetti, per diversi anni. Fino a quando il vizio di mangiare mi ha convinta che fosse meglio cercarsi un lavoro che venisse retribuito, se non profumatamente, almeno in modo dignitoso. 
Ma il giornalismo è così: ti prende e non ti molla più. 
Mi aveva presa fin da bambina e quel seme della cronaca aveva continuato a crescere dentro di me, anno dopo anno, incurante del fatto che non lo annaffiassi regolarmente in una redazione né lo concimassi con l'iscrizione all'albo nazionale. 

Non stupisce, dunque, se trovandomi alla presenza di un pluri campione di livello mondiale quale Wander Braga (otto volte campione di Vale Tudo, due volte campione di King of the Cage, Campione Mondiale No Gi dei pesi leggeri nel 2008, Campione europeo dei pesi medi IBJJF nel 2013, tanto per citare alcuni dei titoli da lui conquistati, ndt), pur rotolandomi a terra sotto la sua supervisione nel tentativo di apprendere i rudimenti del Brazilian Jiu Jitsu, le fronde del giornalismo abbiano cominciato a solleticarmi l'animo, spingendomi a chiedergli un'intervista esclusiva. 
Quella che trovate qui di seguito. 

V: Come ti sei avvicinato alle arti marziali?
W: Quando avevo circa dieci anni, in Brasile c'erano parecchi bulli e mia mamma decise di farmi fare arti marziali così che potessi imparare a difendermi. A dodici anni circa, un mio amico che faceva BJJ mi disse: "Perché non provi anche tu a fare Brazilian Jiu Jitsu?": ho provato, me ne sono innamorato e non l'ho lasciato più. Crescendo, ho avuto l'opportunità di allenarmi con Rickson Gracie e sono molto orgoglioso e grato per aver avuto questa possibilità. 

Keanu Reeves con il Gi, una delle molte star che praticano BJJ
V: Qual è la situazione attuale del Brazilian Jiu Jitsu nel mondo?
W: Al momento il BJJ sta avendo un enorme successo negli Stati Uniti, perché è stato scelto da molte star di Hollywood sia per girare film, sia per essere praticato nella vita reale. Non solo viene praticato da grandi esperti marziali di altre discipline, come ad esempio Dan Inosanto e Chuck Norris (rispettivamente mostri sacri del Kali Escrima e del Karate, ndt), ma anche da star come Ashton Kutcher, Demi Lovato, Mel Gibson, Dustin Hoffman, Edward Norton, Nicholas Cage... Le scene d'azione del film "John Wick", con Keanu Reeves, sono tutte BJJ puro e lui si è allenato con i Machado. 
Inoltre il Brazilian Jiu Jitsu è considerato il top per l'autodifesa, al momento, negli Stati Uniti, tanto che i Marines ed il LAPD (Los Angeles Police Department, ndt) si allenano in questa disciplina. Anche in altre parti del mondo il BJJ è molto apprezzato sia dalle forze speciali, che da eserciti e da personale addetto alla sicurezza: io stesso tengo seminari specialistici in Libano ed Angola, ad esempio. 

V: Ci hai dato una chiara immagine del BJJ in ambito di autodifesa e persino nel contesto dello star system, ma dal punto di vista sportivo qual è secondo te il miglior atleta al momento in circolazione?
W: Secondo me Marcus Almeida Buchecha è uno dei migliori combattenti di BJJ agonistico del panorama mondiale, al momento.  

V: Torniamo per un attimo negli USA. Tu hai disputato e vinto molti combattimenti di MMA ed insegni anche questa disciplina; tempo fa ci fu una polemica di risonanza mondiale circa la pratica delle MMA da parte dei bambini negli Stati Uniti, che ne pensi al riguardo?
W: Domanda interessante, grazie. Non penso che la pratica delle MMA sia una buona scelta per dei bambini piccoli, sia perché il loro corpo non è ancora adeguatamente formato, sia perché non lo è la loro mente. Io non farei mai combattere i miei figli (ha due figli adolescenti, un maschio ed una femmina, ndt) nelle MMA, sebbene siano ormai piuttosto grandi, mentre non avrei niente in contrario se volessero praticare il BJJ. C'è un'enorme differenza tra lo sport e l'arte marziale. Se un bambino di sette anni fa MMA ed incontra un bullo, il suo pensiero è "lo anniento!"; se un bambino della stessa età pratica BJJ o arti marziali ed incontra un bullo, prende tempo, lo controlla, se aggredito non eccede nella difesa. Credo siano questi i valori da trasmettere ai bambini, non certo quelli della sopraffazione e dell'annientamento. 

V: C'è un messaggio che vorresti dare agli italiani, praticanti o meno arti marziali?
W: Questa è una buona domanda (sorride). Se non conoscete il Brazilian Jiu Jitsu, trovate un istruttore vicino a casa vostra e cominciate a praticarlo. Meglio ancora se si tratta di un istruttore del Team Braga. 

venerdì 2 dicembre 2016

Il Cumano

Caspita, ne è passato di tempo!
Scusate se ho trascurato il blog tanto a lungo, ma in questo periodo sono stata particolarmente impegnata sul versante marziale (in una serie di quattro incontri con il pluri campione di MMA e BJJ Wander Braga, che si sono aggiunti ai miei consueti allenamenti ed alle normali lezioni) e su quello letterario (proseguendo la collaborazione con Lucrezia Monti, che ora vanta tre titoli al proprio attivo).
Il mio ritorno su queste pagine parte dal mantenimento di una promessa fattavi ormai mesi fa, quando, felice e squattrinata, ero rincasata con il mio bottino dalla Fiera del Libro di Como. Avevo scritto un articolo al riguardo, assicurandovi che avrei recensito i miei acquisti non appena avessi terminato di leggerli, ma, ahimè, così non è stato.
Ed eccomi dunque qui, oggi, a cospargermi il capo di cenere, pentita, e a mantener fede alla parola data.

"Il Cumano" ripercorre le vicende della decennale guerra che vide la città di Como, florido centro di artigianato e commercio, contrapposta a quella di Milano, interessata ad ampliare i propri confini, dal 1118 al 1127 partendo proprio dalla narrazione dei fatti lasciataci da un ignoto scrittore dell'epoca, probabile testimone oculare: questi raccolse le proprie memorie in un racconto epico in versi dal titolo "Liber Cumanus, sive de bello mediolanensium adversus comenses" con il nome di Cumano.
Da questa antica opera il ricercatore Mario Bergamaschi ha preso il via per ricostruire la storia di ciò che avvenne, sino a giungere alla realizzazione di quest'opera che è, sì, trattato storico, ma dalle atmosfere di romanzo dell'epica cavalleresca.
In quel tragico decennio, infatti, nella città di Como, nella bassa comasca e persino sulle acque del Lario si disputarono feroci battaglie, si assistette a clamorosi tradimenti, furono compiuti atti eroici e barbari massacri.
Un esempio viene dato dalla battaglia che seguì al tradimento di Arialdo degli Avogadri, signore di Lucino, il quale cedette il proprio castello ai milanesi: Ottone degli Avogadri, suo parente, ben consapevole del disonore che sarebbe caduto sull'intera casata a causa di questo gesto, ordì un piano di vendetta nei confronti di Arialdo.
"[...] Non appena i cavalieri di Arialdo furono abbastanza lontani dal castello, Ottone uscì con i suoi e assalì urlando i nemici i quali, colti alla sprovvista, diedero di volta ai cavalli tentando di ritornare al castello ma vennero impegnati dai comaschi in uno scontro violento. Ottone sopra tutti imperversava tra i nemici, la sua lancia aveva ormai trafitto due cavalieri uccidendoli, ma nell'impeto di un colpo vibrato contro un terzo cavaliere la lancia si spezzò, e allora estrasse dal fodero la grande spada da combattimento con la quale menò fendenti e piattonate che ridussero in fin di vita chi vi si imbatté".
Come morì Ottone? La città di Como gli tributò gli onori spettanti agli eroi? Come avvenne realmente la battaglia dell'Isola Comacina? Quali sordidi intrighi e che tradimenti si celano nelle stanze dei castelli e dei palazzi del comasco e del milanese? Le risposte sono tutte tra le pagine di questo libro, trattato storico avvincente come un romanzo.

Titolo: Il Cumano - Cronaca della guerra decennale tra Como e Milano - 1118 - 1127
Autore: Mario Bergamaschi
Editore: Alessandro Dominioni
Anno d'edizione: 2013

domenica 20 novembre 2016

Wander Braga, conto alla rovescia

Mancano ormai pochi giorni all'inizio dei seminari di Brazilian Jiu Jitsu e di MMA con il pluri campione brasiliano Wander Braga, fresco reduce da un'ennesima vittoria in patria. 

A partire da martedì 22 questo grande atleta di fama mondiale e dall'impressionante curriculum sarà nostro ospite e del Team Braga di Bovisio per una serie di incontri nei quali illustrerà tecniche di combattimento ai nostri allievi e a quanti, anche esterni, si saranno prenotati per prendere parte a questo eccezionale evento.
Ecco, in dettaglio, il calendario degli incontri:
- Martedì 22 novembre, ore 20.00 - Palestra ITIS Riva di Saronno
- Giovedì 24 novembre, ore 20.00 - Gymnasium Belotti di Bovisio Masciago
- Venerdì 25 novembre, ore 20.00 - Palestra ITIS Riva di Saronno
- Lunedì 28 novembre, ore 20.00 - Gymnasium Belotti di Bovisio Masciago

Ricordiamo che, per l'eccezionalità del docente e degli incontri, sarà possibile partecipare solo a quanti si saranno prenotati e fino a raggiungimento del numero massimo previsto. 
Per info e prenotazioni: 3388857054 o 3383052798.

lunedì 14 novembre 2016

Zootropolis

Soltanto quando ho cercato nel blog un articolo relativo a questo film d'animazione, dopo che era stato insignito del prestigioso premio Hollywood Animation Award 2016, mi sono accorta con sgomento di non averlo ancora recensito.

Una mancanza imperdonabile! 
Non soltanto perché Zootropolis è un autentico gioiello dell'animazione in computer grafica - Disney, Pixar e Dreamworks ci hanno ormai da anni viziato in tal senso, realizzando prodotti sempre più stilisticamente apprezzabili e dalle ambientazioni verosimili - ma anche e soprattutto perché questo cartoon è forte di una trama consistente quanto avvincente, un "giallo" in piena regola, in cui non mancano - come sempre più spesso accade - importanti spunti di riflessione per gli adulti. 

I vecchi cartoni animati, considerati "roba da bambini", sono cresciuti e sono divenuti prodotti cinematografici a tutti gli effetti, non di rado affrontando tematiche di spessore. E' questo il caso di Zootropolis, in cui trovano spazio il legittimo desiderio di una realizzazione professionale in quanto individuo di valore, indipendentemente da sesso e prestanza fisica, le difficoltà di convivenza con il "diverso" (in qualunque modo si identifichi questa diversità), l'importanza che i mass media hanno nel veicolare le notizie, influenzando l'opinione pubblica, l'amicizia che sa superare pregiudizi e paure, la capacità di redenzione e miglioramento personale, passando anche per la gestione del potere politico e la critica delle lungaggini burocratiche.
Il tutto rimanendo però ironico e divertente, un prodotto godibilissimo per tutta la famiglia. 

Un successo di pubblico e di critica, quello riscosso da Zootropolis, cui si è accompagnato un trionfo economico, portandolo a diventare il secondo maggior film d'incasso mondiale per i Walt Disney Animation Studios (al primo posto, con la sconvolgente cifra di 1.274.219.009 dollari c'è "Frozen - Il regno di ghiaccio" e, tanto per dare qualche parametro di riferimento, il superclassico "Biancaneve e i sette nani" è soltanto decimo, con 418.200.000 dollari - certo, sono cambiati i tempi ed ora molta più gente va al cinema rispetto al 1938, anno d'uscita di Biancaneve, ma tant'è). 
Un successo a parer mio meritatissimo, al quale si aggiunge, ideale ciliegina sulla dolce torta di questo unanime consenso mondiale, il premio per il miglior film d'animazione dell'anno conferito ad Hollywood.

venerdì 11 novembre 2016

1, 2, 3... La marmellata di cipolle

1, 2, 3... e la marmellata di cipolle è pronta!

Troppo bello per essere vero? Un po', in effetti, perché i tempi di preparazione e di cottura non sono così rapidi, ma la ricetta è davvero semplice ed il risultato appaga vista, olfatto e palato, quindi vale decisamente la pena provare.
Passiamo allora alla lista degli ingredienti, ed ecco qui i nostri 1, 2 e 3 dell'inizio:
  • 1 Kg di cipolle rosse (le mie sono di Tropea IGP)
  • 2 bicchieri di buon vino bianco
  • 3 hg di zucchero
Si puliscono le cipolle e le si affetta finemente, poi si mettono in una pentola capiente insieme ai 2 bicchieri di vino bianco ed ai 300 gr di zucchero e si lascia cuocere a fuoco moderato, con infinita pazienza, mescolando di tanto in tanto, fino a quando il vino non sarà scomparso e le cipolle non avranno assunto una consistenza... marmellatosa. 
Le cipolle si saranno ben ammorbidite, il loro colore risulterà più scuro ed omogeneo e formeranno un unico ammasso piuttosto consistente, ma se avete dubbi fate la consueta prova del piattino inclinato, per verificare. 

A questo punto non resta altro da fare che travasare la composta nei diversi vasetti, ben sterilizzati, accertandosi di ottenere un sottovuoto impeccabile.
La marmellata di cipolle rosse è ottima da abbinare a formaggi come il gorgonzola o il caciocavallo, la toma piemontese o i caprini, ma anche alle carni arrosto o bollite e si può persino utilizzare per preparare gustosi sandwich: provate con fette di pane bianco, arrosto freddo di maiale, senape, cetriolo e confettura di cipolle rosse. 

giovedì 10 novembre 2016

Autunno... freddo

Secondo il calendario cinese, siamo già entrati in inverno. Il nostro calendario ocidentale, invece, afferma che la stagione che stiamo vivendo sia l'autunno.
Ad ogni modo, questa mattina faceva veramente freddo e ne ho approfittato per andare a fare una passeggiata nel bosco insieme alla mia compattina, la Canon Powershot A3300.
E' una macchinetta davvero piccola, leggera e maneggevole; un giocattolino, se paragonata alla digitale che uso normalmente, eppure consente di divertirsi parecchio se solo non si cade nella pigrizia di lasciare la ghiera puntata sulla modalità di scatto automatico.
La bella giornata di sole prometteva interessanti giochi di luce e così, incurante del freddo, ho indossato giacca e guantini e mi sono incamminata lungo il sentiero.

Il bosco ha mantenuto le sue promesse, perciò ho dato libero sfogo ai miei più bassi istinti fotografici, gironzolando nel silenzio, godendo del frusciare delle foglie sotto gli stivali, scattando fotografie nella speranza di cogliere la mutevole bellezza dei colori autunnali e, purtroppo, anche spaventando a morte un povero leprotto che se l'è svignata a grandi balzi al mio arrivo, sparendo in un basso cespuglio poco distante dal sentiero.
La brina notturna evapora sotto i raggi del sole
Le ombre degli alberi consentono alla brina di resistere

La foto l'ho scattata, ma è rimasta mossa (ero in modalità paesaggio...) e quindi non la inserisco qui.
Accontentatevi di queste (e, come sempre, cliccateci sopra per ingrandirle).

Sono rincasata dopo un'ora e mezza circa, con le dita e la faccia che avevano perso sensibilità, ma soddisfatta per questa bella mattinata d'autunno... o d'inverno... comunque fredda, ecco! :-)
Cuori surgelati...
  

 

Per finire, un'immagine che riassume la sostanziale differenza tra il mio smartphone e la versatile compattina Canon (certo, sono strumenti concepiti per finalità diverse, ma è tanto per rendere l'idea...). 


Altre foto, come sempre, le trovate qui.

martedì 8 novembre 2016

Stage di T'ienshu a Saronno

Si sono svolti, a partire da venerdì 21 ottobre, gli incontri nazionali di T'ienshu che hanno avuto per teatro la palestra dell'ITIS Riva di Saronno.
Come di consueto, è stata un'ottima occasione per i praticanti di questa disciplina di incontrare il Caposcuola ed i Maestri e gli allievi provenienti dalle altre Scuole riconosciute italiane.
Sono stati tre giorni intensi ed interessanti, di cui certamente i partecipanti sapranno fare tesoro nell'attesa del prossimo raduno nazionale di questa disciplina.

martedì 1 novembre 2016

Halloween, i defunti e... zucche vuote

Mio nonno, nato nel 1924, negli Stati Uniti non c'è mai stato, eppure da ragazzino intagliava zucche ad Albate, in provincia di Como dove viveva, e ci metteva dentro un lumino per spaventare le persone che passavano lungo la via tra i campi nelle nebbiose serate d'inizio novembre. 
Nelle cucine le donne erano indaffarate a preparare dolci chiamati ossa dei morti e pan dei morti, da gustare nei giorni della festa per alleviare il rimpianto dei cari passati a miglior vita e nella notte tra il 1 e il 2 novembre si lasciava sul tavolo un bicchiere d'acqua e qualche castagna lessa, per ben accogliere le anime dei defunti che si fossero trovate a passare ancora a visitare quella casa.

Questo avveniva in molte case del Comasco e, credo, della Lombardia in quella che era un'epoca ancora molto agricola e rurale, prima che l'orrore della Seconda Guerra Mondiale si affacciasse sul palcoscenico della Storia. 
Ma in tutta Italia c'erano, ben radicate, tradizioni che fondevano fede cristiana e superstizioni antiche.
L'usanza di lasciare cibo o bevande per i morti, ad esempio, era diffusa in Valle d'Aosta, in Lombardia, ma pure in Campania, in Basilicata e in Puglia, mentre in Molise si preparava una cena particolare, chiamata "r cummit", da dividere con parenti ed amici ed alcune porzioni venivano lasciate fuori dall'abitazione, con la scusa di sfamare i poveri defunti, mentre ne beneficiavano i più bisognosi, nel corso della notte. 
Il tradizionale Pan dei Morti lombardo
Queste feste erano, in effetti, occasione per fare beneficenza e sostenere le persone meno fortunate: in Abruzzo, con zucche decorate, si bussava di porta in porta chiedendo offerte in memoria dei cari estinti; in Toscana il 2 novembre ricorreva la festa del "bèn d'i morti", nel corso della quale gli eredi dei defunti erano tenuti a donare cibo ai bisognosi, facendo così un'opera di bene in ricordo dei propri cari; in Emilia Romagna i poveri vagavano di casa in casa chiedendo offerte. 
Indossare travestimenti per non essere riconosciuti, preservando così la propria dignità, o far effettuare la raccolta da bambini, per loro natura innocenti, era usuale in queste questue al termine delle quali si ottenevano cibarie, frutta secca e magari qualche dolce. 

Bollate come creduloneria, rinnegate perché legate alle celebrazioni religiose di Ognissanti e dei Defunti, ostracizzate dal crescente laicismo, queste feste sono rimaste materia di studio per gli antropologi. Relegate nel passato e, in larga misura, condannate all'oblio.
Il tutto a beneficio di una carnevalata laica e d'importazione, che non beneficia i bisognosi ma soltanto i centri commerciali, svuotata da ogni significato proprio come svuotate erano e sono le tradizionali zucche, che però, almeno, in Veneto servivano per preparare il delizioso risotto alla zucca prima di venire intagliate.

domenica 30 ottobre 2016

T'ienshu, Halloween e terremoto

Fino ad una cinquantina di anni fa in Italia si ignorava cosa fosse Halloween e si festeggiavano la ricorrenza di Ognissanti e quella dei Defunti. In diverse parti della penisola, questa era un'occasione per raccogliere fondi da destinare i più bisognosi.
In questo 2016 funestato dai tanti terremoti che stanno colpendo ripetutamente il centro Italia, la Scuola di T'ienshu di Saronno e l'Accademia Marziale hanno proposto di accantonare per un po' il commerciale "Dolcetto o scherzetto?" per concentrarsi sulla solidarietà, in un'iniziativa che mi sento di abbracciare in toto, in piena adesione al principio dell'attenzione all'essere umano che contraddistingue il T'ienshu e fatto proprio dall'Accademia Marziale.
Si tratta di una raccolta fondi volontaria aperta a tutti gli iscritti ai corsi di T'ienshu dell'Accademia Marziale Saronno. Chi vuole contribuire, in forma anonima, potrà versare la propria offerta nel corso delle lezioni lunedì 7 e mercoledì 9 novembre.

venerdì 28 ottobre 2016

Non tutti gli adolescenti vengono per nuocere. Conoscere e supportare i nativi digitali, adolescenti navigati

Criticare i giovani d'oggi è il primo sintomo di vecchiaia, avevo detto una volta, ormai qualche anno addietro, parlando con mio marito. 
Queste parole, pronunciate quasi come una battuta, trovo che in realtà siano molto vere: ricordo gli sguardi pieni di disapprovazione che gli allora adulti lanciavano a me ed ai miei compagni di scuola quando, quindicenni o giù di lì, vestivamo in modo per loro incomprensibile e ci sparavamo nelle orecchie la musica dei walkman che per loro era soltanto rumore assordante.
E ricordo anche che i miei genitori mi hanno più volte raccontato come i loro genitori trovassero orribili le canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, come ritenessero Celentano, Gianni Morandi e Patty Pravo degli urlatori, quanto inorridissero al pensiero che in tv le gemelle Kessler esibissero tanto le loro gambe (questo infastidiva soprattutto mia nonna; a quanto ne so i miei nonni maschi non hanno mai avuto nulla da ridire al riguardo...).
Il divario generazionale c'è sempre stato e sempre ci sarà, ma soprattutto si nota in questi anni vissuti ad alta velocità: nel Medioevo il figlio del contadino, pur magari con qualche ribellione adolescenziale non tramandata dagli annali, finiva col fare il contadino e a generare contadini; noi, nel volgere di qualche decennio, siamo passati dalla tv in bianco e nero al blu-ray ed alle trasmissioni on demand, dal telefono a gettoni nel bar del paese allo smartphone.

La questione, dunque, è semplice: desideriamo limitarci a criticare questi giovani d'oggi o, piuttosto, vogliamo provare a capirli e, se possibile, aiutarli a crescere e a realizzarsi, diventando gli adulti che vorremmo popolassero la civiltà di domani?

Una domanda simile se la pone anche l'autore di questo libro, che getta uno sguardo lucido ed attento sui cosiddetti nativi digitali (i ragazzi nati attorno al 2000, quelli che hanno come madrelingua il web e la tecnologia, mentre noi siamo immigrati digitali, persone che - spesso per motivi professionali - si sono avvicinati alle nuove tecnologie informatiche e smart).
Come vivono la loro adolescenza? Quando è davvero il caso di preoccuparsi per tutto il tempo che trascorrono connessi? Quali meccanismi si celano dietro a fenomeni tanto inquietanti per noi adulti come il sexting ed il cyberbullismo? Come possono genitori ed insegnanti supportarli e sostenerli in questo periodo tanto delicato della loro vita, accompagnandoli verso l'età adulta? 

I giornali - anche quelli online, diffusisi non a caso in quest'epoca di elevatissima digitalizzazione e di informazione condivisa - accompagnano spesso i fenomeni di sexting e di cyberbullismo con le parole "allarme" ed "emergenza", ma è davvero così oppure, più semplicemente, si tende ad amplificare un fenomeno alla ricerca dello scoop invece di tentare di capirne le reali cause?
Come accade con molti altri disturbi che fanno la loro comparsa soprattutto in età puberale ed adolescenziale (anoressia, uso di sostanze stupefacenti, uso od abuso di fumo ed alcol ecc.), infatti, anche questi legati al web non sono problemi "a se stanti", ma hanno cause profonde nel vissuto dei ragazzi, nella loro difficoltà ad affrontare la crescita ed i cambiamenti psicologici e fisici che questa comporta.

Titolo: Adolescenti navigati - Come sostenere la crescita dei nativi digitali
Autore: Matteo Lancini
Editore: Erickson
Anno di edizione: 2015

Per approfondire:

sabato 22 ottobre 2016

Fede e peccato. Ma i cristiani possono fare arti marziali?

Giacobbe lotta con l'angelo. Alexandre-Louis Leloir (1865 ca.)
Fare arti marziali non è peccato. 

Non lo è praticare discipline di combattimento per sport, se rispetto l'essere umano che mi trovo a fronteggiare.
E non è peccato neppure l'autodifesa, il combattimento reale che può accadere di dover affrontare per mettersi in salvo da un individuo che minaccia la mia incolumità.

Più volte, in passato, ho cercato di esporre il mio punto di vista di cristiana cattolica, credente e praticante, in merito alla "questione arti marziali", perché mi rendo conto io per prima che cercare di coniugare il costante e continuo invito alla pace di Cristo con la pratica di discipline marziali (quindi, per stessa etimologia, "di guerra") sia tutt'altro che impresa semplice.
E capisco che quanti cercano di vivere davvero la propria fede, non limitandosi a sporadiche apparizioni in chiesa, si trovino a porsi domande circa le arti marziali praticate come sport e persino relativamente all'autodifesa.
Erano, i miei, ragionamenti personali, senza pretesa di essere la verità assoluta, poiché io sono una persona che le risposte le cerca. Non sono un guru, non ho la scienza infusa né le risposte ai grandi quesiti della vita. (Per chi fosse interessato, trovate gli articoli in merito qui, qui e qui).

Pankration, lotta greca sportiva.
Statuetta bronzea di due lottatori
II sec. a.C., Monaco di Baviera
Però so che praticare arti marziali (come T'ienshu, Judo, Aikido, Wushu...), sport da combattimento (come Pugilato, Lotta, Thai Boxe, MMA...) o discipline d'autodifesa (come T'ienshu, JKD Kali, Krav Maga...) non è peccato. 
E lo so perché a dirlo è il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Nella sua Parte Terza, Sezione Seconda, Capitolo Secondo "Amerai il prossimo tuo come te stesso", l'Articolo 5 analizza il quinto Comandamento "Non uccidere"; proprio qui vi sono i punti 2264 e 2265, che recitano rispettivamente:
2264 -  L'amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. E' quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale: 
"Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita [...]. E non è necessario per la salvezza dell'anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l'uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che all'altrui" (San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae).
2265 - La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.

Pugilatore a riposo.
Statua bronzea, forse di Lisippo
IV sec. a.C., Roma
Questi passi si riferiscono all'estrema e più drammatica conseguenza che l'autodifesa può avere, ovvero l'uccisione di un altro essere umano. 
Pare ovvio che, se non è peccato questo, men che meno lo è praticare sport da ring o discipline da combattimento per puro svago, per divertimento o per una maggior realizzazione personale. Così come peccato non è ricorrere all'autodifesa per potersi salvare da una seria minaccia.
Non solo: chi è responsabile della vita di altri ha il grave dovere di difenderla. Quindi, se la seconda parte del punto 2265 è chiaramente rivolta ai tutori della legge detentori dell'autorità, la prima parte è di più ampio respiro: io genitore, ad esempio, sono responsabile della vita del mio bambino e in quanto tale posso essere chiamato ad agire per difenderlo.

lunedì 17 ottobre 2016

La grande storia italiana debutta in tv con la fiction "I Medici"

C'è grande attesa per il debutto della serie tv "I Medici", nuova fiction targata Rai che verrà trasmessa sulla rete ammiraglia da martedì 18 ottobre.

E' il 1429 e a Firenze il banchiere Giovanni di Bicci de' Medici (Dustin Hoffman) è al culmine della propria realizzazione personale e professionale: il banco rilevato dallo zio ha avuto fortuna, aprendo nuove filiali anche nelle fiorenti città di Venezia, Napoli e Roma.
Proprio a Roma, grazie ad un importante accordo siglato con il Papa, l'amico Giovanni XXIII (nato Baldassarre Cossa e passato alla Storia come l'antipapa), riuscì ad assumere quasi interamente il monopolio delle entrate pontificie, acquisendo potere e prestigio.
Prerogative che non vennero meno neppure quando Papa Giovanni XXIII venne deposto nel 1415, in seguito al concilio di Costanza, e sostituito al soglio pontificio da Papa Eugenio VI (interpretato da David Bamber).

Sull'importanza che il capostipite della famiglia de' Medici ed i suoi figli Cosimo (Richard Madden) e Lorenzo (Stuart Martin), così come pure i discendenti, hanno avuto nella Storia d'Italia e dell'intero Rinascimento europeo c'è poco da dire; basti ricordare che il celeberrimo scritto "Il Principe" di Niccolò Machiavelli è dedicato a Lorenzo de' Medici e che Lorenzo, detto Il Magnifico, fu il più celebre mecenate del Rinascimento italiano, sostenendo artisti e letterati quali Botticelli, Michelangelo, Poliziano, Pico della Mirandola, Dante e Giotto.

La Storia differisce dalla narrazione televisiva: nella serie tv, infatti, Giovanni di Bicci viene assassinato ed i due figli Cosimo e Lorenzo indagano sull'avvelenamento, mantenendolo al contempo segreto. Una storia di intrighi e misteri, dunque, che si ripropone di tenere gli spettatori incollati davanti allo schermo per tutti gli otto episodi della fiction.
La Storia, quella vera e con la S maiuscola, cede il posto in diversi momenti alla pura narrazione di quello che è concepito per essere una sorta di giallo del passato, ma non che questo sia un male: in fondo, tanto lo sceneggiatore quanto il regista hanno più volte ribadito che non si tratta di un documentario, ma di una fiction e come tale va presa. 
E la Storia, quella vera e con la S maiuscola, non avrebbe fatto tanta presa in tv: difficile davvero paragonare l'autentico Cosimo de' Medici al fascinoso Richard Madden, nonostante la quasi maniacale attenzione per i dettagli, ad esempio.
(Il ritratto che vedete qui riprodotto, realizzato attorno al 1545 da Agnolo Bronzino, è ancora oggi esposto presso gli Uffizi di Firenze).

domenica 16 ottobre 2016

Ironclad: battle for blood

Forse avvicinarsi a questo mondo partendo dal secondo film della saga non è stata una buona idea.

Forse avrei dovuto vedere prima "Ironclad", conoscerne i personaggi, esplorarne le storie.
Ma in tv RaiMovie ha passato "Ironclad: battle for blood" ed io, che non sapevo che ci fosse un "episodio" precedente, l'ho guardato.
Belle le ambientazioni, ben ricostruiti i costumi, piuttosto apprezzabili attori e colonna sonora. Punto.
Finisce qui ciò che di buono posso dire su questa produzione di Jonathan English, che annovera tra i protagonisti persino Michelle Fairley, che ha recitato in "Game of Thrones".

Anno 1221, in Inghilterra i discendenti dei Normanni si trovano a fronteggiare gli indomiti Celti scozzesi, intenzionati a riprendersi le terre loro sottratte dagli inglesi. Gilbert De Vesci (David Rintoul), nobile inglese, si trova ad essere attaccato con la propria famiglia all'interno del castello ereditato dal padre ed invia il primogenito Hubert (Tom Rhys Harries) a chiedere l'aiuto del cugino Guy the Squire (Tom Austen), abile mercenario.
L'uomo, non per onore ma per vil denaro, accetta di seguire il ragazzo ed arruola nell'impresa un amico taciturno, una pluri omicida condannata a morte ed il boia che avrebbe dovuto eseguire la sentenza.

La trama mi è parsa prevedibile e piuttosto inconsistente; un sacco di morti a destra e a manca senza che nemmeno si possano apprezzare le scene di battaglia, dal momento che paiono girate da cameramen in preda al delirium tremens. 
Spade, stiletti, asce da battaglia le annovero tra i costumi già in precedenza menzionati come ben ricostruiti e storicamente verosimili. Niente da aggiungere, se non che ci sono mille modi per trascorrere in modo più piacevole o più produttivo 108 minuti.

venerdì 14 ottobre 2016

Trasferta in Val d'Aosta

Mi rendo conto solo ora di non aver scritto neppure una riga in merito alla mia trasferta in Val d'Aosta.

Ed eccomi qui, a porre rimedio.
Sabato 8 ottobre il Maestro Sabino Gemma, il Maestro Davide Carpanese, il Maestro Giuseppe Di Pace ed una piccola rappresentativa della Scuola Wo Chen di Saronno si è recata a Chatillon, in Valle d'Aosta, per uno stage tecnico applicativo di T'ienshu con gli Istruttori ed i ragazzi della scuola locale, la Tao Xiè. Ed io ero parte della comitiva.
E' stato un incontro davvero piacevole e divertente e lo so che chi non pratica arti marziali né discipline d'autodifesa fatica non poco a capire come possa essere definito divertente il fare a botte per ore ed ore, ma vi assicuro che è così: quello che dall'esterno può apparire come fare a botte in realtà è un'occasione di confronto con se stessi innanzi tutto, con chi ti affronta in seconda battuta ed è sempre e comunque opportunità di crescita personale. Il tutto in un'atmosfera serena, priva di pressioni.

La giornata di sabato non ha fatto eccezione: abbiamo avuto modo di incontrare e confrontarci con persone che condividono la nostra stessa passione ma che, al contempo, hanno metodologie d'allenamento e di pratica differenti, cosa, questa, che ha fatto sì che ci confrontassimo con "avversari" diversi dal solito, fattore estremamente utile per poter valutare l'effettiva capacità di esecuzione e la validità difensiva di una tecnica. 
In palestra capita spesso di finire con l'allenarsi sempre con la stessa persona: perché si è fisicamente affini (un alto tenderà a cercarsi un "avversario" alto), perché si è stati abbinati così la prima volta e poi si è semplicemente andati avanti, perché ci si trova simpatici a vicenda... Fatto sta che così si finisce con il conoscersi. 
Io so come mi attaccherà il mio compagno, so quanta energia metterà in una spinta, so quanto è sensibile alle leve articolari, so che preferisce i pugni ai calci... e tutto questo, alla lunga, falsa l'autenticità dell'allenamento. Viene a mancare l'effetto sorpresa.
Effetto che, al contrario, si ha appieno nel corso degli stage, quando "ci si mischia" con praticanti che non si conoscono, che nel migliore dei casi si vedono un paio di volte all'anno e di cui sai decisamente pochino.  
Giornata molto interessante e divertente, dunque, magnificamente coronata dalla visita al bel castello d'Ussel e dal pantagruelico pranzo al vicino Ristorante Chez Nous.


lunedì 10 ottobre 2016

Pordenone: campionessa di boxe stende tre aggressori

E' successo di nuovo.

Ancora una volta, una donna è stata aggredita.
Ma, a differenza di quanto accade fin troppo spesso, questa volta è stata lei a mettere al tappeto i criminali. 

La notizia è stata ripresa in modo frammentario da diverse testate giornalistiche, tuttavia quanto si sa al momento è che nella notte di venerdì 7 ottobre ottobre a Pordenone una donna è stata avvicinata da tre uomini - profughi di nazionalità pakistana, a quanto riferisce Il Messaggero Veneto - malintenzionati, ma la giovane li ha stesi tutti e tre.
Perché lei è Daiane Ferreira, pugile ventottenne nata in Galizia ma da tempo residente in Italia, qualificatasi per le recenti Olimpiadi di Rio de Janeiro nonché campionessa iberica dei mediomassimi.

Stando a quanto ricostruito dallo speaker di TelePordenone, la giovane sarebbe uscita attorno alle 23.30 per portare il cane a fare la consueta passeggiata ed avrebbe notato distrattamente tre uomini che tracannavano bottiglie di birra. Il cane, solitamente tranquillo, ad un certo punto si è messo ad abbaiare e, voltatasi di scatto, Daiane ha notato che uno dei tre cercava di ghermirla alle spalle così, senza pensarci, gli ha sferrato un pugno al mento, mandandolo ko. Il secondo aggressore ha cercato di afferrarla per un braccio, ma Daiane gli ha riservato un gancio ed un montante, così come pure al terzo.
La polizia, giunta sul posto allertata da un passante, ha trovato una scena insolita: tre giovani uomini stesi a terra, mentre la potenziale vittima appariva incolume. E solo la provvidenziale testimonianza di un passante, testimone oculare dell'accaduto, ha fatto sì che non fosse lei ad essere portata in Questura. 

venerdì 7 ottobre 2016

Pandorica

Verrà presentato l'11 ottobre negli Stati Uniti, ma nel frattempo "Pandorica" è già disponibile sul mercato europeo e, dopo qualche scambio di battute con l'attore Marc Zammit, ho avuto la possibilità di guardare questa produzione britannica (ovviamente in lingua inglese) che si appresta a varcare i confini oceanici.

Molto tempo fa, soltanto le comunità più isolate del pianeta sopravvissero, costrette a tornare ad uno stile di vita più semplice: questo evento è conosciuto come il Grande Reset.
Da allora sono passate intere generazioni.
La tribù dei Varosha si spinge raramente fuori dal proprio territorio. 
Tutti i bambini sono considerati possibili futuri capi, ma soltanto tre di loro, dopo duri allenamenti e selezioni, saranno scelti dagli anziani della tribù per affrontare, accompagnati dal capo regnante, un viaggio pericoloso e denso di difficoltà: soltanto uno di loro potrà fare ritorno a casa come nuovo leader.

Il film ha un ritmo molto veloce ed incalzante, sapientemente evidenziato da un'azzeccata base musicale, capace anche di creare la giusta tensione, e, prima ancora che il titolo faccia la sua comparsa sullo schermo, i tre aspiranti leader sono già impegnati in uno scontro fisico: quale incentivo migliore, per un'amante dell'azione come me?
Eiren (Jade Hobday), Ares (Marc Zammit) e Thade (Adam Bond) seguono e si scontrano, anche, con il capo Nus (Luke D'Silva), consapevoli di essere giunti al limitare della foresta per affrontare il loro destino, in un'avventura estrema che potrà concludersi solo con il trionfo. O la morte. 

Non voglio correre il rischio di spoiler internazionali, quindi mi limito a dire che a me "Pandorica" è piaciuto: senza bisogno di far ricorso agli effetti speciali tanto usati - spesso anche abusati nella cinematografia contemporanea - i protagonisti riescono, sotto l'abile direzione di Tom Paton, a dare spessore al racconto, che scorre via veloce e mai noioso.
Non originalissima ma comunque intrigante la trama, che ripropone un quesito dalla risposta non scontata: quali doti deve avere un leader per essere un buon leader? 

Rapidi e verosimili anche gli scontri, sempre corpo a corpo (con mia somma gioia!), che non offrono grandi tecnicismi ma richiamano, coerentemente, quello che potrebbe essere un sistema di lotta tribale: molto rapido e d'impatto.
Apprezzabile, da questo punto di vista, Jade Hobday: la sua Eiren è una credibilissima ragazzaccia pronta a dare filo da torcere agli avversari. Molto, molto criticabile a parer mio la scelta di disfarsi dei bastoni (più corti e sottili di quelli usati nel Kali, ndt) per lanciarsi in uno scontro a mani nude contro Nus: chi è piccolo farebbe bene a non rinunciare alle proprie armi per affrontare un avversario più imponente e, di norma, le donne sono più piccole degli uomini; Eiren non fa eccezione. Comunque, ognuno sceglie le proprie strategie di combattimento...