Verrà presentato l'11 ottobre negli Stati Uniti, ma nel frattempo "Pandorica" è già disponibile sul mercato europeo e, dopo qualche scambio di battute con l'attore Marc Zammit, ho avuto la possibilità di guardare questa produzione britannica (ovviamente in lingua inglese) che si appresta a varcare i confini oceanici.
Molto tempo fa, soltanto le comunità più isolate del pianeta sopravvissero, costrette a tornare ad uno stile di vita più semplice: questo evento è conosciuto come il Grande Reset.
Da allora sono passate intere generazioni.
La tribù dei Varosha si spinge raramente fuori dal proprio territorio.
Tutti i bambini sono considerati possibili futuri capi, ma soltanto tre di loro, dopo duri allenamenti e selezioni, saranno scelti dagli anziani della tribù per affrontare, accompagnati dal capo regnante, un viaggio pericoloso e denso di difficoltà: soltanto uno di loro potrà fare ritorno a casa come nuovo leader.
Il film ha un ritmo molto veloce ed incalzante, sapientemente evidenziato da un'azzeccata base musicale, capace anche di creare la giusta tensione, e, prima ancora che il titolo faccia la sua comparsa sullo schermo, i tre aspiranti leader sono già impegnati in uno scontro fisico: quale incentivo migliore, per un'amante dell'azione come me?
Eiren (Jade Hobday), Ares (Marc Zammit) e Thade (Adam Bond) seguono e si scontrano, anche, con il capo Nus (Luke D'Silva), consapevoli di essere giunti al limitare della foresta per affrontare il loro destino, in un'avventura estrema che potrà concludersi solo con il trionfo. O la morte.
Non voglio correre il rischio di spoiler internazionali, quindi mi limito a dire che a me "Pandorica" è piaciuto: senza bisogno di far ricorso agli effetti speciali tanto usati - spesso anche abusati nella cinematografia contemporanea - i protagonisti riescono, sotto l'abile direzione di Tom Paton, a dare spessore al racconto, che scorre via veloce e mai noioso.
Non originalissima ma comunque intrigante la trama, che ripropone un quesito dalla risposta non scontata: quali doti deve avere un leader per essere un buon leader?
Rapidi e verosimili anche gli scontri, sempre corpo a corpo (con mia somma gioia!), che non offrono grandi tecnicismi ma richiamano, coerentemente, quello che potrebbe essere un sistema di lotta tribale: molto rapido e d'impatto.
Apprezzabile, da questo punto di vista, Jade Hobday: la sua Eiren è una credibilissima ragazzaccia pronta a dare filo da torcere agli avversari. Molto, molto criticabile a parer mio la scelta di disfarsi dei bastoni (più corti e sottili di quelli usati nel Kali, ndt) per lanciarsi in uno scontro a mani nude contro Nus: chi è piccolo farebbe bene a non rinunciare alle proprie armi per affrontare un avversario più imponente e, di norma, le donne sono più piccole degli uomini; Eiren non fa eccezione. Comunque, ognuno sceglie le proprie strategie di combattimento...
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