lunedì 27 febbraio 2012

Ricetta dei pomodori verdi… non fritti


Appena si pronunciano le parole "pomodori verdi" la mente corre al film "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno", anche se - come nel mio caso  - quel film non lo si è mai visto. 
Questa ricetta, spero di non deludere nessuno, ha per protagonisti indiscussi proprio loro, i celebri pomodori verdi, ma non vengono fritti: il lieto fine di questa storia, che a tratti può far pensare ad una tragedia, li vede gioiosamente immersi in barattolini sott'olio. 

La ricetta è semplicissima, ma la preparazione è talmente lunga da poter competere con il making of di una produzione hollywoodiana! Voi però non lasciatevi scoraggiare, perchè vi assicuro che il risultato è… da premio Oscar!

Per prima cosa, occorre trovare protagonisti e comparse:
  • pomodori verdi (devono essere proprio acerbi e belli sodi, eh!)
  • sale
  • aceto di vino
  • olio extravergine d'oliva
  • peperoncino
  • origano
  • aglio
Una volta messo insieme il cast, si può procedere con la realizzazione. Si comincia lavando ben bene e affettando i pomodori, si eliminano i semini e si mettono poi i nostri protagonisti in uno scolapasta, vi si mette del sale senza parsimonia e lasciati a perdere l'acqua per una notte intera, con un piatto e dei pesi posti sopra di loro (come peso vanno benissimo il pacchetto della pasta o del riso o… date libero sfogo alla vostra fantasia).

Il giorno seguente si strizzano i pomodori e, quando ci pare che siano abbastanza asciutti… li si tuffa in una ciotola con abbondante aceto e li si abbandona lì. Proprio come nei film, quando credi di aver capito tutto ecco il colpo di scena!

Cambia la location, ma non la tempistica: anche in questo caso, una giornata è quello che serve.
Arriviamo così al giorno numero 3 di preparazione: si prendono i nostri pomodori, li si strizza per benino e si sistemano, piuttosto distanziati (le star, si sa, hanno bisogno dei loro spazi), su un asciugamano perfettamente pulito, coprendoli poi con un altro asciugamano: è essenziale che i pomodori perdano tutta l'acqua, quindi li si abbandona lì, tra il soffice abbraccio degli strofinacci, per tutto il giorno.

Siamo ormai abbondantemente al secondo tempo del nostro film, il peggio ormai è passato.
I nostri pomodori sono piuttosto provati: sembrano molto più striminziti, sono cotti dall'aceto e per nulla sodi, ma per loro già si profila all'orizzonte il gran finale.
Li togliamo dagli asciugamani, li mettiamo in una ciotola e li condiamo con olio, peperoncino, origano e pezzetti d'aglio, mescolando ben bene come se stessimo preparando un'insalata.
A questo punto i nostri eroi sono pronti per essere messi nei vasetti che, proprio come per la marmellata di castagne, devono essere sterilizzati alla perfezione.

Quando i vasetti sono sterilizzati, mentre sono ancora caldi, si versano al loro interno i pomodori con il condimento e, se necessario, si aggiungono altro olio ed aromi fino a quando non sono completamente ricoperti, poi si tappano i vasetti. Raffreddandosi, creeranno il sottovuoto.
Si riaccendono le luci, applausi in sala mentre scorrono i titoli di coda e i pomodori verdi fanno il loro ingresso trionfale in frigorifero. Unico neo dell'intera vicenda: tutte le volte che ho preparato questa ricetta, c'è voluto molto meno tempo a svuotare i vasetti che a riempirli.

giovedì 23 febbraio 2012

Bolivia e Thailandia, animali a rischio. La mail di un volontario



Ci sono persone che, in silenzio e senza troppo clamore, operano per la tutela degli animali e dell'ambiente naturale; una di queste persone, il cui lavoro non fà rumore ma i cui esiti contribuiscono a rendere più bello e ricco di vita il nostro pianeta, è Gabriele Consonni. Non è laureato in scienze naturali, non è un ricercatore pieno di titoli accademici, è un semplice ragazzo che con infinita passione trascorre tutte le sue vacanze non spaparanzato su una sdraio vista mare ma in centri per il recupero e il soccorso della fauna selvatica in giro per il mondo, facendosi il proverbiale "mazzo così".
Proprio da lui arriva un grido di allarme che, con questo mio piccolo blog, cerco di amplificare. Chiedo, a voi che mi leggete, di fare altrettanto. Grazie.


Buongiorno e scusate il disturbo, mi chiamo Gabriele Consonni ed abito a Nesso, in provincia di Como. Mi trovo a volervi scrivere per una questione etica, ai fini della salvaguardia della natura e degli animali selvatici.
Sono un grande amante di animali, e in estate, durante il periodo di ferie, presto servizio come volontario in centri di recupero per animali selvatici sparsi per il mondo. Durante l'anno, per mancanza di tempo, mi limito ad organizzare delle serate pubbliche nelle quali, attraverso delle proiezioni di foto e filmati, cerco di sensibilizzare e soprattutto coinvolgere altre persone ad intraprendere questo tipo di attività, che portano grandi emozioni e soddisfazioni, oltreché a un grande beneficio per gli animali stessi.

Negli ultimi due anni ho lavorato come volontario in Bolivia e Thailandia. Proprio da questi due centri sono scattati degli allarmi e delle richieste di aiuto, a causa di problemi sollevati dai governi e rispettivi enti locali, che porteranno alla rimozione e probabile soppressione degli animali ospiti. Come tutti gli altri volontari, sono stato contattato per una richiesta di aiuto, tradotta in sensibilizzazione, informazione e quindi diffusione in larga scala di queste notizie, per cercare di combattere situazioni spesso dettate da corruzione e interessi finanziari.

In Bolivia abbiamo avuto dei grandi problemi legati a degli scontri avuti con i "cocaleros", i coltivatori di piante di coca che, machete alla mano prima e ruspe poi, hanno aperto una strada proprio nel mezzo del nostro parco, distruggendo un'area di giungla chiamata "mirador" che ospitava delle colonie di scimmie ragno e scimmie cappuccino allo stato libero (ex pazienti del centro di recupero), e un'area detta "di quarantena" dove venivano curati gli animali appena giunti e bisognosi di aiuto. E' trascorso più di un anno dal fatto, e pare che al momento le cose siano tranquille, ma c'è sempre un grande bisogno di aiuto per la ricostruzione delle strutture e la riorganizzazione.

In Thailandia invece la situazione sta precipitando vorticosamente: le autorità locali sostengono l'illegalità del lavoro svolto al centro di recupero, e avendo ottenuto dal governo la radiazione dello stesso, stanno confiscando gli animali, che con buona probabilità torneranno nei mercati, nei circhi o alla peggio verranno soppressi. Se le autorità fossero così sicure della legalità delle loro azioni, non penso manderebbero della gente armata e incappucciata a svolgere le operazioni di confisca. E' una situazione molto triste. Vorrei poter dare loro una mano, anche da lontano, e per questo sto cercando di diffondere il più possibile queste notizie.


Per la Thailandia: http://www.wfft.org/

Grazie per l'attenzione, spero di non aver disturbato e soprattutto nel vostro interesse

Gabriele Consonni


Qui termina la lettera di Gabriele, che coi toni pacati e cortesi che gli sono abituali dipinge una situazione tragica e di reale emergenza. Io non posso far altro che cercare di amplificare la sua voce, con questo post e chiedendo a voi di contribuire a creare questa cassa di risonanza web. Vi segnalo qui anche la petizione on line da firmare a sostegno di questa causa. I blog, i social network, anche le semplici e-mail, qualsiasi mezzo può essere utile per aiutare queste associazioni e gli animali di cui si prendono cura. Confido, come sempre, nella vostra sensibilità.

martedì 21 febbraio 2012

"Fight Quest", i documentari sulle arti marziali



Qualche tempo fa ho seguito il consiglio dato da Davide nel suo blog e sono andata a vedermi "Fight Quest": nel dvd i due protagonisti - un veterano dell'Iraq e un lottatore di MMA - si recavano nelle Filippine per cercare di apprendere il Kali, il sistema di combattimento locale che utilizza bastoni e coltelli (avevo già scritto qualcosa circa il Kali qui).

Le "regole del gioco" sulle quali si basa questa serie di documentari sono semplici: i due protagonisti viaggiano in giro per il mondo, hanno 5 giorni di tempo da dedicare interamente all'apprendimento di un'arte marziale o di una disciplina di combattimento, sotto la guida ciascuno di un diverso Maestro, dopo di che si scontreranno con un campione locale.

Arrivati nelle Filippine, i due sono dunque stati assegnati ciascuno ad un Maestro e, mentre il lottatore Jimmy Smith rimane in città ad allenarsi in palestra, l'ex soldato Doug Anderson segue il Maestro assegnatogli nella jungla, dove si allenerà con una sorta di "forze speciali" locali.

Avendo amici filippini ma non essendo mai stata in quelle isole, per me è stato estremamente interessante vedere questo filmato dove non solo si approfondisce quella che è l'essenza del Kali - con tanto di sgozzamento rituale di un gallo - ma si ha modo di osservare più da vicino quella che è la realtà di un altro Paese. La mia amica Lory, ad esempio, ha confermato la veridicità di diversi passaggi "non marziali" del filmato, riconoscendo luoghi e usanze della sua terra.

Tornando alla marzialità del documentario, ho trovato molto interessanti i giorni di allenamento, in cui si vede chiaramente che i due protagonisti non si risparmiano certo; meno credibile il combattimento finale: ogni praticante di arti marziali sa che è impossibile apprendere davvero una disciplina in soli cinque giorni e che il confronto tra un neofita - seppure ex soldato o combattente dell'UFC - ed un esperto non lascerebbe scampo al primo. Inoltre, in questo caso specifico di "Fight Quest", è chiaro che nessun Maestro vorrebbe mai veder perdere un proprio allievo contro uno "straniero" ma, al contempo, non si possono condannare i protagonisti della serie a continue sconfitte. Sfide finali poco credibili, dunque, secondo me, ma il documentario merita davvero e lo raccomando a tutti gli appassionati di arti marziali e sport da combattimento.

Qui di seguito inserisco un "assaggio" del documentario riguardante il Kali scovato sul "tubo" e vi tranquillizzo: l'intera serie di "Fight Quest" la trovate tranquillamente in vendita tradotta in italiano.

lunedì 20 febbraio 2012

L'Italia degli invalidi veri e dei falsi

Il web annulla le distanze. Me ne sono accorta proprio qualche giorno fa, chiacchierando con una web conoscente che adesso vive in Colombia e che raccontava una vicenda italiana, una vicenda di falsi invalidi che, però, rischia di andare a compromettere seriamente anche coloro che invalidi lo sono davvero.

E così sono subito "rimbalzata" sul blog da cui anche Niki aveva appreso la vicenda, un blog che ha un nome complicato e lungo perchè fonde in sè il verbo "vedere" in italiano, tedesco ed inglese: vederesehensee.

Riporto, qui di seguito, parola per parola, quanto scritto da questa donna nel suo blog, che vi invito a visitare, amplificando sempre più l'eco di queste sue parole.

Stasera, prima di cena, sentivamo il tg della 7 esporre il caso (deprecabile) della finta cieca e lo sciorinamento conseguente di cifre. Ora, sia detto chiaro, quando una famiglia con disabile o un disabile sente queste cose dei finti invalidi scoperti non può che gioirne (come espresso dall'accorato e bellissimo post di Simone Fanti sul blog del Corriere Invisibili http://invisibili.corriere.it/2012/02/15/falsi-invalidi-basta-confusione/ il cui argomento centrale non era comunque questo e che dice tante cose degne di riflessione).

Quello che va meno bene è un'altra.
Mio marito a un certo punto è sbottato: "Vedi, sparano cifre senza relativizzarle per preparare l'opinione pubblica a tagli a nostro carico. Ci vogliono criminalizzare, come fossimo dei parassiti". Verissimo, secondo me. E anche osservazione acuta, che io non avevo minimamente pensato. "16 miliardi di euro è la spesa per le prestazioni economiche agli invalidi civili (circa l'1% del Pil)" (fonte: FAND, che prende i dati dal Rapporto Annuale INPS 2009). Detta così sembra un'enormità, ma....

Vale per tutto questa cifra: l'Italia spende per l'invalidità circa l'1% del Pil a fronte di una media dell'Unione Europea del 2% (con picchi del 4,5% in Svezia, 4,2% in Danimarca, 2,3% in Olanda, 2,2% nel Regno Unito) (numeri tratti dal rapportino della FISH http://www.fishonlus.it/raccontiamola-giusta/ la cui lettura istruttiva raccomando vivamente e prego voi miei dieci - speriamo qualcuno di più per questa causa! - lettori di dare opportuna diffusione - per inciso, tre paginette di agile lettura).

Quindi, quando sentite numeri roboanti sulla spesa per gli invalidi, pensate a questi numeretti. Ah, e non dimentichiamo che la spesa per invalidità è strettamente correlata all'invecchiamento della popolazione: cito sempre dal rapportino FAND "stime prudenziali basate su dati INPS e ISTAT indicano che due terzi dei fruitori dell'indennità di accompagnamento sono ultra 65enni".

Dalla mia esperienza posso dire che ci sono alcuni siti validi di riferimento: uno è il già citato FISH http://www.fishonlus.it/, un altro è la sua sorellina FAND http://www.fand.it/, poi c'è il pilastro Handilex http://handylex.org/, e per gli ipovedenti e ciechi l'AtriOnlus http://www.atritoscana.it/. Leggendo i commenti all'articolo succitato di Simone Fanti ho trovato un link che mi pare molto interessante (ho già contattato il titolare, persona molto gentile) http://www.informatore-previdenziale.it/ (che tratta in generale questioni legate alla previdenza sociale). Infine, cito il blog sul Fatto Quotidiano che a me personalmente tocca le corde del cuore di Fabiana Gianni http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/fgianni/. Sicuramente ne sto omettendo decine di altrettanto meritevoli ma la mia memoria al momento seleziona questi di più spiccata visibilità per me e per i miei due neuroni sperduti nel vuoto di una scatola cranica piena di fuffa.

E' un momento di grande crisi e lo sappiamo in molti (anche se su "tutti" qualche dubbio ce lo avrei, vista la mancanza di contatto con la realtà di decine di personaggi pubblici). In molti di noi si teme di perdere il lavoro, se non lo si è già perso, ma sparare sul mucchio dei disabili mi sembra criminale. Pensate a chi ha figli con fibrosi cistica, a chi rinuncia alla sua vita per assistere un parente disabile perché non ha alternativa, alle migliaia di ciechi letteralmente invisibili (non vedono loro e non si fanno vedere perché hanno paura di affrontare il mondo) a cui hanno pure tolto i servizi di accompagnamento dell'Unione Italiana Ciechi, l'elenco è assai lungo ed estremamente doloroso. Tutto sommato, commentavamo con mio marito, noi non siamo messi male, ma perché lui ha una corazza che manco un rinoceronte, affronta una città come Roma sia che diluvi sia che nevichi con il suo bastoncino bianco e un sorriso che spiazza chiunque.

Post pesantuccio, forse, ma confido nella vostra collaborazione per diffondere l'informazione sui meno fortunati. Occorre sensibilizzare, io non ho altri strumenti...

sabato 18 febbraio 2012

Farfalle, patatine e il corpo delle donne


Signore e signori, la questione è seria, il nostro Paese non può continuare a vivere con questo dubbio atroce che toglie il sonno e inquieta gli animi: Belen Rodriguez indossava o no le mutande?

I telegiornali dedicano spazio al Premier Monti, a crisi e recessione, parlano della cosiddetta "legge svuota carceri" e di qualche fattaccio di cronaca nera, ma il web, vero termometro della temperatura sociale, non lascia dubbi: ciò che gli italiani vogliono sapere è se la bellezza argentina indossava o meno le mutandine a Sanremo e, in tutta sincerità, dormirebbero sonni più tranquilli se conoscessero anche dimensioni e struttura degli slip.

Quella farfalla tatuata, che in un Paese moderatamente dignitoso e rispettoso delle donne avrebbe dovuto rimanere nascosta ed accessibile soltanto agli sguardi ammirati di Fabrizio Corona, è stata sbattuta in faccia a qualche migliaio di telespettatori. Perchè, se il Festival della Canzone non funziona più, almeno che funzioni il Festival della Prostituzione.
E, prima che iniziate a darmi della bacchettona, è forse bene riportare, direttamente dallo Zingarelli: "prostituire - verbo transitivo - Offrire alle voglie altrui, per mercede, ciò che si dovrebbe salvaguardare o conservare gelosamente".


Lasciamo la Liguria, spostiamoci in Lombardia e scopriamo che a Milano è ufficialmente partito il concorso per Miss Patata, con neppure troppo velato riferimento alla ben nota "patatina". Insomma: il corpo delle donne non smette di essere strumento per far soldi. Ma, mi sono chiesta, possibile che Il Corpo delle Donne non si esprima in merito? Così sono andata a controllare sul sito web ed ho scoperto che si è espresso eccome. Solo che Milano, la stessa Milano della Rivoluzione Arancione, di quello che pensano le donne se ne frega. Semplicemente.

venerdì 17 febbraio 2012

17 febbraio, giornata del gatto



Il 17 febbraio è la "Giornata nazionale del Gatto" e questa giornata acquista un significato ancora più speciale quest'anno, dal momento che il 17 febbraio cade di venerdì: momentaccio per tutti i superstiziosi e gli scaramantici.

A Milano, già da una manciata di giorni e fino al 4 marzo, l' "Associazione Atelier Gluck Arte" e "WOW Spazio Fumetto" hanno organizzato la mostra "Gattoni Animati", dedicata ai felini più amati della celluloide, partendo dal capostipite Felix the Cat, nato nel 1922 e che potete vedere nella foto di apertura del post, fino ad arrivare al cucciolo di casa, l'ultimo nato, il Gatto con gli Stivali della Dream Works, approdato al cinema nel 2011.

I 44 gatti (potevano forse essere in numero diverso?) messi in mostra illustrano vizi e virtù dei nostri amici pelosi: il perseverante Tom, che nonostante gli insuccessi continua la sua caccia al topo Jerry; il pigro Garfield; la sofisticata Duchessa e il burino dal cuore d'oro Romeo, degli "Aristogatti"; il cattivo e ladro Gambadilegno, nemico giurato di Topolino; il dolce e amorevole Zorba, che adotta una Gabbianella e vuole insegnarle a volare...



Gli organizzatori della mostra, poi, hanno pensato di rendere omaggio al gatto nero (che non porta sfortuna!) allestendo, nella giornata del 17 febbraio, la piccola mostra extra dal titolo "Volevo un gatto nero"; in contemporanea si terranno per l'intera giornata incontri con disegnatori, etologi e catofili che amano questo splendido animale, di qualunque colore sia.

Una mostra leggera e dolce, questa di Milano, come leggeri e dolci sono i passi vellutati dei mici che attraversano le nostre esistenze. Una mostra davvero imperdibile anche per il suo impegno benefico: sino al 4 marzo, infatti, sarà possibile contribuire alla raccolta - di fondi o scatolette di cibo - a favore di Mondo Gatto, storica Onlus milanese da anni impegnata a trovare casa e offrire aiuto ai mici senza famiglia.
Se vivete lontano dal capoluogo lombardo e siete condannati a perdervi questa mostra potete comunque fare del bene per qualche gattino (o gattone!) senza casa: ci sono numerosissime associazioni, sparse su tutto il territorio italiano, che lavorano per assicurare un po' di benessere, salute e dignità a questi splendidi animali, come Amicimici, l'Arca Sarda, la Dingo di Venezia e tante, tante altre. Qualcuno, come la colonia felina di Su Pallosu in Sardegna, ha anche organizzato un intero fine settimana ad hoc. E il simpatico micetto che trovate qui a destra con la scritta "diamogli una zampa", ad esempio, non è tanto un elemento decorativo del mio blog, quanto un sollecito. Diamo una zampa ai gatti randagi e, se possibile, non solo il 17 febbraio!

P.S. I "miei" gatti hanno festeggiato con una succulentissima scatoletta di pappa e con un post di loro foto pubblicato sui miei Scattiliberi.

giovedì 16 febbraio 2012

Lavoro, precari, prostitute e mozzarelle



Questa volta penso proprio che ci siamo: come una mozzarella, la mia data di scadenza si avvicina e non credo che in questa occasione chi di dovere riuscirà a fare qualche magheggio posticipando ancora un pochino. Questa volta, signori miei, penso proprio di essere scaduta.

Da un certo punto di vista, devo dire che è anche normale: sono oltre sei anni e mezzo che vado avanti con questa storia... Insomma: qualunque latticino nel frattempo avrebbe sviluppato qualche muffa, sarebbe diventato blu e, tutto sommato, non mi sarei nemmeno stupita più di tanto se fosse uscito da solo dal frigo camminando sulle proprie gambette proteiche!

La mia in fin dei conti credo sia una vicenda molto simile a quella di tanti, tantissimi precari in questa Italia dove, se il lavoro c'è, fa proprio di tutto per non farsi trovare. Qualche giorno fa, ad esempio, sono andata ad un colloquio. Un colloquio che avrebbe dovuto essere di lavoro, ovviamente. Ma forse questa cosa era ovvia solo per me, dal momento che il mio interlocutore mi ha parlato di "occasione per fare esperienza" e di una "buona palestra di vita", ha condito il tutto con un "senza troppe pretese" buttato lì nella conversazione quasi per caso, ha rincarato la dose ciarlando di "un hobby ma serio, che può dare soddisfazioni professionali più che economiche" ed ha chiuso in bellezza parlando di "un rimborso spese simbolico".

Ho sfoderato il mio più bel sorriso (beh, il migliore che le circostanze consentivano) ed ho salutato dicendo che ringraziavo per l'opportunità ma declinavo l'offerta, non senza prima aver fatto presente all'attonito "datore di lavoro" che ho 36 anni suonati, che di esperienze lavorative ne ho già accumulate fin troppe e che le bollette che devo pagare sono tutt'altro che simboliche.

Fatto ciò, tento di tornare nel mondo reale, vivo le mie giornate come se nulla fosse e, di tanto in tanto, controllo la mia mail: non si sa mai, magari qualche Santo ha fatto sì che il mio curriculum non venisse cestinato subito e qualcuno ha pure risposto... No, nessuna mail di lavoro, ma in compenso una conoscente mi ha girato questo articolo: "L'Italia della crisi: il marito cerca lavoro, la moglie si prostituisce per sopravvivere". Una meraviglia!


Sul momento mi è venuta la tentazione di infilare la testa in forno, ma poi ho pensato alla bolletta del gas e ho desistito. Battutacce a parte, per favore, fate anche voi il possibile per dare visibilità a questa tristissima vicenda italiana, cerchiamo di aiutare questi due poveretti. Grazie.

sabato 11 febbraio 2012

Arti marziali: i combattimenti interstile

E' piuttosto difficile poter assistere ad incontri interstile di arti marziali, incontri che propongano, ad esempio, confronti tra chi pratica Judo e chi Wushu o che mettano l'uno di fronte all'altro un praticante di Karate ed uno di Aikido. Questo perchè ogni stile ha tecniche del tutto uniche e particolari, che difficilmente consentono un combattimento "alla pari" tra gli atleti.

Credo che questo video, che vede contrapposti un praticante di Karate ed uno di Kung Fu dello Stile dell'Ubriaco, spieghi alla perfezione quello che intendo dire.


Voi che ne pensate?

venerdì 10 febbraio 2012

Salvo il palazzetto del ghiaccio di Casate



Che bello iniziare la giornata con una buona notizia! Stamani ho letto sul quotidiano "Corriere di Como" che è stato siglato l'accordo tra Comune di Como, Como Servizi Urbani ed i residenti di Casate per salvare lo stadio del ghiaccio. La nostra mobilitazione - web e non solo - è dunque servita! Evviva!

Qui di seguito riporto integralmente l'articolo del "Corriere di Como", a firma di Andrea Bambace, perchè purtroppo il loro sito web ha il brutto vizio di non possedere un archivio e cancellare, dopo qualche tempo, gli articoli presenti in memoria. Eccolo qui, dunque, per i posteri pattinatori! :-)

"Accordo tra Comune, Csu e residenti. Montini: «Entro settembre l’insonorizzazione»«Il palazzetto non chiuderà». Era la notizia attesa dagli oltre 600 atleti che ogni giorno si allenano sul ghiaccio di Casate. La stessa persona che, nelle scorse settimane, aveva sollevato il rischio di chiusura dell’impianto, oggi assicura la città che i cancelli di Casate non chiuderanno - come si temeva - il primo marzo 2012. Quella persona è Mariano Montini, presidente di Csu, la società che gestisce l’impianto. Ciò che gli permette di rasserenare gli atleti è un accordo (ancora informale) tra i residenti, il Comune e Csu, concluso martedì pomeriggio al termine di una riunione. «È finita a tarallucci e vino», dice Montini, per far capire come l’accordo tra le parti ormai sia cosa da considerarsi fatta. Scettici, però, alcuni dei 2.590 sostenitori della pagina Facebook “Salviamo il palaghiaccio di Casate”. «Fino a che non vediamo tutto scritto, nero su bianco, è tutto come prima», è comparso ieri sulla bacheca del social network. A minacciare le sorti del palaghiaccio era un cavillo burocratico. Da anni, chi abita attorno all’impianto si lamenta per i rumori causati dalle attività sportive. L’Arpa aveva effettuato rilievi fonometrici dai quali era emerso che il rumore era eccessivo. Così, Montini si era visto recapitare un decreto penale di condanna, poi oblato. Nel frattempo, Csu aveva preparato un progetto di insonorizzazione del palazzetto, mai appaltato perché la barriera antirumore avrebbe, seppur di poco, invaso confini che formalmente non erano del Comune di Como (proprietario del palazzetto). I residenti avevano dato tempo a Csu fino al 29 febbraio, prima di riprendere l’azione legale. Ma, a causa del cavillo sui confini del terreno, il mese scorso s’era capito che l’insonorizzazione non sarebbe mai stata completata entro l’ultimatum dettato dai residenti. Ecco perché Montini aveva lanciato l’allarme: «O entro il 29 febbraio il Comune risolverà la questione dei confini, oppure dovrò chiudere a malincuore il palaghiaccio. Non rischio altri guai giudiziari, dopo il decreto penale». Martedì, finalmente, la situazione si è sbloccata. «I residenti hanno capito - dice Montini - Verrà prorogata la convenzione che avevamo sottoscritto, che ci imponeva di insonorizzare entro il 29 febbraio. Credo che entro settembre, inizio della stagione 2012-2013, avremo ampiamente finito i lavori. Avrei chiuso il palazzetto solo se i residenti avessero manifestato l’intenzione di intraprendere un’azione legale dopo il 29 febbraio. Visto che l’ipotesi è stata scartata, il palazzetto non chiude». Trovato l’accordo sul problema dei confini, non resta ora che formalizzarlo. «Sarà compito del Comune; i confini di fatto devono corrispondere con quelli di diritto. Quando il Comune ci darà il permesso di costruire, bandiremo la gara d’appalto. La procedura non sarà lunga». Vale a dire? «Due, tre mesi al massimo dal permesso di costruire. Poi cominceranno i lavori, che dureranno altri due o tre mesi». Se i tempi di Montini fossero corretti, entro luglio-agosto il palazzetto dovrebbe già essere insonorizzato. I costi, infine. «In gara d’appalto - conclude il presidente di Csu - partiremo da 160mila euro». Si gioca al ribasso, ovviamente."

Comunque andrà a concludersi in seguito la vicenda, è bello sapere che i giovani pattinatori come quelli seguiti dal blog Loryskating potranno continuare ad avere un posto in cui allenarsi e divertirsi, crescendo in modo sano. Una buona notizia per iniziare bene il fine settimana!

lunedì 6 febbraio 2012

Stage di T'Ien Shu a San Severo



Sabato 11 e domenica 12 febbraio si sarebbero dovuti tenere gli Stage di aggiornamento e di avanzamento AkiFeng di T'Ienshu, oltre, naturalmente, ai Level Master e allo stage di PAD, il Programma Autodifesa Donna.
Ma la neve ci ha messo il proverbiale zampino e così il Maestro fondatore ha deciso di posticipare il tutto di una settimana. L'appuntamento, dunque, è a San Severo per i giorni 18 e 19 febbraio.

In considerazione della particolarità dello Stage, le fasce Rosse e Nere AkiFeng, in via del tutto eccezionale, possono essere presenti nelle varie sessioni, ad eccezione del Delta2 (che si svolgerà nella mattinata di domenica).
Si fa presente che per le sole fasce Nere AkiFeng verrà riconosciuto nello Stage l'idoneità per Assistenti Master Delta2 tramite un test di valutazione.

In questa sessione di Stage verranno presentati i programmi di esami per l'avanzamento di grado Istruttore e Maestro, verranno definite le modalità di presentazione e l'elenco dei partecipanti nei suddetti esami. Ogni responsabile di Scuola dovrà presentare in questa occasione i nominativi dei candidati degli esami.

Per maggiori informazioni e per le adesioni, rivolgersi alla rispettiva Scuola di appartenenza.

giovedì 2 febbraio 2012

Giornalisti, brutta gente




Carolina Kostner ha vinto i Campionati Europei di pattinaggio. Ancora. E' la quarta volta che le riesce questa impresa e, adesso, i giornali pullulano di aggettivi superlativi. Titoli ed occhielli parlano di "meraviglia", "esecuzione perfetta", la descrivono come "incantevole", "leggiadra", "favolosa".

Gli stessi giornali che avevano sparso fiumi d'inchiostro parlando dei suoi fallimenti, che l'avevano data per finita, gli stessi cronisti che l'avevano ribattezzata con perfidia Cadolina nel corso del suo periodo nero, in questi giorni sono tutti qui a spremersi le meningi per trovare il modo di descrivere il successo di quest'atleta in modo accattivante e non ripetitivo. Che schifo!

E la nostra atleta non è certo sola. Tanto per restare in tema di pattinaggio su ghiaccio, non mi pare di ricordare titoli che piangevano la lontananza del campione russo Evgeni Plushenko durante il suo biennio di esclusione dalle competizioni. Ma ora che lo zar è tornato, ecco qui gli scribacchini - che, purtroppo, non posso nemmeno definire di bassa lega, perchè tra loro ci sono nomi altisonanti e firme note del giornalismo sportivo - a sfornare battiture su quanto la sua prestazione sia stata formidabile, su come sia stato capace di confermare un primato sublime. Una vergogna!

Carolina, nel corso della serata di Gala a chiusura degli Europei, è stata intervistata dalle inviate di Rai Sport e con le sue parole ha confermato di essere una ragazza semplice, coi piedi ben piantati a terra, concreta e sensibile. Una ragazza che ama quel che fa, che pattina con passione, che ce la mette tutta anche se i risultati a volte premiano l'impegno e altre no. Perchè le variabili, in questo sport come nella vita, sono moltissime e non c'è mai la garanzia, per nessuno, sul ghiaccio come fuori, che tutto fili liscio.

Non credo sia un caso che Carolina abbia voluto ringraziare i suoi tifosi sottolineando come il ringraziamento non fosse rivolto solo a quelli dell'ultima ora, ma soprattutto a chi le è stato vicino e ha continuato a credere in lei nonostante le delusioni, aspettando che tornassero momenti migliori. Sono felice e orgogliosa di poter dire che ho sentito un pezzettino di quel ringraziamento anche per me, ma continuo a chiedermi come possano i giornalisti essere tanto voltafaccia.
Ho fatto parte della categoria, so che si scrive ciò che si sa verrà pubblicato - perchè i giornalisti con uno stipendio fisso sono pochissimi, la maggior parte viene pagata a pubblicazione - ma questo basta a far sputare sentenze? Il bisogno di guadagnare giustifica il fatto di ferire deliberatamente qualcuno, di spargere veleno su chi comunque ha fatto del proprio meglio?