Difficile immaginare che sotto gli abiti pienamente rispettosi della legge islamica si celi una ragazza terzo dan di Kung Fu e Wushu, eppure Niloofar, commercialista di 22 anni, ha già vinto 24 medaglie d'oro in competizioni regionali e partecipato a numerosi tornei nazionali.
Questa giovane donna di Mashhad, città santa dell'Iran nord-orientale, ha anche conseguito il diploma per insegnare queste discipline e ormai da tempo le sue classi sono frequentate da numerose signore, desiderose di cimentarsi nel Sanda (la forma di combattimento, da non confondersi con il Taolu).
Come molte giovani donne non sposate, Niloofar vive ancora con la madre e i fratelli in un quartiere di Mashhad; ha iniziato a praticare arti marziali a 10 anni, poco dopo essere rimasta orfana di padre, e, come spesso accade con queste discipline, è rimasta incatenata al Kung Fu: "All'inizio volevo solo praticare uno sport - ha detto, intervistata da "Le Monde", ma ben presto la passione ha preso il sopravvento, portandola a mettersi in gioco davanti ad una giuria internazionale riunitasi a Teheran per conseguire il brevetto d'insegnante - Ero nervosa, ma ho dato il meglio di me e alla fine sono riuscita a conseguire il risultato. Mi aspetto lo stesso dai miei allievi: che diano sempre il massimo di loro stessi, per questo posso sembrare dura con loro".
Due anni fa Niloofar ha interrotto le competizioni per dedicarsi ad un master in economia e da allora si limita ad insegnare il Wushu alle donne iraniane e ai ragazzini fino ad un massimo di 12 anni (per rispettare il limite d'età imposto dalla Repubblica Islamica tra ragazze e ragazzi non sposati); un ruolo impegnativo ma ricco di soddisfazioni, come lei stessa racconta sulle pagine di "Le Monde": "Una volta è venuta da me una donna di 40 anni, accompagnando i suoi figli. All'inizio voleva solo che i suoi ragazzi facessero sport, ma da quando anche lei ha messo piede sul tatami è rimasta avvinta. Quando ha cominciato era molto depressa, afflitta da gravi problemi finanziari e ancor più esistenziali, ma con il Kung Fu tutto è cambiato: si è lasciata tutto alle spalle, ha cambiato la sua vita. Ora anche lei è una cintura nera di Wushu ed insegna ad altre donne e bambini".
Il Kung Fu To'a, quello praticato da Niloofar e dalla maggior parte dei praticanti in Iran, è una miscela di Kung Fu tradizionale e Yoga sviluppatasi in Iran negli anni '60; messa al bando dalla rivoluzione islamica del 1979, è in seguito tornata nel 1987 grazie al Maestro Hossein Davoodi Panah e conta oggi circa 200.000 seguaci, con risultati più che pregevoli anche in campo internazionale: agli ultimi Mondiali di Ankara, nel 2011, l'Iran si è piazzato al secondo posto, subito dietro la Cina, con 11 medaglie, delle quali 6 d'oro nel Sanda, la metà delle quali conquistate da donne.
Eppure, nonostante questi successi, la pratica del Wushu femminile è ancora limitata dai dettami del governo iraniano e da regole più o meno implicite, più o meno accettabili. Un esempio? Shahla Azadpour Tebyan, medaglia d'oro ai Giochi Asiatici del 2010, non ha mai ricevuto le chiavi per entrare nell'appartamento promessole dal governo al momento della vittoria dell'oro. Il motivo? Non è sposata. E non è finita: secondo Radio Farda "Le organizzazioni sportive iraniane hanno donato agli atleti maschi tornati vincitori da Guangzhou 10 milioni di tomans (oltre 6000 euro), mentre alle loro colleghe donne ne sono toccati circa 900 mila (550 euro, più o meno)".
Nonostante i molti successi, nazionali ed internazionali, conseguiti sul tatami dalle donne combattenti d'Iran, dunque, molto resta ancora da fare per raggiungere la parità - anche di trattamento economico - con gli atleti uomini e con gli uomini più in generale. Ma Niloofar e le sue colleghe di certo non temono le sfide.
Purtroppo, le disparità continuano a pesare (anche qui da noi, tutto sommato)
RispondiEliminaDavide, temo che tu abbia ragione.
Elimina