domenica 24 dicembre 2017

Auguri

Sono stanca.
Non solo fisicamente, ché quello sarebbe il meno: andrei in letargo, come una brava marmotta, mi risveglierei a primavera e via di slancio.
No.
Sono stanca moralmente, stanca di due anni che cancellerei volentieri dai calendari e dalla mia storia personale, stanca della falsità, dei sorrisi finti e dei coltelli piantati tra le scapole.
Sono stanca e quindi auguro a voi tutti, con poca convinzione ma tanta sincerità, che il nuovo anno vi porti cose belle e buone e serenità e gioia. 
E, magari, che porti pure a me un po' di quiete ché sarebbe pure ora.
Auguri a tutti. 

martedì 28 novembre 2017

Addio Maestro

Il Maestro Fernando Tronnolone è morto.
Forse ci sarebbero delicati giri di parole per rendere questo concetto, a lui d'altronde era sempre piaciuto il modo che avevo di esprimermi, ma in questo momento il dolore è troppo grande perché io possa trastullarmi ad inseguire le parole.
Ci sono persone che amiamo, semplicemente, e che non siamo mai pronti a perdere.
In questi vent'anni il Maestro è stato una guida, un sostegno, un amico... 
Il T'ienshu ha cambiato la mia vita. Ed il Maestro era il T'ienshu. Non solo perché lui l'aveva fondato, ma perché lo viveva, ne incarnava lo spirito.
Non so trovare le parole. E mi rendo conto di quanto questo sia assurdo: io con le parole ci ho lavorato per anni. Ma nella mente mi si affollano i ricordi, le immagini e, più ancora di quanto vissuto sul tatami, la memoria si riempie di quando lo riaccompagnavamo alla stazione dopo gli stage di Saronno, delle chiacchierate a cena, degli scherzi persino... di tutto ciò che, invece che Maestro, me l'ha reso parente. Perché ci sono legami che vanno al di là del sangue, che formano quella che è la tua famiglia anche se nessun vincolo di parentela vi unisce.
Addio Maestro.
Ovunque lei sia adesso, è e resta parte di me. 

domenica 8 ottobre 2017

Insegnante di Karate e pedofilo

La magistratura farà il suo dovere, la giustizia farà il suo corso, chiunque è innocente fino a prova contraria e bla, bla, bla, ma nel frattempo un nome è saltato fuori, dietro le iniziali di C. C. e questo fatto apre la porta a due possibili scenari: primo, la redazione del Corriere della Sera aveva una gran voglia di "sbattere il mostro in prima pagina"; oppure, secondo, ci sono seri e concreti elementi che pesano su Carmelo Cipriano e che lasciano ritenere che abbia effettivamente violentato diverse sue allieve (qui l'articolo).

Se davvero così dovesse essere, se veramente le indagini ed i processi dimostreranno la sua colpevolezza, questo individuo non sarebbe degno di essere annoverato tra gli appartenenti al genere umano. 
Non solo perché ha violato, neanche fosse la peggior bestia incapace di ragionare su elementari processi di causa-effetto, i corpi ancora acerbi di ragazzine la cui vita sarà segnata per sempre, ma anche o soprattutto perché ha violato la fiducia che queste ragazzine e le loro famiglie riponevano in lui. La violenza sessuale è l'acme, la proverbiale punta dell'iceberg di una violenza psicologica ed emotiva; l'ultima e tangibile prova fisica di un abuso invisibile quanto immenso. 

L'insegnante è chi affianca le famiglie nel meraviglioso e al tempo stesso gravoso compito di forgiare i bambini ed i ragazzi, preparandoli per il futuro, trasmettendo loro non solo nozioni, ma soprattutto valori. Così, almeno, è come interpreto io l'insegnamento ogni volta che salgo sul tappeto e mi rapporto e mi confronto con i miei piccoli allievi della scuola di T'ienshu
Mi ritrovo tra le mani giovani piantine, dalle piccole foglie un po' tremolanti, destinate a divenire le querce ed i cedri, i larici e le betulle che sosterranno il cielo di domani.
Il mio compito è prendermi cura di questi giovani, renderli forti e saldi, infondere loro fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità, spronarli a dare sempre il meglio di sé, spingerli a rispettare se stessi e chi sta loro attorno. Sono questi i valori del T'ienshu e dell'insegnamento, sono queste le cose in cui credo e che mi hanno spinto ad intraprendere questa via.

Sono idealista e, probabilmente, ho idealizzato anche l'insegnamento. È possibile, non lo nego. Certo è che io mi trovo in una posizione privilegiata: insegno per passione, non per far cassa. È questo, il T'ienshu: non a scopo di lucro, di nome e di fatto. E ciò che mi arricchisce non sono le quote mensili degli iscritti - che pure sono il tangibile riconoscimento di un lavoro svolto e che certo non fanno schifo, perché anche le insegnanti idealiste hanno bollette da pagare - ma le emozioni e le lezioni che mi danno i miei piccoli allievi.

P.S. Agli insegnanti seri di Karate, che svolgono il loro compito educativo con competenza e passione, va tutta la mia solidarietà.

mercoledì 4 ottobre 2017

Ragazzi, diseguaglianza ed idealismo: "Gli effetti secondari dei sogni"

Ci sono libri che ti capitano tra le mani.
Libri che scegli e, altri, che paiono scegliere te.
"Gli effetti secondari dei sogni" appartiene decisamente alla seconda categoria: è un romanzo e non un libro di saggistica, il personaggio principale è una ragazzina adolescente, non è, in poche parole, il libro che avrei scelto di leggere. Eppure me lo sono ritrovato tra le mani e, quasi inspiegabilmente, l'ho divorato. 

Lou Bertignac è una ragazzina fuori dal comune: non solo perché ha un quoziente intellettivo particolarmente elevato, che ha fatto sì che finisse in una classe di ragazzi tutti più grandi di lei (e se essere un genietto è già abbastanza dura, essere un genietto tredicenne in un'orda di quindicenni può essere devastante), ma anche perché vive in una famiglia complicata.
Lou cerca rifugio nella logica della matematica e degli insiemi, nello studio delle parole e dei loro significati, nella realizzazione di progetti in bilico tra lo scientifico e l'assurdo.
Tenta, come solo una tredicenne può fare, di trovare un equilibrio per andare avanti.

Una delle cose che le piace fare è osservare la gente alla stazione e proprio qui, un giorno, incontra lo sguardo di una barbona. Inutile girarci intorno, con sofisticati giri di parole ed eufemismi: Nolwenn è una barbona. Una homless, una clochard, una ragazza che ha soltanto pochi anni più di Lou e che, in qualunque modo la si voglia appellare, vive per strada, non ha una famiglia né un'abitazione, non ha la garanzia di riuscire a mangiare ogni giorno né di potersi lavare o di dormire al caldo ed al sicuro.
La storia di Lou s'intreccia con quella di No e di Lucas, il compagno di classe che pare essere la perfetta antitesi di Lou: più grande di tutti, pluri bocciato, disinteressato a qualunque cosa accada tra le mura dell'aula. Tranne che a lei. La chiama Pèpite, le sta vicino, l'aiuta e... forse un po' la ama anche. Come si può amare a diciassette anni. Come una tredicenne dal quoziente intellettivo fuori dalla media sogna di poter essere amata. 
Pagina dopo pagina scopriamo che "Le cose sono sempre più complicate di quanto sembra. Le cose sono come sono e ce ne sono molte contro le quali non possiamo fare niente. È quello che bisogna accettare per diventare adulti".
Toccante.

Titolo: Gli effetti secondari dei sogni (No et moi)
Autore: Delphine De Vigan
Editore: Mondadori (Èditions Jean-Claude Lattès per la Francia, 2007)
Anno di edizione: 2008
ISBN: 9788804589426

domenica 1 ottobre 2017

L'isola che c'era

Ci vuole coraggio a dire di essere fascista.

Perché al fascismo sono legate alcune tra le pagine più cupe e nere della Storia. Ma il Cotoletta quel coraggio l'aveva sempre avuto, anche quando, subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, nessuno avrebbe mai ammesso di essere stato, per forza o per convinzione, seguace di Mussolini. 
Lui, che della guerra e degli orrori avrebbe fatto volentieri a meno, era stato però un sostenitore degli ideali che avevano animato il sorgere del fascismo e questo suo passato, coraggiosamente, non lo rinnegò mai.
Così come coraggiosamente decise, tornato dalla guerra, di affrontare la sfida di andare a vivere su un'isola spoglia ed abbandonata, sulla quale gravava la cupa maledizione di un antico vescovo di Como: quando la città venne rasa al suolo dai milanesi, alleatisi con gli abitanti dell'Isola Comacina, i comaschi furono annientati, distrutti nell'animo oltre che negli averi, ma quando, spalleggiata da Federico Barbarossa, Como ebbe la sua rivincita, la vendetta verso gli isolani fu terribile e spietata. Molti uomini morirono, bagnando col loro sangue le pendici di quel lembo di terra circondato dalle acque del Lario, il fuoco bruciò qualunque cosa, arrossando col suo fulgore il cielo della notte sopra il lago di Como. Ed il vescovo Vidulfo lanciò la sua maledizione: "Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta".
La storia del Cotoletta, che sull'isola ci andò a vivere e a metter su famiglia, a costruire un ristorante, a sfidare la maledizione, si intreccia con quella della Storia del lago, che nel corso dei secoli ha visto distruzioni e rinascite, il tutto raccontato da una narratrice d'eccezione: la figlia del Cotoletta stesso.

Questo è il terzo libro della mia trilogia estiva (purtroppo non ho avuto molto tempo da dedicare alla lettura, ma conto di recuperare in inverno), l'ultimo che mi mancava di recensire dopo "Vendetta sottobanco" (già letto in eBook, ma il cartaceo ci guadagna) e "Il caso Malausséne". 
È un romanzo piacevole e scorrevole, in cui storia e leggenda si mescolano e si fondono, con un tocco di magia, ma devo confessare che non mi ha conquistata appieno, forse perché troppo legato a quanto vissuto in prima persona dall'autrice. Comunque storia godibile se amate le leggende un tantino intrise di mistero e se, come me, adorate il Lago di Como. 

Autore: Albertina Nessi
Editore: Dominioni 
Anno d'edizione: 2010

sabato 9 settembre 2017

Pink Warrior, tre motivi per un sì


Tre buoni motivi per sfoggiare questo smalto della L'Oreal, come indicano in modo eloquente le mie tre dita fotografate qui accanto.
Il primo, che immagino sia quello maggiormente auspicato dalla casa produttrice, è facile da intuire: perché è bello.
È un bel colore, una bella tonalità brillante ed allegra, adattissima all'estate e pure a queste prime giornate di settembre in cui proprio non si ha alcuna voglia di pensare all'inverno. 
Non è molto coprente ed occorrono più passate perché lo smalto sveli il meglio di sé, ma il risultato è davvero appagante, merito anche del lucido, da stendere come tocco finale.

Motivo numero due: per me, grande amante degli accostamenti cromatici, è stato un vero piacere trovare uno smalto che si abbinasse alla perfezione al libro che mi portavo appresso, leggendolo sui mezzi pubblici o in attesa del metrò. Le mie unghiette andavano d'amore e d'accordo con la copertina di "Vendetta sottobanco", romance di Lucrezia Monti che mi ha tenuto compagnia questa estate e la loro tonalità, così allegra e frizzante, si adattava perfettamente allo stile narrativo ironico  di questa autrice. 

Motivo numero tre: questo smalto si chiama Pink Warrior. Difficile trovare qualcosa che si adatti maggiormente alla sottoscritta, non credete?
E, sebbene dubiti davvero che L'Oreal abbia pensato a questo possibile utilizzo, questo doppio smalto è fantastico da usare per i gunting!
La sua dimensione è adattissima per essere impugnata agevolmente anche da una mano piccola e femminile (ovviamente... trattandosi di uno smalto per unghie...), il vetro è abbastanza resistente da consentirne l'utilizzo in azione e...beh, certamente uno smalto per unghie non desterebbe sospetti all'interno di una borsetta o dello zaino di una ragazza. Una meraviglia in sostituzione di un dulo dulo!

domenica 3 settembre 2017

Valori: antichi o eterni? T'ienshu per bambini e... altre vicende

Accidenti a me!

Se fino a qualche settimana fa avevo il dubbio di essere vecchia, ora ne ho quasi la certezza: il mondo, evidentemente, non lo riesco più a capire e così rimango fregata. Perché io - complici anche le arti marziali - sono una persona che dà ancora importanza alla parola data, sono forse una di quelle vestigia del passato destinate a venir spazzate via dalla modernità o, nel migliore dei casi, a finire impolverata in un museo.
Siamo nel terzo millennio, baby, sveglia! Qui si segue la logica del profitto, cara mia! Altro che parola data! 
E così ci siamo ritrovati letteralmente messi con le spalle al muro dal proprietario della palestra di Caronno Pertusella, tutto concentrato ad inseguire un pollo più succulento da poter spennare, due settimane prima dell'inizio dei corsi. 
Chi se ne frega della pluriennale collaborazione! Alle ortiche i risultati fin qui raggiunti! Parola data? Quale parola data? Eh già... E così, addio e tanti cari saluti, perché non vogliamo essere raggirati né presi per i fondelli.

Comunque, miei cari, questa cariatide riserva ancora qualche sorpresa. Una di queste si chiama resilienza. O questo, almeno, è il nome che le hanno dato gli psicologi e tutti quei dottoroni che la sanno lunga.
A me piace la resilienza applicata in ingegneria, che vede questa proprietà come la capacità di un materiale di assorbire energia di deformazione elastica.
Ecco, io così. 
Ce ne dobbiamo andare? Amico, mi rimbalza!
Perché, forse, sarò vecchia. Ma, forse, sono invece depositaria e mezzo di trasmissione di valori che hanno sempre fatto parte dell'intimo umano e che ne faranno parte fino alla fine dei tempi. Perché credo e continuo a credere che la serietà, la coerenza, l'onestà, alla fine portino frutto. E così, ostinatamente, come il fico folle, stringo i denti e vado avanti.

Trovata una nuova sede (che poi è la storica palestra di Saronno, presso la quale si svolgono abitualmente gli stage e gli esami per i passaggi di grado); avvisati i genitori che, in buona parte, ci seguiranno nel trasloco, perché hanno compreso come l'improvviso cambiamento non sia dipeso dalla nostra volontà e perché anche loro credono ancora in valori come la serietà, l'onestà, l'integrità morale e l'importanza della parola data e vogliono che questi valori vengano trasmessi ai propri figli.

Le lezioni di T'ienshu per bambini - dai 4 ai 13 anni - inizieranno martedì 5 settembre presso la palestra dell'ITIS "Riva" di Saronno, in via Carso 10.
Restano confermati gli orari: ogni martedì e giovedì sera, dalle 18.30 alle 19.30.
Non vedo l'ora di ritrovarvi tutti, per ricominciare a crescere insieme! 

domenica 27 agosto 2017

Allied: breve storia triste


Film del 2016 (quello che, se non ricordo male i gossip d'epoca, portò alla cornificazione della Jolie ed al successivo crollo del brand Brangelina) la cui visione mi è stata sommamente raccomandata.

Io: "Non mi piace Brad Pitt" (il quale, per inciso, è l'interprete principale. Mai piaciuto, 'sto biondino slavato, fin dai tempi di Friends).

Lui: "Oh, ma la storia è bellissima!".

Io: "Ma non mi piacciono i film di guerra" (film interamente ambientato nel corso della Seconda Guerra Mondiale, eccezion fatta per gli ultimi due minuti, forse, scarsi).

Lui: "Non è proprio guerra, c'è la storia d'amore e di spionaggio".

Io: "Ma almeno c'è il lieto fine?".

Lui: "Guardalo, fidati!".

Risultato: due preziosissime ore della mia vita buttate nel cesso.
Fine della breve storia triste.

giovedì 3 agosto 2017

T'ienshu, tra conferme e novità

Lo so, lo so: molti di voi staranno chiudendo la valigia, controllando di avere le prenotazioni per le vacanze, caricando la macchina e preparandosi a partire. Lo so.
Parlare di settembre, adesso, può sembrare stridente ed anche un pochino antipatico. 

Ma, vista la chiusura d'anno piuttosto travagliata vissuta alla palestra di Caronno Pertusella, mi pare doveroso tranquillizzare i genitori dei miei "cuccioli marziali": nonostante il cambio di gestione, i corsi di T'ienshu per bambini si terranno regolarmente presso la palestra di via Santa Margherita 504, ora sotto l'egida della Cross Training Academy.
Si comincia martedì 5 settembre, sempre dalle ore 18.30 alle 19.30: non mancate!

Confermato, dunque, il corso; confermata la presenza del Maestro Gemma e mia; confermati l'impegno, la voglia di fare e di crescere insieme, divertendoci ed imparando; confermati gli orari delle lezioni, ogni martedì e giovedì sera dalle 18.30 alle 19.30.
Nuova, invece, la gestione della palestra, che passa alla Cross Training Academy, già responsabile dei corsi di diverse discipline di arti marziali e di sistemi di autodifesa oltre che, ovviamente, di quelli di Cross Training. 

Per avere informazioni sui corsi, dunque, potete rivolgervi a loro, contattando il 3917369551, oppure, come sempre, contattare l'Accademia Marziale Saronno al 3383052798 o inviando una mail ad accademiamarzialesaronno@gmail.com

Il caso Malaussène

Ben in treno paesaggia, io leggo di lui...
Difficile.
Davvero difficile, per me, parlare del caso Malaussène senza scivolare nella nostalgia melensa e, al contempo, trattenendomi dallo spoilerare selvaggiamente.
Perché per me il buon Ben è un vecchio amico.
Io, con quel figlio di buona donna di professione capro espiatorio, ci ho passato gli anni dell'adolescenza - il primo libro prestatomi dal mio miglior amico di allora, grazie Giò! - e ci sono cresciuta, arrivando ai fatidici -anta stringendo tra le dita l'ultimo episodio (per ora) della saga familiare dei Malaussène, leggendo di un Benjamin finalmente sistemato con la sua Julie, cresciuto e maturato ma sempre lo stesso, con la consapevolezza di una casa che si svuota di voci ma non di ricordi, con nipoti e figlio cresciuti e vaganti per il mondo o, forse, soltanto seguendo ciascuno il percorso della propria vita. 

Difficile.
Davvero difficile, per me, scrivere del caso Malaussène con distacco ed oggettività.
Perché io questa famiglia la conosco. Davvero. Ho visto Benjamin battagliare con la Regina Zabo, ho assistito alle furibonde sparatorie di un titanico poliziotto che si portava appresso una neonata Verdun dagli occhi urlanti, ho seguito la sensuale Julie a caccia di scoop, ho spiato Clara e Clarence, sono sgattaiolata lungo i vicoli bui di Belleville... Ho persino grattato la testa a quel puzzone di Julius, che diamine!
Parte della causa della mia malaussènite acuta
Forse per questo, per questa mia profonda conoscenza dei Malaussène, ho sgamato chi avrebbero potuto essere i rapitori di Georges Lapietà ben prima dei pur svegli poliziotti di Parigi.
E i tre sbarbati di casa non mi hanno mica portata a spasso per il mondo, trascinandomi in chiacchierate via Skype. 
Perché Sigma, È Un Angelo e Maracuja io li ho visti nascere. Letteralmente. 
E Mara ha poco da farsi le treccine e da far finta di niente: io di quel suo segreto che non è già più soltanto un desiderio ero al corrente fin dalla comparsa di Iuc con il coniglio in casseruola. 

Allora, riassumendo: "Il Caso Malaussène" è prevedibile? Forse, nella trama, per chi, come me, è afflitto da malaussèinite in forma acuta ed inguaribile. 
Ma questo non toglie nulla al fatto che Pennac fosse, sia e rimanga un fottutissimo genio.
Chi altri saprebbe tirar fuori frasi del tipo Ascoltare i ragazzi senza scoraggiarli. In fondo adesso tocca a loro. Lasciare che si godano le loro illusioni, senza dirgli che sono le erbe aromatiche di cui è cosparso il grande abbacchio finanziario o tradurre lo stratosferico riscatto chiesto per il rapimento di Lapietà in aperitivi e cafferini per tutti gli abitanti del Sud Vercors? Ve lo dico io, bella gente: solo a quel geniaccio di Daniel Pennac.
Con menzione d'onore alla traduttrice Yasmina Melaouah, ché trasporre certe espressioni in italiano non dev'essere mica una passeggiata di salute.

Quindi, sgombrando il campo da nostalgia melensa e da velleità spoilerose, riassumendo: sì, accidenti, leggetevelo questo capitolo della saga Malaussène!
(E se vi siete persi i precedenti, correte ai ripari)

Titolo: Il caso Malaussène - Mi hanno mentito (Le case Malaussène - Ils m'ont menti)
Autore: Daniel Pennac
Traduttore: Yasmina Melaouah
Editore: Feltrinelli
Anno d'edizione: 2017

sabato 29 luglio 2017

Il diritto di contare. Donne, nere, alla conquista dei diritti umani e dello spazio

Pioniere. Come Colombo o Curie, Röntegn o Amundsen
Sul finire degli anni '50 negli Stati Uniti si respirava aria tesa. La fine della Seconda Guerra mondiale aveva portato alla nascita, di fatto, di due super potenze globali, che si spiavano l'un l'altra con sospetto da una parte all'altra della cortina di ferro e che rivaleggiavano nella corsa agli armamenti e nella conquista dello spazio.

Se tralasciamo gli abiti favolosi (che indosserei ben volentieri anche oggi, scarpe incluse), non era un periodo facile neppure per le donne, che smettevano i panni di reginetta del focolare, rifiutavano il ruolo di figlia prima e di moglie e madre poi e, lottando e sgomitando, cercavano di farsi strada in un mondo del lavoro ancora tutto declinato al maschile.
E se la situazione non era facile per le donne in genere, immaginate come poteva esserlo per le donne di colore in uno Stato del Sud come la Virginia.
Eppure è proprio in questi anni a cavallo tra il 1950 ed il 1960 che tre donne intelligenti, coraggiose e testarde cambiano la Storia, dando un nuovo corso a quella che era la realtà delle donne, delle persone di colore e dell'esplorazione spaziale.

Mary Jackson in una foto d'epoca
Basato su una storia vera, "Il diritto di contare" racconta la vicenda, le lotte e le vittorie di Katherine Johnson (interpretata da Taraji P. Henson), la matematica affascinata dai numeri, di Dorothy Vaughan (Octavia Spencer), responsabile ufficiosa del gruppo di calcolo di donne afroamericane, e di Mary Jackson (Janelle Monae), combattiva signora col pallino per l'ingegneria. 
Queste tre donne, amiche e colleghe al centro di ricerca NASA di Langley, contribuirono in modo significativo al successo della missione di John Glenn, primo astronauta ad orbitare intorno alla Terra, e, di conseguenza, i loro nomi vengono oggi giustamente annoverati tra quelli che hanno contribuito a portare l'uomo nello spazio. 
Pioniere, loro, dei diritti civili delle donne e delle persone di colore così come pionieri sono stati gli uomini e le donne che si sono spinti oltre, nelle esplorazioni geografiche o nella ricerca scientifica, nelle missioni spaziali o nella medicina. Katherine Johnson contribuì, coi suoi calcoli, al felice rientro in atmosfera del comandante John Glenn, Dorothy Vaughan divenne la prima manager afroamericana della NASA e Mary Jackson fu la prima donna ingegnere di colore alla NASA.
Pioniere, donne e combattenti, lasciarono pietre miliari lungo il cammino dell'umanità verso un mondo davvero equo e contribuirono a portare diritti ed uguaglianza oltre i confini, ormai divenuti piccini, del pianeta Terra. 

Il film, con tre candidature all'Oscar, vanta un cast che annovera, oltre alle protagoniste, Kevin Costner nei panni di Al Harris - il capo non esistito nella realtà, mera invenzione cinematografica  - Kirsten Dunst, alias Vivian Mitchell - lei pure inventata, incarnazione di una serie di atteggiamenti razzisti eppure ritenuti normali in quei giorni, in quei luoghi - e Jim Parsons che veste i panni di Paul Stafford, stronzetto, saputello e misogino scienziato che fa ripensare al dottor Sheldon Cooper che gli ha dato notorietà. "Il diritto di contare" racconta una storia dura e vera senza scadere nella retorica e senza affogare nella melassa. Da vedere. 

Per approfondire:
- Katherine Johnson - NASA (in inglese)
- Dorothy Vaughan - NASA (in inglese)
- Mary Jackson - NASA (in inglese) 
- John Glenn - NASA (in inglese) 

mercoledì 26 luglio 2017

Come il sale del mare

Estate: tempo di racconti e di amori leggeri. Come questo.
Così Lucrezia Monti presenta il suo "Come il sale del mare", un racconto breve nato e pubblicato nel corso di una settimana su Wattpad, piattaforma che consente la pubblicazione e la lettura gratuita online, e regalo estivo che questa esploratrice del romanticismo del nuovo millennio fa a tutte le sue lettrici. 
Da domenica a domenica, otto parti per raccontare la magia dell'innamoramento in una modalità nuova e molto social, che consente di interagire con il racconto, lasciando commenti e votandolo online, o chiacchierando direttamente con l'autrice.

Rimini. Una bagnina dal nome improbabile, un ragazzo dalla vita famigliare capace di originare guai ed equivoci, un amore nato sul bagnasciuga, che sa di sole e di salsedine: così la Monti introduce il proprio racconto che, come lei stessa sottolinea, non ambisce a diventare un capolavoro della letteratura mondiale, ma vuol essere soltanto un dolce passatempo nelle calde giornate estive.
Lo sapete: il Romance non è esattamente il genere letterario che prediligo. Però Lucrezia Monti ha uno stile narrativo frizzante e divertente, i personaggi (di cui non spoilero i nomi, soprattutto quello della protagonista femminile!) sono ben tratteggiati seppure nelle poche pagine della narrazione ed il racconto è dolce e leggero, proprio come preannunciato dalla sinossi. 
Nato per essere un racconto da ombrellone, "Come il sale del mare" mantiene le promesse e non delude le aspettative. 

Titolo: Come il sale del mare
Autore: Lucrezia Monti
Editore: Wattpad (sempre che editore possa essere definito...)
Anno di edizione: 2017


lunedì 17 luglio 2017

Col violoncello contro l'OMS. Per i bambini

Con un violoncello, sfida l'OMS. 
Davide contro Golia. In musica. A fin di bene.
Il nostro Davide del nuovo millennio si chiama Beat Richner, è un medico pediatra nato a Zurigo ormai 70 anni fa e molto probabilmente non avete mai sentito parlare di lui, né l'avete sentito suonare il suo violoncello. 
Eppure quest'uomo ha cambiato la storia di un'intera nazione, sta - tutt'oggi - cambiando la storia di un'intera nazione: partendo dai bambini, un uomo alla volta, sta rivoluzionando la Cambogia. Sfidando l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
"Secondo l'OMS, la sanità di un Paese deve essere uniformata allo stato globale di quel Paese - ha spiegato il Dottor Richner in un'intervista rilasciata ai microfoni di Overland - Questo significa che un Paese povero deve avere un sistema sanitario povero, con vecchi ospedali e macchinari poveri. E' grazie a questa visione che, ad esempio, nella Repubblica Democratica del Congo si è scoperta con grave ritardo la nascente epidemia di Ebola. Personalmente trovo che questo punto di vista dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sia un misto di arroganza, ignoranza ed incompetenza: credo che, indipendentemente dal fatto che ci si trovi in Svizzera o in Cambogia, ogni vita abbia egual valore".

25 nascite in una sola notte.
Nuove vite possibili, in Cambogia
(foto da Schweizer Illustrierte)
E così il dottor violoncellista, col nome d'arte di Beatocello, ogni sabato sera si esibisce in un concerto gratuito all'interno dell'ospedale pediatrico Kantha Bopha in Siem Reap, uno degli ospedali completamente gratuiti nati grazie a lui nel corso degli ultimi 25 anni di attività; al termine di ogni esibizione, è solito rivolgere un invito al pubblico in sala: "I giovani saccopelisti possono donare sangue, i vecchi benestanti possono dare soldi, e chi si trova a metà strada può fare entrambe le cose".
Detto così, tutto questo può forse sembrare molto poetico e naïf, ma i risultati parlano chiaro: negli ultimi 24 anni l'ospedale Kantha Bopha ha trattato 14.837.155 pazienti esterni, 1.516.471 ricoverati, e ha eseguito 1.390.323 controlli in gravidanza; attualmente, ogni giorno si eseguono 75 interventi chirurgici, 3000 visite mediche, 400 ricoveri, 600 controlli di gravidanza e si registrano 70 nascite. Ogni giorno.
In un ospedale che, è bene ricordarlo, offre tutto ciò gratuitamente.
Se si vuol parlare di "Aiutiamoli a casa loro", credo che questo sia il modo giusto di farlo.

Per donazioni:
IBAN: CH60 0070 0111 3000 4581 4

Per approfondire:
Dr Beat "Beatocello" Richner - sito ufficiale
Kantha Bopha - A never ending quest for donation - Schweizer Illustrierte (in inglese)

domenica 16 luglio 2017

Latitante... a ragione

Ciao a tutti!

Volevo rassicurarvi: ci sono ancora - nel senso che esisto - e non sono stata rapita dagli alieni né espatriata. Sono, molto più banalmente, solo molto, molto indaffarata.

Il lavoro a Milano procede e, con esso, la mia vita da pendolare che non mi lascia molto tempo a disposizione.
Prosegue anche la collaborazione, iniziata quasi per caso (scrivo "quasi" perché chi di voi mi segue da più tempo sa come io sia convinta del fatto che il caso non esista), con l'autrice Lucrezia Monti che, dopo il suo libro d'esordio "Come lampo", mi ha chiesto consulenza anche per il romanzo "Vendetta sottobanco" e per altri lavori dei quali al momento non mi è consentito parlare. Il fatto, però, che "Come lampo" venga venduto pure in Germania credo possa dare una visione d'insieme del fenomeno...

A questo, naturalmente, vanno sommati gli allenamenti ed il tempo da dedicare a faccenducole come preparare i pasti, pulire la casa, gestire un minimo di vita di relazione.
E così il tempo da dedicare al web in generale ed al blog in particolare è davvero molto poco. Mi dispiace e me ne scuso.
Sono sincera.
E' vero che mi dispiace.
Perché amo visceralmente scrivere ed il blog ha rappresentato, fin dalla sua nascita, la possibilità per me di poter dare libero sfogo a questa mia passione, con il valore aggiunto di un confronto con i miei lettori, che spesso interagivano lasciando commenti e messaggi a quanto pubblicavo.
Ora, lo so, avrò perso molti di voi, fagocitati come me dagli impegni della vita o semplicemente migrati verso blog che vengono aggiornati con maggior frequenza. 
Mi dispiace, lo ripeto.
A chi è rimasto, dico grazie, rinnovando la promessa che cercherò di essere più presente e costante nelle mie pubblicazioni e negli aggiornamenti. 
E, sull'onda dell'emozione, vi mando anche un abbraccio.
A presto!

sabato 27 maggio 2017

Ci sono ancora e... aggiornamenti!

Ok, confesso: aggiornare il blog non rientra nelle mie priorità, in questo periodo.
Scusate per il prolungato abbandono.
Comunque sono molto, molto fiera dei miei piccoli allievi: Gaetano, miglior allievo per il settore "Mente"; Sofia, miglior allieva per il settore "Corpo" e tutti, ma proprio tutti i miei piccoli "Guerrieri Dragone" che hanno superato gli esami di T'ienshu per l'anno scolastico 2016/2017.
Bravissimi!
Ci vediamo martedì per la prossima lezione!

martedì 25 aprile 2017

Maratona Star Wars: due giorni da regina dei nerd!

Un paio di giorni di vacanza a nostra disposizione, cielo grigio e basse temperature. Che fare? Semplice: liberiamo il nerd che è in noi!

E' così che è scattata l'ora x della "Maratona Star Wars": io, lui, il divano e, sporadicamente, pure il gatto davanti allo schermo a guardare quasi ininterrottamente l'intera saga di Guerre Stellari. Con pause per soddisfare gli insopprimibili bisogni fisiologici e poco altro, come potete ben immaginare: si tratta di una trilogia di film originali, una trilogia di prequel, uno spin-off ed un sequel, per un totale di otto film, ciascuno dei quali della durata di un paio d'ore.

Una visione in ordine logico - non cronologico di realizzazione e di uscita nelle sale cinematografiche - iniziata da quando, in una galassia lontana lontana, il giovane padawan Obi Wan Kenobi si assume il compito, affidatogli dal proprio maestro Jedi, di proteggere ed addestrare il piccolo Anakin Skywalker, sino alla caduta dell'Impero ed oltre ancora, fino alla (deludentissima) comparsa di Kylo Ren, aspirante signore del Primo Ordine ma privo di forza e della Forza di chi lo aveva preceduto.
Puxi, ambasciatore del pianeta Meow,
osserva la Principessa Leila
Una maratona che ha incluso anche la visione dello spin-off Rogue One, collocato tra "La vendetta dei Sith" e "Guerre Stellari", a parer mio di gran lunga migliore rispetto all'attuale ultimo capitolo della saga "Il risveglio della Forza". Merito anche della presenza, di indubbio spessore, di Donnie Yen, già più volte ammirato per la sua abilità in svariati film marziali (a cominciare dalla saga incentrata sulla vita del Maestro Ip Man) e, in Rogue One, monaco cieco e baluardo di una Forza che pare sul punto di soccombere al male.

Questa saga ha tutti gli ingredienti necessari per avvincere, a cominciare dalla lotta tra il bene ed il male, che in Star Wars vede schierati su fronti avversi Sith e Jedi, Impero e Ribelli.
Altra lotta da sempre al centro di miti e leggende, quella generazionale che il figlio si trova a vivere col proprio padre e che, fin dai tempi dei mitici Crono e Zeus, sfocia nel drammatico epilogo del parricidio: duemilacinquecento anni, più o meno, di dramma classico occidentale vengono qui trasposti non nello spazio sovrastante l'Olimpo greco, ma in quello siderale di una galassia lontana lontana.
E poi ci sono le storie d'amore, difficili e sofferte al punto giusto per coinvolgere gli spettatori ma non tanto sdolcinate da annoiare, ambientate tra le stelle o sulle sponde del lago più romantico di tutto l'universo (e dai, concedetemi un po' di sano campanilismo comasco!).
Le battaglie, poi, sono davvero adrenaliniche: che si tratti di inseguimenti e sparatorie tra navi spaziali o di duelli con la spada laser, non c'è scontro che non conquisti ed incolli lo spettatore alla poltrona.
Per quanto mi riguarda, infine, forse non è neppure necessario sottolineare quanto questa saga sia t'ienshuica! Yin e Yang permeano l'intera vicenda (sebbene nella saga non vengano chiamati così, ma concettualmente quello sono i due volti della Forza) e solo l'equilibrio riporterà la pace; rabbia, odio e paura conducono alla rovina; i buoni non attaccano mai per primi, ma si difendono e combattono affinché ritornino la giustizia e la pace; tutti gli esseri viventi sono tra loro connessi intimamente... e potrei scovare riferimenti e citazioni a dozzine in ogni episodio!

domenica 23 aprile 2017

Stage di T'ienshu a Saronno, impegno sociale ed equilibrio

Mai come quando scrivo di T'ienshu sono felice del nome che ho dato a questo blog. 
Perché, sì, certo, il T'ienshu insegna l'autodifesa; sì, certo, forma atleti che si cimentano in combattimenti; eppure il T'ienshu è un universo complesso, in continua evoluzione e, decisamente, è non solo botte!
Il recente incontro nazionale che si è svolto a Saronno e che ha visto la partecipazione di Maestri ed Istruttori provenienti da Puglia, Valle d'Aosta e naturalmente di noi lombardi, è stato presieduto dal Maestro Caposcuola ed ha avuto quale punto focale il T'ienshu Social, ovvero sia la vocazione sociale di questa disciplina.
Attento all'essere umano, il T'ienshu non poteva trascurare né fingere di ignorare tematiche di stringente attualità nella nostra realtà quotidiana ed ecco dunque una formazione mirata a contrastare bullismo, cyberbullismo e violenza di genere. Una formazione che, necessariamente, deve interessare innanzi tutto Maestri ed Istruttori, affinché possano a loro volta trasmettere valori e modalità di intervento ai propri allievi. 
Molto interessante e di grande attualità anche lo studio della "difesa in ambienti vari", perché ciò che studio ed applico in palestra è molto diverso da quanto mi può capitare di dover affrontare mentre mi trovo in un parcheggio, o in un locale affollato, o su un mezzo pubblico...

Dopo un sabato decisamente intenso e coinvolgente - sotto molteplici punti di vista - la domenica è stata riservata allo svago. Ed il T'ienshu ha dimostrato, ancora una volta, di essere davvero non solo botte.
Il Maestro Caposcuola, con Maestri, Istruttori e qualche allievo, si sono concessi una mattinata di puro svago e relax nella vicina Como, complice anche una giornata meravigliosa dal punto di vista meteorologico. 
Perché, come ho avuto più volte modo di sottolineare anche in questo blog, il ben-essere è questione di equilibrio
E, se da un lato è interessante, istruttivo e piacevole distruggersi reciprocamente a suon di tecniche in palestra, d'altro canto corpo e mente implorano un po' di sano svago. 
La mia città ci ha accolti con uno splendido sole, una temperatura piacevolissima e strade affollate di turisti, ma anche - mi duole molto dirlo - con il vergognoso scempio delle barricate che ancora, dopo anni e svariati appelli pubblici ad esponenti politici ed autorità nazionali, deturpano il lungo lago.
E' stato per me un piacere ed un onore accompagnare il Maestro Caposcuola ed i Maestri alla scoperta delle antiche mura, di Porta Torre, delle vie che ancora oggi ricalcano l'antico tracciato romano, del Duomo... 
Spero sinceramente che queste giornate siano state piacevoli per tutti loro quanto lo sono state per me!

domenica 16 aprile 2017

Buona Pasqua!

In passato l'avevo fatto.
Avevo scritto articoli "impegnati" sul significato profondo della Pasqua, sulla Pasqua e il diavolo, sulla Pasqua ed i diritti umani... 
Adesso, mentre "i grandi della terra" mostrano i muscoli e giocano a chi ce l'ha più grosso (l'armamento bellico), mentre dei dementi seminano morte facendosi saltare in aria, disseminando bombe o investendo pedoni inermi nei diversi angoli del mondo, non ce la faccio. 
Non ne ho voglia. 
Non ne ho più le forze.
Quindi buona Pasqua a voi. Pace in terra agli uomini di buona volontà. E che Dio - con qualunque nome lo vogliate chiamare - perdoni quest'umanità tanto disumana. 

sabato 15 aprile 2017

Occidentalis Zen

Capita spesso che chi pratica arti marziali senta il richiamo dell'Oriente, vuoi per i film, vuoi per i libri, vuoi perché, semplicemente, cerca un maggior contatto tra ciò che è e ciò che fa. 

Lo Zen, con il suo distacco dal mondo, la capacità di controllo e di autocontrollo, la possibilità di raggiungere calma e serenità, esercita un grande fascino anche in Occidente, soprattutto laddove ritmi di vita forsennati allontanano l'essere umano dalla propria... umanità. 
Ed i "messaggi pubblicitari" Zen non mancano: persino nei cartoni animati rivolti ai bambini, basti pensare al Maestro Shifu di "Kung Fu Panda" ed alla sua meditazione tesa a raggiungere la pace interiore...

Eppure oggi è evidente che anche la civiltà occidentale sia perfetta per esercitare il distacco.
L'attaccamento, l'affezione, l'amicizia vengono scoraggiati ed ostacolati da una società divenuta precaria in ogni suo aspetto, con matrimoni e rapporti di coppia pronti a sgretolarsi al primo soffio di vento avverso, figli che di colpo si ritrovano con figure genitoriali sparpagliate e riassortite, amicizie da social network, impieghi professionali a tempo determinato...
In un'esistenza permeata dalla precarietà e dall'incertezza, distaccarsi diviene pura questione di sopravvivenza: non si investe troppo di sé in chi e cosa si sa che si potrebbe perdere in un istante.
Occidentalis Zen.

lunedì 20 marzo 2017

Al lavoro!

Perché caspita latito tanto dal blog? Presto detto: perché, dopo anni di frustrante, desolante, deprimente inattività, finalmente sono riuscita ad intrufolarmi di nuovo nel mondo del lavoro.
Si tratta solo di una sostituzione maternità, ma dal primo marzo sono tornata ufficialmente ad essere una donna che lavora e, pertanto, per alcuni mesi almeno la mia presenza sul web sarà ridotta in modo drastico (anche perché, sommando le otto ore d'ufficio al paio d'ore almeno necessarie per gli spostamenti, alle due o tre ore di allenamento e lezioni quotidiane... non è che mi rimanga poi molto tempo disponibile nell'arco della giornata).
Comunque ci sono, eh! 
E farò in modo, per quanto possibile, di non essere troppo assente da queste pagine. 

domenica 19 marzo 2017

V per Vendetta

Premessa doverosa quanto necessaria per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti: ho visto questo film senza aver mai letto il fumetto dal quale la vicenda è tratta.
Il rischio che si corre sempre, trasponendo su pellicola un'opera letteraria, è quello di non essere aderenti all'originale e credo che questo non valga soltanto per i romanzi, ma anche per i fumetti; sappiate, dunque, che, non avendo mai letto io questi specifici albi, non mi addentrerò nell'insidioso terreno del paragone.

In una Gran Bretagna alternativa, in cui il potere è accentrato nelle mani di un regime totalitario, un uomo misterioso dal volto celato da una maschera e dal passato oscuro si muove silenzioso e letale, salvo poi dare libero sfogo alla propria sete di vendetta con delle particolari quanto devastanti "percussioni", esplosioni che seguono il ritmo dettato dall'Ouverture 1812 di Cajkovskij.
Il suo viso è nascosto dietro le false fattezze di Guy Fawkes, cospiratore britannico che nel XII secolo cercò di far saltare in aria il Parlamento, ed anche il suo nome è misterioso: lui è semplicemente V.
La giovane Evey Hammond (Natalie Portman) vive a Londra e lavora per l'emittente tv locale; è consapevole, come molti, dell'enorme quantità di panzane che questo mezzo d'informazione - l'unico mezzo d'informazione - rifili ai cittadini e, come molti, per quieto vivere, finge di non sapere.
Una sera, mentre cammina per strada dopo aver infranto il coprifuoco, Evey viene salvata da V e da quel momento le vite dei due si intrecciano indissolubilmente.

Dal punto di vista marziale, "V per vendetta" è coinvolgente, con un ritmo incalzante e per lo più credibile (sebbene ceda talvolta alla tentazione dell'eccesso, ma, che diamine!, si tratta pur sempre di un fumetto!): merito di David Leitch, controfigura di Hugo Weaving per le scene d'azione.
Leitch, fin da bambino appassionato di arti marziali, che "studiava" nel garage di casa, si è poi formato presso la Dan Inosanto Academy mentre frequentava l'università e questo spiega la particolare predisposizione al JKD Kali che pare avere V, nonché la sua indiscussa abilità nell'utilizzo di spade e pugnali.

Un po' "La Bella e la Bestia", un pizzico de "Il Conte di Montecristo", una consistente quantità dal gusto di "1984", miscelando bene il tutto: "V per vendetta" potrebbe sembrare un minestrone ottenuto scopiazzando qua e là nella storia della letteratura, invece risulta essere un film originale e decisamente piacevole. A me, almeno, è piaciuto molto.
Ed un plauso va al cattivissimo Agente Smith di "Matrix", Hugo Weaving, qui sempre celato da una maschera eppure ottimo interprete, nonché al doppiatore Antonio Genna, capace di dare spessore e profondità ad un personaggio privo di volto.

martedì 28 febbraio 2017

La vita vista attraverso gli occhi di un cane: Woody

Ci sono libri scritti da cani. E c'è un libro - forse il primo, certamente uno dei più belli - scritto da un cane: "Woody".
Woody, infatti, è il protagonista e la voce narrante di questo romanzo ed è, anche, un basenji, razza di cane originaria dell'Africa.
Per questo le sue frasi ci appaiono spesso sconnesse, difficili da comprendere, con parole ripetute, verbi abbozzati come farebbe un bambino o chi stesse imparando a conoscere la nostra lingua.
Una lettura non semplice per chi padroneggia la lingua italiana e si trova qui ad inciampare in una grammatica abbozzata, in una sintassi quantomeno fantasiosa, incespicando nella punteggiatura, ma la dolcezza di Woody è così disarmate e la trama tanto avvincente da calamitare l'attenzione del lettore pagina dopo pagina, fino alla conclusione.

Accostandomi alla lettura di questo romanzo, ho appreso che Baccomo intendeva raccontare qualcosa di magico ed importante come ne "Il canto di Natale" di Dickens o "Il piccolo Principe" di Saint Exupèry; pur non toccando simili vette d'eccellenza, a parer mio, "Woody" ha l'indubbio pregio di raccontare una storia originale in modo altrettanto inconsueto, per di più senza cadere nell'insidioso tranello dell'eccessiva antropomorfizzazione del personaggio. 
Per me, amante dei cani non privati della loro "caninità", non tramutati in surrogati di figli mai avuti o di parenti mai amati, non accolti nelle nostre case e nelle nostre vite nel tentativo puerile quanto egoistico di colmare vuoti lasciati da altro, il fatto che il protagonista di questo racconto sia e resti un cane non può che essere accolto dalla sottoscritta che come un indiscutibile pregio.
Woody è un cane e, sebbene noi umani non possiamo sapere cosa e come pensi realmente un cane, il linguaggio scelto da Baccomo è verosimile.
La vicenda narrata, poi, è coinvolgente, divertente, a tratti commovente ed un sacco di altri -ente che ne raccomandano la lettura. 

Titolo: Woody
Autore: Federico Baccomo
Editore: Giunti
Anno d'edizione: 2015
(Illustratore: Alessandro Sanna)

domenica 26 febbraio 2017

Incontro nazionale di T'ienshu a San Severo

Il T'ienshu è evoluzione. 
La vita è cambiamento (per quanto tenacemente noi possiamo provare ad aggrapparci alle rassicuranti abitudini), la società è in costante cambiamento, ogni essere umano cambia e si evolve.
Le esperienze del quotidiano plasmano le nostre vite ed una disciplina quale il T'ienshu, attenta all'uomo e non alla tecnica, non può che tener conto di questa continua evoluzione, restando al passo coi tempi. 
Per questo venerdì 17 febbraio sono partita, insieme a Maestri, Istruttori ed Aspiranti Istruttori di Lombardia e Valle d'Aosta, alla volta di San Severo, dove sabato e domenica si è svolto lo stage nazionale di aggiornamento e formazione di questa disciplina, sotto la direzione del Maestro Caposcuola.

Nel corso di queste due giornate si è posta particolarmente l'attenzione su tematiche di stringente attualità e su cosa, di concreto, il T'ienshu possa fare nel quotidiano per contrastare problematiche quali il bullismo, il cyberbullismo, la violenza di genere. Confermando, ancora una volta, come questa disciplina sia ben più di una "semplice" arte marziale, ricordando, ancora una volta, come il T'ienshu sia pragmatico e pienamente calato nella realtà del qui ed ora.

Sono sempre più orgogliosa e fiera di far parte di questa realtà che, attraverso la pratica delle tecniche marziali, mira alla piena realizzazione dell'essere umano, all'accettazione di ogni individuo ed alla promozione dell'autostima di ciascuno. Incontri come questo di San Severo sono di enorme stimolo, per me, per cercare di divenire un'insegnante sempre migliore, guida, sostegno e compagna di viaggio nella crescita degli allievi.
Sono immensamente grata al Maestro Caposcuola per queste occasioni di crescita personale prima ancora che marziale e ringrazio di cuore gli altri partecipanti a questo stage, miei compagni di viaggio in questa straordinaria avventura di vita che è il T'ienshu.

Qui un articolo pubblicato dalla Gazzetta di San Severo

domenica 12 febbraio 2017

Donne, arti marziali e sessismo giornalistico

La cronaca ha portato i nostri occhi a fissare punti differenti delle carte geografiche, ma probabilmente qualcuno di voi ancora ricorda l'Afghanistan (quello Stato di cui molti ignoravano persino l'esistenza e che qualche anno fa pareva essere diventato il centro del mondo, calamitando su di sé l'attenzione internazionale, con le notizie su Bin Laden e l'incubo dei talebani).
Ebbene, l'Afghanistan non ha cessato d'esistere, sebbene l'interesse dei media si sia spostato altrove: sta ancora lì dove stava, vicino ad Iran e Pakistan, non lontano dal Mar Caspio, con le sue alte vette ed il suo clima che pare oscillare perennemente tra il torrido ed il glaciale, col suo mosaico di etnie. Coi suoi problemi e le sue difficoltà, anche, che non hanno cessato d'esistere soltanto perché l'Occidente ha voltato lo sguardo altrove.
In questo Paese una giovane donna fuggita all'esterno ha fatto ritorno e, dopo aver appreso in Iran il Wushu, è tornata, per insegnare alle donne della sua terra una disciplina che non è solo autodifesa, ma diviene, tra queste vette innevate, lotta per i propri diritti. 
L'AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) ha dato risalto alla notizia - e questo è certamente un merito - ed ha scritto un bell'articolo - altro merito incontestabile - ma ha svilito il tutto con un titolo sessista: "Le guerriere dell'Afghanistan che danzano sul ghiaccio".
Il Wushu non è danza, è arte marziale. E, come peraltro viene correttamente asserito nell'articolo, queste giovani guerriere si allenano con costanza e serietà per combattere per sostenere e reclamare i propri diritti di donne e di sportive. 
Non sono ballerine, non danzano. 
Chi mi legge da più tempo sa che non ho nulla contro la danza che, anzi, amo ed apprezzo molto, ben consapevole degli sforzi, della dedizione e dell'impegno che richieda una simile disciplina.
Il punto qui non è la danza, ma il sessismo. 
Provate a declinare lo stesso titolo al maschile: "I guerrieri dell'Afghanistan che danzano sul ghiaccio". Chi di voi non ha trattenuto un sorrisetto, pensando subito a qualcosa di ben poco guerresco e certamente non virile? 
Il che è, a sua volta, sessista. Perché non è regola immutabile che un ballerino debba essere effeminato o gay. 
Il punto è che guerrieri e danza non sono compatibili, né al maschile né al femminile. E, in un mondo ed in un tempo in cui l'informazione è spesso mordi e fuggi, in cui moltissime persone si limitano ad un'occhiata sommaria ai titoli senza prendersi la briga di leggere un articolo per esteso, una simile leggerezza nella titolazione fa la differenza tra un articolo di cronaca che racconta una vicenda di orgoglio e di riscossa femminile ed un branetto di costume locale folkloristico. 

domenica 5 febbraio 2017

La casa dei sette ponti

Mauro Corona mi incuriosiva da tempo. È un montanaro, è uno scrittore. È ciò che in un universo parallelo potrebbe essere il mio uomo ideale, quello col quale eremitare felicemente al di sopra dei duemila metri, insegnando magari arti marziali agli stambecchi (ché, si sa, negli universi paralleli mica basta pigliarsi a cornate sui dirupi per conquistare una femmina, eh!).
Ma, dal momento che siamo in questo universo e che le fregature non mi piacciono, ho pensato di accostarmi alla lettura di questo autore partendo da un libricino piccolo piccolo, così da limitare i possibili danni: "La casa dei sette ponti".
Una cinquantina di pagine, un libretto leggero e sottile, quasi una favola per bambini.
E proprio ad una favola fa pensare la casetta un po' cadente ma dignitosa, in pietra e col tetto rattoppato con teli di plastica variopinti, così come pure i due vecchietti che la abitano, simili a gnomi o spiriti dei boschi, che evocano atmosfere fiabesche. 
Forse, dopotutto, questa è proprio una favola, una di quelle belle che toccano il cuore degli adulti, con ponti gettati come punti di sutura a colmare distanze nello spazio e nel tempo. 
E così mi sono trovata a sentire sulla pelle del viso il sole che veniva pettinato dalle sommità degli alberi, ho udito il canto del cuculo e ho visto il fumo uscire dai due comignoli malconci eppure eroicamente protesi verso il cielo, mi sono accostata a due anziani misteriosi come folletti ed ho accompagnato il potente e ricco uomo d'affari dalle tre i nel suo viaggio lungo i sette ponti, commuovendomi, poi, nella dolcezza del finale che scalda il cuore. 

Titolo: La casa dei sette ponti
Autore: Mauro Corona
Editore: Feltrinelli 
Anno d'edizione: 2012

venerdì 3 febbraio 2017

Letture d'amore per San Valentino (e non solo)

San Valentino si avvicina e da bibliofaga (sì, divoratrice di libri. Non di sole lasagne campa la sottoscritta!) quale sono scopro, non senza una punta di sgomento, di non aver mai consigliato letture "a tema".
Urge che corra ai ripari, anche perché nel corso degli anni ho recensito diversi film romantici ed ho una reputazione da difendere, che diamine!
Ecco dunque due consigli di letture che, in considerazione della mia nuova pelle di lettrice tanto tradizionale quanto multimediale, riguardano un libro cartaceo ed un eBook; due letture che, per quanto indipendenti, sono in qualche modo collegate tra loro (ma non vi svelerò certo come!).
Due letture che mi sento di consigliare senza riserve, in occasione di San Valentino e non soltanto.

Recensione - Cyrano de Bergerac
Cominciamo con la tradizione: il "Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand.
Testo teatrale, ricalca la partitura stabilita per la messa in scena, con tanto di annotazioni relative ad entrate ed uscite dei personaggi, scenografie, musiche e rumori.
Dimenticate le frasi da cioccolatini e la trita e ritrita storia del bacio che è un apostrofo rosa tra le parole t'amo: qui c'è la passione, la sofferenza, ma anche la grande ironia e l'indomita forza dei sentimenti. 
La vicenda di Cyrano nei suoi tratti essenziali è nota ai più, anche grazie a numerose rivisitazioni cinematografiche che ne hanno rivoluzionato il finale o sconvolta la trama, ma questo è il Cyrano vero - o, almeno, è quello che la traduzione dal francese di Cinzia Bigliosi ci propone: un uomo forte e fiero, che si strugge però a causa del suo smisurato e grottesco naso e che accetta, un po' per sfida un po' per amore, di aiutare l'aitante ma ignorante Cristiano a far breccia nel cuore della bella Rossana, da entrambi amata.
Un gran libro, un classico della letteratura e del teatro, una storia d'amore romantica, ironica, appassionante, coinvolgente. Meraviglioso.  

Titolo: Cyrano de Bergerac
Autore: Edmond Rostand
Traduttore: Cinzia Bigliosi
Editore: Feltrinelli
Anno d'edizione: 2014

Recensione - Vendetta sottobanco
In formato eBook ecco "Vendetta sottobanco" di Lucrezia Monti. 
Angelica e Rolando si conoscono e si detestano fin dalle scuole medie, tempo in cui lei, sorta di studentessa modello con le idee molto chiare circa il proprio futuro, era costretta a sopportare gli scherzi e le angherie di questa specie di piccolo pirata ribelle.
Ma la vita non va quasi mai come si vorrebbe da ragazzini e, una volta cresciuta, Angelica si ritrova a lavorare alle dipendenze Rolando, il quale non la riconosce anche perché lei, in seguito a diverse traversie personali, ha adottato il cognome della madre. 
Bisognosa di lavorare, Angelica è tuttavia determinata a non consentire a Rolando di distruggerle la vita come aveva fatto da adolescente e, anzi, pianifica la propria vendetta.
Un romanzo leggero ed intrigante, una storia d'amore che parte dai banchi di scuola e si snoda tra Milano e Houston, con fraintendimenti, ripicche, un pizzico di mistero e tanto sentimento. Bello, ben scritto, ben documentato e... così romantico!

Titolo: Vendetta sottobanco
Autore: Lucrezia Monti
Editore: Streetlib (disponibile anche su IBSMondadori, Bookrepublic, Kobo, iTunes)
Anno d'edizione: 2017

NOTA BENE: sebbene abbia deciso di dividere i due libri, entrambi sono disponibili sia in formato eBook che cartaceo.