domenica 1 ottobre 2017

L'isola che c'era

Ci vuole coraggio a dire di essere fascista.

Perché al fascismo sono legate alcune tra le pagine più cupe e nere della Storia. Ma il Cotoletta quel coraggio l'aveva sempre avuto, anche quando, subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, nessuno avrebbe mai ammesso di essere stato, per forza o per convinzione, seguace di Mussolini. 
Lui, che della guerra e degli orrori avrebbe fatto volentieri a meno, era stato però un sostenitore degli ideali che avevano animato il sorgere del fascismo e questo suo passato, coraggiosamente, non lo rinnegò mai.
Così come coraggiosamente decise, tornato dalla guerra, di affrontare la sfida di andare a vivere su un'isola spoglia ed abbandonata, sulla quale gravava la cupa maledizione di un antico vescovo di Como: quando la città venne rasa al suolo dai milanesi, alleatisi con gli abitanti dell'Isola Comacina, i comaschi furono annientati, distrutti nell'animo oltre che negli averi, ma quando, spalleggiata da Federico Barbarossa, Como ebbe la sua rivincita, la vendetta verso gli isolani fu terribile e spietata. Molti uomini morirono, bagnando col loro sangue le pendici di quel lembo di terra circondato dalle acque del Lario, il fuoco bruciò qualunque cosa, arrossando col suo fulgore il cielo della notte sopra il lago di Como. Ed il vescovo Vidulfo lanciò la sua maledizione: "Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta".
La storia del Cotoletta, che sull'isola ci andò a vivere e a metter su famiglia, a costruire un ristorante, a sfidare la maledizione, si intreccia con quella della Storia del lago, che nel corso dei secoli ha visto distruzioni e rinascite, il tutto raccontato da una narratrice d'eccezione: la figlia del Cotoletta stesso.

Questo è il terzo libro della mia trilogia estiva (purtroppo non ho avuto molto tempo da dedicare alla lettura, ma conto di recuperare in inverno), l'ultimo che mi mancava di recensire dopo "Vendetta sottobanco" (già letto in eBook, ma il cartaceo ci guadagna) e "Il caso Malausséne". 
È un romanzo piacevole e scorrevole, in cui storia e leggenda si mescolano e si fondono, con un tocco di magia, ma devo confessare che non mi ha conquistata appieno, forse perché troppo legato a quanto vissuto in prima persona dall'autrice. Comunque storia godibile se amate le leggende un tantino intrise di mistero e se, come me, adorate il Lago di Como. 

Autore: Albertina Nessi
Editore: Dominioni 
Anno d'edizione: 2010

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