sabato 23 luglio 2016

Terrorismo, Islam e necessari chiarimenti

Terrorismo ed Islam non sono necessariamente interconnessi. Secondo la Treccani, il terrorismo è l’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l'ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e sim. E non vi è connotazione religiosa, tanto che il primo "periodo del terrore" della Storia viene fatto risalire alla tutt'altro che religiosa Rivoluzione Francese.

Il terrore, ormai è innegabile, si è ben diffuso in tutto il mondo tramite i numerosi attacchi che, con diverse modalità, hanno colpito e seminato vittime nei più diversi angoli del pianeta. E spesso i media hanno parlato di terrorismo islamico. Perché sovente gli attentati sono stati rivendicati dall'Isis
Ma l'Isis non è il problema. E non è sconfiggendolo militarmente che si porrà fine al terrorismo. Perché, dopo l'attentato alle torri gemelle, il male del mondo sembrava essere Al Qaeda, si sono intraprese missioni militari, si è messo a ferro e fuoco l'Afghanistan, si è ucciso il terribile Osama Bin Laden e... oggi eccoci qui, con il terrore dentro casa. 
Già adesso l'Isis sta perdendo potere, e cerca un riscatto d'immagine, tanto da arrivare a rivendicare attacchi sanguinari eseguiti da poveri mentecatti. La stampa li chiama "lupi solitari", spesso altro non sono che individui psicologicamente disturbati il cui legame con l'Islam è di tradizione famigliare o di facciata, come nel caso dell'attentatore di Nizza, Mohamed Salmene: un depresso, dedito all'uso di alcol e sostanze stupefacenti oltre che al sesso promiscuo, tutti peccati estremamente gravi per ogni buon musulmano (come pure per buddisti, cristiani, ebrei...). 
Così come depresso e con un tentativo di suicidio alle spalle era Andreas Lubiz, il quale volontariamente causò un incidente aereo e la morte di 150 persone nel maggio del 2015, ma Lubiz era tedesco e quindi nessuno parlò di terrorismo né di "lupo solitario".

E il giovane terrorista che il 22 luglio ha imbracciato le armi e fatto fuoco sulla gente inerme a Monaco di Baviera? Pare abbia gridato l'ormai tristemente nota frase "Allah akbar!", secondo alcuni testimoni, ma in un video lo si ode gridare "Ich bin Deutsche!", "Io sono tedesco!". 
E allora? Chi è davvero Ali Sonboly, il colpevole per la morte di nove persone e diversi feriti, alcuni anche gravi?
Mentre le indagini procedono, si scopre che il killer era nato e cresciuto a Monaco, sebbene fosse di origini iraniane, e che era mentalmente instabile, tanto da essere stato sottoposto in passato a cure psichiatriche. Le sue vittime? Giovanissime, per lo più ragazzi e bambini, tre cittadini turchi e tre kosovari. Una vittimologia ed una vicenda che hanno portato a supporre che il diciottenne si sia ispirato all'estremista di destra Anders Behring Breivik, che esattamente il 22 luglio di cinque anni fa compì il massacro sull'isola di Utoya, vicino ad Oslo: questo, almeno, secondo le dichiarazioni ufficiali del capo della polizia di Monaco
E se è certo che di atto di terrorismo si sia trattato, verosimile sembra pure che, in questo come in altri casi, rivendicati o meno, l'appartenenza ad una determinata fede religiosa c'entri poco o nulla. Evidenziando, come ricorda la Treccani, che terrorismo e religione ben poco hanno a che spartire.

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