Carlo Molfetta, oro olimpico a Londra nel Taekwondo. Ma la Rai lo trova violento e inadatto ai bambini |
La notizia ha dell'incredibile, eppure è tristemente vera: i vertici della Rai hanno deciso di bloccare la trasmissione delle gare di pugilato, arti marziali, sport da combattimento e lotta nelle ore di "fascia protetta" per salvaguardare l'innocenza dei nostri bambini. Gli stessi bambini che, ogni giorno, a qualsiasi ora, vengono bombardati da tette e culi a scopo pubblicitario, da ammiccamenti e orge sfrenate, da spot che propongono videogiochi in cui per vincere devi mitragliare, massacrare e uccidere i personaggi ed altre simili amenità.
Ma la boxe e le arti marziali no, per carità, che i nostri pargoli potrebbero rimaner turbati! E così la trasmissione dei Campionati Italiani di pugilato femminile - disciplina che, per inciso, è stata consacrata sport olimpico proprio quest'anno a Londra - è stata sospesa dalla prima serata e spostata alle 22.30.
Immediate, come era prevedibile, le reazioni da parte del mondo sportivo, a cominciare da quella del numero uno del CONI, Giovanni Petrucci, che non ha esitato a bollare la decisione assunta da mamma Rai come "Un atto gravissimo e inaudito che rappresenta un affronto alla storia dell'olimpismo e dello sport italiano, nonchè l'esatto contrario di quello che viene normalmente definito servizio pubblico". Quanto siano importanti questi sport, caduti ora in disgrazia nella rete televisiva nazionale per la quale ogni anno viene imposta la vessazione del canone, è apparso in tutta evidenza proprio nel corso delle recenti Olimpiadi londinesi, dove gli atleti italiani di pugilato, Judo, Taekwondo e lotta si sono accaparrati oltre un podio ogni 5 (il 21,4%, se vi interessa la media esatta).
Piccata anche la reazione del Presidente della Federazione Pugilistica Italiana, Franco Falcinelli, che così si rivolge al Direttore Generale Rai Luigi Gubitosi: "Associare una disciplina sportiva ed olimpica come il Pugilato a manifestazioni di tipo violento è sconcertante e degna di un'ignoranza culturale che la Rai in quanto servizio pubblico non può tollerare. La pregherei di informare i suoi collaboratori - prosegue la missiva (che potete leggere integralmente qui) - che il pugilato è lealtà, educazione al rispetto delle regole e dell'avversario, è verità della competizione ed è uno sport pulito da consigliare alle nuove generazioni per migliorarne le qualità morali ed umane".
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