mercoledì 25 maggio 2016

Yulin, cani e gatti mangiati in Cina

Cari (a)mici, manca meno di un mese al Festival di Yulin, grande festa della Cina nel corso della quale vengono mangiati cani.
Lo so, lo so, tanti di voi a questo punto staranno pensando che dovremmo far festa pure noi: esiste un luogo in cui i bipedi mangiano quei grossi cosi puzzolenti e invadenti, che appena ci vedono nel migliore dei casi si lanciano ad annusarci il portacoda e nel peggiore attaccano ad abbaiare e ci corrono contro a tutta velocità.

Vi invito però ad analizzare con attenzione la situazione, perché anche noi gatti abbiamo poco per cui gioire. Se vi fate recuperare dal vostro bipede questo articolo del Sole 24 Ore, infatti, vi accorgerete che, anche se i cani sono il  piatto forte, in Cina vengono mangiati anche i gatti. In gran quantità.
Sì, i nostri nobili e affascinanti parenti vengono scuoiati, non di rado ancora vivi, e poi bolliti.

Foto: Humans Society International
E se in Italia si parla di Yulin riferito quasi solo ai cani, all'estero va meglio e i bipedi protestano anche contro la mattanza dei gatti; il Daily Mail, ad esempio, nel titolo cita persino prima noi gatti che i cani. 

Come già l'anno scorso mi sembra giusto metterci il muso per parlare della questione, fermo restando che non voglio criticare la cultura e le abitudini di nessuno. Però riflettere sulla situazione mi pare importante. E, visto che spesso in casa siamo noi a comandare, vi invito a far riflettere anche i vostri bipedi. Che poi, se vogliono, possono guardare questo servizio del TG2 e firmare la petizione.
Felinamente vostro, Puxi il gatto. 

2 commenti:

  1. Puxi (e Viviana), dico solo che ho firmato la petizione e ho letto tutti i link, in un misto di orrore puro e profonda inquietudine...

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    1. Silvia, sono certo che anche la mia bipede apprezzi quanto hai fatto. Non importa se siamo gatti (o bipedi amanti dei gatti), cani (o bipedi amanti dei cani) e via dicendo: quello che conta è cercare di cambiare le cose. E ci sono anche molti, moltissimi cinesi che si mobilitano contro questa che trovano ormai un'usanza senza senso.

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