sabato 12 marzo 2016

The Eagle, il riscatto dell'onore romano in Britannia

C'è l'onore di Roma da salvare e c'è quello di una famiglia che deve essere mondato dall'onta della disfatta, dal sospetto del tradimento. 
Nel 140 d.C. Marcus Aquila (Channing Tatum) giunge in Britannia, giovane comandante al suo primo importante incarico contro i barbari di quelle terre al confine dell'Impero; sulle sue spalle grava il fardello lasciatogli in eredità dal padre, comandante della Nona Legione, i cui 5000 uomini non hanno mai fatto ritorno da quelle terre, scomparsi come l'aquila di bronzo vessillo imperiale. Nonostante la giovane età, il condottiero ha ben chiaro quale sia il suo compito, che sente come un dovere ed una missione sin dall'infanzia: ristabilire la gloriosa supremazia di Roma e riscattare l'onore della sua famiglia.

Ferito in battaglia e ritornato a Roma, rifiuta di dedicarsi ad una vita di agiatezze e, rimasto impressionato dall'orgoglio mostrato dal prigioniero britannico Esca (Jamie Bell) nell'arena, decide di acquistarlo e di farne suo schiavo; con lui farà ritorno in quelle lontane terre all'estremo confine dell'Impero, varcherà il Vallo di Adriano e proseguirà ancora, alla ricerca dell'aquila che è parte del suo destino. 
Film del 2011 basato sul racconto pubblicato nel 1954 da Rosemary Sutcliff e subito divenuto un best seller, "The Eagle" ripercorre una vicenda mai interamente chiarita della Storia: la Nona Legione, in effetti, andò in Britannia e da lì "scomparve", ma pare vi sia ben poco di epico e di misterioso in tutto ciò, dal momento che diversi studiosi ritengono che, semplicemente, venne trasferita in Medio Oriente dove, poco prima del 160 d. C. , fu sconfitta dai Persiani. 
Circostanza piuttosto verosimile, dal momento che il governo imperiale stanziava l'esercito laddove maggiormente serviva e che, in verità, le isole britanniche non rappresentarono sempre un punto di grande attrattiva per Roma, vuoi per l'estrema distanza dal cuore dell'Impero, vuoi per il carattere decisamente poco incline alla sottomissione dei nativi (ricordate, ad esempio, la rivolta di Budicca?).

Esca al villaggio degli Uomini Foca. Britanni brutti, sporchi
e cattivi: una rappresentazione che cozza con la storia.
Gli Highlanders, abitanti delle Terre Alte nominate anche nel film, assimilati agli odierni Scozzesi, hanno ad esempio sempre dato grattacapi a Roma, ciò non di meno la disfatta subita dai diversi manipoli di guerrieri autoctoni delle isole britanniche ad opera delle legioni romane, capaci di contrapporre una macchina militare perfettamente organizzata e ben oliata a gruppi di combattenti appartenenti a diverse tribù incapaci di coalizzarsi e combattere unite, portò a più riprese i "barbari" a scegliere la via dell'alleanza piuttosto che quella dello scontro. Tanto che, a sud del Vallo di Adriano, non mancavano certo le famiglie nate dall'unione di Britanni e Romani. 
E - scusate, ma la storica che è in me leva il suo grido di dolore - nessun romano, probabilmente neppure sotto l'effetto dell'alcol, avrebbe mai ammonito i viaggiatori asserendo che al di là del Vallo di Adriano il mondo finiva! Oltre il muro, fatto costruire forse più per impegnare i romani annoiati che non per reale scopo difensivo data la sua altezza, vi erano popolazioni, insediamenti e, pare ovvio, vie di comunicazione ben note tanto ai nativi quanto ai romani. Qui invece Marcus ed Asca si lanciano verso terre ignote ed incontaminate - di bellezza eccezionale, e quello di aver trovato location paradisiache è un merito che va riconosciuto al film - completamente prive persino del più elementare sentiero in terra battuta.
L'accuratezza storica, comunque, non è fulcro della narrazione che si basa, appunto, su di un romanzo e non su fatti accertati; dato, questo, da tener presente anche quando sullo schermo fanno la loro comparsa gli incivili, arretrati e quasi bestiali guerrieri autoctoni Uomini Foca. Oggi, in realtà, rinvenimenti storici e persino archeologici stanno riscrivendo ciò che si pensava di sapere circa le diverse popolazioni celtiche, dimostrando che queste erano progredite e ben organizzate, sebbene in modo sensibilmente diverso rispetto ai Romani (i quali, non va dimenticato, scrissero le loro cronache in qualità di nemici o di conquistatori e, comunque, sempre dal loro punto di vista).

Testudo romana vs asce celtiche, la battaglia dell'immaginario.
Analizzato sotto la lente specifica dell'arte marziale*, "The Eagle" offre diverse scene d'azione, sia in termini di battaglia tra eserciti rivali sia in quelli di scontro corpo a corpo ed in entrambi i casi queste risultano apprezzabili. Non abbiamo, qui, il racconto epico già visto in "300" eppure le scene hanno una loro spiccata fisicità e ben si collocano all'interno della narrazione, in modo molto bilanciato: non vi sono spargimenti di sangue eccessivi e, al contempo, la durezza della battaglia non viene addolcita né edulcorata. 
Sul fronte romano compaiono - potrebbe essere altrimenti? - il quadrato e la testuggine, mentre i Britanni attaccano con spade, ma anche con le note asce da battaglia tanto diffuse nell'immaginario collettivo (sebbene le tombe dei guerrieri celti, da quelle della cultura di La Tène in poi, paiono dimostrare con evidenze archeologiche che le asce fossero molto meno utilizzate rispetto a spade e lance).

A dispetto di quello che potrebbe indurre a pensare la mia analisi storica, il film mi è molto piaciuto. Perché ad affascinare è il racconto in sé, l'attesa di un riscatto morale, la sete di onore, il riconoscimento del valore che supera le barriere sociali e culturali. Se potete, insomma, mettete a tacere lo studioso di storia che è in voi e godetevi un racconto avvincente e ben realizzato, ambientato peraltro in luoghi dalla bellezza sorprendente.

* Ricordate: in ambito di film e serie tv parlo di arti marziali intendendole nel loro significato di arte del combattimento, l'ars pugnandi di romana memoria, e non di discipline marziali specifiche e codificate.

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